[...] giocatori (incisione di Giovanni Volpato [...] una pila di piatti d'argento; ognuno si butta su [...] fetta, vi beve sopra una tazzina di caffè, e [...] ne torna a mezzanotte a cenare a casa [...] con la testa fresca e [...] pancia vuota » (I, 196). Insomma, miseria e nobiltà! Si balla, si fa [...] (I, 319). Abbiamo [...] veramente, un quadretto di genere [...] un salotto settecentesco. Decisamente generosi sono poi [...] signori » napoletani. Essi vivono alla spagnola [...] tengono molto bene il [...] gli stranieri, hanno aria di nobile cortesia, [...] assai spesso tavola bandita » (I, 429). Tuttavia « i ricevimenti [...] di piacevole; c'è come una vernice di [...] costrizione che ricopre tutto. Le donne sono molto [...] altrove. Tutta la gelosia italiana [...] dove si è creduta più al riparo [...] popoli settentrionali » (I, 430). A Roma (sebbene i [...] nel complesso, quelli che il De [...] preferisce per la loro [...] non sono molto brillanti: « Non so [...] di casa (i Borghese) facciano il proprio [...] caso, il ricevimento non li deve mandare [...]. Mi colga un accidente [...] mai offrire un bicchiere d'acqua a nessuno [...] (II, [...]. Queste pennellate corrispondono a [...] palazzi e case, che hanno in Italia [...] imponente, sono molto più belli e nobili [...] non siano confortevoli dentro. Anche per quanto riguarda [...] cioè, gli italiani risentono del loro antico [...] non corrisponde un adeguato livello di progresso [...]. Il confronto che il De [...] istituisce di continuo con [...] è in proposito molto istruttivo su certi [...] italiana del Settecento. La maggior parte delle [...] dànno [...] dipinto di Michelangelo da [...] la stessa impressione di [...] vuote, che sembrano spopolate, come quinte di [...] una recita e [...]. A Torino la stessa [...] e triste; il re Carlo Emanuele III [...] De [...] di « aspetto spiacevole, [...] faccia antipatica; ma è laborioso, intelligente, bravo [...] abile [...] militare » (II, 587). Tra le città italiane, [...] fa eccezione Napoli: « A mio parere [...] De [...] (I, 427) [...] Napoli è la sola [...] dia veramente la sensazione di essere una [...] del [...] il gran [...] fracasso continuo delle vetture; una [...] tutte le regole, e [...] tono [...] vita e Lo spettacolo [...] signori; tutto contribuisce a [...] esteriore vivo e animato [...] Parigi e Londra, e che non si trova [...] Roma. La plebaglia è chiassosa, [...] nobiltà fastosa, e la [...] titoli reboanti ». Anche la cucina, di [...] De [...] da buon francese, è [...] è migliore a Napoli che nel resto [...] vini, e tanto più apprezzabili in quanto [...] posto essi sono sopportabili (I, 429) ». In fatto di vini, [...] De [...] è sem pre memore [...] ricerca del suo buon Borgogna, e si [...] italiani apprezzino un Montepulciano, « che è [...] pesante », o i vini lombardi, e [...] invece lo Champagne, di cui « si [...] inghiottire grandi sorsate schiumanti » (I, 172). In data 2 novembre [...] Napoli, il De [...] scriveva (I, 397-98): «Voi [...] impreviste e urgenti mi richiamino in Francia. Lotto con tutte le [...] le buone ragioni che potrebbero spingermi a [...]. ///
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Lotto con tutte le [...] le buone ragioni che potrebbero spingermi a [...].