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Il segmento testuale positivisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 171Analitici , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]e conquiste reali. Oggi può sembrare che sulla linea RomagnosiCattaneo ci fosse una forza teorica più robusta: e può darsi (18); ma in un'Ita
(18) Gobetti, nel '24, indicava fra a i maestri più diretti del Gramsci » Salvemini, del Cattaneo grande ammiratore (editore, nel '22, presso il Treves, di una antologia molto significativa). Che, per vie mediate, il a positivo » di Carlo Cattaneo
(per usare la distinzione del Labriola fra a positivo e a positivistico ») passasse in
Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (a giacobino con troppe chimere in testa », come lo chiama in una lettera nel '31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre
II
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 165
lia non a caso culturalmente crociana e gentiliana, che aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall'intrinseco » certe posizioni — ossia svelando le « mistificazioni » di Machiave[...]

[...]ngeremmo noi, attraverso un preciso programma pedagogico politico (31). Fedele a questa impostazione, Gramsci venne articolando la sua visione della storia italiana intorno a Machiavelli e al Rinascimento, al Risorgimento e alla lotta culturale del primo Novecento. E proprio nella sua analisi di questi punti nodali, e nei
cancellato. Malgrado la sua cognizione meravigliosa della vita reale, ci rimase un metafisico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell'Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella x Biblioteca di scienze sociali e politiche », n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi a saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale ' positivista' Tarozzi si incontrava con l'ineffabile Enrico Ferri. I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l'amena leggerezza di quei valentuomini: nel confronto dei quali — non si dimentichi — si collocava Croce. Del resto sul e positivismo » è da rileggere[...]

[...]di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel; quando si collega a De Sanctis — e soprattutto quando così largamente lo utilizza — quando reca su Labriola quel giudizio tanto notevole circa la possibilità di un'elaborazione autonoma della filosofia della prassi; quando, infine, polemizza con egual vigore contro i ' mistificatori ' del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti — Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa — e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione dell'hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabili: un ' sistema ' della ' filosofia dello spirito', una ' natura umana' assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiut[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]rivelato» al popolo che « il nuovo Stato era il suo Stato, la sua vita, il suo spirito, ia sua tradizione ». La rivoluzione non va mai contro il moto storico : è il punto in cui il processo rompe gli argini che lo volevano chiudere, in cui gli istituti già elaborati come strumenti si irrigidiscono in barriere: è veramente, per usare ancora un’espressione gramsciana, la

Carlo Cattaneo (per usare la distinzione del Labriola fra « positivo » e « positivistico » ) passasse in Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (« giacobino con troppe chimere in testa »,

come lo chiama in una lettera nel ’31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre in riferimenti generici, che, come nel caso de La

città, mostrano un desiderio di letture piuttosto che letture già fatte. Certo,,

acuto com’era, Gramsci si rese ben conto che anche in posizioni legate al « positivismo » non mancavano temi fecondi (basterebbero i richiami a Vailati, l’accenno alla teoria della « previsione » in [...]

[...]diche; e più tardi, quando il nuovo indirizzo della scienza ebbe vasto trionfo, egli si immerse nell’investigazione realistica, studiò la vita sociale, e tentò di innestare nel tronco delle sue teorie filosofiche le immense nozioni positive, che aveva acquisite. Ma l’antico indirizzo del suo pensiero e de’ suoi studi non fu cancellato. Malgrado la sua cognizione meravigliosa della vita reale, ei rimase un metafisico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell’Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella « Biblioteca di scienze sociali e politiche», n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi « saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale « positivista » Tarozzi si incontrava con l’ineffabile Enrico Ferri). I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l’amena leggerezza ^ di quei valentuomini : nel confronto dei quali — non si dimentichi — sì collocava Croce. Del resto sul « positivismo » è da rileg[...]

[...]di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel; quando si collega a De Sanctis — e soprattutto quando cosi largamente lo utilizza — quando reca su Labriola quel giudizio tanto notevole circa la possibilità di un’elaborazione autonoma della filosofia della prassi; quando, infine, polemizza con egual vigore contro i “ mistificatori ” del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti, Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa; e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiut[...]



