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È un libro che [...] e [...]. È nato [...] Repubblica mussoliniana di Salò, Carlo Mazzantini, oggi scrittore. Due personaggi [...] di una Italia sprofondata nel [...] e nella «guerra civile». /// [...] /// Perché scomodi Mazzantini e Bentive-gna? Il [...] si arruolò nella [...] appena compiuti i diciotto [...]. Nel suo saggio «I [...] Salò», provocò sorpresa e sconcerto la dedica. Diceva:« A mio padre [...] ai partigiani caduti per la [...] ai soldati della [...] caduti per [...]. Il suo li-bro più [...] quello uscito al-cuni anni fa e che [...] «A [...] la bella morte». Mazzantini aveva partecipato ai rastrellamenti [...] partigiani e aveva [...]. [...] della Liberazione era stato catturato [...] di-visa a Milano e, alla fine, rimandato a casa [...] rimasto solo dopo tante illusioni [...] tante menzogne. Il secondo, il comunista [...] la [...] della bomba che uccise trenta-trè [...] del battaglione [...]. La [...] e sconvolgente: la strage delle Fosse Ardeatine. [...] è stato messo mille [...] dai fascisti, dai benpensanti, dalla parte più [...] Paese. Mille volte, insultato, vilipeso, minacciato, [...] decorato al [...] militare, ha sempre rivendicato con [...] di via Rasella, nel quadro [...] lotta contro [...]. Quella azione fu, come [...] un periodo cupo, fatto di fame e [...]. [...] tra due nemici stori-ci, [...] Dino Messina, dopo avere ascoltato Luciano Violante [...] presidente della Camera, invitò tut-ti, senza equivoci [...] stori-che, a «capire le ragioni di quelle [...] Salò». [...] dei nemici è venuto fuori, [...] il libro intitolato [...] tanto odiati». Avrebbe dovuto essere una banale [...] di [...] invece [...] arrivati al libro per tutta [...] serie di circo-stanze. Intanto perchè Bentivegna e Maz-zantini [...] e due romani , provengo-no da famiglie [...] si so-no « incontrati», senza [...] persino a scuola. Poi, in momenti [...] il Paese, scelsero strade completamente [...]. Se si fossero incrociati [...] il 1944 e il [...]. [...] nella casa di Mazzantini a Tivoli. Poi ce ne sono [...]. Ognuno ha cercato di capire [...] scelte [...] senza cambiare posizione di una [...] (e non poteva [...] da giovanissimi: scuola, educazione fami-liare, [...] del paese, scelte politiche, fascismo, antifascismo, violenze e tragedie [...] e [...] parte. Mazzantini ha raccontato tutto [...] dopo la sco-perta dei campi di sterminio [...] pronun-ciato per le successive scelte democratiche. [...] che portarono molti « [...] di «onore», per rispetto [...] e per ribellarsi al « tradimento» del Re [...] Ba-doglio che abbandonarono il Paese nei mo-menti [...] quando ancora i soldati uscivano dalle trincee [...] e a morire, gridando:« Savoia, Savoia, Sa-voia». [...] e la delusione di [...] risultano ancora più chiare quando [...] ragazzo di Salò racconta del padre, della fa-miglia, di [...] mondo e di una educazione fatta di fanfare, di [...] scuola che formava i ragazzini insegnando loro della « [...] portare in Etiopia o in Grecia», della « gran-dezza» e del mito di Mussolini che [...] sempre ragione e che non sbagliava mai». Che altro poteva fare [...] Mazzantini [...] ragazzo cresciuto con questo [...] edu-cazione. Infatti, quando il 25 [...] crolla e [...] è la « morte [...] padre gigantesco e impe-gnativo che si era [...] di tutti». [...] settembre, per il ragazzo di Salò, è il crollo dello Stato, la fine [...] cono-sciuta fino a quel momento. Per Rosario Bentivegna, inve-ce, (il [...] ha impegnato e impegna an-cora [...] storici) proprio [...] set-tembre segna [...] della battaglia per il [...] e i fascisti. La famiglia Bentivegna ha origini [...] ma ha stretti legami con il Risorgi-mento, [...] Garibaldi e Mazzini, Quello che [...] uno [...] comunisti, cita, per « spiegare», [...] il suo « Combatti anche [...] la tua Patria se questa opprime i popoli» e [...] di es-sersi vestito da balilla come tutti gli altri, [...] avere ascoltato i grandi discorsi dal balcone di Palazzo Venezia per [...] soltanto una convinzione critica e [...] dialettica dif-fidenza. Dalla [...] parte -se così si [...] la fortuna di tanti incontri negli ambienti [...] i vecchi liberali che facevano politica prima [...] amici ebrei, a Roma da generazioni, con [...] grandi classici che circolavano per casa. Il senso e il [...] dunque, [...] nazionale [...] non oppressa dalle alleanze [...] la criminale scelta della guerra che [...] il Paese alla rovina [...] alla fame, la politica di aggressione contro [...] nascere il « ribelle», [...] che non aspetta, ma [...] per [...] contro il terrore nazista [...]