Brano: [...] ad una piena emancipazione sul piano scientifico e metodologico. Si tratta di studiosi i quali, pur nella diversità d'orientamento individuale, e pur provenendo da differenti indirizzi, risultano uniti da una comune consapevole tendenza: lo storicismo. È questo un fatto tanto più degno di considerazione, in quanto la scuola italiana viene a trovarsi di fronte ad un mondo — quello delle scienze religiose d'oltralpe — ove è mancata una tradizione storicistica altret tanto consapevole e coerente: ove dunque, fra tendenze innegabilmente positive e prodotti altamente apprezzabili, tengono di gran lunga il sopravvento correnti non altrettanto aperte e rinnovatrici. Lo storicismo italiano ha dunque i titoli per poter portare il frutto del suo pensiero chiarificatore là dove spesso prevalgono, nel campo degli studi in oggetto, indirizzi irrazionalistici e dove la luce del pensiero storico non è pervenuta ancora appieno a far suo il dominio degli studi religiosi.
Del resto la consapevolezza di metodi e fini che caratterizza. lo stato dei nostri studi [...]
[...]el campo delle religioni. Infatti é ben nota la posizione indifferente e agnostica del Croce nel campo della scienza religiosa. Pertanto la moderna Storia delle Religioni rappresenta un radicale ampliamento d'orizzonte della stessa storiografia crociana.
Vi sono, nello storicismo religioso italiano moderno, alcuni punti essenziali, quasi un nucleo centrale, che sembra qui opportuno sottolineare e sviluppare. Anzitutto la scienza delle religioni storicisticamente ispirata vuole essere libera, autonoma, svincolata da preoccupazioni extrascientifiche quali che siano: siano esse preoccupazioni di natura teologica, confessionale, mistica, o semplicemente emozionale, partecipazionista. La storia religiosa come è intesa da noi storicisti considera i fatti religiosi in base al criterio della ragion logica, entro una visione globale di ciascuna civiltà presa in esame.
Non é una novità per la scienza che fatti e fenomeni pertinenti al dominio extralogico, emozionale, estetico ecc., siano stu diati, anzi possano essere studiati soltanto entro rapporti d'ordine logico e per null'affatto emozionale. Così é della poesia, della musica, della letteratura, e di qualsiasi prodotto dell'umana cultura. I detti prodotti culturali non esauriscono certo il loro significato e la loro funzione entro il dominio del logos o attività razio
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[...]ia via sono le portatrici delle varie manifestazioni religiose. Pertanto lo storico delle religioni non può né deve ignorare la condizione d'esistenza delle civiltà oggetto d'esame: anzi egli dovrà ampiamente valutare tali condizioni generali, varie secondo tipi e forme di cultura: poiché in base ad esse si determinano appunto quelle esperienze ed esigenze che alla religione danno impronta, significato, funzione.
Per una scienza delle religioni storicisticamente orientata, la vita religiosa é intesa come forma particolare della civiltà: come tale, essa é indissolubilmente legata alla storia culturale nel suo senso più ampio. Gli stessi momenti critici dell'esistenza individuale, che la vita religiosa volta a volta vuol riscattare nelle forme del mito e del rito, sono altamente condizionati dalla struttura sociale, dalle condizioni generali della cultura, dall'insieme delle condizioni economiche e perfino politiche.
A dimostrare lo stretto legame tra vita religiosa e vita profana — particolarmente nel suo aspetto sociale, politico, culturale —[...]
[...]a gruppi apparentati di profetismi primitivi, poi ancora fra uno ed altro movimento di un medesimo gruppo presi singolarmente. In tal modo si costruirà un quadro articolato e dinamico, insomma dialetticostorico di tutti i movimenti profetici nelle religioni dei popoli (6 bis).
Quanto all'altra delle due esigenze sopra accennate, cioè l'unione di etnologia e storia religiosa, questo ancora è uno dei punti salienti nella moderna scienza religiosa storicisticamente impegnata. V'è continuità fra le cosiddette civiltà primitive e progredite o moderne. L'antica discriminazione di « popoli di natura » (Naturvölker) e di popoli colti (Kulturvölker), di civiltà senza storia e con storia, è di gran lunga superata. Non v'è civiltà che non appartenga di diritto alla storia e che non sia a sua volta protagonista e autrice di storia, sia pure di storia non scritta. Il risveglio attuale dei popoli coloniali è una prova convincente della dinamicità insita nelle culture a livello etnologico. La dinamicità propria delle culture arretrate certo non è un prodotto[...]