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Il segmento testuale scisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 183

Brano: Eccidi in Italia

Emblemi e distintivi usati dagli squadristi durante il terrore fascista (192025)

Eccidi fascisti

Dal 1921, agli eccidi compiuti dalle forze « dell'ordine », si aggiunsero In misura sempre maggiore quelli perpetrati dai fascisti, spesso con l'appoggio diretto della polizia, dei carabinieri e dei Comandi militari. Nell’impossibilità di elencare tutti gli innumerevoli casi che portarono la morte a centinaia di antifascisti in ogni regione d'Italia (si veda la voce Caduti deli’antifascismo), si ricorderanno i più gravi.

1921

25 febbraio: a Terranova Sappo Minulio (Reggio Calabria), durante una manifestazione popolare davanti al Comune, uccisi

o feriti un numero imprecisato di lavoratori.

28 febbraio: a Firenze, nel corso di attacchi fascisti a sedi di giornali e di circoli socialisti, uccisi il comunista Spartaco Lavagnini (v.), Gino Mugnai e Antonio Pétrucci. A Certaido, ucciso l'anarchico Ferruccio Scarselli. A La Spezia, ucciso l'anarchico Ulivi ero.

7 marzo: ad Andria (Bari), in un conflitto tra fascisti e operai, ucciso Antonio Franzoso; a Casale Monferrato, in seguito ad aggressioni fasciste, numerosi feriti da entrambe le parti e uccisi 2 lavoratori (Costantino Broglio, Luigi Scaroglio).

9 marzo: a Pieve di Cento (Bologna), in un conflitto tra fascisti e lavoratori, 1 uccisa [Angiolina Toni) e 3 feriti.

21 marzo: a Milano, in seguito all’aggressione fascista appoggiata dalle guardie regie, nel corso di una manifestazione per le 5 giornate, morti e feriti da entrambe le parti. Ad Arcola (La Spezia), ucciso dai carabinieri l’anarchico Dante Carnesecchi.

28 marzo: ad Alessandria, nel corso di un'aggressione fascista appoggiata da carabinieri contro un gruppo di operai, 3 lavoratori uccisi [Ernesto Coscia, Giuseppe Pessino, Vittorio Martini).

29 marzo: a Carmignano (Firenze), durante una manifestazione per la vittoria elettorale,

2 [...]

[...]te, morti e feriti da entrambe le parti. Ad Arcola (La Spezia), ucciso dai carabinieri l’anarchico Dante Carnesecchi.

28 marzo: ad Alessandria, nel corso di un'aggressione fascista appoggiata da carabinieri contro un gruppo di operai, 3 lavoratori uccisi [Ernesto Coscia, Giuseppe Pessino, Vittorio Martini).

29 marzo: a Carmignano (Firenze), durante una manifestazione per la vittoria elettorale,

2 lavoratori [Bertini, Bucci) uccisi dai fascisti.

4 aprile: a Ferrara, in un conflitto tra fa

scisti e giovani socialisti, 1 lavoratore ucciso (il giovane Zechi).

13 aprile: a Pisa, ucciso dai fascisti l'insegnante socialista Carlo Cammeo.

14 aprile: a Ragusa, durante un comizio popolare, 3 cittadini uccisi dai fascisti e

50 feriti.

18 aprile: a Firenze, in un conflitto con i fascisti, 3 lavoratori uccisi [Tolemaide Cimino, Bruno Palle, Rossi).

19 aprile: ad Arezzo, 2 operai [Milani, Martini) uccisi dai fascisti.

20 aprile: a Parma, in un conflitto tra operai e fascisti, 1 lavoratore ucciso [Paolo Strina).

21 aprile: a Orta Nova (Foggia), in un conflitto con i fascisti, 6 lavoratori uccisi e numerosi feriti da ambo le parti.

22 aprile: a Pavia, in un’aggressione fascista contro un gruppo di lavoratori, 1 ucciso (lo studente comunista Ferruccio Ghinaglia) e 4 feriti gravi [Carlo Aguzzi, Enrico Garreta, Aldo Raggrada, Didimo Scaglioni).

1 maggio: a Cavriago (Reggio Emilia), in un conflitto con i carabinieri, 2 anarchici uccisi [Andrea Boriili, Primo Franceschetti).

8 maggio: a Castelvetrano (Palermo), 10 uccisi e 50 feriti.

13 maggio: a Torino, in un conflitto con i fascisti, 1 socialista ucciso e 3 feriti. A Favaro (Biella), ucciso nella sua casa[...]

[...]: a Pavia, in un’aggressione fascista contro un gruppo di lavoratori, 1 ucciso (lo studente comunista Ferruccio Ghinaglia) e 4 feriti gravi [Carlo Aguzzi, Enrico Garreta, Aldo Raggrada, Didimo Scaglioni).

1 maggio: a Cavriago (Reggio Emilia), in un conflitto con i carabinieri, 2 anarchici uccisi [Andrea Boriili, Primo Franceschetti).

8 maggio: a Castelvetrano (Palermo), 10 uccisi e 50 feriti.

13 maggio: a Torino, in un conflitto con i fascisti, 1 socialista ucciso e 3 feriti. A Favaro (Biella), ucciso nella sua casa il consigliere provinciale socialista Eriberto Ramella Germanin.

