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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale tismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 72Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]ivamente, ma storicamnte, come l'insieme dei rapporti sociali in cui gli uomini reali si muovono e operano, come un insieme di condizioni oggettive che possono e debbono essere studiate coi metodi della ' filologia' e non della ' speculazione '. Come un ' certo ' che sarà anche ' vero ', ma che deve essere studiato prima di tutto nella sua ' certezza ' per essere studiato come ' verità '.
Non solo la filosofia della prassi è connessa all'immanentismo, ma anche alla concezione soggettiva della realtà, in quanto appunto la capovolge, spiegandola come fatto storico, come ' soggettività storica di un gruppo sociale ', come fatto reale, che si
ORAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 161
idee geniali »: « penso che la genialità debba essere mandata nel ' fosso ' e debba invece essere applicato il metodo delle esperienze più minuziose » (12). E la ricerca, minuziosa insieme e duttile, la notazione precisa, venne a trovare un modo espressivo congeniale nella breve nota, nell'appunto rapido, che tuttavia rimanda di continuo a una fondamentale unità d'ori[...]

[...]. E prosegue: « la critica marxista all'economia liberale é la critica del concetto di perpetuità degli istituti economici e politici; é la riduzione a storicità e contingenza di ogni fatto, é una lezione di realismo agli astrattisti pseudoscienziati ».
Non é facile staccarsi da questi testi gramsciani, così limpidi e precisi, sul processo storico come effettiva conquista di libertà, contro ogni mistificazione del socialismo, contro ogni esperantismo pseudomarxista che non tenga conto della vita reale di un popolo (20). Tutti gli articoli del '19 andrebbero sottolineati con quelle loro dichiarazioni nettissime: « l'esperienza liberale non é vana, e non può essere superata se non dopo averla fatta »; « la creazione dello stato proletario non é... un atto tumaturgico: é... un farsi, é un processo di sviluppo ». L'urto contro le cristallizzazioni in nome del processo di liberazione umana produce, é vero, una scissione, che é di tutti: gruppi contro gruppi, l'uomo contro se stesso; ma « lo scisma del genere umano non può durare a lungo. L'uma[...]

[...] ». Gramsci combatte senza posa per un marxismo che sia davvero, com'egli dice, umanismo integrale: e proprio per questo non esita a ribellarsi contro ogni economismo e ogni determinismo assoluto: « La pretesa — ribadisce — presentata come postulato essenziale del materialismo storico, di esporre ogni fluttuazione della politica e dell'ideologia come un'espressione immediata della struttura, deve
(20) O.N. 45, 9, 15 18. A proposito dell' esperantismo é interessante l'articolo La lingua unica e l'esperanto, « Il grido del popolo m, 16 febbraio 1918 (con le iniziali A. G.): «Quale atteggiamento devono prendere i socialisti in confronto dei banditori di lingue uniche...?... combattere quelli che vorrebbero che il partito si faccia sostenitore e propagatore dell'Esperanto a. E prosegue: « non c'é nella storia, nella vita sociale, niente di fisso, di irrigidito, di definitivo. E non ci sarà mai. Nuove verità accrescono il patrimonio della sapienza, nuovi bisogni, nuove curiosità intellettuali e morali pungono lo spirito... a.
GRAMSCI NELLA CU[...]

[...]ide le coscienze. Il lucro singolo finisce sempre col trionfare di ogni buon proposito, di ogni idealità superiore, di ogni programma morale; per guadagnare centomila lire si affama una città; per guadagnare un miliardo si distruggono venti milioni di vite umane e duemila miliardi di ricchezza. La vita degli uomini, le conquiste della civiltà, il presente, l'avvenire sono in continuo pericolo ».
Economismo, determinismo cieco e meccanico, astrattismo teologizzante — ecco le accuse che l'umanismo di Gramsci rivolge nel '19, con vigore di argomenti, dalle colonne dell'edizione piemontese dell'Avanti!, a Einaudi (21). L'economia « studia i ' fatti' e trascura gli ' uomini'; i processi storici sono visti come regolati da leggi perpetuamente simili, immanenti alla realtà dell'economia che é concepita avulsa dal processo storico generale ». Il meccanismo economico si pone come autonomo: «può venir ' urtato' dagli uomini, ma non ne é determinato e vivificato »; é « uno schema, un piano prestabilito, una via della provvidenza, una utopia astratta[...]

