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Il segmento testuale totalitarismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 160Entità Multimediali , di cui in selezione 25 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 664

Brano: Stalinismo, Interpretazioni dello

"Monolitismo" e "totalitarismo"

In realtà, dietro al problema dello stato si veniva configurando un nodo complesso in cùi si ritrovavano non solo le questioni relative alla struttura amministrativa del potere, ma anche i suoi rapporti di identificazione con il partito, la presenza di un sindacato trasformato in « cinghia di trasmissione », di un partito divenuto organizzazione militare e ideologica, di un’economia totalmente priva di una propria sfera autonoma. Tutti questi aspetti, che si ritrovavano nella concezione del « monolitismo » (termine che Stalin stesso coniò), finivano poi con l'operare in un contesto storic[...]

[...]spetti, che si ritrovavano nella concezione del « monolitismo » (termine che Stalin stesso coniò), finivano poi con l'operare in un contesto storico dominato comunque dall’avvento delle masse nella lotta politica, prodotto anch’esso della Grande guerra e fenomeno riscontrabile in numerosi altri paesi europei, primo fra tutti la Germania.

Simili considerazioni avevano spinto la filosofa tedescoamericana Hannah Arendt a parlare di avvento del « totalitarismo » con l'insorgere delle società di massa e a guardare in particolare all’esperienza tedesca. Questo termine ha poi conosciuto una notevole fortuna, soprattutto in seguito alla Seconda guerra mondiale, allorché, durante la “guerra fredda”, esso si prestava, pur con un uso il più delle volte approssimativo, alla polemica politica tra i blocchi e alla contrapposizione fra « democrazia » e « totalitarismo ». Probabilmente proprio simile connotazione, così come la difficoltà a racchiudere in questa teoria l’insieme delle vicende relative alla storia sovietica (la stessa Arendt riconobbe, negli anni Sessanta, la necessità di distinguere fra la « dittatura rivoluzionaria » di Lenin e il « regime totalitario » di Stalin), ha accentuato in molti studiosi la tendenza ad adottare il termine, del resto sottoposto a critica anche dalla storiografia angloamericana e da autori quali Frederic Fleron e Alfred Meyer.

Insomma, la genericità del concetto (che quanto più si espandeva tanto più diventava una[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 78

Brano: [...]sibilità di piena attuazione nella vita civile di ogni paese industrialmente avanzato. NeH’economia bellica si afferma ed esalta la funzione di quello Stato centralizzatore già prefigurato dal fascismo, quindi di un potere di fatto totalitario che erode e spezza le barriere costituzionali poste a tutela dei cittadini, per dirigere in

nome della propria legittimità ogni settore della vita pubblica e ogni aspetto dell’attività individuale. Quel totalitarismo che il regime fascista aveva cercato di instaurare istituzionalmente in Italia (e con più successo in Germania) nelle forme rozze e primitive consentite dai mezzi dell'epoca, costituisce oggi l’obiettivo verso cui procede con mezzi assai più sofisticati e potenti la società capitalistica avanzata.

In questo nuovo quadro storico il neofascismo svolge ancora un ruo

lo importante. Come fattore apertamente eversivo (in forma diretta e indiretta, per le reazioni che provoca anche in seno a frangio del movimento operaio), il neofascismo suscita una richiesta e un’aspettativa di ordine autorit[...]

[...]a civile. La tragica spirale di violenza iniziata dal terrorismo nero, sapientemente alimentata e sfruttata da forze dell’apparato statale, della grande industria e dell’alta finanza, ha costituito il catalizzatore ideale per accelerare un processo di « militarizzazione » della vita del paese, condizione necessaria per procedere alla ristrutturazione economica di cui si è detto.

E. Ni.

Bibliografia essenziale: Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Ivrea, 1967; Pietro Secchia, La Resistenza accusa, Mazzotta, Milano, 1973; Luigi Longo, Chi ha tradito la Resistenza, Editori, Riuniti, 1975; Daniele Barbieri, Agenda Nera, Coines, Roma, 1976; Giorgio De Luna, Neofascismo, La Nuova Italia, Firenze, 1978; R. FaenzaM. Fini, Gli Americani in Italia, Feltrinelli, Milano, 1976; Guido Quazza, Resistenza e Storia d’Italia, Feltrinelli, Milano, 1976; Manlio di Leila, Stòria della Democrazia Cristiana, Marietti, Torino, 1980; Antonio Bevere, Siamo ancora il paese più libero del mondo?, La Pietra, Milano, 1980.



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 300

Brano: [...]ne un’esperienza negativa che gli sarebbe servita più tardi. A ventanni decise di arruolarsi nella polizia dell’impero (anche questa una scelta che gli verrà rinfacciata dagli avversari) e chiese di essere inviato in Birmania. Ma a Rangoon si accorse del passo falso compiuto e nel 1927, approfittando di una licenza, si dimise dal servizio. Il servizio svolto nella polizia britannica fece nascere in lui un odio profondo contro l’imperialismo e il totalitarismo.

