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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale verismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 162Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giacomo Debenedetti, Ultime cose su Saba in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]a allora una città « periferica »: rispetto, si capisce, alla cultura del resto d'Italia. Ma noi ne trarremo conseguenze diverse da quelle che deduce Saba. La posizione dislocata della città, insieme coi tanti malesseri, le dava almeno un vantaggio: certi movimenti di idee e di gusto, che il resto d'Italia aveva già logorati, a Trieste arrivavano come nuovi, con una suggestività, una fruttuosità da spunti appena nati. Così fu, ad esempio, per il verismo. Nella penisola esso si era bruciato coi capolavori di Verga, sublimi tradimenti alla scuola verista. A Trieste, dal contatto del verismo col grande naturalismo europeo, scoccarono ancora i due primi romanzi di Svevo: libri che da soli basterebbero a riscattare tutti gli infortuni di quella scuola, e non soltanto in Italia. Nella penisola il verismo non era riuscito a mettersi d'accordo con la poesia, a meno che non si vo glia considerare il Pascoli come l'ultimo verista provinciale e dialettale, tesi ingegnosa ma discutibile. A Trieste il verismo arrivò ancora in tempo a trovare il ragazzo Saba, già per conto suo disposto a una poetica delle case.
Accantoniamo, per un momento, le prime vaporosità delle Poesie dell'adolescenza: sono in parte gli esercizi di canto di una voce nell'età della muda. Fu la tromba di una caserma salernitana a sonare la sveglia alla poesia di Saba. Ne usci una poesia verista, nel miglior senso della parola. Prima dei Versi militari sarebbe stato difficile trovare, in una lirica italiana non burlesca o matta, una notazione come quella che dipinge il compagno durante una marcia: « Mezza lingua fuori gli pende[...]

[...]bue ». Gli eventuali e prossimi precedenti di una
ULTIME COSE SU SARA 9
poesia così (si scusi il gioco) fuor dei denti obbedivano a una vanità, a un'ostentazione dello scandalo (il caso più ovvio e vicino era stato quello di Stecchetti). Con Saba, quei tratti rientrano in una specie di, naturalezza poetica. Una materia classicamente spregiata esibisce la carta dei suoi diritti di cittadinanza nella poesia. Si tratta di una fase inevitabile del verismo. Anche nella narrativa esso aveva dovuto accettare il confronto col vero più miserabile e disgustoso per convincersi della narrabilità di un vero non romanzato; Saba accettò un confronto analogo per dimo strarsi la canta'bilità di un vero non idealizzato.
Ma il suo verismo è più sostanziale: non innova soltanto la materia delle immagini, é esso medesimo a suggerire con che mondo Saba deve cimentarsi. A noi quei soldati dei Versi militari, e il soldato Saba tra loro, paiono esattamente i commilitoni di Turiddu o di 'Ntoni Malavoglia. Perché la vita militare sia sta. ta un tema elettivo del verismo é un piccolo indovinello letterario che porta la sua soluzione tra le righe. Verga si limitò a farci sentire l'eco degli anni di caserma, i suoi giovanotti ce li mostra quando tornano congedati; Saba si mette dentro alle giorna te in uniforme, elimina l'aneddoto alla De Amicis, afferra gli scorci: e dove un narratore farebbe bozzetti, lui poeta riesce a fare sonetti coi dovuti requisiti lirici.
Qualche anno dopo, l'altra tappa decisiva del Canzoniere é Trieste e una donna. Anche qui, chi volesse cinicamente ridurre l'episodio centrale (la storia del momentaneo abbandono della Lina) al fatto [...]

[...]ista della poesia; ma potrebbe essere anche di Santuzza o della Mena. E in quale punto, divenuto irreperibile, di Nedda o di Vita dei campi avevamo sentito prorompere questa rabbia d'amore: « quante lacrime m'ero ribevute alla salute del mio vile cuore! », di una platea
10 GIACOMO DEBENEDETTI
litá veramente rusticana, che riesce a portarsi in una limpida, insperata posizione di canto?
Ma Saba, appunto perché introduceva, lui per il primo, un verismo genuino nella poesia lirica, doveva garantirsi che ne venisse fuori una poesia di quella buona, con le carte in regola. I dati di cui disponeva (la sua cultura, le sue letture, le ha raccontate lui a più riprese negli scritti in prosa) non gli offrivano che una possibilità: controllare se quella ispirazione era capace di ricostruire le forme esemplari della poesia italiana. E allora, eccolo arruolato nel suo tradizionalismo di stampi metrici, di ossequi linguistici. Una poesia di cose, che lo ha vincolato a una ortodossia passatista di forme: due grandi spinte per il viaggio contro corrente. [...]

