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Il segmento testuale zismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 18Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Nostra Guerra in KBD-Periodici: Avanti! 1943 ottobre 25 numero 10

Brano: [...]ee e degli interessi la lotta continuava insopprimibile, era inevitabile la guerra che la monarchia dichiarava e il fascismo intraprendeva.
Non potendo più vivere sui margini attivi di un cinpuantennio di ininterrotto progresso, il fascismo clave1a e?Tcare all'estero q+volln ehe .nnn trovava più all'interno: la giustificazione del suo resistere ad ogni condanna e del suo vivere oltre la morte. La guerra era nella sua logica. L'alleanza can il nazismo era nella sua morale. Incrostazione economica e storica di una forma di convivenza ferma ai precetti di una dottrina che la vita aveva svuotato di ogni attualità, ii fascismo doveva allearsi con chi ne seguiva i procedimenti e ne ripeteva in nitro clima i modi e i custumi.
La sua guerra non era la nostra guerra. La guerra fascista non era del popolo italiano, ma sul popolo italiana. La sua vittoria sarebbe stata la nostra sconfitta, il tuo trionfo la nostra fine. Nel nazismo nel quale ora si ripara si esaurisce ogni sua forza e si macchia della stessa sua tabe la borghesia monarchica.
Fasci[...]

[...]rostazione economica e storica di una forma di convivenza ferma ai precetti di una dottrina che la vita aveva svuotato di ogni attualità, ii fascismo doveva allearsi con chi ne seguiva i procedimenti e ne ripeteva in nitro clima i modi e i custumi.
La sua guerra non era la nostra guerra. La guerra fascista non era del popolo italiano, ma sul popolo italiana. La sua vittoria sarebbe stata la nostra sconfitta, il tuo trionfo la nostra fine. Nel nazismo nel quale ora si ripara si esaurisce ogni sua forza e si macchia della stessa sua tabe la borghesia monarchica.
Fascismo e nazismo sono due effetti diversi, diversi ma non opposti, dello stesso complesso mondo reazio
nario teso alla restaurazione, in una unità coatta, delle forme e delle istituzioni che ne promossero la storia. I due fini, fascista e nazista, si identificano nella accanità volontà
della conservazione ad ogni costo e
si incontrano nella stessa azione distruttrice di ogni ansia di supera
mento. Che importa se ora la mo
narchia e la borghesia che in essa opera e si ascolta dichiarano la guer
ra all'hitlerismo, come vergognando
si di un passato tanto recente? A muoverle è la stessa illusione di se
me[...]

[...]one del perdono. A guidarle nel loro tradimento è la stessa speranza di sottrariss al destino da esse stesse preparato.
Ieri per la dittatura che ora affoga nel sangue, oggi per la democra
zia che a lente spire trae gli uomini
alla resurrezione, e forse è sogno. Ma l'inganno è troppo scoperto perchè in esso si spenga ii soffio ri
voluzionario che agita gli italiani de
diti al lavoro e agli studi. Non da adesso noi siamo in guerra con il na
zismo, noi italiani dei campi e delle officine, degli uffici e delle botteghe. Non da adesso.
Questa è ben la nostra guerra, la guarra che combattiamo da vent'anni, e per la quale fummo nei campi di concentarmento, nelle carceri, negli ospedali, e per i cimiteri vanno a migliaia le ombre dei nostri morti.
Il popolo italiano non attese che il nazismo calasse in Italia a fucilare i soldati, a straziare i vecchi, a violentare ie donne, ad umitiiare lo spirito del Risorgimento, a depredare i depositi, a brillare gli stabilimenti, ad incendiare le città, per accorgersi che era il nemico da combattere, il vero nemico, il grande nemico. Nei nazismo il proletariato combatte ia sua guerra, e dunque il fascismo e la monarchia. La sua guerra, quella di sempre. E nessuno si illuda alla momentanea occasionale coincidenza.
La nostra è guerra di liberazione da tutto che sa di medioevale, da tutco che è d iintralcio all'organizzarsi della Repubblica Socialista, da tutto che è di ostacolo alla sagra dello spi. rito. E nel nostro grido è l'eco della preghiera di tutti i morti per la libertà e ia giustizia.
O Pisacane, siamo qui.



