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Pagina da Preview Biblioteca Digitale--Pagina de «l'Unità-Unità 2-Nazionale del 1997»--Id 1475514676.

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[...] incontrato a casa [...] il giorno [...] ora lo vediamo nel carcere [...] Pisa, in una stanza a cui si arriva dopo [...] cancelli [...] tra chiavi e vetri blindati. Un tranquillo carcere di [...] luogo della [...] non privata «guerra» contro [...] lo condanna per [...] Calabresi. Con lui abbiamo parlato del [...] di Lotta Continua, degli [...] di un presente solo apparentemente [...]. ///
[...] ///
Quando era in carcere a Bergamo, e questa storia era solo [...] tanto che si poteva sperare [...] per il meglio, Adriano [...] ricevet-te una lettera dal fratello Gianni che, un [...] per scherzo un [...] sul serio, gli aveva copiato [...] massima latina. Di-ceva pressappoco: «dentro la [...] fuori la guerra». Ora però dentro la [...] pa-ce: centinaia di lettere al giorno a [...] articoli da scri-vere, visite di parlamentari. Allora co-minciamo [...] lasciando da parte le domande [...] consumate sul processo, la condanna e cercando semmai di [...] un [...] meglio cosa sta succedendo [...] pubbli-ca. Dopo i giorni della [...] carcere, che avevano dato voce solo a [...] dalla tua parte, ora cominciano a [...] fuo-ri i commenti negativi, [...]. Ti stupisce tutto questo? Non [...] una reazione simile, anche se alcuni organi [...] durante il processo erano stati tra i [...] accusatori. Per un verso mi [...] nome del cattolicesimo si esprimano sentimenti così [...] odio vivace e tanta assenza di carità. Per un altro verso [...] il formarsi di una arcaica al-leanza, tra [...] bigotti, il vec-chio conservatorismo alla Montanelli e [...] polizia che chiede vengano vietate le manifestazioni [...] detenuti e contro le sentenze: mi pare [...] reazione [...] tempi, che rispolvera il [...] anni [...]. Hai scritto anche al [...]. Sì, una lettera aperta sul Foglio, non gli ho inviato una missiva. Per dire almeno una cosa: [...] la mia vita è una sconfessione di tutte le [...] che mi vengono gettate addos-so. Qualcuno mi accuserà di [...] mentre [...] chi mi fa il [...] io posso ben com-portarmi come fossi un [...] parlare bene di me. E allora mi piace [...] stato tra i primi ad andare e [...] Polonia del [...] e di [...] spinto per la liberazione [...]. Quando spararono al Papa [...] e Deaglio correm-mo a San Pietro: eravamo [...] un numero speciale del giornale (che in [...] era in edicola) col titolo «Siamo tutti [...]. Per quanto riguarda le vicende [...] ho scritto [...] mille volte che il papa [...] voce [...] della tragedia che si stava [...]. Che tutto questo scompaia [...] in insulti mi pare un peccato mortale. Ma gli attac-chi [...] romano non mi sembrano così [...]. Sarajevo mi ha abituato [...] e a preoccuparmi poco di qualunque sor-ta [...] essa il potere o il Vaticano. Ma [...] qualcosa in questa che chiami [...] alleanza» a colpi-re: quel riferimento costante al [...] come una colpa originaria. Eppure, quasi 30 anni [...] gli eventi di allora fosse-ro stati metabolizzati. Le ferite di quella ribellione [...] si so-no mai cicatrizzate. Risentimenti, ran-cori sono riusciti [...] gli anni e le reciproche frequentazio-ni. In questo mondo apparentemente [...] diminuita la rivalità e il tasso di [...] si è accresciu-to. E questo malgrado quella [...] morte delle ideologie. Perché le ideologie a [...] un odio disincarnato, oggi invece siamo davanti [...] di per-sone contro persone. Tutto il processo che [...] abbiamo subito è stato una sorta di [...] un passato e dei suoi lasciti non [...]. E credo, nel mio [...] si perdoni il mio passato di ribelle [...] mio presente di persona che difende la [...] un comportamento come il nostro rovescia le [...] scappati da colpevoli, siamo venuti in carcere [...]