[...] offrivano che una possibilità: controllare se quella ispirazione era capace di ricostruire le forme esemplari della poesia italiana. E allora, eccolo arruolato nel suo tradizionalismo di stampi metrici, di ossequi linguistici. Una poesia di cose, che lo ha vincolato a una ortodossia passatista di forme: due grandi spinte per il viaggio contro corrente. Fin qui abbiamo visto come gli siano venute da Trieste, che gli aveva messo a disposizione un verismo ancora tutto utilizzabile.
***
Guardiamo adesso come abbiano lavorato gli impulsi provenienti dal suo interno. Ci sono artisti che non capiremmo mai del tutto, se non sapessimo donde sono usciti. Kafka, per esempio, o Chagall non si possono spiegare senza il Ghetto, o i residui del Ghetto. Negli anni che Saba chiama « meravigliosi », prima delle due guerre, girarono per l'Europa due tipi messi in circolazione dal romanziere Zangwill: i figli del Ghetto e i sognatori del Ghetto. Saba fu per lo meno un nipote del Ghetto. Al Ghetto triestino, che per() era aperto da molti decenni, lo riconduss[...]

[...]li veniva da un'altra storia, Dopo soddisfatte, cori una onestà a tutta prova, con una disponibilità di mezzi che nessuno ormai gli poteva contestare, anche le esigenze della « bella » poesia, la sicurezza di avere utilmente speso la propria vita gli era data dalla fiducia, dalla controprova che la sua poesia reggeva al criterio del vero. Il vecchio verista era ormai tranquillo di essere riuscito ad alzare le cose anche al di sopra di ciò che il verismo prometteva: dal vero dell'oggi al vero di tutti i giorni possibili. Si era seduto al tavolo del suo gioco, e gli era parso che tutte le carte fossero contrarie, come dice la poesia Partita. Ma alla fine poteva in buona fede concludere come conclude quella poesia: « Mi levo tra volti amici, conto il mio guadagno ».
Quel criterio del vero, che gli permetteva di ricapitolare tutto il suo lavoro con uno sguardo ancora più rasserenato, l'aveva
(1) Del D'Annunzio poeta teatrale, il Saba degli anni più polemici soleva dire che avrebbe preferito, semmai, il primo atto della Fedra.
ULTIME COSE SU [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Trevisani, Gramsci e il teatro italiano in Studi gramsciani

Brano: [...]i sostenere ormai la parte che s'era assunta e che aveva assolto. Il dramma, come ogni altra forma di letteratura, si frantumava ai medesimi scogli; non è piú che questione di appetiti e di indigestioni ».
In quel tempo, in Italia, il teatro ottocentesco non dà che un suono lontano e sordo: quello sentimentaleromantico, infatti, è ormai anacronistico, quello d'intreccio non ha piú mordente, e galleggiano sulle acque del teatro i relitti di quel verismo che aveva cominciato a denunziare la corruzione e la decadenza della società borghese, e si era rivelato troppo povera ed ingenua cosa — borghese esso stesso — di fronte a1 travaglio della umanità e allo smarrimento della borghesia che caratterizzavano l'angoscioso e sconvolgitore tempo della guerra e i tormentati anni del dopoguerra. Quanto al teatro di D'Annunzio, esso era franato ormai sotto il peso della sua retorica. La scena italiana, lenta e sospettosa nell'accogliere Ibsen e Shaw — sorda soprattutto ad accogliere il messaggio di Ibsen che tendeva alla ricerca ed alla valorizzazione de[...]

