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Il segmento testuale radicalismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 375Entità Multimediali , di cui in selezione 27 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 7

Brano: [...]ione graduale della tassa sul macinato e riforma elettorale del 1882). L’adozione di formule di fiducia condizionata non era quindi da intendersi come acquiescenza alla politica governativa, ma rientrava nell'ottica di quell'atteggiamento pragmatico che spingeva i radicali a promuovere e accettare progressi anche graduali, senza preclusioni di parte. Non per questo veniva meno l'aspirazione verso riforme più sostanziali: la carica di rottura del radicalismo ottocentesco risultò evidente nel programma della Lega della democrazia (1879), ricalcante quello ormai consueto dei radicali, e nell'agitazione per il suffragio universale (culmi

nata nel famoso “Comizio dei comizi” del 1881).

Altrettanto indicativi furono la convocazione del primo Congresso operaio lombardo (1881), la formazione del Fascio della democrazia in opposizione alla politica trasformista di Depretis (1883), il “secondo patto di Roma” (1890), la costituzione della Lega italiana per la difesa della libertà (1894) e, infine, la battaglia sulla “questione morale” intrapresa da C[...]

[...] patroni degli operai e dei contadini. L’impegno di Bertani per l’inchiesta agraria (varata nel 1876, ma conclusasi solo nel 1885) fu indicativo in tal senso: l’interesse per la questione agraria e per la legislazione sociale era sentito, sebbene in chiave umanitaria o, se si vuole, paternalistica, entro i limiti di un interclassismo che contrapponeva l’arbitrato obbligatorio e il probivirato alla nascente concezione della lotta di classe.

Al radicalismo, considerato come l’espressione della borghesia progressista, colta e “illuminata”, sarà spesso rimproverata l’incapacità di rappresentare organicamente l’alternativa di sinistra ai governi dell’Italia liberale, soprattutto a causa della sua caratteristica connotazione parlamentare e politica e, di conseguenza, degli scarsi legami del partito con il “paese reale”. Di fronte alla penetrazione capillare dei radicali francesi nelle campagne, i successi dei radicali italiani risul

tavano estremamente modesti, ma la loro incostante e disuguale presenza nelle campagne era piuttosto da imputare a[...]

[...]. Di fronte alla penetrazione capillare dei radicali francesi nelle campagne, i successi dei radicali italiani risul

tavano estremamente modesti, ma la loro incostante e disuguale presenza nelle campagne era piuttosto da imputare alla mancanza di una consistente classe media contadina, che viceversa esisteva in Francia.

Diversificazione regionale e sociale

Si ripropone, a questo proposito, la questione della diversificazione sociale del radicalismo nostrano tra regione e regione: l’inesistenza di una corrente radicale nel Mezzogiorno (i liberisti e F. Saverio Nitti meritano un discorso a parte) va ricondotta all'assenza della piccola borghesia fondiaria in queste zone, così che la presenza democratica era circoscritta alle città (soprattutto Napoli e Messina). In sostanza, le roccheforti radicali erano situate quasi tutte al Nord, in Lombardia innanzitutto, in Liguria, in Emilia Romagna. Più tarda fu la penetrazione nel Veneto e in Toscana, mentre ancora differenti caratteri presentava il radicalismo romano, dove i legami con la massone[...]

[...] F. Saverio Nitti meritano un discorso a parte) va ricondotta all'assenza della piccola borghesia fondiaria in queste zone, così che la presenza democratica era circoscritta alle città (soprattutto Napoli e Messina). In sostanza, le roccheforti radicali erano situate quasi tutte al Nord, in Lombardia innanzitutto, in Liguria, in Emilia Romagna. Più tarda fu la penetrazione nel Veneto e in Toscana, mentre ancora differenti caratteri presentava il radicalismo romano, dove i legami con la massoneria e la burocrazia statale erano particolarmente evidenti.