. Torniamo un momento al [...] Lotta Continua. [...] è dop-pia: si dice [...] massimo del «carnevale», del «sottosopra» e insieme [...] descrive co-me una banda armata. Insomma [...] Molte delle lettere che mi [...] so-no di ragazzi che mi dicono: ora che sei [...] che hai tempo [...] un [...] quello che è successo. Rispondere non è facile, [...] ricorrere alle battute o alle celebrazio-ni. Ma ci provo: noi [...] una forma molto trascinan-te un sentimento che [...] generazioni, e che cioè la brut-tezza del [...] e che davvero fosse possibile mettervi riparo. È impossibile spiegare il [...] che ebbe su di [...] della fame e della vio-lenza nel mondo. Questa coscienza è stato [...] perché ha raddoppiato la fortuna di essere [...] di scoprire il mondo insieme (in una [...] senso di fusione con) e al tempo [...] il regalo di usare quella confusio-ne per [...]. Ecco, Lot-ta Continua è [...] fi-no ad un certo momento, poi è [...] è arrivato [...] il ripiegamento, la cristallizza-zione [...]. E quando collocheresti il [...] tra il prima e il dopo? Potrei [...] formula for-tunata che ho inventato io, ovvero [...] di piazza Fon-tana il momento della «perdita [...]. Ma le cose sono [...] due fasi si sono intrecciate a lungo. Certo è che dopo [...] Fontana [...] percezione che le nostre azioni fosse-ro meno [...] più delle reazioni a brutali sollecitazioni esterne [...]. Ma [...] mi rimprovero di [...] conti-nuato nei mio ruolo dentro [...] almeno per un anno e [...] oltre il momen-to in cui avevo capito che [...] era chiusa. Per fortuna poi ci [...] a imporre lo sciogli-mento. Ci pensò soprattutto il [...] impossibile quella «mimetizzazione» che era così caratte-ristica [...]. Noi (per cominciare io [...] che riuscivano ad aderire alle circostanze, a [...] gruppi sociali in cui lavoravamo: col movimento [...] non riuscì, perché la differenza non si [...] per-ché ci misero fuori dalla porta. Zelig non funzionava più. Sui giornali [...] chi, magari per schierarsi dalla [...] parte, divide in due [...] quello vecchio e poi [...] quello nuovo. Come vivi que-sta «scissione»? È [...] problema del rapporto tra continuità e rottura. Saranno gli anni ma [...] di somigliare sem-pre di più non al [...] una vol-ta, ma a mio padre. Sento molto la continuità. Ma continuamente mi pare [...] vite diverse, mi sento come un gatto [...] vite re-stando sempre lo stesso gatto. Quan-do partivo per la Bosnia [...] casa che se mi fosse successo qualcosa [...] ero mor-to di vecchiaia. Ecco, la Bosnia, la [...] finire sempre nei luoghi delle guerre e [...]. Perché? La prima guerra [...] da gior-nalista è stata quella tra Iran [...] Iraq: [...] portavano sui campi di battaglia, coi campi [...] in divisa e coi fucili, i rumori [...]. È sta-ta [...] di cose che sembravano [...] presente, almeno in questa parte del mondo, [...] spaventato. Io quando vado in [...] prima per partecipare, poi per capire. Ho raccontato questo iti-nerario in [...] libro, Il nodo e il chiodo, è il passaggio [...] a far cose che rendessero migliore il mon-do al [...] di [...] i mali. Qualcuno potrebbe dire che [...] incendiario e da vecchio pom-piere, accetto anche [...] credo che il mondo abbia bisogno di [...]. In questi anni, in [...] giudiziaria che mi ha portato in carcere, [...] mia vita di ragione ho avuto molte [...]. Ho sperimentato che for-tuna [...] rubinetto che quando lo apri fa uscire [...] interruttore che accende davvero la luce. Ma torniamo alla domanda, [...] Bosnia, in Cecenia. Quando mi sono piovute [...] terribili accuse di omicidio la mia vita [...] lontana dal clamore. Io sono stato «richiamato [...]. E per me il [...] a partecipare: in Bosnia ho vissu-to un [...]. E se non fossi [...] essere? Sarei in [...] avevo già perso ac-cordi [...]. Una domanda sui tuoi rapporti [...] e con il Pci prima [...] il Pds poi. [...] chi ancora ti rimpro-vera di [...] stato «tentato» dai socialisti. Che rispondi? Cominciamo [...]