Brano: [...]ano già decise e che quindi, come molti altri affermano, sia perfettamente inutile discutere. Non credo che una discussione aperta, esauriente, chiara, non possa modificare i risultati del Congresso, non possa spostare alcune odierne situazioni le quali sono principalmente basate sopra moltissimi equivoci.
Credo poi che qui si debba parlare non soltanto per i congressisti o per lo stenografo che manderà agli atti per il futuro storico movimento socialista le nostre parole, ma si debba parlare soprattutto pen
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sando a quelle masse che sono dietro noi (bene), a quelle Sezioni che vi hanno mandato essendo nella quasi totalità Sezioni comuniste, a quelle infinite moltitudini di lavoratori le quali, in questo momento, non si interessano delle nostre divisioni interne, ma si interessano di qualche cosa di piú importante per loro, che é la loro storia; a quelle masse, in nome delle quali ieri un pallido giovinetto parlava di « fantoccio unitario », ma che invece, proprio, sono profondamente unitarie. (Benissimo! Vivi applausi prolungati e ripetu[...]
[...]in poi, ma da prima dell'armistizio; è la Russia che ha condotto la guerra al suo logico fine: è la Russia che ha provocato la disfatta delle armi nella guerra, la disfatta di tutte le armi; è la Russia che ha provocato poi, davanti al pappagalleggiamento di Wilson, lo smascheramento di Versailles, dell'Intesa, e che ancora oggi seguita a fare la piú grande politica internazionale.
E mi domandavo se questo fatto che qui nell'interno del Partito socialista italiano avviene non fosse che un semplice episodio di questa grandiosa, meravigliosa lotta che la Terza Internazionale sostiene per preparare il domani a tutti i paesi; mi domandavo se non fosse altro che il medesimo di ciò che è avvenuto, per giustissima imposizione russa, nelle altre nazioni vicine a noi.
Ma quando — compagni, è tutta qui la questione — quando, per bocca del compagno Kabaktceff, la Russia . ci dice che noi, tendenza unitaria, maggioranza del Partito, siamo degli opportunisti, che soltanto per accarezzare le masse fingiamo di essere favorevoli alla Terza Internazionale; q[...]
[...]o di questi sisterni veramente deplorevoli. (Bene !).
Qui ci sono i rappresentanti della stampa borghese che ci ascoltano, date loro la sensazione che sentite i nostri richiami, che sono richiami veramente da compagni a compagni, che sono richiami che vengono da persone che desiderano che il Congresso abbia il suo svolgimento e che tutti gli oratori possano liberamente esprimere il proprio pensiero, come si conviene a socialisti in un Congresso socialista ! (Applausi). Baratono ha la parola.
BARATONO: Le domande che io voglio porre alle frazioni naturalmente non aspettano una risposta da tutta l'assemblea, no: esse aspettano una risposta dagli oratori che parleranno dopo.
In ogni modo, per evitare che mi rispondiate tutti insieme, rivolgerò le mie domande al compagno Gennari, chiedendogli che cosa eravamo noi fino a ieri, che differenza c'era nella Direzione del Partito, che differenza c'era nelle Sezioni, nell'attività delle Sezioni fra quelli che oggi sono divisi? (Mormorio). A che titolo oggi alcuni di voi si sono schierati da una parte e[...]
[...]ta del nostro Partito, senza che prima nessuno si fosse accorto che c'era questa divisione nelle nostre file !
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Non parlo della distinzione fra gli elementi di destra ed i cornunisti, parlo della divisione tra i comunisti.
È sorta quando ci è venuto in Direzione il primo messaggio del C.E. della Terza Internazionale; è sorta solo allora, quando noi ci siamo divisi nella Direzione in maggioranza e minoranza; e poi si è propagata nel Partito socialista e nelle Sezioni.
La diversità del nostro criterio nell'apprezzamento di quel messaggio era una diversità di particolari, ed ancora oggi è diversità di particolari; non era una diversità tale da fondarsi sopra una divisione in due Partiti.