16 maggio: a Cerignola (Bari), durante un’invasione fascista dei seggi elettorali, 9 elettori socialisti uccisi e numerosi feriti.

17 maggio: a La Spezia, 2 lavoratori uccisi dai carabinieri e 13 feriti. A Milano, durante una manifestazione, 1 operaio ucciso dalle guardie ‘ regie [Sebastiano Pistillo). A Vicenza, in un’aggressione fascista contro un corteo di lavoratori dopo le elezioni, 2 uccisi (tra cui Raffaele Sbragia) e altri gravemente feriti. [...]

[...]festazione, 1 operaio ucciso dalle guardie ‘ regie [Sebastiano Pistillo). A Vicenza, in un’aggressione fascista contro un corteo di lavoratori dopo le elezioni, 2 uccisi (tra cui Raffaele Sbragia) e altri gravemente feriti. A Firenze, in un'aggressione fascista dopo la vittoria elettorale socialista, 2 lavoratori uccisi [Adamo Porri, Giuseppe Morosini) e altri gravemente feriti.

20 maggio: a Civitavecchia (Roma), durante

il tentativo dei fascisti di incendiare la Camera del lavoro, 2 uccisi [Umberto Urbani, Pietro Tartaglia) e numerosi feriti dalle

due parti. A Chiusi (Siena), in un conflitto,

3 lavoratori uccisi.

21 maggio: a Foligno (Perugia), 1 lavoratore [Augusto Bolletta) ucciso dai fascisti. A Parma, nell'aggressione fascista a un gruppo di operai, uccisa Angela MarteQani e gravemente ferito Luigi Galliani. A Perugia, nell’aggressione fascista agli elettori socialisti, 1 ucciso [Guglielmo Rotini).

25 maggio: a Parma, nell'aggressione fascista a un gruppo di operai, 1 ucciso [Antonio Masseri) e 1 ferito grave (il quattordicenne Aldo Ghiretti).

27 maggio: a Barletta, in un conflitto con i fascisti, morti e feriti non accertati.

31 maggio: a Conversano (Bari), 2 uccisi dai fascisti e altri feriti.

31 maggio: a Trevignano (Treviso), numerosi feriti, alcuni mortalmente, a opera di fascisti.

I giugno: a Modica (Ragusa), in un conflitto con i fascisti, 5 antifascisti uccisi e altri ferjti.

3 giugno: a Carrara, ucciso dai fascisti il mutilato di guerra Renato Lazzeri.

7 giugno: a Fiorenzuola d'Arda (Piacenza), nell’aggressione fascista in un’osteria. 1 ucciso (il socialista Carlo Molinari).

10 giugno: a Milano, ucciso dai fascisti il socialista Luigi Gadda.

II giugno: ad Arezzo, in un’aggressione fascista, 3 uccisi [Guido Chiccaglini, Bruciamacchia, Tosti) e 2 feriti [Giorgi, Grifoni).

12 giugno: a Milano, nell’aggressione di un gruppo di fascisti, 1 ucciso [Romeo Cozzi), e 1 ferito grave [Ettore Grotti).

13 giugno: a Vep&zia, nell'invasione fascista di un circolo operaio, 1 ucciso [Vannini) e alcuni feriti gravi.

14 giugno: a Sàrzana (La Spezia), in un’aggressione fascista, 1 ucciso [Luigi Gastardel li) e alcuni feriti.

14 giugno: a Minervino Murgé (Bari), in un’aggressione fascista, 1 ucciso (il contadino Pantone) e alcuni feriti.

19 giugno: a Crema, in un’aggressione fascista, 1 ucciso [Ettore Sale) e 2 feriti gravi [Davide Bergamaschi, Battista Bianchi).

22 giugno: a Sermide (Mantova), in seguito a un'aggressione fas[...]

[...]gressione fascista, 1 ucciso [Luigi Gastardel li) e alcuni feriti.

14 giugno: a Minervino Murgé (Bari), in un’aggressione fascista, 1 ucciso (il contadino Pantone) e alcuni feriti.

19 giugno: a Crema, in un’aggressione fascista, 1 ucciso [Ettore Sale) e 2 feriti gravi [Davide Bergamaschi, Battista Bianchi).

22 giugno: a Sermide (Mantova), in seguito a un'aggressione fascista, 1 ucciso [Mario Bertelli).

27 giugno: a Roma, ucciso dai fascisti Pietro Confetti; a Grosseto, ucciso Giuseppe Savelli; a Scicli (Ragusa), ucciso Angelo Ficili.

28 giugno: a Ossagó (Milano), in seguito a un'aggressione di fascisti e forza pubblica contro lavoratori in lotta, 2 uccisi [Carlo Chinassi, Attilio Achintì) e 5 feriti gravi [Emilio Donelli, Giovanni Vidola, Ernesto Mombelli, Domenico Uggì, Antonio Lanelotti).

5 luglio: a Selvanizza (Parma), in un conflitto tra scioperanti e forza pubblica, 1 ucciso [Cozzolino) e 15 feriti gravi. A Sestri Levante (Genova), nell’attacco fascista contro la Camera del lavoro, 30 feriti più o meno gravi dalle due parti.

11 luglio: a Viterbo, in seguito a spedizione punitiva fascista, 1 ucciso (il contadino Tommaso Pesci) e altri gravemente feriti.