. È il giornale su [...] in questi anni più vo-lentieri perché mi [...] dire davvero liberamente che cosa signifi-cava quella [...] significava concretamente, nella vita di tutti i [...]. E ora veniamo alla [...] Psi. Potrei rispondere che non so-no [...] stato socialista, non ho mai votato Psi: ho votato Pci, Radicale, Verde, Pds, ho votato per [...] mai per il Psi. Ho avuto rapporti di [...] Martelli e con una parte del Psi che [...] (in senso buono) libera e che contribuì [...] per fortuna anco-ra duraturi, come la battaglia [...]. Ma questa è solo una [...] della risposta. E allora torniamo alla [...]. Io pensavo che Berlinguer, [...] personalmente molto simpatico, avesse capito più di [...] carattere epocale della crisi del mondo e [...] un [...] grigia e povera, [...] quando [...] trasposta dal piano italiano [...]. Ma credevo anche che [...] fino al punto di non avere più [...] aveva so-matizzato questa coscienza, ma la [...] moralità e il suo [...] da un punto di vista sbagliato, ovvero [...]. E la diversità comunista, [...] moralità, finisse per lasciare inalterate le incrostazioni [...] che invece in quel momento anda-vano rotte. Al contrario [...] rappre-sentava bene, anche fisicamente, [...] convalescenza festosa che era lo spirito del [...] anni, della voglia di lasciarsi alle spal-le [...] delle paure ma che [...] rappresentasse anche la rottura [...]. Era questo lo scontro, [...] due veri antagonisti e le scelte che [...] quella di diventare socialista perché non [...] mai fatta) avevano queste [...]. ///
[...] ///
Che vedi [...] Sono [...] sono venuto in carcere per [...] la mia battaglia non per [...] rassegnato. Ho [...] forte che tutto sia troppo [...] ma al tempo stesso che non sia mai troppo [...]. Qualcosa succederà, presto, molto [...]. Non posso [...] quando rifletto sulle novità che [...] investono [...] materna: dalla fecondazione assistita, alle [...] sulla «capacità giuridica» [...] sin dal concepimento. Non posso prescindere dalla [...] avuto in me il desiderio di maternità, [...] come altre donne, meno fortunate, tentano di [...] posso negare [...] di fronte al rischio [...] sia manipo-lato per altri fini, in una [...] tecnologico» teso più a sfida-re [...] che a [...] i bisogni. Per arginare questa deriva, si [...] dobbiamo dare dignità umana [...]. Domando: affermare che [...] fecondato è già persone, [...] limite [...] tec-nologico», o non rappresenta [...] ad esso del tutto speculare, una stessa [...] Il pensiero, inevitabilmente, va alla 194. Non vogliamo attaccare la [...] si dice: solo riconosce-re che i soggetti [...] il più debole. Domando: sono davvero contrapposti, [...] Alcune riflessioni su que-sti [...]. Integralismo normativo e integralismo [...]. La prima analogia che [...] separano [...] feconda-to dal corpo della [...]. Per gli [...] è un esercizio logico: per [...] capacità giuridica, è necessario ignorare [...] incapacità fisica, di avere vita [...] al di fuori del corpo materno. Per gli altri, la [...] proprio su questo: [...] di ovuli, e la [...] dal corpo. Ancora un salto tecnologico [...] mesi), e [...] potrebbe farsi alleanza. Se non ci riesce [...] far comportare le donne come incubatrici, potranno [...] sostituire le don-ne. Un paradosso, certo. Ma non ci dice [...] fan-tascientifico, su quanto sia «virtuale», tecnologizzata e [...] Vita ridotta ad evento puramente biologico? Una vita [...] propriamente umano, che è la relazione: della [...] figlio, e prima ancora, della donna con [...]. Uno spazio [...] che non è solo quello [...] ma quello interiore [...] in cui si compie la [...]. Fragile, e insieme incoercibile: [...] è netta, non [...] legge che tenga. Da sempre, si violano [...] per abor-tire che per adottare, e oggi [...] di fecondazione magari do-lorose, o forse illegali. Da sempre, dietro questi estremi [...] una zo-na [...] ben più estesa, al confine [...] scelta e non scelta, fra desiderio e rifiuto. [...] questo, dietro molti aborti [...] maternità tor-mentate: non una contraccezione inefficace, o [...] ritar-do o un impantanarsi della scelta -una [...] sciogliere il nodo, in un senso o [...]