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Il segmento testuale revisionista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 169Entità Multimediali , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 462

Brano: [...]el periodo della Resistenza” (“Rivista storica del socialismo”, n. 21), che nel contesto del pluralismo nazionale ne sosteneva il carattere di classe. Attivissima fu nel 196365 la partecipazione di Secchia alle varie commemorazioni del ventennale, alle cui celebrazioni di « beatificazione » ufficiale egli però reagì come al « tentativo aperto e sfacciato [...] di deformare, rovesciare la Resistenza », tentativo cui si accompagnava « la pressione revisionista a cedere, a non essere più noi stessi, ad adattarci al conformismo dilagante » (“la Resistenza beatificata”, “Rivista storica del socialismo”, 1964, n. 22).

Alle votazioni politiche deH’aprile 1963 fu eletto deputato e senatore; dopo aver optato per il Senato ne fu eletto per designazione del partito vicepresidente, nonostante il suo parere contrario dettato dal sospetto che lo si volesse « togliere

definitivamente dagli incarichi di lavoro nel partito » (AS, pp. 466469). Riprese in quel periodo la sua elaborazione delle posizioni cinesi, alle quali continuava a guardare con forte inter[...]

[...]forma di revisionismo» (AS, p. 548), non illuse Secchia sul futuro del partito e proprio personale; ma il fatto influì psicologicamente su di lui incoraggiando il suo ricupero di sicurezza. La destituzione di Krusciov, avvenuta in ottobre, gli parve criticabile in quanto avvenuta « nella forma grossolana e misteriosa a cui i sovietici ci hanno abituato », ma tale da risollevare « gli animi di tutti coloro che non erano soddisfatti della politica revisionista né di Krusciov, su scala internazionale, né di quella interna del gruppo dirigente del partito comunista italiano » (AS, pp. 510511).

L’articolo di G. Amendola “Ipotesi sulla riunificazione” (“Rinascita", 28.10.1964), che suscitò « scandalo e reazione nel partito » (AS, p. 512), provocò una replica di Secchia (“La questione essenziale è l'unità della classe operaia”, ivi, 12.12.1964) intesa a ribadire

la funzione di appoggio al capitalismo e all’imperialismo « assolta dalla socialdemocrazia, che dal fallimento del 1914 è passata di capitolazione in capitolazione », la irriducibile pecul[...]

[...]chi optava per « una specie di fronte popolare » o di « partito laburista » (AS, p. 519).

Durante i mesi di settembre e ottobre 1965 partecipò ai lavori della Commissione per le tesi in vista dell’XI Congresso. In una lettera del 18 settembre a Longo rilevò, in polemica con Amendola, il distacco del gruppo dirigente dalla base del partito e, riferendosi anche al progetto di tesi, richiamò il segretario generale alla attualità del perico

lo revisionista nel P.C.I.. In quel periodo egli difese più volte Pietro Ingrao dagli attacchi della destra interna e dagli strumentali richiami al “centralismo democratico”.

AII’XI Congresso (2531.1.1966) Secchia solidarizzò ancora con Ingrao, la cui « posizione coraggiosa » era attaccata « con metodi staliniani » (AS, p. 522). Intervenendo nel dibattito, riaffermò il valore della lotta antimperialistica per la pace, criticò lo scissionismo cinese e sostenne la libertà della discussione nel partito. Rieletto nel C.C., venne tuttavia rallentando l'attività pratica, in relazione sia al giudizio ormai netta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 75

Brano: [...]Donald, Thomas, Vandervelde, Bauer)’, dall'altra la sinistra dei partiti socialdemocratici (Lenin, Liebknecht, Bebel, Luxemburg, Mehring, Blagoev, Kolarov, Pannekoek).

VII Congresso

/\| VII Congresso, tenutosi a Stoccarda tra il 18 e il 24.8.1907, presenti 886 delegati, la delegazione russa venne guidata da Lenin.

Una delle principali questioni dibattute fu quella coloniale. Venne bocciata la risoluzione socialsciovinista presentata dal revisionista olandese Van Kol, a favore della quale avevano votato i delegati socialisti dei paesi che avevano grossi possedimenti coloniali. Ma il tema fondamentale fu quello della lotta contro il pericolo di guerra.

Quattro risoluzioni contro la guerra, tre delle quali elaborate dalla delegazione francese, vennero poste all’attenzione del Congresso. Le più significative erano quelle presentate da Gustave Hervé e da

F. A. Bebel. Quest’ultima, aderente alla linea tradizionale della II Internazionale, invitava a votare contro i crediti di guerra, a battersi per il mutamento dell’esercito tradizionale[...]

[...]i economica e politica determinata dalla guerra al fine di risvegliare la coscienza politica delle masse popolari e accelerare

il crollo del potere di classe del capitalismo ».

Il Congresso accettò l’emendamento LeninLuxemburg e votò la risoluzione di Bebel.