La Terza Internazionale, avendo tenuto un Congresso, il Secondo Congresso di Mosca, avendo in questo Congresso deliberato su alcune tesi, cioè su alcuni punti programmatici del nostro Partito, tesi che riguardano la vita di tutte le sezioni, che hanno quindi un valore internazionale, ed avendo da queste tesi estratto un regolamento, ossia una serie di appl[...]
[...]Terza Internazionale si è trovata di fronte alla stessa situazione in tutto il mondo: la Seconda Internazionale aveva tradito perché nei Partiti socialisti dei vari paesi c'erano degli elementi socialpatrioti, c'erano degli elementi socialdemocratici che avevano fatto deviare le Sezioni del Partito. Era un postulato essenziale, una necessità assoluta per la rivolu
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zione russa di pretendere che in tutti i paesi, finalmente, il Partito socialista prendesse la via di sinistra, prendesse la via della rivoluzione, prendesse la via di Mosca, la via della dittatura del proletariato.
In ciò Zinowieff è stato chiarissimo, e noi stessi abbiamo ricordato quella lettera di Zinowieff in data 23 ottobre al proletariato francese, che il compagno Graziadei ieri ha citato, nella quale Zinowieff dice questo: « trattasi per l'Internazionale di Mosca, non dell'applicazione di due o di dieci o di venti punti, trattasi unicamente di decidere se da ora in poi i Partiti socialisti debbano andare verso la rivoluzione e il comunismo, ovvero debbano ancora p[...]
[...]unicamente di decidere se da ora in poi i Partiti socialisti debbano andare verso la rivoluzione e il comunismo, ovvero debbano ancora perdersi per i vicoletti della piccola borghesia stagnante nella società borghese presente ».
Comprendiamo quindi tutta la necessità che aveva il Secondo Congresso della Terza Internazionale di fissare le tesi e di stabilire i 21 punti, e riconoscemmo anzi nei 21 punti fin troppa larghezza, perché per il Partito socialista italiano è troppa larghezza ammettere, anche limitandolo all'arbitrio della Commissione esecutiva della Terza Internazionale, che qualche centrista possa prendere parte alla Direzione stessa del movimento socialista.
Voci: E i riformisti?
BARATONO: Applicazione dei 21 punti di Mosca. Noi siamo perfettamente d'accordo con l'Internazionale di Mosca, la quale domanda a tutti i paesi che la scissione dai riformisti si faccia su queste basi: se fino ad allora era stato concesso, in un modo o in un altro, ai riformisti ed ai centristi di restare nel Partito, da allora in poi, ossia a quattro mesi di distanza dalla promulgazione dei 21 punti, era detto questo: si ponesse a questi signori dell'ala destra la domanda se accettano i 21 punti. Ventunesimo punto: chi respinge per principio le condizioni e le tesi d[...]
[...]ai 21 punti di Mosca. Noi lo abbiamo sempre detto e riconfermato anche ultimamente: lo ripetiamo anche ben chiaramente nella nostra mozione. Noi accettiamo i 21 punti, chiediamo di applicarli in Italia come la Terza Internazionale ha domandato che vengano applicati in tutto il resto del mondo.
Non è qui la controversia, non è qui la ragione del dissenso, della discordia, della divisione, della formazione di nuovi Partiti, frantumando il Partito socialista esistente. Ci dev'essere una causa piú profonda o piú generale, che non riguarda affatto la disciplina della Terza Internazionale. Si tratta quindi di cercarla, o compagni che avete interrotto dicendo che la causa della nostra diversità di vedute sta nella Terza Internazionale. Si tratta di cercare — e Graziadei mi darà ragione — se ciò che ci divide è una questione di ragione nazionale o è una questione di ragione internazionale.
Perché nel secondo caso chi decide è Mosca, giustamente, legittimamente; ma nel primo caso chi deve decidere siamo noi.
Naturalmente il problema si è complicato p[...]
[...]rimi ci mossero dei compagni d'Italia, critiche che in gran parte noi avevamo accettato perché riguardanti l'orientamento e la tattica interna del nostro Partito.
