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Purtroppo, la scrittrice è [...] un lieve malore ed è dovuta rientrare [...] Roma. Il te-sto verrà ugualmente [...] corso della cerimonia che avverrà dalle 10 [...]. Commemorare Primo Levi, intito-lare a [...] nome una piazza, una strada, una scuola, per noi [...] so-pravvissuti ancora in vita ha [...] enorme, perché rappre-senta le vittime [...] oltre 1600 la-ger dove [...] annientati sei milioni di ebrei [...] ebrei, cinque milioni tra zingari perché zingari, omosessuali perché [...] minorati perché mi-norati, e ogni sorta di avversari veri [...] presunti [...] hitleriana, [...]. Tenere in [...] di Levi [...] memoria è la speranza che Au-schwitz, luogo per eccellenza [...] umana, non verrà can-cellato e [...] con noi, [...] o può veramente capire perché [...] troppo paura. Qualcosa che i testi-moni stessi [...] fatica a esprime-re, trasmettere, far comprendere nella [...] storia [...]. Una via, piazza, scuola Primo Le-vi, in un domani potrà magari sti-molare qualche frettoloso passante [...] chi era [...] E, di [...] nel ventesimo secolo in una Eu-ropa progredita, civile, cristiana. Vorrà dire che non [...] fede [...] e nel mondo, per [...] tutto la [...]. [...] mille vie e piazze Primo Levi [...] ricordare la potenzialità del Male in noi, [...] (e non solo estreme) create [...] contro i propri simili, [...] Dio, è così mostruosa da diventare ine-sprimibile pure [...] te-stimone come Primo, la voce più limpida, [...] penetrante tra coloro, me compresa, che hanno [...]. [...] anni dalla tragica scomparsa, è [...] eredità morale inestimabile per tutti: senza per questo [...] dal suo essere uomo [...] tra gli uomini a cui [...] ri-volgeva chiedendo conto [...]. [...] in una sorta di santo [...] offesa, ciò che non avrebbe [...] voluto diventare pro-prio perché si riteneva un testimo-ne, non [...] del suo vissuto ma dei misfatti della storia passata [...] pre-sente. E non solo di Auschwitz, [...] gratuito, che dimora [...] materiale debole, plasmabile e [...] tempie le circo-stanze economiche, politiche e so-ciali. [...] nei suoi scritti anche ele-menti [...] più che sondare [...] se [...] in quanto tale è divisibile, [...] il raziocinio e [...] tanti perché. Primo chiedeva pro-prio [...] dei misfatti [...] comune, co-me uno di noi. La [...] «santificazio-ne» non sarebbe altro [...] atto di purificazione della co-scienza e la [...] di intoccabile, di indiscutibile che salderebbe quel [...] che si devono non solo alle vittime [...] di oggi ma anche a quelle di [...]. I suoi scritti non [...]. Ora, come tante altre [...] dire qualcosa del mio rap-porto con lui, [...] sembra impudico, perfino una sorta di sfruttamento [...] tutta particolare, fatta di silenzi, di dialoghi [...] sopravvissu-ti, di sguardi eloquenti, e di parole [...]. Ma non per noi che [...] capi-vamo, che sapevamo leggere [...] ebreo Primo Levi, bor-ghese intellettuale [...] e già adulto [...] più nera [...] e [...] di un villaggio ungherese quasi [...] povera e ignara di tutto. Il nostro legame era [...] doppia parentela tra due scampati, ambedue [...] con [...] brucian-te senso del dovere [...] la coscienza collettiva il più delle volte [...] oppure turbata dalle nostre voci. Con Primo ci chiedevamo: [...] Au-schwitz, chi testimonierà quando non ci saremo [...] con noi ancora vivi, vi sono coloro [...] mistificano quella verità che dovrebbe essere fonda-mento [...] in una [...] migliore, capace di con-frontarsi [...] storia e la propria coscienza. Primo, come me, pur [...] sopraffazione, cercava di far capire [...] di Auschwitz e di [...] di sterminio, dove si fabbricava la morte [...] tra-sformando i resti umani in mate-riale per [...] paralumi, materassi, dove con la testa di [...] si gio-cava al pallone ridendo. Primo, vero scrittore, pensatore, [...] anche dietro il filo spinato voleva far [...] che Au-schwitz non riguardava [...] ebrei e non ebrei, ma co-loro che [...] accadesse un simile orrore, e che eseguivano [...] come fossero giusti. Primo temeva per il [...] aveva appreso la lezione di Au-schwitz. Camminava cauto, in punta [...] fosse su un terreno minato. Io, durante i no-stri [...] Roma, lo spronavo per i marciapiedi, lo trascinavo [...] assolata, lo prende-vo sottobraccio o lo tenevo [...] fosse un bambino bi-sognoso di rassicurazioni, di [...] di fuga dai fantasmi di ieri come [...] oggi, che non potranno mai uguagliare Auschwitz. Con il mio carattere [...] al suo, con lui più ottimista di [...] in realtà, quando mi diceva che non [...] io ribattevo che ne eravamo i testimoni [...]