L’influenza dei socialisti di sinistra si manifestò anche nel dibattito sulla questione sindacale: con 212 voti contro 18, fu adottata una risoluzione in cui si condannava la teoria revisionista dell’« armonia » tra lavoro e capitale, si sottolineava la necessità di fondare i sindacati su principi socialisti e di collegare l’azione dei sindacati con quella dei partiti politici.

Vili Congresso

L’VIII Congresso si tenne a Copenaghen dal 28 agosto al 3.9.1910, presenti 896 delegati di 23 paesi. Una delle risoluzioni adottate, votata all'unanimità, salutava la lotta di liberazione dei paesi asiatici e invitava il proletariato internazionale a battersi contro ogni intervento coloniale. Tra gli altri temi affrontati, vi furono la lotta contro la guerra, la questione nazionale, le deg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 646

Brano: [...]italiana, ma non riuscì quasi mai a essere diffuso in Italia. Alcune centinaia di copie di ogni numero venivano spedite per posta, in buste chiuse e intestate a diverse aziende commerciali, ma la polizia fascista riusciva facilmente a individuare e a bloccare tali spedizioni alle stazioni di arrivo. Con il suo vecchio pseudonimo di Fiaba no Mauro, Claudio Treves fu con Turati un attivo collaboratore del giornale che ebbe un’impronta marcatamente revisionista e « attesista ». Gaetano Salvemini, che non mancò di muovere acerbe critiche alla politica degli esuli antifascisti, vi pubblicò una serie di articoli, ma poi ruppe ogni rapporto per passare, dopo un periodo di isolamento, nel movimento di « Giustizia e Libertà ».

Tra le attività promosse da Turati e Treves vanno ricordate: le esposizioni di stampa clandestina organizzate nel 1928 a Vienna e a Colonia; la partecipazione alle riunioni della II Internazionale; e, dopo il 1929, la pubblicazione di un bollettino quindicinale in lingua francese, nonché di una rivista dal titolo Rinascita social[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 43

Brano: Alleanza Nazionale

in Abissinia, che spinse l’Italia a ricercare nella Germania la via di uscita dall’isolamento nel quale era caduta la politica mussoliniana; e dalla guerra di Spagna, che doveva cementare la solidarietà delle potenze fasciste. In questo contesto internazionale, schierandosi nello stesso fronte revisionista contro le democrazie occidentali e l’equilibrio europeo del 1919, i due paesi si avviavano anche a comporre i contrasti di interesse (l'Alto Adige, l'Austria) dai quali erano stati divisi in passato. In particolare, dopo che l’Italia ebbe abbandonato l’Austria (v.) all’influenza della Germania, non sussistevano più ostacoli all’intesa tra le potenze fasciste. La proclamazione dell'yAsse RomaBerlino I’1.11.1936, ad opera di Mussolini; l’adesione dell’ltalia al Patto Anticomintern (v.), nel novembre del 1937; e infine, il 22.5.1939, la conclusione dell’alleanza militare tra Italia e Germania, i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 169

Brano: [...]raio, trovò uno dei suoi maggiori sostenitori nel socialdemocratico tedesco Eduard Bernstein che, nel Congresso di Stoccarda del 1898, teorizzò una revisione a fondo del marxismo, criticandone il carattere dialettico, quindi negando la validità delle sue conclusioni rivoluzionarie e considerandolo storicamente superato. Ma nel 1904,

nel VI Congresso di Amsterdam dei partiti socialdemocratici aderenti alla Seconda Internazionale (v.), la linea revisionistariformista fu giudicata come asservita agli interessi borghesi.

Dal riformismo al fascismo

Riformista fu la maggioranza del gruppo dirigente della Confederazione generale del lavoro (v.) che, in coerenza con questa linea, ai primi del 1927 decise di « autosciogliersi » affinché i lavoratori collaborassero con il regime fascista (v. Associazione nazionale studio e Problemi del lavoro).

Decisamente contro il riformismo furono invece Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci (v.) con il gruppo dell’“Ordine Nuovo” che, collegandosi alla Terza Internazionale (v.), sostennero la necessità di un'azio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 563

Brano: [...]a. Al centro, W. Liebknecht e A. Bebel (23.5.1913)

va e prestigiosa organizzazione politica richiamantesi alla dottrina marxista. Nel corso dell'ultimo decennio del secolo XIX cominciò tuttavia a verificarsi aH'interno del partito quel divario fra enunciazioni rivoluzionarie e prassi riformista che favorì la formazione delle prime teorie “revisionistiche” di Edoardo Bernstein (v. Revisionismo). La divisione, aH'interno del partito, fra destra revisionista (Bernstein), centro ortodosso (Kautsky) e sinistra rivoluzionaria (R. Luxemburg), manifestatasi in più occasioni nel primo decennio del secolo XX, si trasformò in aperta rottura nel 1914, quando il Gruppo parlamentare socialdemocratico votò a favore dei crediti di guerra. Dalle varie scissioni che ne seguirono, sorsero organizzazioni come la Lega di Spartaco (v. Spartachismo) e il Partito socialdemocratico indipendente, poi confluite in tutto o in parte nel movimento comunista. Negli anni della repubblica di Weimar (191933), il ricostituito Partito socialdemocratico (S.P.D.) assunse un attegg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 297