Tutte queste critiche, come io osservavo nella mia relazione, in generale vengono fondate sopra una ragione di interpretazione storica, di interpretazione di fatti. Riandando alla vita del nostro Partito, da Bo_ogna ad oggi, si dice che essa presenti delle gravi avarie: che il Partito socialista italiano dopo Bologna, avrebbe avuto occasione di fare una rivoluzione vittoriosa, e non la colse per la presenza nel suo seno di elementi riformisti.
Questa è la piú grave critica che si faccia, ed è una semplice interpretazione di avvenimenti accaduti sotto i nostri occhi, dei quali noi siamo competentissimi a giudicare, perché li abbiamo vissuti.
Ancora questa mattina, in quella lettera lettaci dal compagno di
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Bulgaria, si ripetevano le stesse accuse, si alludeva agli stessi fatti; ancora questa mattina si diceva: Voi, socialisti italiani, siete stati sul punto e nella condizione d[...]
[...]o. Siamo d'accordo sulla debolezza degli istituti borghesi italiani in confronto degli stessi istituti di altri paesi vicini, perché la libertà relativa che godiamo in Italia è appunto l'effetto della debolezza degli organi costituzionali italiani, i quali non poggiano su una forte e compatta classe dominante; come è anche l'effetto della nostra forza che in Italia è enormemente superiore — in relazione, si intende — alla forza che ha il Partito socialista nei paesi vicini. Siamo d'accordo su tutto ciò.
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Dove non siamo d'accordo? Su particolari, su contingenze di fatto semplicemente.
Per esempio, ne colgo una a volo: quella lettera lettaci dal compagno Kabaktceff a nome dei compagni di Mosca diceva che in Italia c'è uno stato di miseria disperata dopo la guerra.
Siamo sinceri, compagni che venite dai lavoratori dei campi e delle città: la miseria ci sarà, perché precipitiamo verso la disoccupazione e la fame, ma disperata miseria non c'era nel giorno nel quale, secondocostoro, noi avremmo dovuto fare la rivoluzione e non l'avremmo fatta [...]
[...] siamo affatto alieni, non escludiamo affatto che se a voi, compagni dell'Internazionale, pei bisogni dell'Internazionale, sembrasse un giorno necessario anche il sacrificio del Partita d'Italia, noi saremo pronti a farlo: ma almeno questo vi domandiamo: di poterne discutere con voi, di poterci sentire uniti con voi, non di ricevere ordini ma di avere con voi una collaborazione continua, di avere un contatto continuo fra la Direzione del Partito socialista italiano e la Commissione esecutiva della Terza Internazionale. (Bene!). Vi domandiamo un contatto piú stretto, una intimità piú amichevole, una collaborazione piú chiara e piú libera; e questo è stato chiamato essere avversari, essere nemici della Rivoluzione russa.
Ci hanno imputati per questo di voler contrastare a Mosca, noi che proprio desideriamo di andare all'unisono con Mosca !
Vedete che si continua a rivangare sul fatto della presa di possesso delle fabbriche; che da quel giorno in poi è diventato il punto sul quale piú ci combattono i comunisti d'Italia e quindi anche i compagni [...]
[...]rità che si dice avere nel Partito so cialista questa nostra destra non è una causa della mancata rivoluzione, ma è, se mai, un effetto; dimostra appunto che le condizioni d'Italia, sono tali che questi destri sono ancora oggi compatibili, o erano ancora ieri compatibili nelle nostre file. (Aaah ! Aaah I). Ci potevano stare perché avevano il suffragio delle loro masse. Non si deduce, che domani ci debbano stare. Non si dice che domani il Partito socialista debba seguire la stessa via che ha seguito fino ad oggi; si dice: « andiamo a vanti », ma il passato giudichiamolo onestamente; diciamo che nel passato, non per nostra volontà, non per nostra colpa, non per la presenza di tre, di cinque, di venti persone, ma per condizioni assai piú profonde, e nazionali e internazionali, il rivolgimento non si è potuto eseguire in Italia. Diciamo questo, onestamente, e non divenga quindi un'accusa al Partito socialista italiano non aver ottenuto ciò che non poteva assolutamente raggiungere. Non divenga un'accusa verso la Direzione, ed è strano, è meraviglioso che Gennari non accolga questa accusa...
