Il segmento testuale regionalismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 128Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 605
Brano: Spagna
Anche da questo trasse forza la “questione” catalana.
La sconfitta del 1898 subita dalla Spagna nella guerra contro gli U.S.A. mostrò la debolezza del centro spagnolo (Madrid) e indusse ad accentuare la ribellione delle province “più attive”. Dal 1898 il “regionalismo” catalano, sostenuto fino a quel momento soprattuto dagli intellettuali, diventava in maniera esplicita “autonomismo” e si parlava ormai in maniera aperta di “nazione catalana”.
Nel 1901 la Lliga catalana (autonomistica) ottenne una straordinaria e inattesa vittoria elettorale e la lotta per l'autonomia ebbe veramente inizio.
« Il governo assoldò fuorilegge, gli anarchici furono provocati o aizzati, i poliziotti stessi collocarono ordigni esplosivi davanti alle case di pacifici cittadini allo scopo di creare una atmosfera tale da giustificare la sospensione delle garanzie costituzionali[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 407
Brano: [...]1927 iniziò una collaborazione a “La Stampa”, allora diretta da Curzio Malaparte (v.), durata fino al 1929. L’esordio letterario di Vittorini risentì dell’influenza ideologica dei luoghi comuni della pubblicistica fascista, fruiti con scarsa coscienza critica. Egli fu condizionato soprattutto dal gruppo di “Strapaese”, facente capo a Malaparte e a Mino Maccari (v.), improntato a una produzione letteraria ambiguamente realistica, rifacentesi a un regionalismo bozzettistico che esaltava con enfasi superficiale la tradizione della provincia italiana.
A partire dal 1929 Vittorini collaborò a “Soiaria”, per le cui edizioni pubblicò la raccolta di racconti Piccola borghesia. In questo stesso periodo abbandonò l’acritica esaltazione della tradizione nazionale, ricercando in letteratura moduli formali di più ampia apertura europea. Nel 1930 si trasferì a Firenze, attirato daH'ambiente intellettuale facente capo a “Soiaria”; lavorò come segretario di redazione per la rivista e, nello stesso tempo, come tipografo per il auotidiano “La Nazione”; imparò l[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 169
Brano: [...]ò anche il fascismo (v. Corporativismo fascista).
Visto dalla parte della borghesia liberale, il riformismo significa fondamentalmente la creazione di un libero mercato e un allargamento della base di partecipazione attiva dei cittadini alla gestione degli affari pubblici. Nel sistema democraticoparlamentare (v. Parlamentarismo) questo allargamento si realizzava attraverso il suffragio universale e il decentramento amministrativo dello Stato (regionalismo, autonomie comunali ecc.), provvedimenti che stimolano la libera iniziativa privata, favoriscono l’accumulazione a favore dei detentori dei mezzi di produzione, consolidano il sistema capitalistico.
Visto dalla parte del proletariato, il riformismo si concretizza invece fondamentalmente nella ricerca di un aumento del salario reale, in forme sia dirette che indirette (miglioramento dei servizi sociali e tutela sindacale dei lavoratori).
Dalla contrapposizione e combinazione delle diverse componenti istituzionali ed economiche, risultanti dai rapporti di forza in atto tra ca
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 126
Brano: [...]geria and Ca~ meroons (A/.C.A/.C.), un fronte raggruppante numerose organizzazioni locali e professionali unite da un programma che auspicava uno Stato nigeriano indipendente, unitàrio e centralizzato, in grado di trascendere i particolarismi regionali.
La risposta dell'Inghilterra allo slancio della lotta nazionalista fu, nel 1947, il varo di una Costituzione che, pur concedendo al paese un’unica assemblea nazionale, sancì definitivamente il regionalismo e acuì, anche sul piano delle strutture politiche, il divario fra Nord e Sud. Le tensioni tribali e regionali, abilmente strumentalizzate dagli inglesi, finirono col minare il program
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 106
Brano: [...] Vallèe d’Aoste » alla lotta antifascista è strettamente legato alla prospettiva politica, sempre più precisa, di dare alla valle un ordinamento autonomo, cantonale, tipico della realtà svizzera alla quale i valdostani deH'800 e dei primi decenni del 900 hanno guardato sempre con molta ammirazione. Antifascismo, quindi, come opposizione allo Stato che unifica brutalmente, che opprime e spezza l’individualità dei popoli; e nello stesso tempo come regionalismo,
cioè concezione politica che possa contestare alla volontà statale il rispetto della autonomia della collettività, della libertà dei singoli. Questo è il valore più autentico dellantifascismo e della Resistenza in valle d’Aosta. Il « Comité de Libération » fondato dagli autonomisti fu l’ispiratore e la guida di tale movimento.
