Brano: [...]reazionarie del « Novecento » classicheggiante. È Persico che, pur dedicando tutto se stesso alla difesa ed alla promozione dell’architettura moderna, riesce a rivelare e a confutare alcuni schematismi teorici e pratici in cui essa si dibatte, e che in fondo costituiscono la sua debolezza intrinseca e il motivo del suo failimento.
Supera così un certo feticismo, insito negli architetti moderni italiani, per i risultati e i modelli formali del razionalismo, additando nelle premesse e nelle componenti ideologiche ed etiche la vera forza innovatrice di tale architettura; confuta l'interpretazione tecnicistica data dalle storiografie europee al movimento moderno, rivendicando il diritto di distinguere tra « storia dell’arte » e « storia della tecnica»; confronta continuamente il movimento italiano con quello europeo; rivendica al razionalismo il compito di non creare « un » nuovo stile, da aggiungere a quelli passati, ma di creare « lo » stil^ di un mondo industriale moderno.
Giuseppe Pagano (18961945) appare il personaggio più contraddittorio e più tormentato dei quattro. La sua volontà realizzatrice e divulgatrice
lo porta ad accettare i compromessi più frequenti e più palesi col regime, salvo poi a « pagare di persona » sia verso gli alleati che verso gli avversari. Egli sì rende conto che un discorso sull'architettura moderna non può non partire da un discorso sulle strutture politiche; di conseguenza entra direttamente [...]
[...]estino, e morendo nel campo di deportazione di Mauthausen.
L’architettura del regime
Nel corso dei tre lustri che vanno dal 1930 al 1945 il regime fascista non resta più indifferente al problema dell’architettura e, forse a seguito dell’alleanza col nazismo, emana in modo sempre più autorità rio direttive tese ad imporre il conformismo neoclassico, simbolo di romanità e di imperialismo, alle sue opere. Contemporaneamente in tutta Europa il razionalismo è in crisi, e il modo ufficiale di ogni nazione tende ad esprimersi attraverso i simboli del neoclassicismo, più o meno decorato o semplificato.
Gli accademici vincono il concorso del Palazzo della Società delle Nazioni di Ginevra, già nel 1927, come pure il concorso del Palazzo dei Soviet di Mosca, nel 1931. In Francia l’architettura ufficiale ritorna alle colonne, col Trocadéro di Parigi del 1937. In Germania i maestri del razionalismo sono costretti all’esi
lio dal regime nazista ed i nuovi architetti « ariani », fanatici o opportunisti, si esprimono con facciate neoclassiche o con casette a tetti spioventi. In Olanda J.J.P. Oud, maestro del razionalismo, ritorna aH'impianto volumetrico classicheggiante e al decorativismo monumentale, non a caso, per l'edificio della Shell a L'Aja (1938). Come scrive polemicamente Le Corbusier, l'architettura moderna è considerata « bolscevica a Ginevra, fascista da I’” Humanité ” di Parigi, piccoloborghese a Mosca ».
Il razionalismo entra in crisi per la sua intrinseca incompatibilità coi totalitarismi, sia quelli politicoeconomici sia quelli burocratici; sia quelli «avanzati» sia quelli «arretrati »; l’incompatibilità che deriva essenzialmente dalla sua natura di metodo problematico e non dogmatico. Ma entra in crisi anche per alcuni suoi difetti d’origine, sia d’opportunismo che di utopia. In un periodo in cui l’antagonismo di classe, in tutto il mondo, si trova in uno dei suoi momenti più chiari e paradigmatici degli ultimi cin*
quant’anni, il razionalismo nasce all’insegna di una ideologia interclassista (anche se[...]
[...]uelli politicoeconomici sia quelli burocratici; sia quelli «avanzati» sia quelli «arretrati »; l’incompatibilità che deriva essenzialmente dalla sua natura di metodo problematico e non dogmatico. Ma entra in crisi anche per alcuni suoi difetti d’origine, sia d’opportunismo che di utopia. In un periodo in cui l’antagonismo di classe, in tutto il mondo, si trova in uno dei suoi momenti più chiari e paradigmatici degli ultimi cin*
quant’anni, il razionalismo nasce all’insegna di una ideologia interclassista (anche se non aclassista) di stampo umanitario ed illuminista: gli Stati democratici borghesi, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, praticano, anche in buona fede, una politica interclassista. Ma quando sopravviene un periodo di crisi (come nel 1929) l’interclassismo diventa obiettivamente solo una mascheratura del capitalismo, dietro cui si nasconde una politica spietata a favore della classe egemone, che pertanto ha bisogno di un’architettura in cui riconoscere e con cui simboleggiare il proprio potere. Il destino di una tendenza inter[...]
[...]ima guerra mondiale, praticano, anche in buona fede, una politica interclassista. Ma quando sopravviene un periodo di crisi (come nel 1929) l’interclassismo diventa obiettivamente solo una mascheratura del capitalismo, dietro cui si nasconde una politica spietata a favore della classe egemone, che pertanto ha bisogno di un’architettura in cui riconoscere e con cui simboleggiare il proprio potere. Il destino di una tendenza interclassista come il razionalismo è quello di trovare l’appoggio di una borghesia illuminata, senza avere poi lalleanza delle classi popolari quando la borghesia l’abbandona. In questo senso la colpa da addebitare all’Unionè Sovietica non è tanto quella di aver respinto l’architettura razionalistica, quanto quella di averla sostituita con un accademismo reazionario.
Un giudizio sulla vicenda dell’architettura moderna in Italia durante il fascismo e sul peso più o meno determinante che il fascismo stesso esercitò sul suo sviluppo, va espresso alla luce di queste valutazioni a scala europea del fenomeno. Da un bilancio sia p[...]