Nella Valle Padana, invece, i radicali aprirono la strada al socialismo cooperativistico: ancora agli inizi del Novecento un radicale (Antonio Maffi) era segretario generale della Lega nazionale delle cooperative italiane, a dimostrazione della iniziale base rurale del radicalismo lombardo. Se questo mantenne a lungo un ruolo preminente nell’ambito dell’intero radicalismo italiano (ne saranno prova la leadership di Bertani, Cavallotti ed Ettore Sacchi, la vastità e l’estensione della rete associativa della regione, l’importanza assunta dal quotidiano milanese II Secolo), un giudizio globale, condotto in chiave nazionale, sul radicalismo non può prescindere dal considerare la sua eterogenea composizione sociale, che comportava l’adozione di una linea politica talvolta diversifi1 cata.

Soprattutto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, si può avvertire chiaramente il progressivo condizionamento urbano del partito, dopo che la riforma del 1882 aveva escluso (con il criterio dell’istruzione) le masse contadine dall’elettorato e dopo che la crescita autonoma del Partito socialista aveva finito per restringere ulteriormente la base sociale del radicalismo al ceto borghese cittadino.

Fu proprio quando la politi[...]

[...] comportava l’adozione di una linea politica talvolta diversifi1 cata.

Soprattutto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, si può avvertire chiaramente il progressivo condizionamento urbano del partito, dopo che la riforma del 1882 aveva escluso (con il criterio dell’istruzione) le masse contadine dall’elettorato e dopo che la crescita autonoma del Partito socialista aveva finito per restringere ulteriormente la base sociale del radicalismo al ceto borghese cittadino.

Fu proprio quando la politica riformi

7



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 6

Brano: [...] della Brigata Garibaldi "Spartaco Lavagnini", La Pietra, Milano, 1976; Fortunato Avanzati, Replica a "La tavola del pane" e Pier Giuseppe Martufi, Al di là della memoria, A.N.P.I., Siena, 1981; Mario Delle Piane, Su "La tavola del pane", in “Bollettino senese di storia patria”, 1980, pp. 369374.

Radicale, Partito

Partito ufficialmente sorto in Italia nel 1904 (anno del suo primo congresso nazionale) e scioltosi nel 1921.

Evoluzione del radicalismo in Italia

Se si usa il termine “partito” nell’accezione ottocentesca (cioè come un raggruppamento politico a base essenzialmente parlamentare ed elettorale, a carattere per lo più locale o regionale, raccolto intorno a singoli leader, privo di organizzazione statutaria e di disciplina interna), come anno di fondazione del Partito radicale, o meglio come data periodizzante nell'evoluzione del radicalismo italiano può essere indicativamente assunto il 1877, allorché si costituì in Parlamento l’Estrema radicale, segnando il suo distacco dalla Sinistra, salita al potere nel 1876 con Agostino Depretis dopo sedici anni di governo moderato. Le origini di tale movimento risalgono all’età risorgimentale, connesse ai nomi di Carlo Cattaneo e Giuseppe Garibaldi (non è da trascurare nemmeno l’influenza mazziniana, sia pure in termini di confronto polemico), ma il periodo aureo del radicalismo è considerato dalla storiografia più accreditata quello che va dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta [...]

[...]ativamente assunto il 1877, allorché si costituì in Parlamento l’Estrema radicale, segnando il suo distacco dalla Sinistra, salita al potere nel 1876 con Agostino Depretis dopo sedici anni di governo moderato. Le origini di tale movimento risalgono all’età risorgimentale, connesse ai nomi di Carlo Cattaneo e Giuseppe Garibaldi (non è da trascurare nemmeno l’influenza mazziniana, sia pure in termini di confronto polemico), ma il periodo aureo del radicalismo è considerato dalla storiografia più accreditata quello che va dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta del secolo scorso.

