Brano: [...]olitica sarà quella dei partiti o movimenti ai quali la for
mazione è nel suo complesso legata da rapporti di disciplina e dipendenza politica, e l’azione militare sarà vista come componente di un programma generale: ripristino o creazione di un certo tipo di Stato (v., per esempio, Democrazia progressiva), ottenimento di particolari diritti costituzionali per minoranze oppresse, presa del potere per via rivoluzionaria passando dalla lotta partigiana alla guerra civile. In quest’ultimo caso la lotta partigiana potrà costituire una fase iniziale della rivoluzione e, grazie alle sue caratteristiche di attivizzare le forze popolari, ne costituirà un’eccellente preparazione. L’obiettivo strategico del partigiano, in questo caso, non sarà più soltanto difensivo; la sua azione non sarà rivolta soltanto contro l’esercito nemico occupante e i relativi quisling (v.), bensì contro tutti coloro che mostrano di opporsi alla realizzazione del piano rivoluzionario, qui comprese eventualmente altre forze partigiane. Nella Resistenza italiana non sono mancate in certi gruppi di partigiani tensioni di questo tipo, [...]
[...]rtigiano, in questo caso, non sarà più soltanto difensivo; la sua azione non sarà rivolta soltanto contro l’esercito nemico occupante e i relativi quisling (v.), bensì contro tutti coloro che mostrano di opporsi alla realizzazione del piano rivoluzionario, qui comprese eventualmente altre forze partigiane. Nella Resistenza italiana non sono mancate in certi gruppi di partigiani tensioni di questo tipo, sfociate in episodi cruenti.
La lotta partigiana può essere una fase preparatoria della guerra civile. Nella situazione esistente in Russia dopo l’insurrezione del 1905 e riferendosi all’azione condotta dai partigiani in Lettonia contro la autocrazia zarista, in polemica con i socialdemocratici Lenin scriveva: « L’esempio dei lettoni rivela con chiarezza quanto sia sbagliata, antiscientifica, antistorica un’analisi della guerra partigiana che prescinda, come ormai si è soliti fare da noi, dal suo legame con la situazione insurrezionale [...] La lotta partigiana è una forma di lotta inevitabile nel momento in cui il movimento di massa è già arrivato praticamente all’insurrezione, e subentrano intervalli più
o meno lunghi tra le "grandi battaglie” e la guerra civile «. (Da Proletari n. 5 del
30.9.1906. In Lenin, « Opere », voi. 11, pagg. 198199, Roma 1969).
Si deve tuttavia osservare come, nel caso della Lettonia, non si possa parlare di « guerra partigiana » nel senso fin qui chiarito, mancandone certe premesse essenziali: occupazione del territorio da parte di un esercito nemico, riferimento ad autorità esterne ecc.. I « partigiani » lettoni si erano organizzati in bande note come « Fratelli della foresta» e di fatto conducevano una guerra civile.
Più propriamente nel 1938, durante l’occupazione giapponese della Cina, Mao Tsetung affermava: « Per quel che concerne le operazioni militari, una divisione del lavoro tra il Kuomintang e il Partito comunista durante la guerra di resistenza contro il Giappone, in cui il primo conduce, nelle attual[...]
[...]ote come « Fratelli della foresta» e di fatto conducevano una guerra civile.
Più propriamente nel 1938, durante l’occupazione giapponese della Cina, Mao Tsetung affermava: « Per quel che concerne le operazioni militari, una divisione del lavoro tra il Kuomintang e il Partito comunista durante la guerra di resistenza contro il Giappone, in cui il primo conduce, nelle attuali condizioni, una guerra regolare sul fronte e il secondo una guerra partigiana nelle retrovie del nemico, è necessaria e giusta ed è una questione di reciproca necessità, di coordinamento e di aiuto reciproco ». E, per dimostrare l’utilità della guerra partigiana antigiapponese, Mao elencava 18 punti, tra cui « ... aumento delle nostre forze nella maniera più spedita ed efficace; massimo sviluppo del Partito comunista, per organizzare in ogni villaggio una cellula di partito; massimo sviluppo del movimento di massa per organizzare tutta la popolazione nelle retrovie nemiche, eccetto quella che si trova nei punti d’appoggio del nemico; creazione di organi del potere politico democratico antigiapponese sulla scala più vasta possibile; [...] 17. formazione di un gran nu, mero di quadri dirigenti nel modo più rapido ed efficiente ». Mao concludeva: « Nel [...]
[...] di partito; massimo sviluppo del movimento di massa per organizzare tutta la popolazione nelle retrovie nemiche, eccetto quella che si trova nei punti d’appoggio del nemico; creazione di organi del potere politico democratico antigiapponese sulla scala più vasta possibile; [...] 17. formazione di un gran nu, mero di quadri dirigenti nel modo più rapido ed efficiente ». Mao concludeva: « Nel corso di una lotta, le unità partigiane e la guerra partigiana non devono rimanere quelle che sono oggi, ma devono sviluppare verso uno stadio più elevato e trasformarsi gradualmente in un esercito regolare ». (Problemi della guerra e della strategia, Mao Tsetung, Opere scelte, voi. Il, pagg. 239240, Casa editrice in lingue estere, Pechino 1971).
Come è noto, il Partito comunista passò direttamente dalla resistenza antigiapponese alla lotta per la conquista del potere in Cina. (Si veda, per le diverse caratteristiche di altre guerre partigiane successivamente condotte, la voce Guerriglia).
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