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Il segmento testuale separatista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 83Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 476

Brano: [...] a volte notevole, soprattutto col nutrito gruppo di antifascisti della provincia di Palermo (v.), avrebbero potuto consentire (ma solo in parte ciò avvenne) un’elaborazione di tipo nuovo sulle prospettive aperte alla Sicilia dalla caduta del fascismo, nonché sul significato assunto dalla Resistenza e dai valori di democrazia su cui essa si reggeva.

Paimiro Togliatti, in un articolo pubblicato su l'Unità del 3.9.1944, attribuiva la propaganda separatista a « scarni gruppi reazionari, appartenenti, per lo più, alla classe dei latifondisti o legati ad essa ». Si trattava, secondo il dirigente comunista, di « uomini e gruppi viventi ai margini del fascismo e sotto le sue ali, impradronitisi di sorpresa di determinati posti di comando nell’isola al momento della Liberazione » e che, preoccupati della conservazione dei loro privilegi, « coscientemente » provocavano disordini e conflitti.

Togliatti guardava dunque alla Sicilia, come a una « regione minacciata », avvertendo il rischio di come quel movimento potesse tradursi « in senso fascista ».[...]

[...]

Togliatti guardava dunque alla Sicilia, come a una « regione minacciata », avvertendo il rischio di come quel movimento potesse tradursi « in senso fascista ». Contro questo rischio individuava tre obiettivi principali: accentuare il processo di democratizzazione dell’isola; risolvere il problema della terra; affrontare la dilagante disoccupazione.

Non si può dire che nei quarant’anni trascorsi da allora (e nel corso dei quali la questione separatista non è stata più sollevata) gli obiettivi indicati da Togliatti siano stati raggiunti. Anche ciò dimostra il carattere strumentale, puramente ideologico del separatismo siciliano: una bandiera alzata dalle classi dominanti quando si tratta di assicurarsi, nelle fasi di transizione storica, la continuità di potere; uno slogan obsoleto, quando questa continuità sia stata infine riconosciuta e garantita, si intende a spese delle classi subalterne.

G.Ca.

Sequi, Eros

N. il 15.10.1912 a Possagno (Treviso) ; docente universitario. Laureato in Filologia classica all 'Università di Pisa nel 19[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 106

Brano: [...]eva calpestato i costumi e le prerogative locali, determinarono una non trascurabile propensione popolare verso la vicina repubblica francese. Chanoux stesso, che pure era stato sempre fiducioso in un accordo con i partiti italiani, aveva espresso già nel 1944 il risentimento valdostano per

10 scarso interesse del governo di Roma e degli Alleati per le rivendicazioni avanzate, affermando si dovesse condurre « azione autonomista palese, azione separatista nascosta ». E il rrtotto: « MaTtres chez nous » (Padroni in casa nostra) salutò il ritorno dalla montagna partigiana e dalla Svizzera degli antifascisti valdostani, e poi la costituzione di un movimento regionalista con la denominazione di « Union valdótaine ».

11 15.5.1945 una delegazione composta da Federico Chabod, Alessandro Passerin d’Entrèves, Ida Viglino e Carlo Bovard sottopose al C.L.N. regionale piemontese la traccia delle richieste di autonomia del movimento partigiano e della popolazione valdostana. Il 7 settembre di quello stesso anno, il decreto luogotenenziale sancì il dirit[...]

[...]re da mediatore tra i due aspetti della situazione e il governo. Convinto che la via giusta da seguire fosse quella dell’intesa con le forze politiche italiane, Chabod aveva lavorato per un inserimento del problema valdostano nella complessa realtà nazionale e nel suo scritto « La Valle d’Aosta, l’Italia e la Francia », redatto tra il

23 ed il 27.9.1944, aveva illustrato appunto le richieste autonomistiche in opposizione alle tesi della parte separatista. Nei mesi che seguirono l’approvazione dello statuto, il clima valdostano andò rapidamente peggiorando. Il 26.3.1946 la tensione e le spinte sediziose culminarono nell’occupazione del palazzo della Prefettura di Aosta da parte di una folla di dimostranti separatisti. Sfuggito alla furia dei dimostranti e ristabilita la calma, Chabod, amareggiato, si ritrasse nei suoi studi di storia.