GENNARI: Non l'accolgo. Non c'è quest'accusa !
BARATONO. ...accetti questa accusa dei compagni russi, che anche questa mattina ci hanno mosso: di aver noi tradito la rivoluzione; quest'accusa per lo meno di debolezza a di codardia, di avere sabotato una rivoluzione, che secondo Lenin e Zinowieff sarebbe riuscita vittoriosa, nella piccola Italia ! mentre all'intorno già erano caduti gli altri tentativi e infier[...]
[...] erano caduti gli altri tentativi e infieriva ovunque la piú atroce reazione; mentre le stesse armi della Russia bolscevica erano state infrante a Varsavia; in Italia, piccolo povero paese senza risorse, che non poteva realizzare le speranze concepite a Bologna, non già per l'intervento di Turati o D'Aragona, ma per cause piú profonde e generali.
Noi discordiamo dai compagni di Mosca in questa critica che riguarda il passato recente del Partito socialista. Siamo d'accordo in ciò che riguarda l'avvenire; siamo perfettamente d'accordo coi compagni di Mosca nel desiderare un accentramento maggiore nel Partita socialista italiano, e un disciplinamento piú efficace, nonché una piú stretta
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dipendenza degli organismi sindacali. Siamo pronti ad accogliere tutte quelle riforme che voi, comunisti puri, vogliate portare nella riorganizzazione del Partito. Su tutto questo non abbiamo nessuna eccezione a fare. Siamo pronti a formare nuovi organi piú adatti e piú celeri, come siamo stati i primi a dire che la Direzione del Partito deve essere accentrata e deve imporsi con maggiore autorità di oggi. Siamo stati i primi, noi stessi, a muovere le critiche all'organizzazione passata del nostro Partito.
A tutto ciò s[...]
[...] seduta fino a che tutti non saranno a posto.
(La seduta rimane sospesa per mezz'ora circa. Altobelli ritorna alla Presidenza esortando lungamente l'assemblea e specialmente quelli che sono nei palchi a non provocare tumulti. Quindi dà la parola all'oratore).
BARATONO: Le mie parole tendevano a portarvi sopra constatazioni di fatto dalle quali, se me ne aveste lasciato il modo e il tempo, avrei potuto trarre questa conclusione: che nel Partito socialista italiano non ci sono frazioni, c'è una sola grande tendenza comunista o massimalista che coincide con il Partito e che fino ad oggi ha fatto strada insieme ed in perfetta unità e di pensiero e di azione. E volevo dimostrarvi che soltanto artificiose o almeno esagerate interpretazioni dei fatti storici sono quelle che hanno creato le ragioni della odierna scissione fra comunisti.
Non posso per?) piú fermarmi tanto sopra questa parte, e debbo passare oltre per necessità del tempo.
Noi, comunisti della tendenza unitaria, non neghiamo certamente che vi è una parte di socialisti, che Bologna ha [...]
[...] unità e di pensiero e di azione. E volevo dimostrarvi che soltanto artificiose o almeno esagerate interpretazioni dei fatti storici sono quelle che hanno creato le ragioni della odierna scissione fra comunisti.
Non posso per?) piú fermarmi tanto sopra questa parte, e debbo passare oltre per necessità del tempo.
Noi, comunisti della tendenza unitaria, non neghiamo certamente che vi è una parte di socialisti, che Bologna ha lasciato nel Partito socialista, i quali sono alla destra del Partito. Siamo, però, discordi nel valutare il colorito speciale di questa tendenza, in modo da poterle dare una precisa qualifica, come si fa invece dai compagni di Mosca. Siamo stati in disaccordo non sull'ammettere o non ammettere che Turati, che Treves, che D'Aragona siano alla destra del Partito, ma solamente nel criterio storico su questa tendenza, nella valutazione di socialpatriottismo, alla quale avete poi rinunziato, o di socialdemocrazia, alla quale non rinunziate, intendendola come sinonimo di riformismo,
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nel senso storico della parola, perché n[...]