[...] avrà poi suo massimo sviluppo sotto il fascismo.
Una sola opera, maturata in un clima di volontarismo ibseniano, si è, negli ultimi anni (è del 1912), staccata dalla produzione salottiera, oltre che valorizzata da una interpretazione inimitabile. Il Santo è l'opera; Ruggeri l'interprete: per il resto, Bracco rimane anche lui nel salotto, o talvolta — il che non è, certo, artisticamente piú valido — scende in istrada con gli atti unici di tardo verismo.
I futuristi non avevano portato nel teatro che clownesche stramberie; e, d'altronde, non tarderanno a rivelarsi, in tutta la loro attività, quel « gruppo — come Gramsci disse — di scolaretti, che, scappati da un collegio di gesuiti, hanno fatto un po' di baccano nel bosco vicino e sono stati ricondotti sotto la ferula della guardia campestre ».
In contrapposizione al salottierismo erano sorte, sulla scia benelliana, opere intese ad evadere dalla povertà presente, risalendo al passato nella storia e nei miti. Benelli aveva sconfessato D'Annunzio, ma la discendenza era innegabile. Ora la Cen[...]

[...], e la fecondità irresistibile prorompe da tutta la materia organica », l'opera che non po
Giulio Trevisani 293
teva non ferire profondamente la mentalità cattolica; e Gramsci ricorderà piú tardi le chiassate degli studenti clericali torinesi alla prima di Liolà, quando — nei tempi dell'accanimento della Civiltà cattolica e dei critici teatrali cattolici contro Pirandello — osserverà che, in effetti, il grande scrittore siciliano si stacca dal verismo borghese e piccoloborghese del teatro tradizionale perché la concezione umanitaria e positivistica del verismo non era anticattolica; e, invece, la tendenza filosofica pirandelliana, qualunque ne siano il contenuto, i limiti, la coerenza, è sempre
indubbiamente anticattolica ».
Nel chiudere la prima parte di questa comunicazione riguardante le recensioni teatrali, mi si permetta di osservare che ai critici d'oggi Gramsci offre lezioni di costume e di stile.
Caratteristica della sua critica teatrale è il suo antiintellettualismo. Il linguaggio di Gramsci è semplice: familiare il tono; chiara l'esposizione del fatto e limitata all'essenziale. I giudizi non cadono dall'alto ma emergono spontanei dal d[...]



da (9 Domande sul romanzo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]n capisco la domanda. Il romanzo è sempre « oggettivo », nel senso che tende a risolversi in rappresentazione e racconto, anziché in effusione lirica; sia che si usi la prima o la terza persona. I due massimi scrittori dell'Ottocento, Tolstoi e Dostoievskij, hanno usato direi indifferentemente sia la prima che la terza persona.
5) Il realismo socialista in teoria è un pasticcio, e in pratica ha dato i frutti che sappiamo. Laddove, che so io, il verismo era una formula infelice, ma all'insegna del verismo Verga ha scritto i suoi capolavori.
6) Io sono persuaso che il linguaggio debba essere trasparente, che lo stile debba essere « inavvertito », come dice Pasternak; ma
9 DOMANDE SUL ROMANZO 15
questo non significa affatto «lasciar parlare le cose ». Lo scrittore, é bene lui che parla; ma la differenza tra uno scrittore e un letterato (il « vistoso » scrittore di cui parla la domanda) sta appunto in ciò, che allo scrittore preme esprimere certe cose, mentre al letterato sta a cuore il risultato stilistico.
Mi sarebbe sembrata più interessante un'altra domanda: se sia miglior scrittore chi d[...]



da Sergio Solmi, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Nota sul comunismo e la pittura in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]ttico che dicevamo, inevitabilmente trae forza dalla sua opposizione ad essa.
Nelle sale della mostra sovietica mi venne fatto di pensare che l'arte, di cui mi stavano sott'occhio alcuni esempi, aveva una stretta parentela con quella dei cosiddetti o ottocentisti» nostrani: nome col quale si sogliono comprendere quei pittori che, indifferenti ai movimenti susseguitisi dall'impressionismo fino ad oggi, continuano a dipingere secondo i canoni del verismo, aneddotismo e bozzettismo ottocenteschi. Noi sogliamo obiettare a quegli artisti la loro arretratezza, la loro inattualità: in altre parole, di essere dei passivi ripetitori, non dei creatori. Ciò non toglie il fatto che molti di essi, i cui nomi non compaiono né nelle storie dell'arte con
temporanea, nei cataloghi delle biennali, abbiano ben più larghe clientele, nel pubblico media e piccolo borghese, di quelle che possano vantare gli artisti di più chiara fama fioriti nel periodo
<c fra le due guerre» e ormai pienamente affermatisi in ambienti culturalmente più scelti, ma quanta più rist[...]

