Brano: [...]), ambientato nell’Italia prefascista; mentre, con L'impiegato (1959), pur ispirandosi ai modelli americani, diede sostanza ben italiana al fine ritratto satirico di mali nazionali come, ad esempio, la burocrazia.

Altri suoi film furono: Il marito (1958, con Nanni Loy), L'attico (1963) e alcuni episodi minori, sempre nel campo della commedia. Non gli riuscì invece II carro armato dell’8 settembre (1960), dove non seppe ottenere la fusione tra umorismo e dramma. Ma finalmente, e purtroppo in prossimità della morte, trovò un tema a lui congeniale con I sette fratelli Cervi (1968), in cui la produzione cooperativistica e l’assistenza delle forze partigiane gli consentirono di evocare col necessario impegno civile, ma anche con il pudore e la grazia che facevano parte del suo temperamento e della sua cultura, la vita e il sacrificio dei martiri emiliani.

U.Ca.

Puccini, Massimo

Massimo Mida. N. a Falconara Marittima (Ancona) nel 1917; documentarista e giornalista cinematografico.

Come critico e collaboratore di « Cinema » e « Bianco[...]

Brano: [...]ndo, Biagio e Antonio II Capolicchio; Giovanni / Fabris; Lino Pugliese; Marcello Tarticchio; Giovanni Debrevi; Romano, Matteo e Paolo Matticchio; Giovanni Demori; Michele e Giovanni Deghenghi; Giuseppe Tesser; Pietro Delcaro; Antonio e Giordano Demori; Eugenio Valente; Gilindo Passetto; Renato e Andrea Detoffi; Andrea Deimoro; Pasquale Lucchetto; i fratelli Leonardelli.

Galletto rosso, Il

Foglio clandestino dal sottotitolo: « Avanguardia d’umorismo proletario », pubblicato nel 1927 a Roma, a cura di Ferruccio Rigamonti e Pietro Secchia. Riprodotto litograficamente, ne uscirono 6 numeri (il primo nel febbraio 1927) con perio

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Brano: [...]al Martinetto, nel quale rievoca il processo dell'aprile 1944.

Fusi — ha scritto Alessandro Galante Garrone — non s'impanca a storico, neppure a memorialista. Con una sorprendente fre

schezza e immediatezza di stile ci fa rivivere quel dramma minuto per minuto [...]. Ma questa bontà che esala dal piccolo libro, non è mai stucchevole. E lo si deve all'altra nota dominante da capo a fondo, che è — erba piuttosto rara in Italia — uno schietto umorismo. Questa attitudine al sorriso accompagna Fusi in tutto quello che fa, e a un certo punto, quando gli eventi precipitano, diventa forza morale, che rischiara la tragedia stessa come di una fresca luce di primavera. Tutti gli imputati, come trascinati dalla verve sbarazzina di Fusi, scherzano e ridono con lui. Ecco un solo, piccolo saggio della conversazione degli imputati in camera di sicurezza, nell’attesa della sentenza dopo le pesanti richieste del P.M. di condanna a morte:

« Il capitano Balbis dice: ’’ Ragazzi, avete pensato al desiderio da esprimere questa sera? lo chiederò di fare il [...]

Brano: [...]io, o par i pizzicotti.”

Boito ri rendeva conto che la tragedia di Otello, Desdemona e Jago poteva facilmente cadere nell’esagerazione. Specialmente Otello è un personaggio cosi ribollente e credulone, che in scena ri presta a manifestazioni enfatiche dal tutto fuori luogo. Le sue violenze, le sue colle re, le sue urla di animale ferito, se inducono lo spettatore alo sgomento e ala pietà, allo stesso modo potrebbero sollevare il più spontaneo umorismo. Quindi fl librettista c onrigliava ai cantanti di seguire sempre i suggerimenti dal grande Shakespeare, fl creatore di Otello.

GJM