12 luglio: a Pallanza (N[...]

[...] (Parma), in un conflitto tra scioperanti e forza pubblica, 1 ucciso [Cozzolino) e 15 feriti gravi. A Sestri Levante (Genova), nell’attacco fascista contro la Camera del lavoro, 30 feriti più o meno gravi dalle due parti.

11 luglio: a Viterbo, in seguito a spedizione punitiva fascista, 1 ucciso (il contadino Tommaso Pesci) e altri gravemente feriti.

12 luglio: a Pallanza (Novara), 2 lavoratori [Giulio Bariatti, Amedeo Bottini) uccisi dai fascisti.

13 luglio: a Torino, in seguito ad aggressione fascista aH’interno di un circolo, 2 comunisti uccisi [Giuseppe Migliaretti, Isidorq Proverà) e 1 gravemente ferito [Attir Ho Àbbo).

18 luglio: a Lodi (Milano), in seguito ad



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 198

Brano: Avvenire d’Italia, L’

sta, rendendo così un grosso servizio a Mussolini in un momento particolarmente difficile. Anche in seguito a ciò, i cattolici antifascisti bolognesi, « per non doversi più identificare ne ” L’Avvenire d’Italia ” e per rompere con i clericofascisti, alla fine‘del 1924 chiesero alla Curia il permesso di stampare un nuovo quotidiano. La risposta negativa l’ebbero il 16.12.1924, quando "L’Avvenire d’Italia" pubblicò un lungo articolo, firmato dal Bolognesi, per annunciare che in Emilia nqn ci sarebbe stato un secondo quotidiano cattolico. I cattolici antifascisti piegarono il capo, ma non disarmarono. Ai primi di gennaio l’Italia, il quotidiano cattolico di Milano, di orientamento antifascista, invase la zona di diffusione de ” L’Avvenire d’Italia ” con un'edizione emiliana » (L. Arbizzani e N.S. Onofri).

Il foglio bolognese non modificò, ma anzi accentuò la sua linea filofascista, polemizzando vivacemente contro l’Aventino (v.), e contro II Popolo, quotidiano del Partito popolare. Nel 1927 la direzione fu per breve periodo tenuta da Giovanni Terruggia è, dall’1.12.1927, da Raimondo Manzini (che saprà conservarla, salvo una breve interruzione nel 1[...]

[...]o al 1961).

Sempre più gravemente compromesso nella esaltazione delle imprese fasciste, il giornale si trovò ad appoggiare il regime fino al crol

lo del 25.7.1943. Durante i 45 giorni del governo Badoglio non ebbe una parola di critica verso gli alti gerarchi e i maggiori responsabili della rovina del paese; anzi, il 28.8.1943, quando il podestà e il prefetto di Bologna furono costretti a dare le dimissioni, ringraziò pubblicamente i due fascisti « per la loro opera onesta, serena e patriottica di amministratori ».

Durante l’occupazione tedesca

Dopo IT8.9.1943 Raimondo Manzini si fece sostituire nella direzione del giornale, più di nome che di fatto, da Gino Sanvido. Non appoggiò la repubblica di Salò e si destreggiò con scritti moderati, tra la neutralità, l’attesismo e il richiamo ai « valori supremi », rivolgendo appelli alla concordia. Nel gennaio 1944, distrutta da un bombardamento aereo la sua sede, il giornale si trasferì temporaneamente a San Lazzaro di Savena, a pochi chilometri da Bologna; ma anche qui caddero le bombe[...]

[...] ».

Bibliografia: G. Hourdin, La stampa cattolica, Roma, 1960; L. Arbizzani, N.S. Onofri,

I giornali bolognesi della Resistenza, Bologna, 1966; L. Bedeschi, Quando nacque aveva vent’anni, Bologna, 1964.

Azara, Antonio

N. a Tempio (Sassari) il 18.1.1883; m. a Roma il 20.2.1967; alto magistrato. Già procuratore generale e primo presidente della Corte di cassazione, I’8.9.1943 fu alla testa della ribellione della Corte stessa contro i fascisti e l’occupazione tedesca. Eletto senatore nel 1948 e nelle successive legislature, fu ministro di Grazia e giustizia nel governo Pella (1953); nel 1956, rappresentò l’Italia all’assemblea delle Nazioni Unite. Membro e segretario generale della Commissione per la riforma dei codici, accademico dei Georgofili, direttore del « Novissimo digesto italiano ».

Opere principali: Il patrimonio familiare, 1930; Diritto della persona e diritto della famiglia, 1935; L'elaborazione del diritto agrario nei vari paesi, 1935; Riflessi economici, giuridici e politici dei problema agrario nel campo internazi[...]

[...]ntinente, considerati dalle gerarchie vaticane come validi interlocutori per la loro capacità, non solo di difendere l’órdine sociale dalla minaccia comunista, ma di assicurare alla Chiesa una tutela dei suoi interessi, anzi la riconquista di molte posizioni di privilegio perdute sin dall’epoca delle rivoluzioni liberali.