[...]iano alla destra del Partito, ma solamente nel criterio storico su questa tendenza, nella valutazione di socialpatriottismo, alla quale avete poi rinunziato, o di socialdemocrazia, alla quale non rinunziate, intendendola come sinonimo di riformismo,
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nel senso storico della parola, perché nel senso storico della parola riformismo vuol dire collaborazionismo.
Di fronte a questa domanda: «esiste il collaborazionismo come frazione del Partito socialista italiano? » noi avremo errato, la storia dirà poi la sua sentenza ultima di qui a qualche anno, nessuno è profeta nel mondo, ma insomma noi crediamo di poter definire i nostri destri come frazione collaborazionista, in quanto crediamo che non esista una frazione collaborazionista, la quale porti cioè come suo programma e cerchi di attuare nella sua attività di Partito questa tendenza a collaborare con la borghesia.
Direte: sono venuti adesso a questa concezione; direte: si sono trasformati da quelli che erano; direte: hanno mutato per la via il loro programma.
Sí, è vero, nel mondo tutto mu[...]
[...] riformismo consiste principalmente in questo: nel collocare la meta piú in qua della rivoluzione, senza negare la rivoluzione. Guardano l'immediato presente, o vivono nella sfera del parlamentarismo e del possibilismo contingente, senza escludere che domani si possa, si debba, si voglia fare la rivoluzione.
Noi respingiamo questa mentalità che è alla destra, ma anche alla sinistra del Partita, e crediamo che sia incompatibile ormai col Partito socialista, per una semplice ragione: che non appena voi in un'azione qualunque ponete come meta qualche cosa al di qua della rivoluzione, fate del riformismo anche se quest'azione fosse violenta. Perché la differenza fra il metodo rivoluzionario e quello riformista non è nella peculiarietá di un certo atto: rivoluzionario sarebbe anche il mio atto di prendere questa bottiglia se questa bottiglia fosse <c tabú », se ci fosse una legge borghese che m'impedisse di prenderla; rivoluzionario è anche un atto sindacale, anche la conquista di un piccolo beneficio operaio, non appena gli diamo l'indirizzo che t[...]
[...]avia, compagni, il passo da Bologna a Livorno deve essere propria questo; rivedere la formula « libertà di scuola nella disciplina dell'azione ».
Ieri Graziadei ricordava che egli si è giovato in altri tempi di questa principio: « libertà di pensiero, disciplina d'azione » perché le differenze erano minori. È il contrario, mi pare. Allora le differenze erano molto maggiori, allora veramente c'erano una destra ed una sinistra opposte nel Partito socialista. Ma egli ha ugualmente ragione di concludere, che oggi questa formula é assurda, perché allora non era esiziale, per il Partita, che esistessero degli uomini che parlassero in senso opposto alla volontà dello stesso Partito, ma oggi, se è vero che si sia alla vigilia di questa benedetta rivoluzione, è impossibile ammettere ciò ! (Bene !).
È impossibile, caro Turati — uomo che tutti quelli che hanno vissuto a lungo nel Partito venerano, perché da lui molto hanno impara
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to — è impossibile, caro Turati, è impossibile, caro Treves, che il giorno in cui il Partito socialista decide un'azion[...]
[...]tita, che esistessero degli uomini che parlassero in senso opposto alla volontà dello stesso Partito, ma oggi, se è vero che si sia alla vigilia di questa benedetta rivoluzione, è impossibile ammettere ciò ! (Bene !).
È impossibile, caro Turati — uomo che tutti quelli che hanno vissuto a lungo nel Partito venerano, perché da lui molto hanno impara
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to — è impossibile, caro Turati, è impossibile, caro Treves, che il giorno in cui il Partito socialista decide un'azione, che ormai, badate, ha sempre carattere rivoluzionario, anche se si tratta di un'interpellanza al Parlamento — decide, per esempio, di non permettere l'aumento del prezzo del pane per i poveri — voi veniate fuori a criticare quest'azione ! È assolutamente inammissibile questo ! Abbiate o non abbiate ragione, nello stretto campo scientifico in cui vi mettete a discutere — perché se voi parlaste di economia politica in astratto può essere vero che sia un vano lavoro quello di cercare di diminuire il prezzo del pane, ma noi facciamo la vita politica, dove c'è una ragione politic[...]