[...]a storia d'Italia, individuandole in una comprensione dei rapporti fra le sue molteplici componenti, e non isolandone alcune, a mutilandole per difendere interessi di parte ». E basterà rileggere gli articoli pubblicati sull'Avanti! nel novembre del '19, e riflettere sul sì detto a Cavour, e sul no detto a Giolitti, per comprendere, non solo la maturità della visione gramsciana della storia d'Italia, ma anche la sua vibrante condanna dell'esperantismo e la sua insistenza sulle « traduzioni » nazionali dei grandi moti della storia (25). Il ricorrente richiamo a Kant che decapita Dio, mentre Robespierre decapita il re, non vuole indicare soltanto il rapporto fra una « tranquilla teoria » che cambia le « idee », e una rivoluzione che muta la società: vuol richiamare al problema della traduzione varia in linguaggi nazionali di posizioni dottrinali « equivalenti ». La gramsciana filosofia della prassi, se respinge ogni mistificazione speculativa, rifiuta ogni esperantismo; traduce il marxismo in italiano, ossia intende rispondere alle richieste[...]

[...]la storia (25). Il ricorrente richiamo a Kant che decapita Dio, mentre Robespierre decapita il re, non vuole indicare soltanto il rapporto fra una « tranquilla teoria » che cambia le « idee », e una rivoluzione che muta la società: vuol richiamare al problema della traduzione varia in linguaggi nazionali di posizioni dottrinali « equivalenti ». La gramsciana filosofia della prassi, se respinge ogni mistificazione speculativa, rifiuta ogni esperantismo; traduce il marxismo in italiano, ossia intende rispondere alle richieste maturate lungo la storia italiana in modo ad esse appropriato (26). Non è, insomma, un formulario di risposte prefabbricate, ma un modo di individuare le domande, e un metodo per rispondervi realmente, non evasivamente.
Né Gramsci poneva limite alcuno alla storicità della filosofia della prassi: nata quale « manifestazione delle intime contraddizioni da cui la società é stata lacerata... non può evadere dall'attuale terreno delle contraddizioni »: anch'essa ' provvisoria ' in nome della « storicità di ogni concezione d[...]



da Paolo Alatri, Il Governo Nitti e la questione adriatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]gli armatori triestini a monopolizzare il corn
(7) Cfr. per es. ALCESTE DE AMBRIS, La questione di Fiume, Roma, La Fionda. 1920, pp. 3536.
(8) GIULIO BENEDETTI, La pace di Fiume. Dalla Conferenza di Parigi al Trattato di Rapallo, Bologna, 1924, p. 113.
(9) II Messaggero, 24 febbraio 1920.
(10) L'Idea Nazionale, 7 novembre 1919.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 165
mercio dell'Alto Adriatico, controllando Fiume. Non a caso l'irredentismo fiumanodannunziano ebbe il suo quartier generale a Trieste, dove gli armatori, in mancanza di stipulazioni adeguate da parte del Governo italiano prima dell'intervento in guerra, puntavano sulla soluzione integrale del problema di Fiume — l'annessione — allo scopo di eliminare il pericolo di una concorrenza portuale (11). In tal senso, certamente, si adoperavano uomini come Cosulich e Sinigaglia. Wilson non mancò di scorgere questo elemento, e nella seduta del Consiglio Supremo del 13 maggio 1919 disse : « E anche possibile che i capitalisti di Trieste vogliano che Fiume sia italiana per pote[...]