Scrittore di sinistra

Tornato in Europa, decise di seguire la sua vocazione di scrittore, affrontando anni di indigenza a Parigi e a Londra. Il suo primo libro pubblicato (Down and Out in Paris and London, 1933) è un crudo réportage di quel periodo, durante il quale Orwell prese posizione per un’umanità di derelitti ed emarginati. Nel 1935, per incarico del « Club del libro socialista », condusse un’inchiesta sulle condizioni dei minatori inglesi e ne pubblicò i risultati in un altro libro [The Road to Wigan Pier, 1937), che denunciava il brutale sfruttamento cui i lavoratori venivano [...]

[...]ero lo scontro tra anarchici e poumisti da una parte, forze governative e comunisti dall’altra. A giugno, dopo un’altra breve permanenza al fronte, tornò in

Inghilterra, dove compendierà la sua esperienza spagnola nel libro Homage to Cataìonia (1938),

Socialista libertario

Tornato in patria con un bagaglio di esperienze che esaltavano il suo spirito di socialista libertario, nemico di ogni sopraffazione dell’individuo e di ogni forma di totalitarismo politico (di destra e di sinistra), allo scoppio della Seconda guerra mondiale Orwell (riformato alla visita medica, quindi esonerato dal servizio militare) fece parte, come volontario, della Home Guard. Negli anni del conflitto si dedicò a un’intensa attività pubblicistica, come autore di saggi di critica letteraria, commentatore radiofonico presso la B.B.C., corrispondente del quotidiano di sinistra « The Tribune » e del « The Observer ».

Nel 1944 finì di scrivere il libro Animai Farm (La fattoria degli animali), racconto allegorico nel quale denunciava l’involuzione totalitaria dello St[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 430

Brano: [...]iodo che ha rappresentato non solo una fase di protezionismo, ma anche di sensibili controlli sull’apparato produttivo e di ingresso diffuso della classe politica nella società civile. Dopo il 1945, da parte degli economisti liberali e degli ambienti imprenditoriali vi fu un’identificazione immediata deH’economia controllata con l’economia corporativa (v. Corporativismo fascista), cioè di ogni forma di intervento dello Stato nell’economia con il totalitarismo di tipo fascista.

La sinistra, da parte sua, si limitò a impedire la liquidazione deH’I.R.I., e solo agli inizi degli anni Cinquanta venne proposta una funzione antimonopolistica delle PP.SS.. L’I.R.I. sarebbe così diventato (nei propositi della sinistra) uno strumento di potenziamento della piccola e media industria.

Per questo la sinistra si batté per

lo sganciamento dell’I.R.I. dalla Confindustria e, attraverso la separazione dell’economia pubblica da quella privata, per un ruolo autonomo delle PP.SS. nel sistema economico italiano. In un primo tempo venne chiesto il passaggio all[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 799

Brano: [...]combattere, « Prometeo » sosteneva che bisognava porre al centro della strategia rivoluzionaria il proletariato tedesco che, quantunque massicciamente irreggimentato dal nazismo, aveva dietro di sè la grande tradizione di lotta di cui Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg erano i simboli più evidenti.

All’obiezione di chi sosteneva che la presenza sovietica nel fronte democratico cambiava la natura del conflitto, facendolo diventare una guerra tra totalitarismo fascista e democrazia, « Prometeo » rispondeva che l’U.R.S.S. non era più da considerarsi uno Stato socialista: la Russia della Rivoluzione d'Ottobre, dei Soviet e di Lenin era stata oramai soffocata e la sua struttura aveva subito un’involuzione che ne aveva mutato i connotati economici e politici. Secondo gli internazionalisti, la Russia di Stalin era ormai diventata un potente Stato capitalista con al vertice una nuova classe sfruttatrice, classe che altro non era se non la vecchia borghesia mascherata con nuove sembianze. Pertanto, secondo quell’analisi, i lavoratori dovevano prendere le [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 801

Brano: [...]eppe conquistarsi, almeno per il primo decennio, la neutralità delle Chiese evangeliche, inclini ad apprezzare i vantaggi di una condizione giuridica non sfavorevole e ad astenersi da giudizi politici.

Solo a\VEsercito della Salvezza, organismo non ufficialmente riconosciuto, toccò di essere posto sotto sorveglianza.