[...]è ammissibile che in quel momento voi veniate fuori con una critica a questa nostra azione parlamentare.
Non è possibile, caro Turati, il giorno in cui noi tutti riconosciamo che l'orientamento di tutti i Partiti del mondo deve essere verso l'Internazionale, perché essa deciderà delle sorti di tutto il mondo, perché se abbandonassimo l'Internazionale, se dovesse cadere l'Internazionale in Russia, sarebbe finito per ora tutto il nostro movimento socialista... (Applausi vivissimi).
Voci: Siamo d'accordo !
BARATONO: E quello che dimostro !... non è ammissibile che tu venga fuori con una prefazione che mette in valore un libercolo... (applausi), perché quello che dice il libro non ha importanza come fatto e io posso dipingere lo stesso quadro che si fa delle condizioni della Russia, se vi descrivo molti paesi della nostra Sicilia dove trovo la stessa miseria e la stessa incapacità ad organizzarsi, mentre questa miseria e questa disorganizzazione che è oggi in Russia c'era anche prima, al tempo dello czarismo, e la rivoluzione non poteva modifica[...]
[...]libro non ha importanza come fatto e io posso dipingere lo stesso quadro che si fa delle condizioni della Russia, se vi descrivo molti paesi della nostra Sicilia dove trovo la stessa miseria e la stessa incapacità ad organizzarsi, mentre questa miseria e questa disorganizzazione che è oggi in Russia c'era anche prima, al tempo dello czarismo, e la rivoluzione non poteva modificare in un giorno. Ma a quei fatti dà valore la tua interpretazione di socialista, e quindi è assurdo che tu possa in nome della libertà di pensiero svalutare tutta quanta l'opera rivoluzionaria nel giorno che il Partito la prende ad esempio, sia pur leggendario e simbolico, della propria azione.
Voi avete inventato, compagni concentristi, una libertà che è un astratto.
Che cosa è libertà? È come la democrazia. La stessissima questione. Come la questione del diritto individuale. Ma la libertà ha un limite, è relativa. Questa libertà ha un limite in un diritto, in una libertà superiore a quella dell'individuo, il diritto, la libertà del Partito, della classe dei lavorator[...]
[...]giamenti personali che fornirono le armi alla borghesia contro di noi. (Benissimo).
Ma oltre questi compagni, che sono alla destra perché sono ormai in una sfera di pensiero democratico, in una mentalità borghese, per quanta orientata e simpatizzante verso il socialismo, ed ai quali, quindi, porremo quella famosa domanda: accettate o non accettate d'ora in poi questo che è il nuovo organamento, queste che sono le nuove deliberazioni del Partito socialista italiano, e se non accettate fateci il piacere di lasciarci liberi... (Applausi).
Voci: Siamo d'accordo.
BARATONO: Malti dicono: siamo d'accordo ! Non è vero che siamo d'accordo, perché vi è tutta una frazione che esige siano cacciati Tizio, Caio, Sempronio, facendo i precisi nomi delle persone !...
Voci: No, no !
BARATONO: C'è una frazione che dice: tutti quelli che hanno aderito a Reggio Emilia, solo perché vi hanno aderito debbono andarsene; e qui è la discordia ! Noi siamo d'accordo con Mosca, perché appunto Mosca questo non ha imposto !
Dicevo, oltre queste individualità che hanno o[...]
[...]ato di questo utilitarismo dovuto alla stessa volontà degli organizzati, ed essi si conformano a questa volontà degli operai.