Ciò spiega il largo appoggio che — non soltanto in Italia — fu dato dalle organizzazioni cattoliche ufficiali ai governi fascisti o fascistizzanti, sino a sacrificare ogni precedente esperienza democratica del laicato cattolico; e se tuttavia non mancarono in quegli anni attriti e anche scontri, ciò accadde principalmente quando la politica di quei governi parve minacciare anche gli interessi ecclesiastici, al punto da suscitare nei cattolici una reazione .mirante a garantire l’influenza e l’autonomia della Chiesa nell’organizzazione delle masse, soprattutto nella educazione della gioventù. Solamente sul finire del ventennio e ancor di più dopo l’inizio della guerra, di fronte all’ormai aperto esplodere della violenza nazista, ebb[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 323

Brano: [...]prese parte aila Guerra di liberazione, organizzando formazioni partigiane nel Polesine. Deputato alla Costituente, è stato senatore nella I e nella lì Legislatura repubblicana.

Bolognina, Battaglia della

Dopo la' battaglia di Porta Lame (v.), combattuta a Bologna il 7.11.

1944, 17 gappisti stabilirono la loro base in una casa di piazza deH’Unità. Scoperta la loro presenza, il

15 novembre, alle 7,30, circa 300 tedeschi e 600 militi fascisti in assetto di guerra e con 18 carri armati circondarono il popolare quartiere, noto come Bolognina. Bloccate le strade dai tedeschi, i fascisti si assunsero il compito di perquisire sistematicamente tutte le case del rione. La base gappista si trovava in un palazzo al centro della zona circondata e i 17 uomini decisero di barricarsi in uno degli appartamenti, direttamente collegato alle cantine, con la speranza di sfuggire alle ricerche, ma pronti a combattere se scoperti; e con il piano di rompere eventualmente lo accerchiamento, dirigendosi verso una zona coperta di macerie, atta a consentire il definitivo sganciamento.

Verso mezzogiorno i fascisti entrarono nel palazzo ove si trovavano rinchiusi i gappisti e, al secondo tentati[...]

[...]le case del rione. La base gappista si trovava in un palazzo al centro della zona circondata e i 17 uomini decisero di barricarsi in uno degli appartamenti, direttamente collegato alle cantine, con la speranza di sfuggire alle ricerche, ma pronti a combattere se scoperti; e con il piano di rompere eventualmente lo accerchiamento, dirigendosi verso una zona coperta di macerie, atta a consentire il definitivo sganciamento.

Verso mezzogiorno i fascisti entrarono nel palazzo ove si trovavano rinchiusi i gappisti e, al secondo tentativo, riuscirono a sfondare la porta del l'appartamento. Pronti ad accoglierli, Libero Romagnoli (Italiano) e Primo freddarono i tre fa

scisti affacciatisi all'entrata. Quindi Romagnoli lasciò la base e, attraverso le cantine, raggiunse le macerie, uccidendo due tedeschi che gli sbarravano il cammino; infine, nascosta l'arma, uscì sulla strada.

Al posto di blocco fu fermato dai tedeschi che, dati i suoi documenti « in regola » e la giovanissima età (17 anni, che neppure dimostrava), lo lasciarono tranquillamente andare.

Gli altri, rimasti nel palazzo, accettarono il combattimento: mentre i carri armati si diedero a cannoneggiare l’edificio, fascisti e tedeschi appostati lo attaccarono da vari punti con armi automatiche. I gapp[...]

[...]raverso le cantine, raggiunse le macerie, uccidendo due tedeschi che gli sbarravano il cammino; infine, nascosta l'arma, uscì sulla strada.

Al posto di blocco fu fermato dai tedeschi che, dati i suoi documenti « in regola » e la giovanissima età (17 anni, che neppure dimostrava), lo lasciarono tranquillamente andare.

Gli altri, rimasti nel palazzo, accettarono il combattimento: mentre i carri armati si diedero a cannoneggiare l’edificio, fascisti e tedeschi appostati lo attaccarono da vari punti con armi automatiche. I gappisti, dopo aver resistito all'assalto per oltre due ore, e aver lanciato dalle finestre tutte le bombe a mano di cui disponevano, se ne andarono a loro volta attraverso le cantine. Sei di essi erano rimasti uccisi nello scontro; altri cinque, feriti, poterono essere tratti in salvo attraverso le cantine, grazie all'intervento di compagni nei pressi. 10 nazifascisti furono uccisi nel combattimento e numerosi altri feriti.

La battaglia è ricordata da una lapide con la seguente epigrafe, dettata da Franco Antonicelli: « In questa casa — diciassette partigiani — della 7a Brigata Garibaldi Gap Gianni — tennero testa per molte ore — all’attacco di ingenti forze — corazzate nemiche — qui — caddero per la patria — Comastri Gino Chiarini Daniele Cornei lini Bruno Facchini Amos Gaietti Edgardo Venturi Mario ».

L.Ar.

Bolognini, Aldo

N. a Casalecchio (Bologna) il 29. 5.1904; muratore. Membro dell'organizzazione comunista clandestina, nel 1928 fu co[...]

[...]artito comunista, l'attributo « bolscevico » rimase scrit to tra parentesi, e così sarebbe rimasto fino al XIX Congresso (ottobre 1952).

Per conservatori e reazionari, il termine ebbe, nell'uso corrente, significato piuttosto spregiativo, quale sinonimo di individui violenti, « rivoluzionari » e « sovversivi ». Gli anni 191920 durante i quali si svilupparono in Italia grandi movimenti di massa a carattere rivoluzionario, furono definiti dai fascisti gli anni della tirannia bolscevica.