Assassinato Chanoux nel maggio 1944 e morto Emilio Lexert nell’autunno, il nucleo autonomista della « Jeune Vallèe d’Aoste » decise di rifugiarsi in Svizzera, assieme ai partigiani costretti — da parte loro — a valicare le Alpi sotto la pressione tedesca. Da ciò [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 354
Brano: [...]ito d’Azione), Gaspard (Partito comunista) f , Passerin d’Entrèves (Partito liberale) e Giuliano Bordon (Partito socialista).
Dopo la Liberazione fondò (1947) il Cercle de culture valdòtaine, rivolto soprattutto ai giovani, e si dedicò a ricerche storiche, in particolare alla paleografia. Il suo saggio La civilisation alpestre può essere considerato la sintesi del suo pensiero valdostano e antifascista sui
problemi politici connessi con il regionalismo e l’autonomia.
G.Do.
Brecht, Bertolt
N. ad Augusta (Baviera) il 10.12. 1898, m. a Berlino il 14.8.1956. Poeta, scrittore, teorico del teatro, fu il più grande drammaturgo della letteratura tedesca contemporanea, e una delle figure più rappresentative nella storia del teatro di tutti i tempi. La sua opera, che si colloca nella crisi politica e culturale della Germania fra le due guerre mondiali e, durante il secondo conflitto mondiale, tra le file dell’emigrazione antifascista, è strettamente legata alle battaglie politiche e culturali della Repubblica di Weimar e del movimento operai[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 527
Brano: [...]li esponenti più sensibili delle gerarchie cattoliche del tempo, strenuo difensore dei
principi della « patrie valdòtaine »; e fu — con il Trèves e un gruppo di giovani valdostani — tra i fondatori de La Jeune Vallèe d’Aoste (13.4.1925), associazione mirante a sostenere e difendere i diritti, le tradizioni, la lingua e le istituzioni della Valle d’Aosta (v.). Richiamato alle armi, durante il servizio militare a Bra definì le linee del proprio regionalismo, proclamando l’istanza regionale una necessità non soltanto valdostana, ma nazionale.
Il regime fascista ostacolò in tutti i modi la vita de « La Jeune Vallèe d’Aoste », cogliendone il significato antifascista delle idee e la polemica di fatto da queste rappresentata contro uno Stato accentratore, strumento di interessi monopolistici. Gli aderenti all’associazione furono sottoposti a brutali vessazioni, perquisizioni, divieti di svolgere una qualsiasi attività di propaganda e, per riunirsi, dovettero organizzare convegni clandestini, a Comboé o al Col de Joux.
Nel 1927 il ventunenne Cha[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 430
Brano: [...]one economica », che in pratica riversava il peso delle difficoltà economiche sulle spalle dei lavoratori, ma questi risposero con un grandioso sciopero generale (18.6.1959).
Negli anni successivi la lotta interna contro il franchismo s’intensificò, malgrado un relativo miglioramento del tenore di vita della popolazione ottenuto in gran parte con gli aiuti americani e dall'incremento del turismo. La lotta fu caratterizzata da un risveglio del regionalismo basco e catalano, mortificato dalla politica di Franco; dall'estendersi della protesta intellettuale, vivissima nelle università, e dalla opposizione di alcuni settori del clero cattolico. Se i moti studenteschi del 1956 erano stati particolarmente estesi (sino a indurre Franco a sospendere per tre mesi le garanzie civili contenute negli articoli 14 e 18 del Fuero de los espaholes e a destituire il ministro dell’Educazione nazionale Ruiz Jiménez) quelli del febbraiomarzo 1966 non ebbero minore ampiezza e combattività. Seguirono a breve distanza (1 maggio) manifestazioni operaie a Barcellona ([...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 333
Brano: [...]la vasta produzione caduca dedicata ai temi della guerra, del fascismo e dell’antifascismo: Ignazio Silone (Fontamara, 1930); Carlo Bernari (v.), da Tre operai, 1934, ad altre opere successive; e Francesco Jovine (v.), dai racconti de L’Impero in provincia, 1945, al successivo romanzo Le terre del Sacramento, 1950. Essi muovono
— sia pure in modo diverso — sul terreno di un recupero « impegnato » della tradizione naturalistica o veristica del regionalismo ottocentesco (meridionale, in particolare), arrestandosi spesso anch’essi a una critica essenzialmente moralistica al fascismo, e avvicinandosi (con i racconti di Jovine, ad esempio) all’atteggiamento di gusto del minor Brancati.
In questo quadro rientra per molti versi anche il bozzettismo di Domenico Rea (Gesù, fate luce, 1951); mentre di un limite descrittivo di fondo, tipico del neorealismo, risentono L’Agnese va a morire, di Renata Viganò (1949), Dalla Sirte a casa mia, di Marcello Venturi (1950), a Cartone, di Libero Bigiaretti (1956).
Cronaca e memorialistica
Una maggiore aute[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine regionalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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