Brano: [...]a Internazionale, con la proposta di scindersi da questa promuovendo la costituzione della Terza Internazionale (che verrà detta, per questo, «leninista»). Il termine «ortodossia » venne pertanto a riempirsi di connotazioni ulteriori e fondamentalmente per indicare la distinzione fra rivoluzionari (ortodossi) e revisionisti. Al socialdemocratico tedesco Kautsky, già massimo difensore della ortodossia, toccherà in seguito di essere accusato quale revisionista, quindi definito « rinnegato » in un famoso opuscolo di Lenin.

Il « marxismo ortodosso »

In un notissimo saggio dal titolo

Che cos'è il marxismo ortodosso? (contenuto nel volume Storia e coscienza di classe) nel 1923 il filosofo Gyorgy Lukàcs definì l’ortodossia del marxismo come « or

todossia metodologica » e non come dottrina chiusa e compiuta. Di fronte al problema se esista o meno un marxismo « ortodosso », si riproduce la distinzione fra coloro che fanno del marxismo una ideologia, visione del mondo o dottrina generale, e coloro che lo considerano invece un metodo di indagine[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 50

Brano: [...]o ottenuto dalla Santa Sede con il Concordato del 20.7.1933 e il patto di non aggressione con la Polonia del

26.1.1934 sembravano controbilanciare l’impressione negativa suscitata dal ritiro dalla Società delle Nazioni avvenuto nell’ottobre del

1933 in seguito al rifiuto della Germania di sottostare al controllo degli armamenti. Ma tra il 1934 e il

1935 presero corpo i sintomi della svolta attivistica (e non solo a livello di propaganda revisionista) della politica estera nazista: l’uccisione di Dollfuss (v.) e l’agitazione per VAnschluss (v.) ; il successo nel plebiscito per la Saar (13.1.1935); il ripristino della coscrizione obbligatoria proibita a Versailles (16.3.1935), seguita l’anno successivo dalla rioccupazione della Renania smilitarizzata; e infine il patto navale del 18.6.1935 con l’Inghilterra, che rappresentava il primo esplicito avallo di una delle potenze di Versailles al riarmo tedesco.

Erano così poste le premesse per il passaggio all’aggressività aperta, nel quadro di una situazione generale (aggressione fascista all[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 674

Brano: [...]italiana.

Nel 1894, tornato clandestinamente in Italia, fu arrestato. Rimase in carcere fino al 1896. Nel 1897 si distaccò dalle posizioni astensionistiche che tradizionalmente caratterizzavano la dottrina e la prassi dell’anarchismo.

Portato alla saggistica (nel 1887 aveva pubblicato un libro su Socialismo o monopolismo?, nel 1890 L’Italie felle qu’elle est), sulla fine del secolo seguì con interesse e per certi versi precorse la polemica revisionista che investì il pensiero marxista (Pro e contro il socialismo, 1897 e L’utopia collettivistica, 1898).

Nel 1899 pubblicò la Rivista critica del socialismo, che segnò il suo passaggio al Partito socialista italiano, ma su posizioni eterodosse e minoritarie. Nelle elezioni politiche del 1904 fu candidato socialista in Puglia.

Animato da spirito democratico e nel contempo legato alle tradizioni libertarie, continuò a impegnarsi nella difesa disinteressata dei militanti anarchici in famosi processi: quello contro Malatesta e compagni nel 1898; contro il regicida Gaetano Bresci nel 1900; cont[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 209

Brano: [...] modo improduttivo. Quando poi sopraggiunsero la crisi del 1929 e la caduta dei prezzi agricoli sul mercato mondiale, l’intero processo di ricostruzione dell’economia ungherese risultò compromesso, al punto di gettare il paese in gravi difficoltà.

In quegli stessi anni l’Ungheria, ammessa nel 1922 nella Società delle Nazioni, operò sempre più esplicitamente per restaurare i suoi “confini storici”, seguendo una politica che fu allora chiamata “revisionista”. Essa si trovò così in fiero contrasto con Jugoslavia, Cecoslovacchia e Romania, nei confronti delle quali il governo di Budapest avanzava rivendicazioni territoriali, mentre si avvicinava all’Italia fascista e poi alla Germania nazista.

Gyula Gòmbós, stretto collaboratore di Horthy e sostenitore della completa fascistizzazione dell’Ungheria, fu il primo capo di governo straniero a far visita a Hitler nel giugno del 1933. L’anno successivo Horthy sottoscrisse, con Mussolini e il cancelliere austriaco Dollfuss, i cosiddetti “Protocolli romani”, nel


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine revisionista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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