La Regione valdostana, nata prima della Costituzione, fu così gradualmente riassorbita nel tessuto economico e giuridico dello Stato. Il 18.7.1966, le vicende politiche della valle offrirono al governo Moro il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 768

Brano: [...]a tedescosudeta che, nell’ottobre del

1933, si diede un nuovo e più radicale strumento di agitazione nella Sudetendeutsche Partei (Partito tedescosudeto) di Konrad Henlein (v.). Allorché, nelle elezioni del maggio 1935, tale partito ottenne il 60 per cento dei voti della minoranza tedesca, Henlein si vide incoraggiato sulla via di rivendicazioni sempre più radicali, giungendo nel novembre del 1937 alla formulazione di un programma apertamente separatista.

Le pressioni esercitate direttamente dalla Germania nazista a favore dell’agitazione dei tedescosudeti rivelarono d’altra parte l’aperta interferenza del Terzo Reich negli affari interni cecoslovacchi: all'inizio del 1938, attraverso contatti segreti con Henlein e pubblici, minacciosi moniti all’indirizzo della Cecoslovacchia (discorso di Hitler al Reichstag del 20 febbraio), la Germania esprimeva l’intenzione di porre la questione sudeta al centro delle sue prossime iniziative internazionali. Di lì a poco, I'Anschluss (v. Austria) rappresentava il primo concreto passo verso l’accerchiame[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 258

Brano: [...] Pavelic posto a domicilio coatto.

In seguito alla caduta del governo Stojadinovic (febbraio 1939), Mussolini tornò alla politica della frantumazione della Jugoslavia: temendo che Hitler arrivasse per primo a mettere le mani sul paese balcanico dopo l’annessione dell'Austria e l’occupazione della Cecoslovacchia, decise di realizzare le rivendicazioni territoriali italiane in Dalmazia servendosi degli ustascia, puntando cioè su una loro azione separatista in Croazia con l’appoggio italiano. Tale politica fu appoggiata dalla Germania nazista che, a sua volta, cercava di ottenere il pieno impegno italiano al fianco del Terzo Reich nei suoi piani bellici di espansione in Europa. Hitler ribadì che, nella divisione delle sfere d’influenza, la Croazia era di interesse italiano, ma l’Italia fascista in quel momento non era ancora pronta alla guerra e perciò l’intervento in Croazia fu procrastinato. Contemporaneamente Mussolini finanziò lan gamente il movimento ustascia in Italia e in Croazia, mentre Hitler tentava di calamitare il governo di Belgrado[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 257

Brano: [...]nto fascista e nazionalista salito al potere in Croazia (v.) nella Seconda guerra mondiale.

Il cosiddetto “Stato Indipendente di Croazia”, alla cui testa fu posto il poglavnik (duce) Ante Pavelic (v.) sotto la corona dei Savoia (ma Aimone di Savoia non volle mai cingerla) fu satellite dell’Asse e le milizie ustascia furono al servizio degli occupanti, distinguendosi per l’inaudita ferocia.

Origini

L’organizzazione sorse con un programma separatista, sciovinistico e terroristico sotto la sigla U.H.R.O. (Ustasahrvatski oslobodilacki pokret = Movimento di liberazione croato) dopo l’instaurazione del regime assolutista di re Alessandro (6.1.1929). Ne fu fondatore il Pavelic che era stato eletto deputato al Parlamento jugoslavo nel 1927 quale unico rappresentante del Partito croato del diritto. Rifugiatosi dapprima in Austria, passato poi in Ungheria, Bulgaria e infine in Italia, finanziato dal regime fascista pose qui la base dèlia propria attività. Dopo una serie di accordi con i capi in esilio dei movimenti separatisti jugoslavi e con var[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 728

Brano: [...]i.

Il disagio delle popolazioni di lingua tedesca si fece più grave a seguito della crisi economica che, all'inizio degli anni Trenta, colpì in particolare i distretti industriali: fu appunto in quell’epoca che, in concomitanza con l’ascesa del movimento nazionalsocialista nella Germania weimariana, la minoranza tedesca avvertì l’attrazione al nazionalismo d’oltre confine, mentre le sue rivendicazioni autonomistiche sfociavano in un movimento separatista vero e proprio. In particolare, l’emergere tra i gruppi politici della minoranza tedesca del partito tedescosudeto di Konrad Henlein (v.), sostenuto finanziariamente dalla Germania nazista, alle elezioni

del maggio del 1935, fu il primo grave sintomo della radicalizzazione dell’agitazione della minoranza.