[...] sopra un vulcano, pronto ad esplodere in un terremoto da un momenta all'altro: il colpo di Stato era nell'aria, era una minaccia concreta; la « marcia di Ronchi » poteva benissimo trasformarsi in una « marcia su Roma », e più di una volta sembrò che cosí stesse per avvenire.
Nitti era agli antipodi di ogni atteggiamento nazionalistico e di ogni velleità eversiva delle istituzioni e ciò era sufficiente perché le destre lo accusassero di « disfattismo ». L'Idea Nazionale giunse ad imputargli, non appena ebbe assunto il potere, di essere « l'anti combattente » (29), ciò che era ben difficile dire dell'unico uomo politico italiano che, pur non essendosi abbandonato a demagogiche promesse come Salandra con il suo slogan « la terra ai contadini », aveva concretamente operato per istituire una rete di provvidenze in favore dei combattenti. Ma Nitti non era l'uomo del combattentismo professionale, al quale si sapeva che avrebbe dato del filo da torcere. La grossa bomba che gli scoppiò tra le mani, l'impresa fiumana di D'Annunzio, riassumeva tutti gli elementi, tutti i motivi del combattentismo professionale, dell'arditismo sistematico, del nazionalismo, del militarismo, del sovversivismo di destra.
Nel fronteggiarla, Nitti ebbe all'inizio qualche oscillazione. Il carattere solo apparentemente fermo ma in realtà generico dei primi
(29) Pregiudiziale nell'Idea Nazionale del 24 giugno 1919.
176 PAOLO ALATRI
ordini inviati ai comandanti militari nella Venezia Giulia rivela infatti, a nostro giudizio, una sostanziale incertezza sulla migliore via da intraprendere per battere il movimento; analoga indicazione offre la accentuata differenza di tono fra la dichiarazione alla Camera del 13 settembre e quella di tre [...]

[...]ero problema non era ormai, infatti, né di continuare né tanto meno di rinnegare la politica giolittiana, ma di portarla su un terreno nuovo, più ampio: quello della democrazia. Il vero problema era la riforma agraria, l'esproprio della grande proprietà assenteista, l'avvento delle classi lavoratrici al governo, la Costituente. Tutto ciò era, apertis verbis o larvatamente, nel programma di Nitti. In realtà, quindi, il vero continuatore del giolittismo fu Nitti, che afferrò lui solo la sostanza del problema dell'ora: il passaggio dal liberalismo alla democrazia. Il suo tentativo falli, e quella fu veramente l'ora tragica per l'Italia. Quando Giolitti tornò al governo era ormai un revenant: il tentativo suo, inattuale, era destinato a fallire. Le masse popolari premevano alle porte dello stato .e solo un programma spregiudicatamente democratico aveva qualche speranza di recuperarle. Ma Giolitti questo non lo poteva e non lo voleva offrire: era contro i suoi principi, contro il suo metodo, contro la sua sostanziale sfiducia nelle masse, che e[...]



da Paolo Ricci, Una mostra di pittura napoletana in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]erso quella speciale cultura e quella speciale c morale,.
Così, prima che sui pittori di questa scuola esercitassero la loro influenza Pitloo, Duclere e Gigante ; le c vedute ) di Vianelli, di Fergola, di R. Carelli e degli altri c vedutisti , rimangono nella orbita dell' obiettività documentaria, in una aria rarefatta, visiva, che esclude quasi ogni interesse lirico. Per merito di Gigante questi pittori superarono gli schemi di un limitato vedutismo turistico e ritrovarono le fonti di una ispirazione che si riallacciava inconsapevolmente alla pittura c compendiaria , pompeiana, cioè alla grande pittura.
Il contatto che si venne stabilendo tra gli artisti napoletani e la cultura europea determinò questa arte che, pur essendo legata ad una tipicità etnica precisa, risente degli influssi e delle curiosità di tutta l' arte europea. La c scuola di Posillipo ,, infatti, nei suoi rappresentanti più sensibili, ricorda la scuola parigina del '30.
Gigante espresse l' orientamento culturale della borghesia progressista italiana e napoletana: in q[...]