Ed allora appunto bisogna distinguere e cercare di comprendere e di penetrare la situazione. Noi domandiamo una cosa molto semplice nei loro rapporti: regoliamo il rapporto tra Partito politico e organizzazione del lavoro in tal modo che d'ora in poi l'Organizzazione del lavoro sia subordinata, sia dipendente dal Partito socialista. (Benissimo I). Impadroniamoci dell'Organizzazione del lavoro, obblighiamo tutti gli organizzatori ad essere tesserati, e quindi ad essere disciplinati alle direttive del nostro Partito; cerchiamo nel modo che voi meglio crederete, nel modo che potremo stabilire d'accordo, di fissare fortemente questa unità politicosindacale. Tutti sentiamo, tutti lo abbiamo detto, che il patto di alleanza ormai è incapace di sostenersi, davanti ai tempi; sebbene esso segni un progresso assai grande di fronte a ciò che esiste in Francia, dove c'è l'indipendenza dell'organizzazione economica da quella politica[...]
[...]a ciò che esiste in Francia, dove c'è l'indipendenza dell'organizzazione economica da quella politica. Esso è ancora però qualche cosa che può sfuggire facilmente ai doveri politici e rivoluzionari; garantiamo questo patto di alleanza, cerchiamo insieme il modo di rendere piú forte, piú tenace questa unione, facciamo una cosa sola del Partito e della Organizzazione.
Ah, sí; apriamo le porte, allarghiamo le mura delle nostre Sezioni e il Partito socialista meglio si unifichi con la massa lavoratrice: questo sí, questo corrisponde alle condizioni d'Italia, dove le nostre Sezioni, in generale, non sono e non possono essere quel manipolo di scelti, di esaminati che vi entrino con una chiara coscienza politica, perché nelle nostre Sezioni entrano tutti quelli che domandano di entrare; dove spesso ci si esaurisce nel pettegolezzo, nelle beghe interne, mentre di fuori la massa aspetta la nostra parola come la parola di un redentore; allarghiamo pure le nostre Sezioni, fondiamo di piú il Partito con l'Organizzazione; non facciamo l'opera contraria, no[...]
[...]lo di scelti, di esaminati che vi entrino con una chiara coscienza politica, perché nelle nostre Sezioni entrano tutti quelli che domandano di entrare; dove spesso ci si esaurisce nel pettegolezzo, nelle beghe interne, mentre di fuori la massa aspetta la nostra parola come la parola di un redentore; allarghiamo pure le nostre Sezioni, fondiamo di piú il Partito con l'Organizzazione; non facciamo l'opera contraria, non dividiamo invece il Partito socialista, restringendolo, dall'Organizzazione del lavoro, non perdiamo questo enorme vantaggio, che già abbiamo sugli altri paesi, di tener subordinata a noi l'Organizzazione del lavoro. Questa è la visione unitaria. Noi non siamo contrari a nessuna modificazione che renda piú ferreo il nostro Partita, piú disciplinata la nostra azione; siamo contrari soltanto a tutto ciò che rompe la compagine, la organicità multipla del nostro Partita. Esso oggi é fondato sulla Organizzazione del lavoro. La nostra forza è là; ed è per deprecare il pericolo che questa forza vada perduta, che noi unitari non possiamo [...]
[...]on è moralmente superiore, né ha condizioni di dottrina, di spirito, di preparazione di nessun genere, superiori alla preparazione, allo spirito delle masse che stanno intorno a noi.
Resta adunque chiaro, o compagni, e questo volevo dimostrare, che non c'è nessun dissenso profondo, razionale, che non c'è nessuna causa essenziale che divida in questo momento il Partito comunista, il Partito massimalista, la grande maggioranza attuale del Partita socialista italiano; che queste differenze si sono volute creare su critiche fatte di certi momenti storici artificialmente interpretati.
E del resto anche se fossero vere queste critiche, anche se fosse vero tutto quello che voi avete detto del passato del nostro Partito, non è dimostrato ancora che il Partito nostro debba scindersi, non in due, di videndoci dai riformisti, ma anche in tre, dividendoci anche dai comunisti. Non è dimostrata in nessun modo questa necessità, perché non avete potuto e non potete dimostrare, che noi della tendenza unitaria siamo dei socialdemocratici, dei riformisti o degl[...]