. [...] del desiderio: anche su questo, [...] specularità fra i due integralismi -entrambi la cancellano. Gli [...] in nome del valore assoluto [...] Vita biologica. Gli altri specularmen-te, rendendo [...] negando non solo [...] ma i li-miti stessi [...] dei corpi. Se lo si desidera, si [...] partorire un figlio dopo la menopausa, concepire un figlio [...] di [...] donna, «risuscitare» il marito morto [...] fecondare con il suo seme congelato. Il desiderio di onnipotenza [...] anche pagato, fior di quattrini). Resta il bisogno, inappagato, [...] onnipotenti ma umani per vivere senza [...] devastate eventi come la [...] lutto. Resta [...] mai del tutto risolto, su [...] si intreccino nella maternità potenzialità vitale e potenziale distruttività. Davvero questo nodo si scioglie [...] sulla scelta fra essere ma-dre [...] non [...] Io credo di no. Credo che si possa [...] anche nel rifiuto di un figlio, e [...] potenziale di distruttività anche dentro [...] materna. Credo che, per molte, [...] sia legata anche alla coscienza di questa [...]. Autodeterminazione e riconoscimento [...]. Lo sappiamo bene, noi [...] scelto di essere. Sappiamo che non basta [...] per sfuggire al rischio della distruttività materna. Poiché si può soffocare [...] per troppa accoglienza, e troppa simbiosi, anziché [...] per abbandono. Sappiamo quanto sia necessario [...] se stesse, per [...] se stesse in quanto [...]. Sappiamo, insomma, che la [...] vitale e distruttività, non si chiude mai [...] tutte, ma continua a giocarsi per tutta [...] profondo [...] e nella rela-zione con [...] i figli e figlie che abbiamo partorito [...] che abbiamo fantasticato, o adottato, o respinto, [...] in un rapporto che evocava il materno. Sappiamo che è una [...] ciascuna di noi; che per alcune i [...] e istintivi, per altre carichi di interrogativi, [...] di errori. Sappiamo che fra i [...] alcune devono attraversare, [...] anche [...]. Sappiamo che è dentro [...] questi conflitti, che matura la possibilità [...] quel «di più» non [...] eppure necessario alla vita -tanto che tutti [...] come umani, deperiscono anche fisicamente se privati [...]. ///
[...] ///
Non [...] soluzione di continuità, nella [...] vita, fra difesa della mia libertà, e [...] e dar-si nella maternità, e dunque [...]. [...] una consapevolezza: non si può [...] e riconoscere [...] se non si prova a [...] se stessi. [...] di questo amore: [...] della scelta, del dare gratuito [...] libero dal circolo vizioso del sacrificio, che rende le [...] schiave dei figli e le fa vendicare rendendo i [...] schiavi. Tentare di liberarci insie-me, [...] e noi stesse, dalla tentazione sottile del [...] ho patito tanto per metterti al mondo, [...] rovinata la vita. Io la mia vita [...] scelta, e tu ne fai [...] per scelta: è la tua vita, tu hai diritto [...] per te stessa, non per [...] me del mio sacrificio. ///
[...] ///
Questa dunque, in pillole, [...] «etica della maternità», la mia esperienza di [...]. E la vostra, gentili [...] Vita, e [...] fe-condato? Mi sconcerta, la [...] di [...] sul rapporto delle donne [...] e il vostro totale silenzio su un [...] culturale che a me appare eclatante: la [...]. Padri non più in-vestiti [...] dominio, e che semplicemente abdicano a ogni [...] forma di presenza, che spesso scompaiono per [...] dei figli. Padri insicuri, anche quando [...] cercano di darsi spazio per la tenerezza [...] e non trovano spazio né modelli, e [...] comprare oggetti. [...] parte, madri sempre più [...] riempire le statistiche sulla povertà dei paesi [...]. Oppure ricche, e accoppiate, [...] relazioni e di certezze, che non siano [...] se vuoi essere una buona madre, offri [...] Chicco, [...]. È vero, insomma: [...] una crisi profonda, della maternità [...] della paterni-tà, della famiglia come comunità, come possibile luogo [...] scambio. Un vuoto di valori, [...] Papa: e insieme [...] evoca i sassi [...]