[...]e il fatto che molti di essi, i cui nomi non compaiono né nelle storie dell'arte con
temporanea, nei cataloghi delle biennali, abbiano ben più larghe clientele, nel pubblico media e piccolo borghese, di quelle che possano vantare gli artisti di più chiara fama fioriti nel periodo
<c fra le due guerre» e ormai pienamente affermatisi in ambienti culturalmente più scelti, ma quanta più ristretti. La loro forza é quella di poggiare appunto su quel verismo e aneddotismo Otto
centeschi che hanno costituito l'ultima espressione dell'arte figurativa che sia stata veramente «popolare» in Italia e fuori. Qualcosa di analoga, a parte ogni determinazione di valore, a quello che é stato il teatro d'opera nel campo della musica. Soltanto, l'e spressione plastica si é prestata, successivamente, a una sorta di industrializzazione da parte di innumeri mestieranti, industrializzazione alla quale si é invece sottratta, per ragioni ovvie, l'opera mu~ sicale, col proprio suicidio.
Ì
S. SOLMI NOTA SUL COMUNISMO E LA PITTURA 65
Si suole far risalire alla s[...]



da Carlo Muscetta, [Saggio introduttivo a] Angelo Muscetta, Memorie di un commerciante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]ballo Excelsior apparve come l'epifania sublime, il preannuncio.
Ma per il nostro autobiografo, che si dimostra uomo di viva immaginazione e pronta sensibilità, l'espressione coreografica e musicale più popolare del liberty era «una esagerata Bellezza », qualcosa di ineffabile che trascende il gusto del reale a cui l'educò la sua esperienza letteraria più continuativa e più intensa: quella (come si è già detto) dei romanzi d'appendice, col loro verismo di epigoni rozzi e retorici, col loro misto di situazioni melodrammatiche e coincidenze mirabolanti, col loro linguaggio fattizio, atteggiato e stereotipato.
cc Quando fu udito lo scoppio della pistola, l'orologio segnava le undici della notte del 2 gennaio 1848, lo stesso giorno e la stessa ora in cui nove anni fa era morto Giorgio Bartoli ». Cosi
MEMORIE DI UN' COMMERCIANTE 39
finisce Sotto altro cielo di Francesco Mastriani. La più importante, ma non la sola di analoghe meravigliose coincidenze si legge sul bel principio delle memorie di mio padre, per il quale l'emozione di porre a ris[...]

[...] qualità morali, qualche epiteto (gli aggettivi sono rarissimi) accennato con mano leggera e affettuosa, perché suoni omaggio gentile o veridica precisione, e mostri che l'essenziale di un carattere non è sfuggito al Suo « occhio clinico ».
Tutto e tutti convergono sempre verso il protagonista e la costruzione della sua azienda. E le figure sono più o meno caratterizzate a seconda di ciò che prima d'ogni altra cosa interessa lo autobiografo. Il verismo cronistico dei particolari è compensato dall'intensità degli episodi e dall'evidenza dell'azione, in cui le sagome dei personaggi sono chiaramente individuate. Meglio di ogni altro vien fuori il carattere dello zio Sabino, singolare tipo di borghese velleitario, che vorrebbe fare affari solo per far credito ai clienti ferrovieri della sua trattoria, ma che fallirebbe senza l'aiuto di Angelina, oggetto del suo amoreinvidia, delle sue gratuite sopraffazioni di autoritario inconcludente « con gli occhi fuori delle orbite » e perfino « la pistola in pugno »; ma che infine si arrende alle interces[...]



