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Ed ecco [...] il nostro involucro corporeo dissolversi, [...] scomparire. Divenire impalpabili, intangibili, invisibili. Come nelle fiabe della [...] film della fantascienza, come nelle avventure [...]. E poi? Quali percorsi [...] carpire, quali grumi di mistero svelare, finalmente [...] imprendibile? Quali barriere, e cancelli, e parole, [...] alla ricerca di una nuova verità? Ma [...] verità «nuova», «altra», «vera», «più vera» cui [...] «Se [...] fossi invisibile. Il primo ad accogliere [...] è stato lo scrittore Giuseppe Pontiggia. La porta è spalancata, [...] deserta. /// [...] /// Chia-mo ma non risponde [...] campanello ma non ne odo il trillo. Pure, sulla targhetta il [...] e qualcuno di famiglia, dab-basso, mi ha [...]. Che sia questo il modo [...] cui gli uo-mini che mirano [...] ac-colgono il visitatore? Poi [...] nella [...] mole cospicua, appare Giuseppe Pontiggia. La voce è rassi-curante, [...] calda, di totale [...] fisicità sono i passi [...] camminamenti di libri che disegnano una nuova [...] casa [...] gli spazi orizzontali e [...]. Bando agli indugi, Pontiggia. Mi dica: davvero le [...] Ah sì, moltissimo. Ho una curiosità irresistibile per [...] ciò che posso sorprendere nel comportamento degli altri, per [...] sono gli altri -da soli o in coppia o [...] gruppo -quando non sospettano [...] osservati. Quasi tutti, penso, siamo [...] anche se molti lo negano. Ma prescindiamo pure dal piacere [...] legato al voyeurismo: co-me fa uno scrittore, o comunque [...] persona attenta e intelligente, a non avere curiosità per [...] che fanno un uomo o una donna sen-za essere [...] Sorprendere [...] «al naturale», quando è solo [...] se stesso, è [...] di inesauribile interesse. Ci consente di scoprire qualcosa [...] ma anche [...] di noi. La nostra conversazione andrà [...] ma non vorrei ri-nunciare ad una preliminare [...] alla maniera dei critici di professione. Muoven-do, semplicemente, da alcuni [...]. Ebbene -osservo da critico [...] occhi -non possiamo forse affer-mare che il [...] fortemente depositato in lei, nel suo subconscio [...] nella [...] pagina scritta? Ed io [...] di sì. È un tema ricorrente, [...] col suo rovescio, il [...]. Il narratore da un lato [...] mostrare [...] ciò che si vede, e [...] per questo so-litamente sfugge alla vista; [...] deve [...] cogliere [...] ciò che è segreto e [...] ma altret-tanto presente e importante. [...] della parola «idea» non [...] greco [...] che vuol dire «ve-dere»? Per [...] greci la vista aveva il primato su [...] sensi. Per gli ebrei primaria [...] parola, da pronunciare e da ascol-tare, e [...] «idea» aveva rapporto sia con ciò che [...] con ciò che non si vede, tanto [...] parlano di «vedere con gli occhi [...]. Per tor-nare a me, [...] in ciò che racconto, ma anche molta [...] che è occulto, dilegua, si nasconde, e [...] a sottrarre alla definizione di «inconscio». Perché [...] ca-ro amico, nella vulgata psicoanali-tica [...] è divenuto la mappa di tutto ciò che conosciamo, [...] specie di giardino botanico con etichette e classificazioni: il [...] la libi-do. /// [...] /// Ci resta da scoprire [...] che siamo, il perché dei nostri comportamen-ti. E dunque le piacerebbe [...] per spiare gli altri? E le par [...] senza che sospettino [...] visti: è di enorme [...] una dimensione sconosciuta [...]. Tra il modo in cui [...] comporta [...] che è solo e il [...] in cui si comporta [...] che è con altri [...] un abisso: un abis-so anche [...] anche espressi-vo. Ricordo una [...] camera americana, piazzata dentro un [...] dove i clienti di un grande ma-gazzino andavano a [...] i ve-stiti. Ricordo i gesti, le [...] soprattutto degli uo-mini, la cui vanità è [...]. Si mettevano di profilo, [...] del viso, si esaminavano con un narcisismo [...]. Se si fossero sentiti [...] stati più così spontanei. Ne ha una prova [...] le differenti reazioni che hanno le persone [...] in-quadrate: non sono più le stesse. In tv anche i [...] interessanti, finiscono per mostra-re comportamenti alterati dalla [...]. Da ra-gazzo andavo ad [...] in tribunale perché mi inte-ressavano le reazioni [...] affascinava, ma fin da allora mi rendevo [...] era altera-to dalla presenza degli spettatori. Vuole dire che una [...] può essere sincera? Voglio dire che lo [...] diverso. In campo artistico la [...] forse una conquista? Sulla sce-na un uomo [...] sponta-neo, non sa dove tenere le mani. [...] metteva una pila di libri [...] testa dei suoi attori perché im-parassero la naturalezza. [...] biso-gno di una tecnica rigorosa, [...] un lungo esercizio per guadagnare la spontaneità. Un grande attore riesce [...] pubblico anche sempli-cemente mangiando un toast. Guardi Jean Gabin: mangiava [...] con grande natu-ralezza. Lo stesso Gino Cervi [...] birra nelle ve-sti di [...]. Un pessimo attore invece mangia [...] inghiotte par-ticole. Nella [...] camera origi-naria (non parliamo [...] talvolta usate in modi de-gradati e falsificanti, [...] sono spesso consapevoli del gio-co) era possibile [...] dei personaggi uno stupore, una perplessità, un [...] e illuminanti a un tempo. Erano soli, quindi erano [...]