Lo storico Gaetano Salvemini, in una lezione tenuta ad Harvard (U.S.A.) durante l’esilio, ebbe a dire: « Nel corso dei due anni della loro tirannia in Italia, i bolscevichi non devastarono neppure una volta l’ufficio di una associazione degli industriali, degli agrari e dei commercianti; non obbligarono mai con la forza alle dimissioni nessuna amministrazione controllata dai partiti conservatori, non bruciarono neppure una tipografia di un giornale, non saccheggiarono mai una sola casa di un avversario politico. Tali atti di eroismo furono introdotti nel[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 297

Brano: [...]er aver distribuito il giornale clandestino « La Scintilla ».

Dopo l’8.9.1943 è stato fra gli organizzatori delle formazioni partigiane nella provincia di Pesaro, membro del Comando della V Brigata d’assalto Garibaldi.

Bertinoro

Comune di circa 9.000 abitanti a 14 chilometri da Forlì, nel corso della Guerra di liberazione fu al centro di un'intensa attività partigiana. La sera del 30.4.1944 alcuni giovani uccisero due noti seviziatori fascisti. Alle 4 deH’indomani, gruppi di fa

scisti giunti da altre località prelevarono nelle loro abitazioni Ezio Calboli, Giacomo Calboli, Antonio Fusaroli, Gaetano Fusaroli e Filippo Mangelli. Condotti i cinque ostaggi al bivio per Capocolle, li uccisero per rappresaglia sotto gli occhi dei familiari.

Bertoglio, Battista

N. il 26.12.1877 a Crevacuore (Vercelli), ivi m. il 26.5.1947. Membro del Partito socialista dal 1896 e pioniere del socialismo a Biella, più volte arrestato per ragioni politiche, fondò i settimanali socialisti II Corriere Biellese e La Campana, il secondo a Varallo Sesia. Nel 1910 fu tra gli organizzatori di uno sc[...]

[...] fondò i settimanali socialisti II Corriere Biellese e La Campana, il secondo a Varallo Sesia. Nel 1910 fu tra gli organizzatori di uno sciopero di operai tessili, prolungatosi per tre mesi, che egli sostenne anche dando a credito i generi alimentari del suo negozio ai lavoratori in lotta. Consigliere comunale di Crevacuore dal 1905, fu eletto sindaco nel 1908, mantenendo tale carica fino al 1922, quando ne venne destituito con la violenza dai fascisti. Proprietario di un piccolo ristorante, nel 1922, dopo che i fascisti gli ebbero distrutto il locale, dovette riparare in Svizzera e, a Ginevra (al n. 6 di Rue des Alpes), aprì la Brasserie Bonivard che ben presto divenne punto di appoggio e di ritrovo degli antifascisti di passaggio per quella città (vi trovarono generosa ospitalità Fabrizio Maffi, Carlo Pedroni, lo scrittore Mario Mariani, Olindo Gorni, Angiolo Cabrini, Bruno Buozzi, Pietro Nenni, A. De Ambris, Luigi Campolonghi, Emilio Lussu, G. Chiostergi, O. Masini, Eugenio Chiesa, Cipriano Facchinetti). Successivamente cedette la gestione al figlio Comunardo, iscritto al Partito comunista dal 1921, e il locale continuò a essere luogo di recapito per molti antifascisti durante gli anni della clandestinità.

Dopo la Liberazione rientrò a Crevacuore dove, nel 1945, fu nuovamente eletto consigliere comuna[...]

[...]ssaggio per quella città (vi trovarono generosa ospitalità Fabrizio Maffi, Carlo Pedroni, lo scrittore Mario Mariani, Olindo Gorni, Angiolo Cabrini, Bruno Buozzi, Pietro Nenni, A. De Ambris, Luigi Campolonghi, Emilio Lussu, G. Chiostergi, O. Masini, Eugenio Chiesa, Cipriano Facchinetti). Successivamente cedette la gestione al figlio Comunardo, iscritto al Partito comunista dal 1921, e il locale continuò a essere luogo di recapito per molti antifascisti durante gli anni della clandestinità.

Dopo la Liberazione rientrò a Crevacuore dove, nel 1945, fu nuovamente eletto consigliere comunale.

Bertoli, Alceste

N. a Parma il 31.3.1909; manovale Membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel 1930 fu condannato dal Tribunale speciale a 4 anni di reclusione. Liberato dopo l’amnistia detta « del decennale », fu confinato a Ponza per altri 5 anni. Dopo i’8.9.1943 partecipò all? Resistenza, comandante di batta glione della 143a Brigata d'assalto Garibaldi.

Bertoli, Giovanni

N. a Venezia 1*1.9.1906; ingegnere. Membro della Federazio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 493

Brano: [...]pava il movimento degli ex combattenti che faceva capo all’avvocato liberale Raffaele De Caro (v.), anche lui eletto deputato per la prima volta nel 1919, rieletto nel ’21 e nel ’24. Furono queste le maggiori forze che contrastarono lo sviluppo del fascismo a Benevento fino al 1926. Se si eccettuano infatti l'assalto al Municipio di Benevento e la devastazione di sedi socialiste e sindacali, avvenuti nel novembre del 1922 (azioni nelle quali i fascisti locali furono aiutati dalle squadre di Cerignola e San Severo rientranti dalla marcia su Roma) non si ebbe nella provincia un proliferare di azioni. squadristiche. Negli scontri avvenuti nel 192324 tra ex combattenti decariani e fascisti, furono questi ultimi ad avere la peggio.