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]e la lucidità razionale che nel suo poema coesistono sempre con la tragicità, e che sono anch'essi fonti di poesia — fu enunciata da H.J.G. Patin in un saggio dal sottotitolo brillante: Du poème de la Nature. L'Antilucrèce chez Lucrèce (in Études sur la poésie latine, I, Paris 1868, p. 117 ss.) e ottenne molta fortuna, perché s'inseriva assai bene nel positivismo angosciato dell'ultimo Ottocento. Un documento significativo di questo tipo di lucrezismo è, pur con un certo ritardo, il libro di Spartaco Borra, Spiriti e forme affini in Lucrezio e in Leopardi (Bologna 1911). Ma anche un lucreziano, tutto sommato, piú « entusiasta » che « desolato » come l'anticlericalissimo Gaetano Trezza, nel suo Lucrezio (Firenze 1876', la ed. 1870) diceva: « In quella calma che ti pare olimpica senti un'acre inquietudine che ti accusa un dolore dominato ma non vinto », parlava di « sgomento dell'infinito », di « pianto compresso », e asseriva che proprio per questa consapevolezza tragica (che tuttavia non menoma in lui il coraggio della verità) Lucrezio è s[...]

[...]he lo stesso motivo dell'Antilucrèce ritorna nel pur sobrio Giussani (Studi lucreziani, rist. Torino 1923, pp. xiir, xxiii) e piú tardi in uno spirito tormentato affine per certi aspetti a Marchesi (anche se di statura assai inferiore) come Carlo Pascal8. Ebbene, nella già citata
s Se si tien conto dei rapporti tra Marchesi giovane e Rapisardi, particolare interesse (ma anche difficoltà di una soluzione schematica) presenta il problema del lucrezismo rapisardiano. Il Rapisardi tradusse Lucrezio (La Natura, Milano 1880, Torino 18822, questa seconda volta con una prefazione di Trezza, in cui si esalta Lucrezio piú come « lirico » che come espositore dell'epicureismo). La versione, malgrado qualche enfasi rapisardiana e qualche caduta stilistica, è tutt'altro che disprezzabile. In una curiosa epistola in versi A Lucrezio premessa alla traduzione (curiosa perché incomincia con un ragguaglio sulle edizioni critiche del poema, dagli umanisti fino al Lachmann, molto lodato dal Rapisardi in sonanti endecasillabi, e al Munro) il poeta latino è esa[...]

[...]isti fino al Lachmann, molto lodato dal Rapisardi in sonanti endecasillabi, e al Munro) il poeta latino è esaltato come distruttore della superstizione, precursore di Galileo e di Darwin; e del motivo dell'Antilucrèce non c'è traccia. Ma, nel Rapisardi, prometeismo antireligioso e aspirazioni religiose si alternarono sempre, e già pochi anni dopo, nella prefazione e nella chiusa del Giobbe e nelle Poesie religiose, risuonano accenti di quel lucrezismo tardoottocentesco.
SEBASTIANO TIMPANARO
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conferenza marchesiana su Lucrezio del 1950 e nel capitolo della Storia dedicato a Lucrezio questa interpretazione del De rerum natura come poema dell'angoscia suscitata dal materialismo, dell'infelicità umana che nessuna filosofia o scienza potrà mai sanare, domina incontrastata; ed è ulteriormente accentuata, come mi fa notare Dante Nardo, nella quinta edizione della Storia in confronto alle precedenti (cfr. 8a ed., rist. 1961, i, pp. 223225). Interpretazioni diverse di Lucrezio, che frattanto erano state enunciate, non avevano avuto in[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine zismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Logica <---Storia <---d'Italia <---fascismo <---fascista <---italiana <---italiani <---italiano <---ACI <---Adolfo Omodeo <---Agiografia <---Alessandro D'Ancona <---Althusser <---Ambrogio Donini <---Amministrazione <---Ancorchè <---Anna Kuliscioff <---Anna Maria Mozzoni <---Antonio La Penna <---Apologetico <---Apuleio <---Archivio <---Arnobio <---Arturo Graf <---Attilio Momigliano <---Auferre <---August Reifferscheid <---Avendo <---Belfagor <---Belles Lettres <---Bellum Catilinae di Sallu <---Bergson <---Bertacchi <---Boys-Reymond <---Calcago <---Carataco <---Carlo Pascal <---Carlsson <---Carmelina Naselli <---Carmi <---Castiglioni <---Certo Marchesi <---Chiesa <---Ciò <---Concetto Marchesi <---Corpus Paravianum <---Crispi <---D'Ancona <---Da Adriano <---Dante Nardo <---Das Ubersetzen <---De Sanctis <---Dei <---Della Magia <---Di Cesare <---Difugere <---Dio <---Diritto <---Discipline <---Discipline umanistiche <---Dogmatica <---Dousa <---Dove La Penna <---Editori Riuniti <---Eduard 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