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Adesso [...] così suona un [...] retrò, come [...] di piombo delle vecchie tipografie. Insieme alle tecnologie, muta anche [...] linguaggio: il mestiere diventa «know [...] la vocazione una [...] il retroscena diventa «inside», ma [...] siamo capiti lo stesso. Alberto Sordi, [...] lo faceva già 40 anni [...]. Eppure il tarlo rosicchia, [...] della crisi, dei gadget, [...] televisione, delle nuove tecnologie, della crescente omogenizzazione, [...] per dire che, ormai, siamo tutti uguali. Quel tarlo, che qualcuno [...] ricompare in un bel libro di Paolo Pagani («La [...] è un [...] Limina editore, [...] lire) nel quale vengono [...] intellettuali e non di otto grandi firme [...]. Grandi firme sì, ma [...] come Biagi, Bocca o altri autorevoli cattedratici [...]. Pagani, invece, fa parlare [...] dei [...] che facendo breccia negli [...] Ottanta [...] Novanta ha imposto altri stili e coordinate [...] italiano. Da Gianni Riotta a Michele Serra, [...] Ezio Mauro a Lucia Annunziata, ognuno racconta [...] tarlo che gli ha permesso di avanzare [...] una professione che pur essendo scritta non [...] nulla di prescritto, e che, come sottolinea Serra, [...] ribaltare nel suo contrario. Storie, passioni e deformazioni [...] comune: quello di non essere materia da [...] da copiare. Perché ogni tarlo lavora [...]. E prima, di [...] la luce, deve sempre scavare [...] cunicoli. Dario Ceccarelli Il premio [...] a Tiziano [...]. Il giornalista racconta il [...] vita e la concezione del mestiere [...] anni Sessanta le regole [...] di guerra molto speciale Un solo rammarico: [...] scrivere [...] al campanile di San Marco [...]. Da 25 anni corrispondente [...] per lo [...] ha un desiderio: raccontare [...] dal di fuori, come farebbe [...] cronista del Laos. Il libro di Taibo II Il Che 800 pagine di vita necessaria MILANO. Un giornalista di guerra [...]. [...] da 25 corrispondente [...] per il setti-manale tedesco «Der [...] ha partecipato a tutti [...] eventi tra la Cina e il Vietnam [...] Settanta. La [...] di San Marco, [...]. /// [...] /// Apre un giornale e [...] potuto essere lì, pensa a come [...] raccontata lui, quella storia. Si [...] grandi inviati anche in un Salone di bellezza». Quel qualcosa di diverso (che [...] di [...] differente da tutti gli altri [...] piano -se lo sta ancora [...] -fuori [...] inviato in [...] Oriente che negli anni Sessanta [...] rappresentato per molti «un luogo [...]. La [...] divisa è tra il mo-naco [...] e il maoista: pantaloni e ca-micia bianchi [...] sciarpa colorata come [...] abbinata alle calze. Fricchettone mai cresciuto? [...]. [...] sofisticato, si informa via satellite. Laureato in legge alla [...] -era compagno di Giuliano Amato [...] internazionali per poi entrare [...] degli anni Sessanta, [...] di Ivrea. Borsa di studio e [...] Scienze politiche alla Columbia di New York, tornato [...] Italia [...] pas-sant ha imparato il cinese -ha fatto [...] «Giorno», prima di fuggire, ancora e per [...] moglie e figli. A Singapore si è [...] lance a tutti i più importanti giornali [...]. Assun-to, grazie al suo [...] settimanale «Der [...] si è trova-to al [...] posto giu-sto, a cominciare dalla presa di Sai-gon [...] dei comunisti e ha ini-ziato una carriera [...] portato prima a Hong Kong, poi in Cina [...] stato arrestato per attività rivolu-zionaria e poi [...]. Oggi gli daranno il premio [...] per il giornalismo, e lui, [...] ha colto [...] ne è felicissimo. Ogni fatto della [...] dal caso, dalle occasioni. Oc-casioni che sono sempre [...] pretesti per cambiare rotta, per parti-re. /// [...] /// Tiziano [...] abituati alle supponenze dei grandi [...] di casa nostra, il suo [...] da cronista alle prime ar-mi. Per come in-tendo io questo [...] è un [...]. Professionalità, scuole? Che ci [...] «Le scuole servono a poco. Que-sta è una professione con [...] regole. Ma è soprattutto un [...] vivere. Conoscere la storia, la geo-grafia, [...] lingue, [...] innanzi-tutto. Ma poi dovrebbe essere [...] volta. Il problema è che in Italia [...] i giornali [...] uguali. Penso alla presa del [...]. [...] raccontata allo stesso mo-do. Invece bisognerebbe sforzarsi [...]. E il mito [...] È [...] «Io non sono un grande [...] del giornalismo [...]. Ma se devo scegliere [...] raccontata da un giornalista ameri-cano e quella [...] gior-nalista italiano scelgo [...] americano. Ad esempio, nella [...] biografia, Gandhi ricorda di una [...] intervi-sta, non la rilasciò mai, apparsa su un giornale [...] arrivò Roma ai tempi di Mussolini. Sono difetti vecchi che [...]