Il fascismo beneventano

Nel 1924 sia De Caro che Bosco Lucarelli vennero rieletti e le organizzazioni democratiche locali poterono svolgere una certa attività fino ai decreti prefettizi di scioglimento emanati in applicazione delle Leggi eccezionali fasciste del 1926. Episodi di teppismo squadristico si ebbero nel novembre 1926, con lo smaccato appoggio del questore che arrestò De Caro e consentì ai fa

Giovan Battista Bosco Lucarelli

scisti di devastargli lo studio. Negli stessi giorni venne inoltre appiccato il fuoco all’abitazione dell'o[...]

[...]

Il fascismo beneventano

Nel 1924 sia De Caro che Bosco Lucarelli vennero rieletti e le organizzazioni democratiche locali poterono svolgere una certa attività fino ai decreti prefettizi di scioglimento emanati in applicazione delle Leggi eccezionali fasciste del 1926. Episodi di teppismo squadristico si ebbero nel novembre 1926, con lo smaccato appoggio del questore che arrestò De Caro e consentì ai fa

Giovan Battista Bosco Lucarelli

scisti di devastargli lo studio. Negli stessi giorni venne inoltre appiccato il fuoco all’abitazione dell'onorevole Luigi Pascale e allo studio dell’avvocato De Biasio, fu invasa l’abitazione deH’avvocato Mario Pellegrino e venne devastata la cartoleria del socialista unitario Vincenzo Tommaselli.

Un fascismo “prefettizio” poteva essere definito quello di Benevento, che passò di crisi in crisi. Alla fine del 1927 gli iscritti al Fascio nell’intera provincia erano circa 15.000, ma dei 91 fasci esistenti 6 erano commissariati, per altri 3 era stato proposto lo scioglimento e nel comune di Pago Veia[...]

[...]asio, fu invasa l’abitazione deH’avvocato Mario Pellegrino e venne devastata la cartoleria del socialista unitario Vincenzo Tommaselli.

Un fascismo “prefettizio” poteva essere definito quello di Benevento, che passò di crisi in crisi. Alla fine del 1927 gli iscritti al Fascio nell’intera provincia erano circa 15.000, ma dei 91 fasci esistenti 6 erano commissariati, per altri 3 era stato proposto lo scioglimento e nel comune di Pago Veiano i fascisti non avevano ancora una sede. La stessa Federazione provinciale nel 1928 fu commissariata, così come venne commissariata nel 1930 l’Unione provinciale dei sindacati fascisti.

Il prefetto di Benevento poteva scrivere, in una sua relazione del maggio 1931: « Chi comanda nella provincia, effettivamente, è il sottoscritto ».

L'opposizione al regime

La mancata capacità di sostituirsi alle precedenti classi dirigenti creò un distacco tra strutture politiche fasciste e società civile. Ciò spiega il numero rilevante di manifestazioni popolari e di procedimenti giudiziari in una provincia, nella quale le classi subalterne molto raramente erano riuscite a farsi sentire. Si ebbero due scioperi operai: il primo, nell’ottobre del 1930, alle Officine De Caterina di Be[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 94

Brano: [...]; R. Battaglia, Storia della Resistenza Italiana, Torino, 2a ristampa, 1965; L. Longo, Un popolo alla macchia, Milano, 1957.

Antisemitismo

L’antisemitismo, ossia quell’atteggiamento di ostilità contro gli appartenenti alla razza ebraica, e soprattutto contro la loro partecipazione alla vita del paese (che nella Germania nazista sfocerà nel massacro « industrializzato » di milioni di esseri umani, in nome della politica razzista) ebbe nei fascisti non pochi interessati sostenitori e scellerati. esecutori. Se la politica mirante alla cosiddetta difesa della razza non ebbe in Italia quegli stessi mostruosi sviluppi registrati in Germania, ciò non dipese certamente né dalla volontà dei capi fa

scisti né dallo zelo dei propagandisti.

In realtà l’antisemitismo non ha mai avuto radici nella coscienza del popolo italiano. Nel secolo scorso un orientamento antisemita si era avuto in certa propaganda cattolica, legato al concetto degli ebrei deicidi e nemici della Chiesa, e nel periodo crispino (18871896) s’era poi manifestata la tendenza a collegare il giudaismo con la massoneria, con le organizzazioni anticlericali, radicali e socialiste. I pregiudizi cattolici e gli orientamenti politici che fecero seguito a quelle tendenze furono recepiti nel bagaglio ideologico dei nazionalisti, dei sin[...]

[...]in certa propaganda cattolica, legato al concetto degli ebrei deicidi e nemici della Chiesa, e nel periodo crispino (18871896) s’era poi manifestata la tendenza a collegare il giudaismo con la massoneria, con le organizzazioni anticlericali, radicali e socialiste. I pregiudizi cattolici e gli orientamenti politici che fecero seguito a quelle tendenze furono recepiti nel bagaglio ideologico dei nazionalisti, dei sindacalisti rivoluzionari e dei fascisti: nacque così l’immagine della « banca ebraica », dell’ebreo anticristiano, massone, sanguisuga della ricchezza nazionale, dell’ebreo antinazionale e bolscevico. Tuttavia fino agli anni 193040 il problema non era mai stato considerato in termini razzisti, sebbene le manifestazioni più spinte dell’ebraismo (quali il sionismo, che raccoglie gli ebrei parteggianti per la presenza ebraica in Palestina) avessero incontrato un’aspra reazione anche da parte della stampa cattolica.