[...]uto e non potete dimostrare, che noi della tendenza unitaria siamo dei socialdemocratici, dei riformisti o degli indipendenti alla tedesca.
Noi abbiamo voluto tutto quello che avete voluto voi, noi abbiamo fatto tutto quello che avete fatto voi, perché siamo sempre stati insieme, abbiamo lavorato concordi fino ad oggi nel Partito. Ci differen ziamo solo in questo: che noi non vogliamo perdere quell'organamento qual'è oggi costituito dal Partito socialista.
Comprendo che ci siano forse altre ragioni che ci dividono, o meglio che distinguono alcuni che capeggiano il movimento della frazione comunista da noi unitari. Può darsi che se noi andiamo ad esaminare minutamente gli scritti di alcuni nostri compagni, troviamo altre differenze, forse piú profonde. Può darsi che ci sia una diversa valutazione, non tanto della storia del nostro Partito, quanto degli ideali del nostro Partito. Può darsi che noi a Bologna ci siamo ubriacati dicendo tutti le stesse parole — Internazionale, comunismo, rivoluzione — ma non ci siamo compresi. Può darsi che qui st[...]
[...] spiego subito, che intende obbligare l'Italia, il giorno della rivoluzione, ad adoperare questi metodi, che sono generali per tutte le rivoluzioni, nello stesso identico modo con cui sono stati adoperati dai compagni russi, e da formare quindi in Italia, prima un Partito politico rivoluzionario di congiura contro il Governo borghese, al solo ed unico scopo della presa di possesso violenta e armata del Governo, e poi un'instaurazione del Governo socialista sul figurino preciso ed esatto di ciò che è avvenuto in Russia.
I russi dicono — badate, ce lo ha dichiarato Graziadei — che essi non impongono nulla di tutto ciò, che non intendono dettare le leggi precise circa la tattica, le circostanze, l'adattamento di quelli che sono i principi generali della rivoluzione per tutti i paesi del mondo. Non intendono di forzarci la mano, di darci il figurino del nostro Governo, della nostra azione specifica di un certo momento.
Per noi comunisti, per noi che discendiamo dal « Manifesto » di Carlo Marx e di Federico Engels, la dittatura del proletariato è [...]
[...]; si può formare un esercito insurrezionale, ma non un esercito rivoluzionario.
Ed anche qui noi siamo per rincorrere i migliori mezzi, tutti i mezzi della preparazione; non ne escludiamo alcuno nel nostro ordine del giorno di Firenze. Si intensifichi il lavoro di preparazione legale ed anche extra legale: non siamo contrari ad ogni integramento di una tale preparazione, non siamo esclusivisti, ma non si voglia confondere soprattutto la tattica socialista, comunista, con la tattica anarchica. (Applausi vivissimi).
Io concludo, compagni; non abuserò molto della vostra pazienza, della vostra disciplinata pazienza.
Ormai a Bologna non ci si può piú restare, bisogna superare le posizioni di Bologna, soprattutto bisogna superare il compromesso che si fece a Bologna in omaggio specialmente alla figura di Costantino Lazzari. Bisogna fare un passo avanti; siamo tutti d'accordo, tutti lo vogliamo. Questo passo coincide perfettamente con l'ordine che ci viene da
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Mosca. Poiché da Mosca viene un ordine a tutti i paesi di separare il Partito comuni[...]
[...]ioni, oh, noi abbiamo tutto l'interesse a seguirvi, e la desideriamo anche noi. (Applausi). Lo desideriamo anche noi questo esame dell'anima comunista, di tutti gli inscritti, i frettolosamente inscritti del nostro Partito. Facciamola pure questa revisione. Noi non escludiamo né impediamo una continua epurazione. Unità non vuol dire questo. Unità vuol dire tenere ferma quella compagine, quel complesso meraviglioso organismo che è oggi il Partito socialista italiano Vuol dire distruggere in questo Partito soltanto le immagini vaghe della fantasia, non distruggere quella che oggi è una realtà.
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