Il successo elettorale di Henlein significava principalmente che la questione sudeta cessava di essere una questione interna cecoslovacca, per diventare oggetto di conflitto con il vicino Reich germanico, nel quadro dell’aspirazione di questo a riunificare in un’unica comunità tutte le[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 581

Brano: [...]decennio del ’900 avevano collaborato anche lo scrittore irlandese James Joyce e, nel primo dopoguerra, i fratelli Lionello e Vito Levi, eminenti musicologi e critici (Vito Levi si dimise dalla redazione nel 1938, per le leggi razziali). A «li Piccolo» non aveva invece mai collaborato Io scrittore Sci pio Slataper (volontario giuliano, caduto nella Prima guerra mondiale), allora oppositore del conservatorismo liberalnazionale e dell’irredentismo separatista.

Dopo l’8.9.1943, rimosso il Benco e stroncato subito dai tedeschi il tentativo del fascio repubblicano di impadronirsi del giornale, la direzione venne assunta dal critico musicale Vittorio Tranquilli che però, dopo pochi mesi, quando i nazisti considerarono chiusa la fase tattica di limitate concessioni alle nostalgie patriottiche e celebrative deH'italianità, venne a sua volta rimosso e sostituito con Rodolfo Maucci, insegnante di tedesco e

già collaboratore del quotidiano. Da allora e fino al 29.4.1945 il giornale accentuò il carattere di grigio organo di informazioni e commenti pol[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 442

Brano: [...]la Democrazia cristiana. Che queste elezioni rappresentassero a Partinico una vittoria popolare (in una Sicilia che aveva visto la vittoria del Blocco del popolo), è tuttavia molto discutibile, pur nulla togliendo alla presenza democratica di Varvaro.

Il Blocco del popolo, che a Partinico raccoglieva socialisti e comunisti, subì infatti un crollo notevole anche rispetto alle precedenti comunali del 27.10.1946, durante le quali l’astensionismo separatista aveva causato la mancanza di affluenza alle urne del 65% degli elettori. C’era, occorre dire, in quella situazione una mancanza complessiva di prospettiva politica credibile, fortemente condizionata da una ideologia sicilianista che, nel Varvaro, si legava all’antico costituzionalismo federalista siciliano senza però riuscire a impostare una propria linea realistica di fronte alla disgregazione dello Stato nazionale: fatto che determinava una assoluta incapacità di vedere oltre

10 spazio geografico insulare.

In quella situazione di vuoto avvenne la tradizionale ricomposizione del Blocco[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 376

Brano: [...]tranee alla realtà locale. Nondimeno il programma sionista continuò a svilupparsi in un senso chiaramente colonialistico, in connessione con le iniziative e gli interessi degli Stati europei nel vicino Oriente e valendosi dell'appoggio di volta in volta fornito dall’uno o dall’altra potenza coloniale. Fin dagli inizi emerse così la direttiva che prevedeva una definitiva supremazia dei coloni ebrei, l’ampliamento continuo (in un quadro nettamente separatista) della loro influenza economica e territoriale, il sostanziale rifiuto di prendere atto delle legittime aspirazioni nazionali degli arabi palestinesi. Successivamente, dopo la creazione dello Stato d’Israele (1948), si evidenziò sempre più Io sforzo di al

lontanare il più alto numero possibile di palestinesi dalle loro dimore, di impedirne in ogni modo il ritorno e di imporre a quelli rimasti una serie di misure duramente limitative sul piano politico e amministrativo.

Sviluppi dopo il 1948

La politica israeliana determinò nel 194849 l’esodo forzato di 750.000 palestinesi (saliti nel[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 368

Brano: [...]erenza antiborbonica dei gruppi dirigenti legati a quella tradizione conservatrice di cui era un frutto (sia pure con mediazioni innovatrici) la Costituzione siciliana del 1812, obbligò tuttavia a una riflessione critica che si proiettava già fuori dalle angustie insulari, collocando finalmente la « questione siciliana » in quella più complessa e realistica di uno Stato italiano.

Il ’48 palermitano (pur se condizionato da una certa componente separatista) rappresentò così un notevole salto di qualità rispetto alle precedenti esperienze rivoluzionarie, anche se si concluse con una spietata reazione e con l’emigrazione in massa di tutta una serie di intellettuali liberalprogressisti come gli Amari e Francesco Ferrara, o di orientamento democratico come Rosario Bagnasco, Francesco Crispi e Rosolino Pilo. A questo periodo si riferisce la nascita a Palermo di tutta una serie di giornali che, proprio sull’esperienza del ’48, fondarono un nuovo rapporto tra opinione pubblica e problemi istituzionali, tra popolo e Stato.

Per iniziativa di Michele [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine separatista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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