A partire dalla seconda metà del 1936, Mussolini comincia invece ad assumere posizioni antisemite, presumibilmente spi[...]

[...]) il dichiarato antifascismo di singoli ebrei e di organizzazioni ebraiche nel corso della guerra etiopica e dell’intervento in Spagna, da cui Mussolini credette di poter dedurre che l’« internazionale ebraica » fosse scesa in guerra contro di lui. Per di più, nel 1934 c’era stata la cattura dell’antifascista piemontese Sion Segre che, insieme con Mario Levi, aveva cercato d’introdurre in Italia stampa illegale, e poi l’arresto di altri 14 antifascisti, 10 dei quali ebrei (Attilio Segre, Giuliano Segre, Marco Segre, Leo Levi, Riccardo Levi, Carlo Levi, Giuseppe Levi, Gino Levi, Carlo Vercelli e Leone Ginzburg); per cui il quotidiano romano Il Tevere ritenne di poter comprovare il rapporto ebreiantifascismo:

« Ricorderemo — si lesse sulle sue colonne

— che il meglio dell’antifascismo passato e presente è di razza ebraica: da Treves a Modigliani, da Rosselli a Morgari, gli organizzatori del sovversivismo antifascista furono e sono della gente consacrata ».

2) le critiche mosse alla politica economica fascista da alcuni industriali e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 241

Brano: Opera Nazionale Balilla

Mameli, composto nel settembre 1847, un verso del quale dice: « I figli d'Italia si chiaman Balilla ». 1 fascisti ripresero il nome, strumentalizzandolo nel quadro del loro ricupero del Risorgimento. Nel corso della Guerra di liberazione non pochi partigiani e anche qualche formazione ligure si chiamarono Balilla. La canzone di Mameli è diventata, dal 1946, inno ufficiale della Repubblica italiana.

Nel 1922 l'organizzazione dei Balilla dipendeva dalla Avanguardia giovanile fascista e contava 35 federazioni provinciali, 6 delegazioni regionali e 800 sezioni. Nel loro primo congresso nazionale, tenutosi a Firenze il 21.12.1922, le Avanguardie giovanili furono poste sotto l’ispettorato generale dell’onor[...]

[...]sciti o donazioni al conseguimento dei fini istituzionali dell’ente, prodigo di medaglie e diplomi con i più meritevoli,

I giovani reclutati nell’O.N.B. assumevano il nome di Balilla dagli 8 ai 14 anni, di Avanguardista (v.) dai 14 ai 18. A 18 anni il giovane passava ai Fasci giovanili di combattimento. Quest’organizzazione, costituita l’8.10.1930, era alle dirette dipendenze del P.N.F. e doveva completare, sul piano politico e militare, la fascistizzazione del giovane avviata negli anni precedenti. A 21 anni il Giovane fascista entrava nel partito.

L'inquadramento degli iscritti all’O.N.B. seguiva il modello della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (v.). La struttura era: squadra (10 giovani più 1 caposquadra), manipolo (3 squadre), centuria (3 manipoli), coorte (3 centurie), legione (3 coorti).

Le legioni di Balilla e avanguardisti, ordinate su base provinciale, prendevano il nome da caduti fa

scisti o da eroi del Risorgimento. Esse erano comandate da ufficiali della M.V.S.N. che, nel caso dei Balilla, venivano scel[...]

[...]ta negli anni precedenti. A 21 anni il Giovane fascista entrava nel partito.

L'inquadramento degli iscritti all’O.N.B. seguiva il modello della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (v.). La struttura era: squadra (10 giovani più 1 caposquadra), manipolo (3 squadre), centuria (3 manipoli), coorte (3 centurie), legione (3 coorti).

Le legioni di Balilla e avanguardisti, ordinate su base provinciale, prendevano il nome da caduti fa

scisti o da eroi del Risorgimento. Esse erano comandate da ufficiali della M.V.S.N. che, nel caso dei Balilla, venivano scelti normalmente tra i maestri elementari.

In pochi anni la « pupilla del regime », come Benito Mussolini definì l'O.N.B., assunse notevole consistenza: tra il 31.1.1932 e il 31.1.1933, i Balilla salirono da 798.544 a 836.354; gli avanguardisti, da 235.828 a 243.936; le Piccole Italiane, da 632.732 a 719.012. Nel 1934 gli iscritti all’O.N.B. vennero fatti ascendere, secondo i dati ufficiali, a circa tre milioni e mezzo. Nel 1934 il presidente dell’O.N.B. Luigi Ricci istituì il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 495

Brano: Gasparotto, Luigi

Leopoldo Gasparotto

scisti cercò di organizzare la difesa della città. E quando i tedeschi, in seguito alla capitolazione del Comando militare della piazza, ebbero via libera, salì in montagna per dare vita alle prime formazioni partigiane sul Pian del Tivano, in vai Coderà e in vai Brembo. Divenuto in seguito comandante delle formazioni lombarde di « Giustizia e Libertà », prese parte alle azioni di guerra più rischiose.