. A proposito di obiettività [...] il senso del giornalismo sia [...] assoluta. Si può essere coscientemente [...] processo di avvicinamento alla verità. [...] è star [...]. Perchè ha deciso sin [...] «Per non esserci. Da questa lonta-nanza che [...] curato, pos-so dire cose, vedere cose come [...] è abituato a ve-dere. Da [...] non mangio quello che [...] leggo quello che leggete voi, non parlo [...] cui parlate voi. So a ma-lapena chi [...] Bossi. Mi alzo la matti-na [...] invece della Repubblica o [...] Corriere. /// [...] /// Che cosa direbbe a [...] «Gli direi: il giornalismo non è quello [...]. E nemme-no star dietro un [...] a rimpastare [...]. E che [...] allora? Prendiamo il modo di [...] le guerre, di cui ci [...]. Per la nostra è [...] Vietnam. Eravamo [...] in ogni senso [...] sbagliato. [...] la tv ha avuto un [...] defor-mante e anestetizzante. Non fa sof-fermare su [...] real-mente. Guardiamo alla Jugoslavia. Tutti hanno la sensazione [...] lì e nello stesso tempo a [...]. Esiste un buon giornalismo [...]. La [...] ai giornali italiani [...] «Sono incomprensibili. Se uno non li [...] giorno prima non capisce niente. Io arrivo [...] e leggo della Bicamerale. E che [...] un monolocale con il [...] E [...] ci sono troppe opinioni. /// [...] /// Qual è la differenza più [...] tra [...] che ha lasciato e [...] «Quando lasciai [...] nel [...] una delle cose più [...] di questa città era il [...] di Pinelli. La gioventù era arrabbiata [...]. Oggi la gente è [...]. Ma ha perso la [...] più a niente. I giovani [...] perchè non si sono [...] ruolo di consumatori. Noi volevamo andare a Cuba [...] le canne da zucchero. /// [...] /// Insomma, aveva-mo la sensazione [...] non fi-nisse lì. Che ci fossero dei [...]. Che cosa cercava e che [...] ha [...] «Cercavo [...] da me, che ora stanno [...]. Alla fine so che penserò [...] come al più esotico dei mondi possibili e ci [...] un viaggio, [...] come se [...]. Che insegnamenti ci vengono [...] non è arrivata, ci viene [...] gandhismo, che per me signifi-ca, nella vita quotidiana, eliminare [...] cose inutili. Nel mondo di oggi [...] cose, nel giornalismo troppe informazioni. Oggi gli spazi non [...] da dire. /// [...] /// Come si raccolgono oggi [...] si capisce quello che succe-de? «Se fossi [...] e volessi capire [...] lascerei [...] grado di sviluppo del [...]. Farei un viaggio in [...] Firenze e Bologna. Ascolterei le conversa-zioni della [...] al te-lefonino». /// [...] /// Ma poi dobbiamo semplificare. Per capire dobbiamo avere [...]. Troppi [...] non servo-no. Non si può andare [...] speciale senza sapere le lingue. Poi bisogna non raccontare [...]. [...] dei giornalisti dovrebbe servire [...] questo. [...] giornalisti italiani sono fuori da [...] forma di controllo. Il fatto è [...]. Lei predica [...] anche [...] «Certo. Innanzitutto scrivete [...]. [...] mai su un argomento esaurito. Un giornalista dovrebbe avere [...]. [...] la fortuna di lavorare per [...] giorna-le che non mi ha mai permesso di [...] a pranzo. Mi avrebbero licenzia-to, sennò. Frequentando i potenti bisogna [...]. Solo così si diventa [...]. Bisogna sapere qual è [...]. Una forza che non [...] briciole di un potere che scompari-rà. [...] insegna a non diventare [...] È [...] senso della tua dignità. Il gior-nalista deve [...] dire: tu fai la sto-ria. Ma se io non [...] non ci [...]. [...] per tutti questi anni quale [...]. E dove andrebbe oggi, con [...] «In Albania. Vorrei [...] lì con un sacco sulle [...]. Antonella Fiori [...] 3. Che si tratti del [...] rico-gnizione non solo approfondita ma soprattutto appassionata, [...]. Paco Ignazio Taibo II, [...] non uno storico palu-dato, scrivendo una monumentale «Vita [...] di Ernesto Che Gueva-ra» (come suona il [...] fatto uno sforzo immane, [...] corsivi che (sono parole [...] Che, sono frammenti di lettere personali e [...] scritti a mano, articoli, poe-sie, libri, discorsi, [...]. Si trat-ta di un [...] ma cosi intriso di fascino che si [...] fiato. Un fascino che [...] risulta quasi inspiegabile, visto che [...] moltiplicazione mediatica [...] im-magine del Che dovrebbe avere [...] reale. [...] parte, dati i tempi, che [...] icona ormai carica di significati [...] resista tenacemente, resta un fatto [...]. A [...] di questo libro viene proprio [...] un senso di «presenza» del leggendario Comandante. Quello che ne esce [...] di straordinaria forza rap-presentativa, quasi icastica, in [...] delle sembianze, del cor-po, [...] del Che, sembra quasi [...]. Il fatto è che Paco Taibo [...] questo suo percorso, in questo scavo dentro [...] del Che, ne restituisce [...] fatto di limiti e [...]