In quel ventennio il radicalismo (tendenza morale, oltre che politica, difficilmente inquadrabile sotto un comun denominatore, così ricca di motivi e componenti da essere spesso tacciata di “nebulosità”) espresse con nettezza e lucidità di intenti una funzione progressista nell’ambito della società italiana. Erano quelli gli anni in cui l’azione democratica si andò largamente identificando con la strategia del medico milanese Agostino Bertani (18121886), e soprattutto di Felice Cavallotti (18421898), il “bardo della democrazia”, che all’attività di poeta, drammaturgo e storico univa quella (secondo la critica, ben più profic[...]

[...]he ancora presenti in ambito democratico era definitivamente prevalsa l’istanza partecipazionista e, con essa, la volontà di combattere per le riforme anche sul terreno parlamentare.

Cavallotti e Bertani

Se Cavallotti, per il suo caratteristico impeto battagliero, la sua sete di onestà e riforme, la sua ostinata denuncia di ogni arbitrio e sopruso, sarà giustamente considerato da Alessandro Galante Garrone il leader più rappresentativo del radicalismo ottocentesco, Bertani rimarrà comunque una figura centrale per comprendere la genesi storica e il significato di tale movimento. Gli si potrà forse rimproverare, nei suoi anni più maturi, un’eccessiva cautela dovuta al lungo tirocinio parlamentare e ai frequenti contatti con le altre forze politiche, ma a lui spettano indiscussi meriti, non ultimo quello di aver tracciato fin dal 1865 un’ampia piattaforma riformistica, valida nei suoi capisaldi fondamentali per tutto il radicalismo ottocentesco: indipendenza della magistratura dall’esecutivo; imposta unica, proporzionale e “saviamente progres[...]

[...]arrà comunque una figura centrale per comprendere la genesi storica e il significato di tale movimento. Gli si potrà forse rimproverare, nei suoi anni più maturi, un’eccessiva cautela dovuta al lungo tirocinio parlamentare e ai frequenti contatti con le altre forze politiche, ma a lui spettano indiscussi meriti, non ultimo quello di aver tracciato fin dal 1865 un’ampia piattaforma riformistica, valida nei suoi capisaldi fondamentali per tutto il radicalismo ottocentesco: indipendenza della magistratura dall’esecutivo; imposta unica, proporzionale e “saviamente progressiva”; suffragio universale; istruzione primaria gratuita e obbligatoria; intransigente laicità dello Stato; decentramento e autonomia comunale; abolizione della pena di morte; nazione armata e rispetto



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 590

Brano: [...]tri giorni, estremamente vivace dal punto di vista politico e sociale. Già prima dell’annessione al Regno era percorsa dai fremiti di un patriottismo mai disgiunto da profondi motivi di carattere sociale, e a Frizzano ebbe nel conte Giovanni Fantoni (Labindo), uomo politico e letterato, un valido esponente dei circoli « anarchistes » d’ispirazione babouvista e buonarrotiana che operavano a Milano e a Torino negli ultimi anni del secolo XVIII.

Radicalismo sociale

Nei primi decenni del secolo XIX i movimenti patriottici a Carrara e a Massa, rappresentati da associazioni segrete di tipo massonico, avevano egualmente un marcato sottofondo sociale che negli anni ’50 e ’60, quando si giunse all'unità nazionale, ne favorì lo sviluppo tra i ceti popolari. Questi acquisirono rapidamente coscienza dei valori sociali della lotta politica, sicché le numerosissime leghe e società esistenti in tutta la provincia si trasformarono in organizzazioni politiche rivoluzionarie a carattere semisegreto.

I tipici rapporti di proprietà e di produzione esistent[...]