. Per [...] dalle sue continue riflessioni gli [...] le vetrine, mentre mi chie-deva una parola ungherese che [...] appreso nel lager, o di una qualche espressione yiddish, [...] non pensava ad alta voce del revisionismo storico, suo [...]. Del nostro privato parla-vamo [...] come se un sopravvissuto non avesse una [...] non po-tesse star bene o male per [...] a tutti i mortali. Solo negli ultimi tempi [...] prima persona, [...] «Sto male. /// [...] /// Non ho più niente [...]. Ho di-menticato perfino la [...]. La speranza è morta. Sono ri-dotto ad annotare [...] dalle labbra di mia madre malata, cieca, [...] conto?». Io la consolavo con [...] senza capire quanto stava veramente male, gli [...] vero scrittore passa queste crisi, che dallo [...] buio accanto alla madre nascerà un libro [...] non possiamo lasciarci prendere dallo sconforto, e [...] «i messaggeri di Giobbe scampati per raccontare», [...] frase della pre-fazione di un mio libro. Usavo il plurale per [...] più vicino, meno distaccato in [...] certo sen-so dalla vita, anche se non avrei mai [...] che quella tele-fonata, poco prima che accadesse [...] fosse [...]. Ci siamo lasciati come [...] la speranza di [...] a Roma e lui, [...] silenzio so-speso tra il sì e il [...]. La mia rea-zione alla [...] morte fu un grido soffocato: [...] posso suicidarmi! A che servirà più [...] Per-ché ci ha lasciato soli? Come ha [...] di suicidar-si? Anche lui dopo Jean Amery, Bettelheim. Ero disperata, arrab-biata, spaventata, [...] al mondo e non avessero più sen-so [...] e i miei libri. Il per-ché del suo [...] osses-sionato a lungo, e neppure oggi so [...] è più di una. Che io sappia, nessuna [...] è suicidata, mi ri-petevo: le donne erano [...] indifese degli uomini, an-che nei lager, mi [...] fatto che non [...] più, per me sopravvissuta [...] di-ventato un doppio peso; anche se momentaneamente [...] di Auschwitz con due libri [...] sento [...] ab-bandonare la testimonianza, per-ché io credo, devo, [...] credere che non è inutile stimola-re la [...] di ieri e di oggi. Che ci saranno sempre [...] occhi che vedono, menti che riflettono; [...] può essere grande nel [...] bene. È su quel bene [...] lui che dobbiamo lavo-rare, tanto, ma lavorare. [...] a capire che [...] è veleno anche per se [...]. Odio da cui, para-dossalmente, [...] salvi. Lo era Primo, lo [...] probabilmente anche altri. Chiudo con [...] con il desiderio più profondo, [...] il messaggio morale e storico [...] Levi durino il più a lungo possibile in [...] insensato, violento, caotico, in-tollerante e [...] di valori: [...] vorrebbe dire dimen-ticare Auschwitz. Primo ci ha da-to [...] lasciato i suoi libri che lo tengono [...] fin-ché lo leggiamo, lo amiamo. Mi manca molto la [...] preziosa e di grande impor-tanza morale per [...]. Quando penso e parlo di [...] per me è co-me se fosse vivo, non [...] mai immaginato morto. Forse nego, non accetto [...] con la quale non riesco a rappaci-ficarmi. E so che lui [...] cosa sto dicendo anche se non mi [...] quel silen-zio sospeso con cui ci siamo [...] per lui [...] volta, per me no. O in quel gesto timido [...] aggraziato con cui mi aveva offerto una rosa rossa [...] nostro primo incontro. /// [...] /// A dieci anni dalla [...] scrittore, è Franco Ferrarotti a farsi [...] in dubbio [...] del suicidio. Il decano dei sociologi [...] di «Se questo è [...] «La tregua»: lo conobbe subito dopo il [...] campo di concentramento ad Auschwitz. E oggi, ripensando alla [...] chimico che aveva deciso di raccontare la [...] lager, decide di sbilanciarsi nel negare un [...] anche dalle dichiarazioni rilasciate [...] David Mendel. Ci sono alcune «prove» [...] del sociologo, che depongono a sfavore di [...] «Il suicidio è un fatto le cui ragioni [...] insondabili, ma in genere è sempre motivato [...]