. Ne risultano smantellati molti [...] portati alla luce lati [...] Guevara, i più schiacciati dalla stratificazione mitologica. Il Che aveva certo una [...] intellet-tuale fuori dal comune, ma era anche attanagliato da [...] inesausta tensio-ne esistenziale. Era divorato da una sete [...] conoscenza, e insieme sentiva pulsare interiormente [...] spirito [...]. Un uomo che «doveva [...] an-che i più opachi al suo passaggio [...] comunque doveva sprigio-nare qualcosa di magnetico e [...]. Difficile che un tale [...] dal suo sprezzo del pericolo, dal fatto [...] piedi incurante delle pallottole (e infatti è [...] ferito), dal suo egualitarismo [...] in pochissimo tempo la [...] strategia della guerriglia. Doveva es-serci certamente altro. E questo altro viene [...] nel libro di Paco Taibo. Il Che era un [...]. E [...] questa voglia [...] senso un [...] mistico della prede-stinazione. Forse era un beat senza [...] e senza che gli uomini della beat [...] lo sapessero. Aveva come loro intercettato uno [...] del secolo in [...] si erano incrociati e avevano [...] meccani-smo progettato dai padroni del [...]. Aveva maturato (è noto) [...] giovanissimo, attraversando in motocicletta [...] con il suo amico Alberto [...] la miseria e il [...] capitalismo made in USA. Non poteva non parte-cipare [...] di quella rivoluzio-ne [...] che -dice Paco Taibo -«per [...] possa sembrare [...]. Enrico [...] Tiziano [...] Archivio [...] La scrittura [...] di Paolo Pagani Limina prefazione di Enrico Deaglio [...]. È [...] nella Biennale Inter-nazionale [...] di Venezia che Kir-sten [...] tiene la [...] prima per-sonale in Italia. Pur vivendo [...] nostro [...] nota soprattutto in Danimarca [...] nel 1948, a [...] in Germania (dove vive, [...] Colonia, [...] 1982). Molte sono anche le [...] ha tenuto in Sve-zia, [...] quella allestita nel 1980 a [...]. Ed in Svezia, nella [...] Moderna [...] di Stoccolma, è conservata [...] II». Realizzata nel 1990, stesso anno [...] cui [...] allestì una per-sonale presso il [...] museo svedese, [...] sembra rappresen-tare un momento [...] quasi di fuga, dalla struttura [...] delle forme plastiche [...]. Una fuga con molte [...] quella del maschio che va via di [...] alla mamma di lasciare intatta la came-retta [...]. Viene da in-terpretare [...] catene che in [...] II» ten-gono uniti alla forma [...] i [...] alla matrice, stanno distesi sul [...]. Uno dei componenti di [...] è costi-tuito da una sorta di grande [...] fori, [...] dal profilo grezzo e [...] sembra invece un vaso irregolare dal quale [...] sebbene ri-manga incatenato, un grumo di materia. Si tratta di semplici forme [...] più che altro, ma forse fantasmi di [...] manuale [...] è ridotto [...]. Sono quindi forme molto [...] dalla scultura antropomorfa -come un uomo a [...] (Danimarca) che porta sul [...] i segni dei colpi inferti dallo scultore. Un tempo sparpagliate per il [...] come in esplorazione dello spa-zio che le contiene, le [...] di [...] II» -insieme con altre sculture [...] passato, quali la piatta «Superficie su piedistallo» [...] Danimar-ca) -sono state replicate con [...] cera dalla [...] e costituiscono ora [...] dal titolo «5 x [...] Museum [...]. [...] le catene non ci sono [...]. [...] sene sta poggiato a [...] pesanti scatole tra-forate, in acciaio. Sono, queste, [...] del [...] il carrello [...] (di quelli che si trovano [...] la parte in negativo di un calco in gesso. Anche [...] due forme diver-sissime costrette a [...] a terra. Mentre nella scultura in ferro [...] («Senza titolo, States Mu-seum [...] due scabre strutture totemiche -sem-brano [...] assi di legno abbando-nate dal mare sulla spiaggia -si [...] con molta più naturalezza, quasi per [...] dal regolare e [...]. In «5 x 5» [...] funzionare da apparato catalogato-re del lavoro precedente [...] -le algide gabbie [...] acciaio contengono, e raffreddano, [...] delle irregolari forme incera. [...] tempo stesso, offrono una [...] geo-metrica, ordinata) della stanza che le contiene. E quello del rapporto [...] spazio niente affat-to asettico e siderale -sembra [...] di riferimento costante [...] di [...]. Vedremo quindi il 15 [...] così capa-ce a dare [...] op-posti, interpreterà lo spazio del pa-diglione nazionale [...] nel 1934 gli diede compassate for-me neoclassiche, [...] Peter Koch, che lo rielaborò in un linguaggio razio-nalista [...] danese (moderne forme [...]. Carlo Alberto Bucci [...] 2. /// [...] /// Carlo Alberto Bucci [...] 2. (0)
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