[...]no daH’unificazione nazionale alla Prima guerra mondiale impressero un carattere radicale alla vita sociale e politica di Carrara, di Massa, e in una certa misura anche della Lunigiana. Lo spirito radicale si espresse da un lato con la formazione di un partito repubblicano esteso e combattivo, dall’altro con

lo sviluppo di un movimento anarchico prevalente in seno al movimento operaio socialista. Non è difficile far risalire il caratteristico radicalismo della popolazione di questa provincia, pur con le necessarie mediazioni politiche e culturali, al fatto che la proprietà delle cave di marmo, grande ricchezza della zona originariamente e per parecchi secoli di proprietà collettiva degli abitanti delle frazioni montane del territorio, finì in mano a una ristretta cerchia di facoltosi e potenti borghesi. Con un decreto del principe Felice Baciocchi, cognato dell’imperatore Napoleone, la proprietà collettiva infatti fu abolita nel 1812 e le cave passarono ai Comuni di Carrara e di Massa che le dettero in concessione perpetua alla borghesia citt[...]

[...]o del 1870, e c’era anche la richiesta della costituzione di una Cassa di previdenza operaia; ma c'era soprattutto la rivendicazione della proprietà degli agri marmiferi.

Sindacalismo rivoluzionario

II nuovo secolo vide l’ingrandirsi del moto sociale in tutta la provincia: la vai di Magra era prevalentemente socialista e radicale nella parte più attiva della sua popolazione. A Pontremoli spiccava la figura del sindaco Pietro Bologna, ma il radicalismo era rappresentato anche da Luigi Campolonghi (v.) che, durante il ventennio fascista, doveva divenire uno dei più noti rappresentanti dell’antifascismo nell’emigrazione politica in Francia.

Di Bagone erano i fratelli Alceste e Amilcare De Ambris (v.), sindacalisti rivoluzionari: Alceste, collaboratore di Filippo Corridoni, ne seguì la sorte in guerra, mentre Amilcare passò al fascismo come tanti altri sindacalisti di ispirazione soreliana. A Carrara la Camera del lavoro dei paesi del marmo fu diretta ininterrottamente per un decennio dal sindacalista anarchico Alberto Meschi, proveniente d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 8

Brano: [...]tte di liberazione nazionale (spedizioni a Creta nel 1897; in Albania e in Grecia negli anni 191113).

Complesso e di non facile soluzione è tuttavia il problema del rapporto (derivazione o deviazione?) tra il garibaldinismo e il nazionalismo del Novecento, antidemocratico e imperialistico, che avrà una sua non trascurabile parte nell'av

vento del fascismo. È certo, comunque, che contaminazioni nazionalistiche erano evidenti soprattutto nel radicalismo meridionale: emblematico il caso di Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, banditore di quell’imperialismo democratico che riproponeva le note tesi di Chamberlain; anche il suo interventismo si basava su motivazioni di rivalità economiche tra Italia e Germania, piuttosto che su ideali antiautoritari.

Ben più incisiva si dimostrò comunque l’azione dei radicali in politica interna: il loro apporto fu determinante nella battaglia ostruzionistica condotta dalle forze popolari e liberali contro le leggi liberticide di Pelloux, battaglia che preparò l’avvento al potere di Giolitti agli inizi del No[...]

[...]ali contro le leggi liberticide di Pelloux, battaglia che preparò l’avvento al potere di Giolitti agli inizi del Novecento.

Nascita del partito

Nel decennio liberale, soprattutto tra il 1909 e il 1913, si assistè alla progressiva crescita del Gruppo parlamentare radicale (da 34 deputati nel 1900 si passò a 73 nel 1913), quindi alla sua aumentata importanza ai fini delle maggioranze governative.