. Quello stesso fascismo che [...] leggi razziali, aveva imprigionato chi non era [...] e aggredito. Due due ragazzi, dunque, [...] fon-do, delle proprie scelte nella loro [...]. /// [...] /// [...] senso, nè accomodante ne ridicolmente [...] pacificatorio». Non poteva [...]. Fa sol-tanto parlare i [...]. Oggi, dopo cinquanta anni, [...] ora con i capelli bianchi, si incontrano, [...] scelte e ne mettono in discussione al-tre. Se ne vanno e [...] la mano. Hanno almeno imparato ad [...] attenzione e un sottinte-so rispetto. Senza confusioni ed equivoci, [...] entusiasmi e le loro soffe-renze che sono [...] di tutti gli italia-ni di quella generazione. Il merito [...]. /// [...] /// Wladimiro Settimelli «Quella sera [...] lu-glio 1943 eravamo ancora a tavola quando [...] mescolato a rumori di radio accese proveniente [...] a turbare [...] plumbea, deso-lata della casa. Mio padre, subito rav-vivato [...] trattasse alla fine di qualche buona notizia [...] Sicilia, dove gli alleati erano sbarcati e [...] fer-mati sulla linea del [...] come aveva promesso il [...] di accendere subito la radio. Il famoso comunicato piombò [...] sulle nostre speranze: [...] Maestà il re imperatore [...] dimissioni dalla carica di capo del gover-no, [...] di Stato di [...] ec-cellenza il cavalier Benito [...]. Ecco, da un momento [...] lui non [...] più. Lui che aveva preso [...] nel mio im-maginario adolescenzia-le, che era stato [...] della mia vita, del mio paese, e [...] che mi cir-condava, non [...] più. Non era più il [...] della provvidenza, ma veni-va [...] di [...] Benito Mussolini, e questo [...] un semplice comunicato letto da una voce [...] e imper-sonale non nascondeva ora il piacere [...] notizia. Ho odiato quella voce [...]. Mia madre, fattasi improvvi-samente [...] indietro, non facciamoci [...]. [...] la confusione aumentava, si spalancavano [...] la gente si scambiava notizie, im-pressioni: [...] è [...] finita, è [...]. La strada, buia per [...] antiaereo, si andava animan-do di [...] sui marciapiedi, voci. [...] si era passati alla certez-za [...] al [...]. Dentro di me ero [...]. [...] quelle grida? [...] rovesciamento della realtà?. Guardavo mio padre che, [...] si sporgeva nel buio della stanza e [...] un ge-sto. /// [...] /// Quello che avrebbe fatto [...] tempo, cancellato quel brutto sogno e ristabilito [...]. Ma mio padre, gli [...] sporgevano dalla canottiera, si stringeva nelle spalle, [...] labbra, scuoteva il capo e non faceva [...]. Poi dalle finestre cominciò [...] quadri e dei busti di Mus-solini, salutati [...] battimani: una sorta di estemporanea, anticipa-ta notte [...] San Silvestro in cui ci si disfaceva con facilità [...] cose vecchie, ormai inutili. Quei simulacri si infrangevano [...] fracasso. Ma chi ce le [...] anni passati quelle fotografie e quei quadri [...] se non le stesse persone che ora [...] vuoto? Gli stessi che per la conquista [...] dichiarazione di guerra alla Francia e [...] e nelle mille occasioni [...] scesi in piazza a osannare, a sven-tolare [...] le strade di canti? Il diapason si [...] signora del piano di sotto, che era [...] a esporre un bandierone enorme alla [...] finestra e a dare [...] di qualche vittoria, spalancò la fi-nestra e [...] un enorme busto di gesso di Mussolini [...] e infran-gendosi sul selciato della via fra [...] i battimani di tutti. Fu allo-ra che avvertii qualcosa [...] dentro di me, una sensazione [...] come una [...] nascita. E sentii sorgere dentro [...] impulso di rivolta, di rabbia con-tro tutti, [...]. Mi aggrap-pai al davanzale [...] in un accesso di disperazione presi a [...] altissima, stridula, isteri-ca: Viva Mussolini! Viva Mussolini! Ma subito mia madre [...] spalle con forza selvaggia, ani-malesca, incredibile in [...] piccola statura, e fui trascinato a ter-ra [...] che mi aveva avvin-ghiato con tutto il [...] mi sussurrava disperata [...] figlio mio, per carità! Mio padre aveva richiuso [...] fine-stra. Nel buio sentimmo voci dalla [...] stati i Mazzantini! Mancava questa uscita per [...] assoluto attor-no a me e farmi sentire [...] straniero in quella nuo-va realtà che cominciava [...]