Caduto in una trappola tesagli dai fascisti, 1*11.12.1943 fu arrestato a Milano, in piazza Castello. Sottoposto a torture, le sopportò stoicamente senza nulla rivelare. Non essendogli stati trovati addosso documenti compromettenti e non disponendo i fascisti di altre prove certe della sua attività, fu inviato nel campo di concentramento di Fossoli per essere poi deportato in Germania.

A Fossoli continuò a tessere le fila della lotta, tentando tra l’altro di organizzare l’assalto a un convoglio tedesco per consentire la fuga ai deportati destinati ai campi nazisti. Giunta ai tedeschi la notizia di questo piano, presumibilmente per opera di qualche delatore, Poldo Gasparotto venne improvvisamente convocato al Comando del campo, caricato su un’autovettura, condotto in aperta campagna e ivi sommariamente ucciso, con una raffica di mitra alla schie[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 382

Brano: [...] si distinsero per efferatezza, oltre alla « Muti », la « Ather Capelli » di Torino, comandata da Giuseppe Solaro; la « Carlo Lidonnici » di Cuneo (Dino Ronza), la «Aldo Resega» di Milano [Vincenzo Costa), la «Alberto Alfieri » i di Pavia [Cattaneo), la « Eugenio Facchini » di Bologna [Torri).

Nonostante gli ambiziosi propositi mussoliniani di realizzare un reclutamento di massa, i risultati della leva furono molto modesti. I dati ufficiali fascisti indicavano in 110 mila il numero degli appartenenti alle Brigate nere, ma senza dubbio si tratta di una cifra molto esagerata. Questo era il numero degli

iscritti al Partito fascista repubblicano, ma anche se sulla carta tutti i fascisti risultavano inquadrati d’obbligo nelle brigate, al momento dell’impiego molti non rispondevano e, in un nriodo o nell’altro, riuséivano a sottrarsi alla chiamata. Per mettere in piedi un organico di una certa efficienza, i comandanti delle Brigate nere furono costretti a reclutare ragazzi dai 14 ai 17 anni, nei riformatori e nelle carceri per minorenni, nonché delinquenti comuni condannati a molti anni di reclusione.

Nei giorni precedenti la Liberazione, Pavolini pensava di radunare i resti delle Brigate nere nel fantomatico ridotto alpino della Valtellina per opporre, facendo quadrato att[...]

[...]e impiegare gli autocarri. Numerosi furono i feriti, 3 i morti.

Dopo le leggi eccezionali del 1926 continuò a funzionare in provincia di Brindisi l’organizzazione clandestina del Partito comunista. Durante gli anni della dittatura l’antifascismo brindisino diede prova di combattività, com'è testimoniato dalle numerose condanne inflitte dal Tribunale speciale.

Durante la dittatura fascista furono condannati dal Tribunale speciale 33 antifa* scisti originari della provincia di Brindisi



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 489

Brano: [...]ente forte e molti furono i lavoratori di questo centro che, per la loro lotta contro il regime, dovettero affrontare il Tribunale speciale, popolando poi le carceri e le isole di confino.

II 26.7.1943 i detenuti politici della locale casa di pena furono generosamente aiutati dalla popolazione che li mise in grado di raggiungere al più presto le località di origine. L’8.9.1943, per iniziativa di Bruno Tubertini, Otello Torri e altri antifa

scisti del luogo, furono ricuperate da un treno militare in sosta alla stazione grandi quantità di armi che sarebbero servite poco più tarti a equipaggiare i primi gruppi di partigiani e di gappisti. Dopo le iniziali esperienze di lotta fu qui costituito il Comando militare partigiano che allargò la propria giurisdizione a un vasto territorio limitrofo (IV Zona) di cui Roberto Moscardini e Mario Zanasi furono rispettivamente comandante e commissario politico.

Il C.L.N. di Castelfranco, sorto nel 1944, fu composto da: Goffredo Maìaguti, per il Partito d’Azione; Adolfo Boldini, per il Partito comun[...]

[...]rispettivamente comandante e commissario politico.

Il C.L.N. di Castelfranco, sorto nel 1944, fu composto da: Goffredo Maìaguti, per il Partito d’Azione; Adolfo Boldini, per il Partito comunista; Alberto Cassola, per la Democrazia cristiana; Giuseppe Vandelli per il Partito liberale; e da Gaetano Melotti, per il Partito socialista.

Le rappresaglie fasciste

Numerose furono le azioni portate a termine dai partigiani nella zona.

I nazifascisti, impotenti a frenarne il ritmo, si vendicarono compiendo rappresaglie sui civili. Una delle più brutali, consumata su giovani dai 18 ai 20 anni, fu quella del 29.3. 1944. In seguito all’attacco a un autocarro della Guardia nazionale repubblicana, avvenuto nel corso della stessa giornata nei pressi di Pavullo, 10 renitenti alla leva furono prelevati dalle carceri di Castelfranco e in pochi minuti condannati a morte da un sedicente « tribunale straordinario ». I condannati (Sante Adani, Bruno Badiali, Renato Camatti, Ubaldo Gherardini, Gervasio Maletti, Romano Mandelli, Teoforo Manfredi ni, Wal[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine scisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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