Brano: [...]ne che opereranno poi da veri e propri « sostituti » del popolo (mandato non imperativo, indipendenza del deputato dagli elettori).
Dalla liberaldemocrazia al fascismo
Già da queste poche indicazioni risultano evidenti alcune caratteristiche della liberaldemocrazia che alludono chiaramente a tendenze politiche le quali troveranno precisamente nel fascismo il loro coerente sviluppo e perfezionamento: subordinazione della società allo Stato [statalismo), autoritarismo, elitarismo gerarchico, culto della individualità dell'uomo politico come capo illuminato. Lo sviluppo e il perfezionamento di tali tendenze maturano nella misura in cui si aggrava e diviene cronica la crisi del regime parlamentare, vale a dire il contrasto fra le aspettative della maggioranza (popolare) degli elettori e il sostanziale immobilismo sociale del parlamentarismo. Inserendosi appunto in questa crisi di fiducia tra elettori ed eletti, il fascismo attacca, con il regime parlamentare, l’intera vita politica, vale a dire ogni collegamento fra la vita statale e la volon[...]
[...]ioni operaie e contadine, degli scioperi ecc.), guadagnando consensi anche fra strati popolari sfiduciati e stremati. Quando invece, come in questo secondo dopoguerra, la vita politica vede una ripresa della partecipazione popolare, i movimenti fascisti, impossibilitati a mettere a nudo l’intero arco della loro rozza ideologia, si presentano come forze che sottolineano nella tradizione liberaldemo
cratica le caratteristiche già indicate dello statalismo e dell’autoritarismo, lasciando all’avvenire di dipanare tutte le implicazioni.
Una conferma di questa tesi possiamo trovarla risalendo alle fonti del pensiero liberale che ha tenuto per lungo tempo a distinguersi dal pensiero democratico. Già Kant, per esempio, teneva a distinguere il suo Stato « repubblicano » dalla democrazia, mentre Constant (il primo grande teorico del costituzionalismo liberale) debuttò proprio attaccando Rousseau, padre della democrazia moderna, e il « dogma » della sovranità popolare. Notevole, infine, è il richiamo teorico di molti filosofi fascisti alla dottrina [...]
[...]tenuto per lungo tempo a distinguersi dal pensiero democratico. Già Kant, per esempio, teneva a distinguere il suo Stato « repubblicano » dalla democrazia, mentre Constant (il primo grande teorico del costituzionalismo liberale) debuttò proprio attaccando Rousseau, padre della democrazia moderna, e il « dogma » della sovranità popolare. Notevole, infine, è il richiamo teorico di molti filosofi fascisti alla dottrina di Hegel, primo teorico dello statalismo moderno.
Democrazia diretta
Da quanto detto risulta che il fascismo trae vantaggio dagli obiettivi scompensi che minano la democrazia parlamentare: ciò significa che un’autentica prevenzione politica nei confronti del fascismo non può prescindere da una correzione della democrazia parlamentare e da un suo orientamento verso modelli di democrazia diretta o semidiretta che stimoli l’intervento continuativo del popolo e il collegamento tra eletti ed elettori. È tuttavia da aggiungere che una simile correzione non può realizzarsi appieno senza una riforma della società stessa e più precisam[...]