. Ferrarotti ricorda altri casi: «Emblematico, [...] il caso di Cesare Pavese che lasciò [...] perdono a tutti per quel gesto. Se di suicidio si [...] di Levi è del tutto anomalo». In questo, Franco Ferrarotti [...] la testimonianza di Mendel, un amico degli [...] vita di Primo Levi, che in [...] alla [...] ha detto: «Primo era [...] mondo che [...] poteva uccidersi». Perse la vita precipitando [...] di casa Torino, ha ricordato Mendel, ma [...] si verificò a causa di uno svenimento [...] con cui Levi si stava curando una [...] depressione. Anche per Ferrarotti non [...] un gesto volontario, quello di gettarsi dalla [...] per lui, il motivo più plausibile fu [...] «da quella tromba delle scale del palazzo [...] Umberto che bastava guardare per sentirsi presi come [...]. [...] in ballo anche un [...] considerazioni da tenere presente: il modo violento, [...] Primo Levi perse la vita. Se avesse voluto suicidarsi, avrebbe [...] in modo meno violento, data [...] formidabile esperienza di chimico». EDITH [...] Il ricordo di una delle [...] interviste. Al chimico, non allo [...]. Con una «modesta» proposta «Obblighiamo [...] a studiare la morale» «Tutti dovrebbero seguire [...] per capire e valutare [...] forza che hanno nelle [...]. La data [...] telefonica a Primo Levi la [...] segnata sulla cassetta, su cui registrai il colloquio [...] scrittore. /// [...] /// Volevo raccogliere le sue [...] accompagnato, sulle pagine del mensile Riforma della Scuola, [...] sui manuali scolastici di chimica. Chi meglio di un personaggio [...] Primo Levi -pensavo -che per [...] ha avuto a che fare [...] la chi-mica, può dare risposte sensate? In cuor mio [...] che [...] andasse oltre, che insieme al [...] facesse sentire la [...] vo-ce lo scrittore, [...] della Tre-gua, di Se questo [...] un uomo. I saluti, i ringraziamenti. Poi la prima domanda [...] che nel romanzo La chiave a stella [...] tecnica del monta-tore di gru [...] Levi si [...] come «montatore di molecole» [...] rac-conti». Gli chiesi quanto nella [...] il suo mestiere di chimico. Magari a mia insaputa, [...] del rapportino, del rendiconto, del [...] mi è ri-masto. Nel senso che istintiva-mente [...] preciso e conciso. A chiamare le cose [...] nome, a evitare i termini va-ghi». Trovo scritto nel breve [...] «Ex [...] «Quando un letto-re si stupisce del fatto [...] abbia scelto la via dello scrivere, mi [...] che scrivo proprio perché [...] il mio vecchio mestiere si è largamente [...]. Le domande successive piega-rono verso [...] specifico [...] della chimica. Ma, via via, nelle [...] dello scrittore prendevano spazio pensieri che andavano [...] collocavano la chimica, la scienza nel conte-sto [...]. La sciagura di [...] era di pochi mesi [...] avvertivano ancora le ferite [...]. Viviamo in un mondo [...] sia-mo chimica noi stessi». Poi, il monito contro [...] «Un [...] chimico ha capito poco di [...] e non ha capi-to [...] questione del metanolo nel vino. Anche molti servizi apparsi sui [...] hanno risentito di una snobistica igno-ranza della chimica». E la severa denuncia: «Siccome [...] non ha le mani pulite, ha molte [...] una certa mo-da -appunto, leggermente snobi-stica -nel [...] ne lavo le mani, non voglio sapere [...] se li facciano pure. Il che ovviamente rende [...]. A quel punto avevo [...] per [...]. Fosse stato per me, [...]. Ma fu Primo Levi [...] di [...] aggiun-gere qualcosa: «Poi se [...] tralasciare», aggiunse. Disse testualmente: «Io propor-rei, [...] ogni facoltà tecnica (per chimici, per fisici, [...]. Per i medici è ovvio, [...] pare che non esista. Ci dovrebbe essere un [...] esame morali, in cui il futuro me-dico [...] biologo si ren-da conto della tremenda forza [...] nelle sue mani. La società è nelle [...] fab-brica i gas nervini nel male e [...] bene, di chi inven-ta nuove fibre e [...] manda le navette nello spa-zio. I padroni veri sono [...]. E so-no reclutati senza [...] schiera di [...] tecnici e scienziati che [...] tutti i paesi del mondo, sono formati. Ecco, io sogno, io [...] tutti i paesi del mondo ci fosse [...] di morale professionale». Carmine De Luca Domenica [...] Milano Domenica 13 aprile, presso i locali della [...] Umanitaria [...] Milano (in via Daverio 7, alle 10. Interverranno Nedo Fiano, Gianfranco [...] Alberto [...] Giovanna [...] Eugenio Gentili Tedeschi e Stefano Levi Della Torre. Alessandro Ferrara leggerà brani [...] di Primo Levi. /// [...] /// Alessandro Ferrara leggerà brani [...] di Primo Levi. (0)
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