Brano: Revelli, Stefano
Con i suoi uomini prese parte a tutte le principali azioni di guerra della formazione, rimanendo ferito nel corso di un attacco al presidio di Dronero della G.N.R..
Nei giorni dell’insurrezione prese parte, alla testa della sua Brigata, alla liberazione di Savigliano e poi a quella di Torino.
P.Bu.M.Ca.
Revisionismo
Corrente teorica e politica del movimento operaio, che si propone di correggere e rivedere gli schemi teorici e le previsioni di Karl Marx (v.) smentite dall’esperienza storica, sostituendoli con un’interpretazione teorica ritenuta più adeguata alla realtà.
Revisionismo classico
Il termine di revisionismo va anzitutto riferito alla posizione assunta da Eduard Bernstein (18501932), uno dei massimi esponenti della socialdemocrazia tedesca (v. Germania), negli articoli scritti tra il 1896 e il 1898 e nel libro I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (1899). L’importanza della polemica teorica inaugurata da Bernstein, e il dibattito che ne seguì con la partecipazione, fra gli altri, di Karl J. Kautsky (v.) e di Rosa Luxemburg (v.), ha portato all’individuazione e definizione della teoria di Bernstein come revisionismo classico, esempio storico fondamentale di prima revision[...]
[...] dei massimi esponenti della socialdemocrazia tedesca (v. Germania), negli articoli scritti tra il 1896 e il 1898 e nel libro I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (1899). L’importanza della polemica teorica inaugurata da Bernstein, e il dibattito che ne seguì con la partecipazione, fra gli altri, di Karl J. Kautsky (v.) e di Rosa Luxemburg (v.), ha portato all’individuazione e definizione della teoria di Bernstein come revisionismo classico, esempio storico fondamentale di prima revisione del marxismo.
Bernstein infatti sosteneva la necessità di revisionare gli elementi teorici di previsione di crisi (v.) crescente del capitalismo, di crescente miseria delle classi lavoratrici e di scomparsa del ceto medio, attribuendo al “determinismo economico” di Marx la responsabilità degli errori teorici. Conseguenze politiche della revisione bernsteiniana erano la critica della soluzione rivoluzionaria e la proposta di fare della socialdemocrazia tedesca il grande partito delle riforme sociali che doveva fondare la propria azio[...]
[...]i Marx la responsabilità degli errori teorici. Conseguenze politiche della revisione bernsteiniana erano la critica della soluzione rivoluzionaria e la proposta di fare della socialdemocrazia tedesca il grande partito delle riforme sociali che doveva fondare la propria azione, senza riserve, « sulla teoria della democrazia, cioè sul suffragio universale, con tutte le conseguenze tattiche che ne derivano ».
Nonostante la condanna ufficiale del revisionismo emessa dai congressi socialdemocratici di Hannover (1899), Lubecca (1901) e Dresda (1903), nonché dal Congresso di Amsterdam (1904) della Seconda Internazionale (v.), la revisione operata da Bernstein aumentò la sua
influenza negli anni seguenti, trovando sviluppi ulteriori, fino a identificarsi con la formazione delle correnti riformiste del movimento operaio (v. Riformismo).
In effetti, il dibattito sul revisionismo finiva con l’investire un doppio ordine di questioni: il problema della scientificità del marxismo da un lato; il problema delle riforme e del gradualismo dall’altro. Il primo problema aveva trovato nello stesso Engels (v.) una soluzione che consentiva di salvaguardare la dottrina generale e di revisionarla al tempo stesso: nel 1895 Engels aveva infatti dichiarato che il marxismo era quella concezione dello sviluppo della storia, compendiabile nell’espressione “materialismo storico” (v.), che essendo in grado di predire l’avvento del socialismo come risultato scientifico, non era falsificabil[...]
[...]interpretazione" del marxismo era strettamente connesso al dibattito sulla strategia politica, se doveva essere “rivoluzionaria” o “riformista”, e in ciò appunto consisteva il secondo problema.
Ortodossia e revisione
Il continuo scontro interpretativo e politico si tradusse, nei primi anni del Ventesimo secolo, nella formazione di contrapposte correnti riformiste o rivoluzionarie in seno al movimento operaio.