. Ma davvero [...] un troppo di autodeterminazione, [...] O non è proprio nel vuoto del [...] e auto-definirsi, che matura [...] se stessi come esseri responsa-bili, di «vedere» [...] si distrugge? La solidarietà davvero si co-struisce [...] contro [...] o non è proprio [...] misurarsi in prima persona, come individui che [...] espe-rienze più moderne di solidarietà, di ascolto [...] Mi piacerebbe una riflessione [...] su questi temi: rompere il rito che [...] ai cattolici, e a noi i criteri [...] Maastricht. Davvero si romperebbe [...] se osassimo tanto? O ne [...] più forte, e un [...] più credibile? Alberto [...] DALLA PRIMA PAGINA Il dovere [...] governare deve temere di avere il sindacato [...] non deve temere che si [...] le piazze. Ai sin-dacati il Pds [...] nè po-teva [...] alcuna corresponsabili-tà [...] di governo, ha tutta-via [...] sia da parte loro uno sguardo più [...] tenere assieme le ragioni di chi ha [...] quelle di chi non ha mai conosciuto [...] tutela. La modernità di questo [...] questo scontro sta nel fatto che la [...] accetta il conflitto sociale, non de-monizza il [...] in-terno ma chiede, attraverso [...] del segretario del maggior [...] nei ruoli distinti, si misurino con la [...]. Terzo fatto ad emergere dal [...] è una grande questione na-zionale. Sta per [...] la sta-gione della lunga transizione [...] essa non potrà [...] completa-ta se non avrà prodotto [...] nuo-va, diffusa classe dirigente. Un paese che sta per [...] di un nuovo patto sociale, [...] una profonda riforma istituzionale, [...] pieno in Europa non può [...] a darsi anche [...] fatta con uomini e donne [...] grado di reggere queste sfide. Il compito che questo [...] politica è straordi-nario e siamo appena agli [...]. Il quarto fatto riguarda [...] sinistra e quella [...]. Dal congresso del Pds [...] fermi. Da [...] nasce [...] di [...] vita ad un nuovo grande [...] della sini-stra. [...] è quello socialde-mocratico? [...] ha fatto due affermazioni importanti [...] ha aper-to una porta che sembrava chiusa. La prima riguarda la [...] sinistra italiana di uscire dai pro-pri schemi [...] dentro le nuove vie della sini-stra mondiale. La seconda investe la [...] della si-nistra europea e non solo euro-pea. Sono ormai le stesse [...] a porsi il problema di andare oltre [...]. Al Pds [...] ha chie-sto di guardare con [...] alla tradizione [...] di recuperare con Gramsci la [...] tradizione del comunismo ita-liano, di non vivere [...] del nuovo partito come [...] di piccolo cabotaggio ma come [...] sforzo grande per dare [...] una forza politica nuova e [...]. [...] che [...] stata nel discorso di [...] non riguarda ovviamente il [...] fatto [...] e alle ragioni [...] ma il fatto che [...] un grande partito di sinistra non elimina [...] stesso possa evolvere in [...] cui si riconoscono molte delle forze che [...] esperienza di governo e che ora vogliono [...] essere forze politiche di-stinte. [...] dato di questo con-gresso [...] e il clima interno. Non [...] dubbi sulla leadership di [...] che ieri, con un discorso [...] grande va-lore, ha confermato il proprio ruo-lo. È che questa leadership si [...] caratterizzando per una più mar-cata volontà innovatrice e per [...] serena accettazione delle posizio-ni diverse. È una leadership auto-revole e [...] che vuole dialo-gare e mostra di [...] fare. Dal congresso è emersa [...] convergenza di posi-zioni con Veltroni. È un fatto mol-to [...] toglie spazio ad una dialettica interna che [...] molte e diverse sen-sibilità e personalità. [...] vien fuori un partito [...] paura di governare e non ha paura [...] conflitti al proprio interno e nel proprio [...]. ///
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[...] vien fuori un partito [...] paura di governare e non ha paura [...] conflitti al proprio interno e nel proprio [...].

