Brano: Sindacalismo
diale, cui aderiscono i sindacati dell’U.R.S.S. e degli altri paesi socialisti, nonché organizzazioni sindacali di numerosi paesi capitalisti o ex coloniali (la C.G.I.L. ne ha fatto parte fino al 1984); la Confederazione internazionale sindacati liberi, di orientamento riformista; l'Internazionale sindacale cristiana, cui aderiscono i sindacati cattolici o ispirati dalle altre chiese cristiane (con prevalenza numerica di italiani e francesi).
Il sindacalismo italiano
In Italia, il sindacato di mestiere costituì la prima forma di associazionismo operaio ed ebbe carattere essenzialment[...]
[...]le, cui aderiscono i sindacati dell’U.R.S.S. e degli altri paesi socialisti, nonché organizzazioni sindacali di numerosi paesi capitalisti o ex coloniali (la C.G.I.L. ne ha fatto parte fino al 1984); la Confederazione internazionale sindacati liberi, di orientamento riformista; l'Internazionale sindacale cristiana, cui aderiscono i sindacati cattolici o ispirati dalle altre chiese cristiane (con prevalenza numerica di italiani e francesi).
Il sindacalismo italiano
In Italia, il sindacato di mestiere costituì la prima forma di associazionismo operaio ed ebbe carattere essenzialmente difensivo. A monte di questa esperienza era una lunga tradizione di associazioni fra lavoratori miranti a contrastare e prevenire i disastrosi effetti provocati sul livello di vita delle masse popolari da una rapida industrializzazione attraverso le Società di mutuo soccorso e le Leghe di resistenza. Queste prime forme di sindacalismo coinvolgevano però sol' tanto gruppi di operai particolarmente forti sul mercato del lavoro grazie alla loro elevata professionali[...]
[...]no
In Italia, il sindacato di mestiere costituì la prima forma di associazionismo operaio ed ebbe carattere essenzialmente difensivo. A monte di questa esperienza era una lunga tradizione di associazioni fra lavoratori miranti a contrastare e prevenire i disastrosi effetti provocati sul livello di vita delle masse popolari da una rapida industrializzazione attraverso le Società di mutuo soccorso e le Leghe di resistenza. Queste prime forme di sindacalismo coinvolgevano però sol' tanto gruppi di operai particolarmente forti sul mercato del lavoro grazie alla loro elevata professionalità (per esempio i tipografi, che diedero vita a solide e durature associazioni di mestiere). Quantunque si trattasse essenzialmente di manifestazioni di difesa propria a gruppi di lavoratori specializzati, questa forma di associazionismo contribuì alla formazione di una forte coscienza operaia e di una spiccata solidarietà di classe.
Dai primi anni del secolo XX il sindacalismo riformista costituì il filone principale dellassociazionismo sindacale, come tendenza[...]
[...]icolarmente forti sul mercato del lavoro grazie alla loro elevata professionalità (per esempio i tipografi, che diedero vita a solide e durature associazioni di mestiere). Quantunque si trattasse essenzialmente di manifestazioni di difesa propria a gruppi di lavoratori specializzati, questa forma di associazionismo contribuì alla formazione di una forte coscienza operaia e di una spiccata solidarietà di classe.
Dai primi anni del secolo XX il sindacalismo riformista costituì il filone principale dellassociazionismo sindacale, come tendenza risultante dall’incontro fra le tradizioni di lotta delle leghe operaie e l'ideologia socialista. Si trattava di un sindacalismo la cui base non era più il mestiere ma la classe, aperto quindi a tutti i lavoratori e per sostenere rivendicazioni economiche in una prospettiva non più soltanto meramente difensiva. Il movimento inoltre tendeva a intrattenere stretti rapporti con le formazioni politiche socialiste e riformiste, a organizzarsi federativamente e a porsi il problema del ruolo dello Stato nelle vertenze sindacali, accettando e pretendendo una legislazione di carattere sociale. In Italia la spinta organizzativa si era già espressa nella creazione (dal 1890) di numerose Camere del lavoro (v.) oltre che nelle Fede[...]
[...]del
la Federazione italiana degli operai metallurgici (F.I.O.M.) che, nel 1906, venne costituita a Milano la Confederazione generale del lavoro (v. Confederazione generale italiana del lavoro) con scopi statutari in tutto aderenti all’indirizzo sindacale riformista europeo del momento.
Un altro importante atteggiamento ideologico che influenzò larghi settori del movimento sindacale italiano e francese all'inizio del secolo fu il cosiddetto sindacalismo rivoluzionario.