In Italia, il dibattito sul revisionismo registrò posizioni molteplici: accanto all’insistenza di Antonio Labriola (v.) sulla scientificità del “metodo” di Marx, a conferma della insufficienza di una distinzione pura e semplice fra seguaci dell'ortodossia (v.) e innovatori, emersero posizioni di revisionismo “rivoluzionario”, come la Rivista critica del socialismo di Francesco Saverio Merlino (v.), e di revisionismo “riformista”, con la nuova serie di “Critica sociale?” diretta da Filippo Turati (v.). Esempi ulteriori di questa impossibilità di adottare una distinzione netta tra ortodossia e revisione in senso politico, emersero nelle vicende successive a quel primo di
battito: l’ortodosso Kautsky, che aveva criticato aspramente la revisione di Bernstein, fu altrettanto “riformista” del primo; e l’innovatore Lenin (v.), che apporterà altrettante modifiche “creative” al marxismo, accusò Kautsky di revisionismo dopo esserne stato l’allievo. Da parte sua Georges Sorel, principale teorico del sindacalismo[...]
[...]a sociale?” diretta da Filippo Turati (v.). Esempi ulteriori di questa impossibilità di adottare una distinzione netta tra ortodossia e revisione in senso politico, emersero nelle vicende successive a quel primo di
battito: l’ortodosso Kautsky, che aveva criticato aspramente la revisione di Bernstein, fu altrettanto “riformista” del primo; e l’innovatore Lenin (v.), che apporterà altrettante modifiche “creative” al marxismo, accusò Kautsky di revisionismo dopo esserne stato l’allievo. Da parte sua Georges Sorel, principale teorico del sindacalismo rivoluzionario (v.), propugnava contemporaneamente sia la revisione del marxismo contro le interpretazioni positivistiche che il “ritorno a Marx”.
La critica di Lenin
Se dunque l’invito alla revisiuie del marxismo come invito all’interpretazione creativa ebbe sviluppi molteplici e aprì la strada a posizioni differenziate, già nel 1908 Lenin bollava il revisionismo come movimento internazionale operante nei diversi campi della filosofia, dell’economia e della politica, per costituirsi quale un v[...]
[...] esserne stato l’allievo. Da parte sua Georges Sorel, principale teorico del sindacalismo rivoluzionario (v.), propugnava contemporaneamente sia la revisione del marxismo contro le interpretazioni positivistiche che il “ritorno a Marx”.
La critica di Lenin
Se dunque l’invito alla revisiuie del marxismo come invito all’interpretazione creativa ebbe sviluppi molteplici e aprì la strada a posizioni differenziate, già nel 1908 Lenin bollava il revisionismo come movimento internazionale operante nei diversi campi della filosofia, dell’economia e della politica, per costituirsi quale un vero e proprio socialismo “professorale”, cioè accademico, ostile al socialismo militante e rivoluzionario.
Il successo della rivoluzione socialista d’ottobre in Russia (1917) e l’influenza della corrente bolscevica contribuirono negli anni Venti a una più rigida identificazione tra revisionismo e riformismo. L’affermarsi dello stalinismo (v.) spinse ulteriormente la critica, identificando il revisionismo come “deviazione” teorica (di destra o di sinistra) propria di gruppi sociali piccoloborghesi.
I! revisionismo moderno
Nel secondo dopoguerra, con la destalinizzazione, il termine revisionismo ricomparve nelle polemiche del movimento comunista internazionale. Sia per richiamarne la continuità col revisionismo classico sia per distinguerne la specificità, dopo il XX Congresso del P.C.U.S. (1956) i comunisti cinesi accusarono di « revisionismo moderno » i comunisti sovietici e gli altri partiti comunisti vicini all’U.R.S.S., compreso il P.C.I. guidato da Togliatti. Secondo le accuse dei comunisti cinesi, i revisionisti “moderni” avrebbero preso a protesto le trasformazioni provocate dall’uso della bomba atomica per negare la possibilità della rivoluzione, così come i revisionisti “classici” facevano appello alle trasformazioni del capitalismo per scegliere la via democratica e il gradualismo riformista.
A.Man.
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