Organizzatosi ufficialmente in partito, il radicalismo non avviò in realtà la propria trasformazione strutturale: i parlamentari non si ritenevano vincolati alle direttive congressuali (lo sosterranno ancora nel 1914) e ciò comportava un acceso individualismo, una grande libertà d'azione per i singoli esponenti, ampia possibilità di manovra per il governo e contrasti d’opinione tra classe politica e gruppi di militanti. Dopo la morte di Cavallotti, Sacchi s’impose come leader influente: a lui è attribuibile quel “nuovo corso” che — scemate le infuocate polemiche — prevalse al congresso del 1904. Accettando senza più remore l’istituzione monarchic[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 9

Brano: [...]ra di Libia del 1911, politica che favorì il sopravvento della frazione rivoluzionaria nel P.S.I.. L’anticlericalismo (numerosi erano i radicali affiliati alle logge massoniche) e il riformismo sociale, uniti a istanze di modernizzazione industrialista, avrebbero costituito, in una difficile sintesi, il cemento dei blocchi popolari. Era infatti di quegli stessi anni (1907) la tesi di Nitti, attento alla soluzione della questione meridionale, del radicalismo come partito della “nuova democrazia industriale”, un partito organizzato secondo schemi moderni, che affrontasse il problema di fondo della società italiana, cioè quello dello sviluppo economico, nei termini concreti dello sviluppo industriale, tecnico e scientifico (notoria la sua insistenza sul problema energetico e sull’elettrificazione statale). Nel comune obiettivo dell’aumento del reddito nazionale, la borghesia produttrice doveva allearsi con le classi operaie: si trattava, in sostanza, della ridefinizione del radicalismo come partito dei ceti medi e della « ricerca di una terza via t[...]

[...]secondo schemi moderni, che affrontasse il problema di fondo della società italiana, cioè quello dello sviluppo economico, nei termini concreti dello sviluppo industriale, tecnico e scientifico (notoria la sua insistenza sul problema energetico e sull’elettrificazione statale). Nel comune obiettivo dell’aumento del reddito nazionale, la borghesia produttrice doveva allearsi con le classi operaie: si trattava, in sostanza, della ridefinizione del radicalismo come partito dei ceti medi e della « ricerca di una terza via tra reazione capitalistica e socialismo ».

Questo recentissimo giudizio di E. Barbagallo, che riconosce a Nitti una visione moderna e per certi aspetti anticipatrice, attenua in parte l’altro, formulato in passato, che attribuisce allo statista lucano concezioni astratte e imbevute di « illuminismo predicatorio ».

Tra l’impostazione industrialista di Nitti e il radicalsocialismo di Meuccio Ruini (v.) e Massimo Natale Fovel (che, nell’ambito di un’accentuazione dei temi sociali, caldeggiavano l’intervento regolatore e propulso[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 544

Brano: Appendice

Si trattava di quelle stesse direttive che il Presidium dell’Internazionale Comunista, nell'esprimere un giudizio sulle Tesi congressuali del partito, aveva apertamente criticato affermando: « II P.C.I. non ha superato l’infantilismo, la malattia di un giovane sterile radicalismo, di un radicalismo il quale si risolve in una paura settaria del contatto con la vita reale, in una mancanza di fiducia nelle proprie forze e nelle tendenze rivoluzionarie delle masse, quando si entra in lotta per un obiettivo transitorio ». (Cit. da Paolo Spriano, Storia del P.C.I., voi. I, pag. 185).

Gramsci, portando al congresso della F.G.C.i. il saluto deirOrdine Nuovo”, si limitò a fare appello ai valori del comuniSmo e a esortare i giovani a svolgere attività soprattutto nelle fabbriche. Al termine dell’assemblea venne eletto, con criteri di rappresentanza regionale, un Comitato centrale composto da 3[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 745

Brano: [...] del 1919. Con lui vennero condannati altri cremonesi, membri del locale Circolo giovanile socialista: Bernamonti, Sidoli e Chiari, mentre altri ancora furono deferiti per competenza a diversi collegi giudicanti.