. Dunque invisibilità è sinonimo [...] Piano, piano. Questo è un punto [...]. Dico che [...] con-sente di scoprire una forma [...] spon-taneità che non ha paragoni. Ma di-stinguerei tra spontaneità [...]. Perché non possiamo dimenticare [...] curiosa: noi spesso mentiamo sinceramente, of-friamo di [...] falsa spontaneamente, quasi senza [...]. La pubblicità, il cinema, [...] modelli cui noi ci ade-guiamo tranquillamente. Sono piut-tosto comici i manager [...] vediamo in tv, non crede? [...] con la [...] a pallini appena rigonfia sopra [...] gilé. /// [...] /// Bene, se lei va [...] aziendale, o a una seduta di Borsa, [...] operatori i quali hanno modi, atteggiamenti, vestiario [...] a quella caricatura. La supre-ma aspirazione [...] sembra quella di imitare la [...] copia. E que-sto vale anche [...] defi-niamo la vita «intima», il rapporto di [...] ci sono forme di [...] simu-lata che vediamo in tv. Ripetiamo nella realtà parole, [...] del tutto ipotetici. Insieme ad altri ma [...] può dunque mostrare com-portamenti [...] distan-ti dalla [...] verità ma che non [...] deliberatamente falsifi-cati. Resta indubbio, comunque, che [...] solitario, agi-sce con un alto grado di [...] è condizionato da ciò che ab-biamo appena [...]. [...] ha a che fare [...] con la magia, col sortile-gio, con la [...]. Anche con la letteratura? Direi [...]. Per [...] lo spettacolo più interessante è [...] uomo. In fondo il teatro, [...] letteratu-ra [...] greca fino al romanzo [...] tutto il loro fa-scino. E il narratore ha questo [...] raccontare [...]. Lo storico non può [...] i pensieri, le angosce dei protagonisti se [...]. Il narratore invece può svelare [...] che si occulta nei suoi [...]. E può mostrare [...] che è presente nei rapporti [...] è nascosto [...] sociale. Ricorda David [...] Dickens racconta che il [...] colle-gio quando apprese della morte del-la madre. E dice che, nel [...] si sentiva profondamente orgoglioso di essere al [...] suoi compagni di clas-se. Il visibile era il [...] David, [...] era la vittoria della [...]. Ecco un modo, non [...] certo, in cui il narratore [...] alla luce ciò che non si vede. Egli non so-lo segue, [...] personaggi nei labirinti della loro esistenza, ma [...] loro, coglie ciò che non sa di [...] controlu-ce la trama segreta e occulta degli [...]. O meglio: le trame. Perché «I Promessi Sposi» [...] ma cento, mille trame, e così è [...] di Swift, per le [...] Queve-do, di Defoe, di Petronio, inesauribili nei loro [...]. Insomma, [...] può essere ritenuta o no [...] condizione au-spicabile? Vuole che glielo dica in confidenza? Temo [...] sarebbe una catastrofe sociale. Se potessimo ve-dere, sapere, [...] fanno o pensano le persone legate a [...] affettivi, sentimentali o pro-fessionali, sarebbe un autentico [...]. Una grande quantità di [...] di quegli «equivoci costruttivi» [...] fonda il vivere sociale, di quelle forme [...] ipocrisia su cui riposa la nostra con-vivenza. Veda, noi scambiamo spes-so [...] per la sincerità. Con immediatezza ce ne [...] insulti, apprezzamenti pesanti o aggressivi verso questo [...] culmine di una discussio-ne animata. Oppure bilanciamo con la [...] cinismo incensa-menti e lodi eccessive rivolti a [...]. Siamo sinceri? No, siamo [...]. Ma se ci vedessero [...] gli altri si farebbero di noi [...] terribile, da lasciare sgo-menti. Pensi: unioni saltate, amicizie [...]. Se fos-simo davvero invisibili, [...] la vita. E dunque, lasciamo tutto [...] No, no, [...]. Voglio dire pe-rò che [...] darebbe il regno della verità. La verità richiede molto [...]. Richiede quella sorta di [...] è [...] e che reclama la [...] la realtà in modo caleidoscopi-co, da cento [...]. Cento occhi? Occhi per [...] per svanire? È questo il rovesciamento che [...] Esattamente. Esaltare, moltiplicare la nostra [...] il mondo. Recuperare la semplicità dei [...] e deviata dalla cultura. Scoprire il punto di [...] e gli altri. Essere visi-bili nella propria verità: [...] ingan-no, [...] simulazione, senza ma-schera. Sì, è proprio questo [...]. Carta [...] Giuseppe Pontiggia è nato [...] Como [...] 1934, nel 1959 fu pubblicata «La morte [...] scritta fra il 1952 e il 1953, [...] era ancora ventenne. È del 1968 [...] della fuga» (uscito da Adelphi), [...] sorta di antiromanzo che guarda alla narrazione sperimentale. Del 1978 è «Il [...] del 1983 «Il raggio [...] con i quali la [...] Pontiggia assume la forma del romanzo e si [...]. Come si vede dalle [...] opera dello scrittore ha una lunga gestazione [...] di un autore che, [...] vieppiù godibile, non concede granché alla logica [...]. Così come schiva e [...] vita privata allietata dalla [...] e dalla famiglia. Nel 1989 Pontiggia vince [...] Strega con «La grande sera» battendo un [...] Roberto Calasso. Il mio sogno è leggere [...] 1. /// [...] /// Il mio sogno è leggere [...] 1. (0)
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