da Appunti-Mostre. t.m.[in sommario a. l. s.] [appunti di], Gli ottocentisti italiani a New York nel 1949 in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...]ercato, contadini pit schi, bellissimi monelli, ritratti pomposi e valli assola sparse di campanule. Alcuni artisti tuttavia ebbero mire alte: Fattori fu un abile disegnatore; Mancini maneg colore brillantemente e De Nittis attese a veder la S Questo è tutto, ed è forse troppo aspro perchè non rono nella pittura italiana del secolo scorso gentili mo romantici nel nord, e gentili moventi puristici al centr viati poi sul binario del più generico verismo di second no. Il fatto è che quando i valori originali si veggono d il critico trova difficilmente stimolo che lo ecciti a disti e sceverare più minutamente. Qui, in patria, è cosa l che ci si provi ad assottigliare il giudizio tra Abbati e rini, tra Sernesi e Borrani, tra Fattori e Cannicci. M stinzione avrebbe dovuto essere chiara in partenza nella m degli ordinatori della mostra, perchè un pubblico, av a valori più alti, potesse avvertirla subito. Ciò non er fatto, anche a giudicar dal catalogo e, pertanto, era p bile il fiasco. Come scriveva acremente Maccari, c anc vertendo l’ordine d[...]



da Appunti-Libri. r.l.[appunti di] Thadee Natanson, Peints à leur tour, Paris, Albin Michel, 1949 in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...]inque ! Tipico scrittore di quei tempi, squisitamente attorto nella sua sintassi c à rebours’, il Natanson sa bene che cosa occorra per riuscire in codesti ritratti. Si accorge per esempio ‘qu’il faut un effort plus attentif et tendu de l’imagination pour inventer les éléments de son modèle d’après na­ ture que pour le tracer de fantaisie. Et il faut d’autant plus inventer ses traits que l’on tient à leur rester fidèle’. È questo scrupolo di verismo in­ teriore che lo porta a replicare per due volte, con varianti significative, il ritratto di Renoir, forse il più alto del libro; e del quale è da leggere62

LIBRI

Natanson almeno un passo (p. 15): ‘Il fallait que tout en lui bougeàt perpétuellement. Que tout bougeàt. Et d’abord un corps allongé, tantót voùté, redressé tantót, plus maigre de flotter un peu dans les vétements, corps de droite et de gauche balancé, qui ne faisait qu’aller et venir et précipiter ses enjambées ; puis sa volubilité. Aussi bien, les yeux, toujours en quéte, qui regardaient avidement, des yeux bruns, humide[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Manelli, Note sulla poesia dialettale ternana in Studi gramsciani

Brano: [...]puto o potuto suscitare un moto artisticoculturale, spesso l'unica documentazione è proprio quella espressa dai modesti cantori legati alle classi subalterne, sia pure fra inevitabili contraddizioni di contenuto e di tono.
Dei 12 poeti di Terni da me scoperti e raccolti in antologia, 6 sono impiegatucci di second'ordine, 2 artigiani, 1 contadino, 1 piccolo commerciante, 1 operaio e un solo intellettuale.
Se è documentabile che il periodo del « verismo » ha costituito in Italia la temperie propizia al fiorire della poesia dialettale nelle varieregioni, è pure documentabile che ogni provincia e perfino ogni città, sviluppandosi economicamente e socialmente in modo originale, ha, in forme particolari, ispirato e condizionato i propri poeti.
L. V. N., p. 215.
2 Terni, Edizioni Thyrus, 1957.
3 Parma, Editore Guanda, 1952.
Raimondo Manchi 185
Uno degli aspetti piú evidenti del mondo contemporaneo, verso la fine dell'Ottocento, è l'impetuosa trasformazione dell'industria da manuale a meccanica.
Nel momento in cui per il lavoratore dei campi[...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]ue proprio la via 'opposta di quella che dovrebbe indicare una critica coerentemente marxista. La quale lungi dal formulare schematizzazioni generalissime, sarebbe partita da una analisi precisa a concreta della involuzione del capitalismo nelle varie nazioni e delle sue conseguenze ideologiche, culturali e di costume per giungere — se possibile e necessario — a posteriori ad alcune formulazioni generali. Si pensi alle differenze profonde tra il verismo francese e quello italiano : a Zola che trae le sue esperienze dalle grandi masse agglomerate in una sterminata città moderna e a Verga che ha di fronte la muta disperazione, la opaca rassegnazione e le improvvise esplosioni delle plebi contadine del Mezzo giorno ; a Zola ché sentiva di essere collegato a una coscienza popolare viva e diffusa, e a Verga che non poteva se non esprimere — con l'animo del gentiluomo che contempla e comprende = il silenzio disperato di quel mondo disgregato, arcaico, chiuso agli influssi della civiltà moderna. E si pensi alle posizioni diverse che quelle classi e[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine verismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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