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Ne parliamo con il presidente [...]. [...] per aprire una riflessione sulla [...] che stiamo vivendo. Se pensiamo a questo [...] nove-cento, certamente non possiamo dimenticare le grandi [...] della scienza e della tecnica ed an-che [...] progresso civile, sociale ed economi-co. Però, non possiamo dimenticare [...] mon-diali, che cosa vogliano dire i gulag [...] Unione So-vietica, [...] che il nazismo ha [...] degli ebrei, gli effetti tragici provocati dalla [...] Hiroshima e Nagasaki. E non possiamo non [...] realtà di oggi, che ci mo-stra ancora [...] anche in territori mol-to vicini come [...] Jugoslavia e [...] ma anche nel nostro [...] Sicilia e Napoli. Una realtà, quella di oggi, [...] ci mostra ancora enormi disparità, che ta-gliano [...] tra Nord e Sud, il [...] della fame, il problema [...] e del sottosviluppo, che [...] e [...]. E pensiamo ancora [...] fo-colai di guerra o [...] sono pre-senti nel nostro mondo. Io credo che si [...] questo scenario quando si parla, rispetto al Giubileo [...] e, rispetto alla figura di Gesù, delle [...]. Ma lo scenario che [...] sia quello di ieri che quello di [...] espressione degli uo-mini e delle loro culture [...] si possono non [...]. E da questo punto di [...] se vogliamo [...] abbiamo una visione di un [...] pluralismo, ma anche di una frammentazione di [...]. Siamo passati da culture [...] una frammentazione di culture che non possono [...]. Ed è questo il [...] il [...] oggi chiamati a [...]. E mi riferisco, in [...] occidentale ed a [...]. [...] vita e storia abbiano un [...]. Io credo che proprio di [...] questo scenario [...]. Anche perché bisogna uscire da [...] transizione che dura da tempo anche se poi solo [...] 1989 [...] resa visibile. [...] e ricostruito è proprio questo [...] comune, [...] anche con le proprie diversità. E credo che sia [...] interrogativi che oggi si pongono alla nostra [...] interrogativi che toccano [...] di come, successivamente, questo [...] realizzato». Il cosiddetto «secolo breve» [...] suoi effetti, di cui ci ha parlato Eric [...]. Hobsbawm ed a cui [...] fatto riferimento, comincia ad essere alle no-stre [...] permangono molte incertezze ed il nuovo orizzonte [...] non si intra-vede ancora. Dal suo angolo visuale [...] «È vero che le due guerre mondiali [...] spalle, ma la violenza a cui esse [...] assun-to, oggi, nuove forme. Non mi riferisco solo a [...] è avvenuto di recente [...] Jugoslavia, nei Grandi La-ghi, [...] fanno certo riflettere. Ma per nuove forme [...] le ingiustizie sul piano economico, un certo [...] mondiale che divide il [...] in molti dei quali [...] vivere secondo il li-mite minimo della dignità [...]. Sono queste le in-quietanti [...] con le quali ci si deve misura-re. Da questa situazione credo [...] uscire ricer-cando [...] persona. Giovanni Paolo II quando [...] con quel bellissimo discorso [...] del 1995, ha messo in luce come, [...] verità [...] di-venta il fondamento di [...] che ri-guardano [...] le comunità in cui [...] quindi, le nazioni. Sono questi diritti inviolabili [...] solo, riconosciuti ma resi effettivi. Ritengo che un ethos [...] costruire proprio incon-trandosi attorno ai diritti inviolabili [...] del-le nazioni. /// [...] /// Calando tutto questo nella [...] permangono elementi del passato anche se [...] uno sforzo da più [...] una metodologia del confronto, quali altri temi [...] una capacità di dialogo [...] tenen-do distinti diversi piani proprio perché non [...] di incontro senza la chiarezza. Per esempio, il tema [...] essere un punto di partenza. Un confronto culturale su [...] a mio parere, importante perché ci darebbe [...] comprendere, anche sotto il [...] riconosciuti e che vanno [...]. Poi [...] piano, che non è [...] ed eti-co, ma riguarda la formulazione politica [...] del termine perché si tratta di intenderci [...] che [...] orientare attorno a problemi [...] il futuro. Per esempio, guardando al [...] istituzioni, [...] dipiù di democrazia; la [...] Stato sociale, per un di più di solidarietà, [...] economico che è quello in cui viviamo; [...] scuola, che vuol dire ac-coglienza delle nuove [...] lavoro. Questo è un secondo [...] ci si deve [...]. [...] piano più concreto della [...] il confronto sia arricchente [...] salva-guardia delle identità e delle posizioni di [...]. Ed è il campo [...] riscontrano ritardi perché ciascuno non è riuscito [...] fino in fondo la cultura del dialogo [...]. Che cosa impedisce di andare [...] speditamente in [...] ancora una grande confusione di [...] e questo blocca la possibilità [...] un dialogo franco e co-struttivo. [...] poi, bisogno che cresca [...] fe-condità di questo dialogo, il quale vuol [...] proporre ma anche capacità di ascoltare, di [...] qualche cosa di positivo anche [...] e viceversa. Noi veniamo da stagioni in [...] dialogo [...] e di concorrenza. È per questo che [...] del [...] politica e civile. La cultura del dialogo non [...] compra al [...] avendo ciascuno [...] la [...] idee ed il coraggio di [...]. E da questo punto [...] che sia fondamentale il rapporto tra le [...] desi-derio di crescere insieme in un quotidiano [...]. /// [...] /// E da questo punto [...] che sia fondamentale il rapporto tra le [...] desi-derio di crescere insieme in un quotidiano [...]. (0)
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