[...]rghi e vivacchiarono in una modesta realtà, lontana dai richiami rivoluzionari che si manifestavano dappertutto nel mondo. La stessa unità italiana, prevalentemente sentita dalla nuova borghesia industriale e dal proletariato che intorno ad essa si sviluppava nel Nord dell' Italia, non riuscì nei pittori napoletani a determinare un nuovo linguaggio espressivo. Domenico Morelli, formatosi in questo periodo, è il tipico esponente di talé indifferentismo pur se ammantato di retorica mistica, di vaghe idee umanitaristiche d' ispirazione biblica. La sua pittura superficiale, letteraria, è in realtà estranea ad ogni necessità umana e storica.
Si è spesso voluto equiparare il mondo lirico morelliano a quello di Verdi. Niente di più inesatto : infatti se in Verdi i pretesti più lontani dalle contingenze sociali e politiche subiscono, attraverso la trasfigurazione lirica, un processo di storicizzazione in virtù del quale il canto di ogni eroe verdiano esprime il dolore e le passioni degli uomini del Risorgimento, per Morelli i soggetti storici si [...]

[...]fratelli Palizzi (sopratutto Giuseppe e Nicola) e De Nittis, si rifanno dire..amente al primo impressionismo affinando la loro natura napoletana all' esperienza del clima francese, all' avanguardia della vita civile europea, matrice di tutta 1' arte moderna. La pittura francese ha sempre esercitato una salutare influenza sugli artisti napoletani : Migliaro ha potuto esprimere l' amore per Napoli perchè aveva liberato la sud tavolozza dal macchiettismo e questa libertà non sarebbe spiegabile senza Renoir. Anche Ragione, questo denso e concreto nostro artista, vive e si esprime nel clima arroventato dell' impressionismo.
La cosiddetta pittura dialettale napoletana, di cui l' espressione ultima e più evidente è Vincenzo Irolli (considerata in certi ambienti come la nostra pittura più tipica) è il frutto più palese della deformazione del gusto di una borghesia che diede all' arte i solleticamenti più facili al proprio spirito chiuso e sordo alla vita e alla bellezza. La pittura dialettale (Irolli, Volpe. Caprile, Santoro ecc.) è in realtà est[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Valdo Magnani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]uto del metodo della falsificazione (revisione dei processi, revisione della storia, fine del mito della pregiudiziale superiorità sovietica in ogni settore).
L'offensiva antistaliniana appare dunque ad un primo esame un movimento di fondo scaturito dalla stessa società sovietica e
VALDO MAGNANI 87
tendente a ripristinare la normale funzionalità delle istituzioni esistenti, sottraendole ad un arbitrario potere concresciuto in esse — il burocratismo staliniano — attraverso alcune scosse violente partite dall'alto e l'accoglimento delle sollecitazioni democratiche f ermentanti in basso in tutti i settori, dall'agricoltura colcosiana alla tecnica e alla scienza, dalla letteratura alla vita di partito e di fabbrica. La parola d'ordine del ritorno alla legalità e all'antidogmatismo leninista permette di immettere questa ventata di aria nuova nel mondo sovietico senza violente ed impossibili soluzioni di con tinuità.
II. La prima questione che si pone é la seguente: come é stato possibile che la dottrina e le istituzioni rivoluzionarie si risolvessera in un regime fondato sul « culto della personalità » o, fuori dal linguaggio convenzionale, in un regime dittatoriale che aveva necessità di una serie di atti illegali, in senso formale rispetto alle leggi esistenti e in senso sostanziale rispetto ai principi, anche se la forma corrispondeva alla legge scritta ? La rispost[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine tismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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