Poco a poco, tuttavia, le notizie provenienti dalla Germania, l'esempio della Chiesa confessante tedesca e l’accentuarsi del totalitarismo di regime vennero sospingendo talune comunità italiane su posizioni critiche. Pastori e laici valdesi giunsero così, nel 1935, al rifiuto di partecipare alla raccolta degli anelli per la guerra etiopica. Di lì a non molto, la rivista Luce, organo della Chiesa Valdese, di fronte all 'inasprirsi delle pressioni naziste in senso antisemita, pubblicò un coraggioso articolo di Mario Falchi contro il razzismo.

L'esperienza della guerra, pur non smuovendo il silenzio delle Chiese ufficiali, operò nondimeno sulle coscienze dei singoli e indusse a scelte operative. Dal 1943 folti gruppi di pastori,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 833

Brano: Questione romana

smo e del socialismo del secolo XIX, così deve restare al di sopra del totalitarismo del secolo XX ».

I discorsi di Mussolini alla Camera il 13 ed il 25.5.1929, ancor prima della ratifica del Trattato, dissiparono ogni equivoco.

Nel giro di pochi mesi si raggiunsero punti di altissima tensione tra regime e papato, culminati con la pubblicazione deirEnciclic^ « Non abbiamo bisogno » (29.6.1931), nella quale il Papa condannava la politica totalitaria del fascismo nel campo deH’educazione giovanile (argomento questo, che già in sede di trattativa alla vigilia dei Patti aveva creato non pochi contrasti). Infine si raggiunse un compromesso, in base al quale la Santa Sede si [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 309

Brano: [...]oriale ispirato al fascismo italiano, basato su princìpi “corporativi” e “cristiani” (v. Corporativismo fascista) : furono da lui aboliti il diritto di sciopero, le libertà di stampa, opinione e organizzazione; unico partito ammesso, dal 1934, divenne VUniao Nacional (Unione nazionale) fondata nel 1930 dal Salazar stesso. Nel 1939 strinse con il regime franchista spagnolo il cosiddetto Patto Iberico, allineandosi così anche in politica estera al totalitarismo fascista, ma non partecipò direttamente (al pari della Spagna) alla Seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra si legò strettamente agli Stati Uniti e nel 1949 il Portogallo aderì al Patto Atlantico (v.). Nel 1956 Salazar firmò con gli U.S.A. un trattato di amicizia che praticamente poneva il paese compietamente alle dipendenze economiche e militari del governo americano. Alla fine degli anni Sessanta, essendo gravemente ammalato, il dittatore venne sostituito al vertice del

regime da Marcelo Caetano. Morì poco dopo, mentre si stava consumando la crisi dell’anacronistico impero coloniale port[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 326

Brano: [...]e una seconda laurea), per conseguire poi la libera docenza in Filosofia del diritto all’Università di Pisa e, più tardi, quella di Filosofia morale all’Università di Roma. Fu autore di una quarantina di pubblicazioni (facendo tra l’altro conoscere in Italia l'opera del filosofo e sociologo inglese Herbert Spencer), occupandosi di economia, di etica e di religione. Per la sua stessa formazione intellettuale fu fieramente critico di ogni forma di totalitarismo, sia di destra che di sinistra, quindi contrario al fascismo fin dal 191920.

Esule politico

Nel marzo 1924, quando già il fascismo era al potere e le opposizioni liberaldemocratiche davano chiari segni di connivenza con il nascente regime, in vista delle elezioni italiane, da Firenze inviò a due autorevoli giornali britannici (il New Statesman e la Westminster Gaiette) articoli che denunciavano all’opinione pubblica internazionale i pericoli della imminente dittatura, firmando con il proprio nome. Pochi giorni dopo, Il Popolo d'Italia (organo di Benito Mussolini, personalmente attaccato[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 367

Brano: [...], Saragat fu tra quei socialisti che ruppero con Nenni, non fra i più esposti e oltranzisti (quale Angelo Tasca), ma fece parte (appunto con Tasca e col vecchio Morgari) dell’esecutivo che avrebbe dovuto sostituire il segretario. Per Saragat si aprì una fase alquanto composita, che non risentiva soltanto della complessità della situazione e della nuova svolta del 1941: da un lato piegò e svolse le sue precedenti istanze dottrinarie all’idea del “totalitarismo” (in cui assorbiva l’esperienza sovieticostaliniana), dall’altra fu tuttavia pronto a riconoscere la priorità tattica dell’unità antifascista. Sarà Giorgio Amendola a spianare la strada, nei suoi confronti, a una riconciliazione con Nenni: era anche la via dei collegamenti unitari della sinistra (P.C.I., P.S.I., G.L.) che condurranno poi ai C.L.N. come spina dorsale della Resistenza. Rientrato in Italia nel 1943, dopo la

caduta del fascismo, all’indomani dell’8 settembre fu arrestato a Roma e carcerato a Regina Coeli. Da qui verrà fatto uscire, unitamente a Sandro Pertini (v.), dai partigi[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine totalitarismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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