. Lui che era stato [...] in-genuo, fiducioso ammiratore di Mus-solini, interamente e [...] causa che questi aveva in-dicato, avrebbe dovuto [...] era stato capace di reagire, la mia [...] consolarmi in qualche modo. No, egli aveva soltan-to [...] dato sfogo al suo sconforto, non si [...] nessun altro, di me, dei miei sen-timenti [...] illusioni infrante in modo così repentino e [...]. Con quella defezione e [...] essa lasciava in me, egli crollava ai [...] stesso mo-do e nello stesso momento del [...] che aveva rappresentato la figura idealizzata, eroicizzata [...] duce. La testa di Mussolini [...] selciato di via Poliziano era in realtà [...] mio padre. Per me quella notte [...] stato uc-ciso due volte: il mito di Mussolini, [...] padre della Patria, era stato infranto, calpestato, [...] pa-dre, rinunciando a ogni reazione, si era [...]. Carlo Mazzantini «Quella sera [...] Duce e mio padre» [...] tanto odiati di R. /// [...] /// [...] precedenti avevo superato alcuni [...] ottobre mi attendeva la prova più impegnativa [...] di medicina, Patologia generale. Ero concentrato sui [...] giornata qualunque. Si respirava in città [...] si rincorrevano tra i nostri amici più [...] di una crisi profonda -definitiva, si diceva [...]. Mio padre, che era [...] sette di sera da Giuseppe Caronia, tornò [...] con notizie certe: si era riunito il Gran Consiglio [...] di sfiducia per Mussolini, [...] come sarebbe andata a finire, ma aspettavamo [...]. Speravamo nella conclusione della [...] portato devastazioni e morte sino a Roma. [...] ognuno di noi annoverava tra [...] sue cono-scenze vittime più o meno importanti del-la repressione [...]. Nella mia facoltà [...] chirurgica, Guido Stolfi e Marcello Perez, [...] di Patologia generale, Massimo Aloisi, [...] numerosi studenti. Tra i miei co-noscenti [...] Mario Alicata e [...]. [...] Ingrao, erano entrati in clandestinità. Il [...] di «Una [...] bel film di Ettore Scola, ormai aveva [...]. Era con noi un [...] padre, Raimondo Guida, ufficiale di aeronautica di [...] Roma. [...] la luce del lume [...] ma la finestra era protetta da una [...] spesso panno blu, che rendeva ancor più [...] estivo. Aspettava-no il [...] delle 10. La censura ai aveva [...] tra le righe. Tutta-via Radio Londra, poco [...]. Passarono cinque minuti di [...]. Verso le 11 la voce [...] speaker, che non era [...] so-lito dalla sigla [...] Ente italiano audizio-ni [...] annunciò il [...]. E prese a scandire [...] maestà il re e imperatore. Ebbi su-bito da queste [...] certezza che le cose erano cambiate. Come mai lo spea-ker usava [...] del [...] e sino al giorno [...]. Cosa stava succedendo? «. Balzai in piedi, non [...] più nulla, ci guardammo in silenzio per [...] urlai: [...]. Facemmo uno sforzo per ascoltare [...] la radio, che continuava: [...] maresciallo [...] Pietro Badoglio. Mussolini era caduto, il [...] non era necessario sentire più Radio [...]. Schizzai al te-lefono, chiamai una [...] compagna di scuola, ebrea. Non aveva ascoltatori la [...]. [...] Mussolini era caduto, si [...] che le stessi facendo uno scherzo, stupido [...] i telefoni era-no controllati dalla polizia politica. [...] alla fine capì e corse [...] lacrime dai [...]. Poi mi affacciai al [...] da pranzo. La città buia a [...] si stava illuminando: le finestre si apri-vano. In quel momento nessuno aveva [...] paura delle bombe, [...] dei ca-merati o del [...] tedesco. Non avevamo più paura. /// [...] /// La gente che prima [...] ora si affacciava. Infine da un palazzo da-vanti [...] mio una voce strozzata dalla gioia e [...] urlò: [...] la [...]. Al-tri risposero, i romani cominciarono [...] scendere in strada in [...]. [...] «Volevo uscire [...] anche se mio padre me [...] proibiva perché temeva che fossi coinvolto in scontri o [...]. Ma in quel momen-to [...] fermarmi. Mi precipitai in strada, [...] vie il-luminate dalle luci che ormai arrivavano [...] spalancate, mi mescolai alla gente che non [...] mi abbracciava. Diventavamo sempre [...] e la seconda strofa [...] tedesco [...] non [...]. Era-vamo in tanti, sempre più [...] di essere [...]. /// [...] /// Era-vamo in tanti, sempre più [...] di essere [...]. (0)
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