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Il progetto è senza scopo di lucro, ma purtroppo le spese sono ingenti. Da alcuni anni IdMiS - Istituto della Memoria in Scena (ONLUS) -, anche grazie al Comitato promotore Fondazione Giovanni Frediani ed all'Associazione Culturale Controtempo, ha investito molte risorse sia monetarie che umane nella progettazione del sistema, nella traduzione digitale del proprio patrimonio archivistico, bibliografico - specialmente dell'emeroteca -, biblioteconomico, e museale; in assenza di un contributo pubblico minimamente adeguato ci vediamo costretti a chiedere alle biblioteche che vorranno aderirvi ed indirettamente agli utenti la condivisione dei costi e/o la partecipazione attiva all'elaborazione delle unità bibliografiche che ciascun ente vorrà inserire per il prestito digitale interbibliotecario.
Il sistema condivide già oltre settecentomila Entità Multimediali, di cui gran parte afferenti alla Biblioteca digitale.

(237)
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La digitalizzazione/elaborazione dal cartaceo alla Biblioteca Digitale, relativamente all'emeroteca riguarda (in parentesi quadra consistenza detenuta ed altre annotazioni; * ove lavorazione tuttora in corso):

Periodicità non quotidiana


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(118)

Cinema Nuovo [serie quindicinale 1952-1958]

(192)

Città & Regione [1975-1976*]

(190)

Civiltà cattolica [1850-2000*]

(144)


(198)

Interstampa [1981-1984*]

(198)

Marxismo Oggi [1988-1991*]

(197)

Nuovi Argomenti [1953-1965]

(183)

L'Orto [1937]

(161)

Paragone. Arte [le serie dirette da Roberto Longhi, 1950-1970]

(190)


(185)


(203)

Rinascita [1944-1962 mensile, 1962-1989* settimanale, marzo 1989 numero 0 direttore Franco Ottolenghi, 1990-1991* Nuova serie direttore Asor Rosa]

(86)

Teatro in Europa [1987-1997*]

(203)

Vita cecoslovacca [1978-1984*]


(203)

Quotidiani

Avanti! Quotidiano del Partito Socialista Italiano [1943-1990* edizioni di Milano e Roma]

(203)

Brescia Libera [1943-1945]

(159)

Granma. Organo oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba [1965-1971*, 1966-1992 riduzione del Resumen Semanal]

(192)


(205)

Ordine Nuovo [1919-1925]

(63)

Corriere della Sera [1948* annata completa «Nuovo Corriere della Sera»]

(195)

Umanità Nova [1919-1945]

(169)



(98)


Eventuali segnalazioni dei propri interessi potranno influire sulle priorità di lavorazione. Per un elenco di tipologie differenti (monografie, enciclopedie, materiale discografico e non book material) o delle consistenze minori, oppure per informazioni sul prestito bibliotecario/interbibliotecario: .





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