Contro H fascismo

Pozzoli tornò a Cremona in un momento di svolta politica che rivelava tutto il decadentismo politico dei vecchi socialisti locali. Se la democrazia risorgimentale, il repubblicanesimo cattaneano del Ghisleni e il radicalismo sacchiano, già da tempo saldati con il riformismo di Leonida Bissolati, facevano da incubatrice al movimento dei fasci, il massimalismo socialista era all’acme. Radicalmente opposta a entrambe queste correnti, la sinistra cremonese del P.S.I., con i suoi Ghinaglia, Bernamonti, Rossini, Cabrinj, Rosolino Ferragni, Marabotti, ecc., riconobbe in Pozzoli il proprio capo. Nell’ottobre 1920 egli venne eletto sindaco di Cremona. Comunista astensionista, nel gennaio 1921 fu tra i fondatori del P.C.d’I. e divenne primo segretario della Federazione comunista provinciale cremonese. Quantunque fosse affe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 10

Brano: [...]ronti dei partiti che più decisamente hanno voluto la guerra », cioè dei conservatori, mentre i socialisti non potevano sostenerli nella difesa di tali principi (questa sarà la conclusione di A. Galante Garrone, sulla scorta del ripensamento critico di Ruini).

Dissoluzione

Nel primo dopoguerra, l’avvento dei partiti di massa e la crisi economica e sociale, che portò a una radicalizzazione della lotta politica, segnarono la dissoluzione del radicalismo come movimento politico organizzato: dissoluzione che va considerata, al tempo stesso, espressione e conseguenza della crisi del

lo Stato liberale.

Quel programma di “democrazia del lavoro” prospettato dalla Direzione del partito agli inizi del 1919, trovò in effetti una qualche rispondenza nelle riforme varate da Nitti, durante la sua partecipazione al governo: universalità del suffragio, proporzionale, amnistia ai disertori del periodo bellico, distribuzione di terre ai contadini associati in cooperative, tutta una serie di misure, in breve, di protezione del lavoro e di legislazione [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 64

Brano: [...]anni del conflitto, nel 1921 ruppe con la cerchia dominata da Ciccotti (passato a posizioni di trasformismo personalistico) e fu espulso dalla Sezione socialista di Potenza per il suo rifiuto ad appoggiare la candidatura del Ciccotti nella lista formata dal nazionalista D’Alessio.

La scelta dell’avvocato di Viggiano era però anch’essa carica di motivi concorrenziali in chiave personale, confondendosi nel gioco degli elettoralismi ammantati di radicalismo che connotavano non marginalmente un certo personale politico meridionale.

Gli anni del fascismo

Eletto deputato nel 1921 sotto gli auspici di Nitti e con consistenti appoggi massonici, nel 1924 partecipò alla secessione dell’Aventino. Durante la dittatura fascista svolse per alcuni anni attività politica semiclandestina in rapporto con Nitti (emigrato in Francia nel 1927), ma desistette da un’aperta opposizione, abbandonandosi anzi a caute dichiarazioni non sfavorevoli nei confronti della politica economica “liberista” del ministro De Stefani, dichiarazioni deplorate dal suo mentore po[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 539

Brano: [...] razionalismo laico, e sinistra di classe, collegata allo sviluppo delle prime idee socialiste e alla centralità della lotta di classe nella soluzione della “questione sociale”. In Italia (v.) la Sinistra (composta da forze di diversa origine e ispirazione politica che vinsero le elezioni nel 1876 contro la Destra, dando vita al governo di Agostino Depretis) era espressione della tradizione repubblicana del Risorgimento, del mazzinianesimo e del radicalismo democratico. La sinistra di classe nacque più tardi, con le prime organizzazioni politiche del movimento operaio e soprattutto con il Partito socialista (1892).

Nel corso del secolo XX si consolidarono e si mantennero le differenze culturali e politiche già emerse con la formazione, da un lato, di partiti repubblicani, radicali, democratici di varia definizione e, dall’altro, dei partiti del movimento operaio (socialisti, comunisti). AH’interno del

lo stesso movimento operaio è nata l’ulteriore distinzione fra sinistra riformatrice o riformista (v. Riformismo) e sinistra rivoluzionaria,[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine radicalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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