Nella risoluzione del suo primo congresso In Francia (Amiens, 1906), questo sosteneva che, appartenendo il sindacato all'intera classe operaia, era conseguentemente dovere di ogni lavoratore farne parte; si prefigurava
il sindacato come gruppo di produzione e di ripartizione; si preconizzava, come mezzo d’azione, lo sciopero generale; e infine il sindacato non aveva né doveva avere alcun rapporto con partiti politici.
Il sindacalismo rivoluzionario viene in generale ricondotto, sul piano ideologico, al pensiero politico di Georges Sorel che aveva una rigida concezione[...]
[...]rivoluzionario.
Nella risoluzione del suo primo congresso In Francia (Amiens, 1906), questo sosteneva che, appartenendo il sindacato all'intera classe operaia, era conseguentemente dovere di ogni lavoratore farne parte; si prefigurava
il sindacato come gruppo di produzione e di ripartizione; si preconizzava, come mezzo d’azione, lo sciopero generale; e infine il sindacato non aveva né doveva avere alcun rapporto con partiti politici.
Il sindacalismo rivoluzionario viene in generale ricondotto, sul piano ideologico, al pensiero politico di Georges Sorel che aveva una rigida concezione della divisione sociale in due classi: i lavoratori e i capitalisti. Non potendosi ipotizzare interessi né valori comuni a queste due classi, l'azione degli organi della classe operaia non poteva essere che totale e rivoluzionaria, in una contrapposizione netta che doveva porsi l'obiettivo di sostituire il potere politico padronale con quello dei lavoratori. Il sindacato non doveva quindi avere fini di resistenza, rivendicativi, economici, ma solo fini sovve[...]
[...]a dai sindacalisti rivoluzionari, ma la mobilitazione si chiuse con una grave sconfitta, sia perché incoraggiò la resistenza organizzata dei padroni sia perché i capi rivoluzionari, quantunque abili nel galvanizzare le masse, non si dimostrarono poi capaci di guidarle politicamente nella
difficile lotta. Nel 1912 gli anarcosindacalisti costituirono una loro organizzazione nazionale denominata Unione sindacale italiana (v.).
Da parte sua il sindacalismo cattolico individuava la propria base associativa nelle corporazioni, cioè in unioni organiche di lavoratori e datori di lavoro operanti in una stessa unità produttiva o in un determinato settore, fondamentalmente basandosi sul principio della collaborazione interclassista. Già dalla fine del secolo XIX la prospettiva del corporativismo cattolico si configurava come essenzialmente istituzionalistica e, nel Congresso dei cattolici italiani del 1903, Giuseppe Toniolo ipotizzò sindacati paralleli di lavoratori e datori di lavoro, che avrebbero dovuto trovare un collegamento a livello dirigenzial[...]
[...] cattolico si configurava come essenzialmente istituzionalistica e, nel Congresso dei cattolici italiani del 1903, Giuseppe Toniolo ipotizzò sindacati paralleli di lavoratori e datori di lavoro, che avrebbero dovuto trovare un collegamento a livello dirigenziale. L’ispirazione interclassista di Toniolo e il suo favore per le soluzioni arbitrali dei conflitti, basate sul principio cristiano della « giusta mercede », rimarranno il contrassegno del sindacalismo cattolico. Nel maggio del 1918 nacque la Confederazione italiana del lavoro (C./.L), della quale facevano parte i cosiddetti sindacati bianchi, cioè cattolici, in grande maggioranza contadini.
Gli anni tra le due guerre
Dopo la prima guerra mondiale si manifestò con particolare vivacità, in seno alla C.G.L., il problema dei rapporti che dovevano intercorrere fra il sindacato e i partiti politici dei lavoratori. Socialisti riformisti, massimalisti e comunisti prospettavano diverse soluzioni possibili: particolarmente importante, la concezione comunista, ampiamente dibattuta aH’interno de[...]
[...] il sindacato come veicolo, «cinghia di trasmissione» delle prese di posizione del partito, ipotizzandone quindi la dipendenza da quest'ultimo sul piano più strettamente politico.
Ma la tendenza a depotenziare politicamente il sindacato, sciogliendo
lo nel quadro di altri soggetti politici, trovò l’applicazione più drastica nel corporativismo di stato, proprio del regime fascista. Questa concezione liquidatrice, che discendeva in parte dal sindacalismo corporativista dei nazionalisti (v. Nazionalismo italiano) avrà come legislatore il ministro Alfredo Rocco (v.), secondo il quale il sindacato, non più classista, attraverso il disciplinamento di tutte le classi produttrici doveva diventare organizzazione integrale della produzione nazionale e racchiudere in sé tutti gli
527