da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]izi. La storia, che è la « religione » in senso crociano, cioè la concezione del mondo del giovane Gramsci, è cosi intesa come matrice feconda delle esperienze umane 8. È questo il tema, che rimarrà sempre caro a Gramsci, della storia come matrice di tutto ciò che gli uomini possono conoscere.
In questo modo vediamo che Caterina Sforza è il simbolo della lotta teorica e politica condotta da Gramsci contro la concezione riformista dei socialisti positivisti. Il simbolo gramsciano della matrice si contrappone al simbolo loriano della « scala d'oro ». Ancora nei Quaderni del carcere, Gramsci ricorderà la concezione di Loria degli intellettuali che tengono diritta la « scala d'oro » sulla quale sale il popolo, e gli avvertimenti di Loria a tenersi buoni questi intellettuali. Giudicando la confusa concezione positivistica dei riformisti italiani (Treves, Turati, Loria) come caricatura del marxismo e come causa del ristagno della produzione intellettuale del socialismo italiano, Gramsci inizia a considerare gli scritti teorici di Antonio Labriola come un principio fulgido e pieno di promesse del marxismo italiano.
Secondo lo stesso artificio che induce Gramsci a identificare nel Principe di Machiavelli antropomorficamente il simbolo della volontà collettiva, Caterina Sforza, l'eroica donna romagnola, la fecondissima ed astutissima donna — forte ed astuta donna aveva definito Caterina Sforza l'Oriani 9 — è an[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...]ne del mondo della nuova classe fondamentale approprian
278 I documenti del convegno
dosi della quale il proletariato acquista la coscienza della sua posizione nella società, della sua funzione nella storia e quindi della necessità della sua azione conseguente per tradurre in atto la sua filosofia cioè per costruire la società socialista.
Il pensiero gramsciano risente sia l'influenza della polemica di Croce contro le filosofie fatalistiche e positivistiche sia, soprattutto, l'influenza della critica leninista al marxismo deterministico della socialdemocrazia europea. Attraverso il leninismo, come dottrina della strategia politica del proletariato, perviene ad una puntualizzazione e ad un rinnovamento del marxismo. La rivalutazione della prassi, della consapevole volontà creatrice delle masse spinge il suo interesse verso lo studio della storia eticopolitica, cioè dell'azione effettiva degli uomini. La tesi marxista che l'umanità si pone solo quei compiti per il raggiungimento dei quali esistono già le condizioni materiali, viene approfondita[...]

[...]si iniziasse un'era capitalistica... I bolscevichi rinnegano Carlo Marx, affermano con la testimonianza dell'azione esplicata, delle conquiste realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono cosí ferrei come si potrebbe pensare e si è pensato ». Ma essi, prosegue, « vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco e che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e materialistiche ». A pagina 32 di M. S. afferma l'identità tra filosofia e politica, tra pensiero ed azione e soggiunge: « la teorizzazione e la realizzazione dell'egemonia fatta da Ilici è stato anche un grande avvenimento metafisico » .
Sul piano piú strettamente politico, cioè strategico, Gramsci aderisce alle tesi leniniste negli anni successivi alle conferenze di Zimmerwald e Kienthal. Tutta la sua azione politica, tutto il suo pensiero dell'Ordine
Giuseppe Tamburrano 279
Nuovo è ispirato profondamente alla strategia leninista dl preparazione della rivoluzione per la conquista vi[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Geymonat, Per un intervento al convegno di studi gramsciani in Studi gramsciani

Brano: [...]ha fatto affiorare temi nuovi, assolatamente ignoti alla problematica crociana (basti ricordare quelli connessi alla metodologia scientifica, alla tecnica, alla logica formale, ecc.) e presenti invece in altri filoni della cultura italiana (Cattaneo, Peano, Vailati, Enriques) trascurati dal crocianesimo.
Oggi il marxismo ha dimostrato di saper formulare, proprio su questi ultimi temi, una parola molto seria e piú profonda certo di quella dei neopositivisti tedeschi e americani. Meno chiaro, invece, è se abbia potuto dire su di essi una parola altrettanto fondamentale chi si muoveva — sia pure con la massima serietà e perspicacia — in una problematica sostanzialmente condizionata da quella crociana.
Su questo punto desidererei un preciso chiarimento da parte dei due relatori, perché confessò di non riuscire, per mio conto, ad eliminare ogni perplessità al riguardo. Non si tratta evidentemente di disconoscere l'importanza del pensiero di Gramsci nella storia della filosofia e tanto meno l'interesse, anche attuale, del suo intenso sforzo per oltr[...]



da Roberto Guiducci, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...] solo approssimata è difficile escano criteri di lavoro precisi ed efficienti. Quando si intravedono solo le ombre del nemico, è arduo combatterlo con efficacia (5).
Dunque d'accordo per una presa di posizione contra l'ideologia dei
(5) Tanto è vero che dopo una pur così considerevole presa di posizione capita di leggere sul Contemporaneo n. 35, 391955, nel pezzo polemico di L. LombardoRadice in risposta ad una critica di Alicata: e Oggi, i neopositivisti (e tra di essi, ricordiamolo, vi sono studiosi serissimi, e uomini vicini a noi sul terreno della lotta politica e di classe), ci dicono: `badate: noi abbiamo ristabilito il legame tra ricerca scientifica e meditazione filosofica che l'idealismo di Benedetto Croce (e di Giovanni Gentile) aveva spezzato. Voi studiosi marxisti commettete un errore combattendo contro il nuovo indirizzo, che esprime invece, e realizza per quanto si è detto, una delle vostre esigenze. Io credo si debba rispondere, mettendo i punti sulle `i', che la deformazione machista, pragmatista, ecc., delle scienze naturali p[...]



da Alberto Mario Cirese, Lo studio del folklore in Italia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1951 - numero 84 - settembre

Brano: [...]olvere il problema dell'arte popolare solo sul terreno estetico e rivolge tutta la sua attenzione al concetto teorico di a poesia popolare ». E poichè la concezione romantica di a popolo » era rimasta, come si è visto, sempre confusa e imprecisa (nè d'altronde si voleva riconoscere alcuna realtà alle classi), Croce nega al termine a poesia popolare » ogni valore sociologico. Inoltre, poichè il concetto di creazione collettiva dei romantici o dei positivisti, appariva assurdo (nè d'altro canto si voleva accettare una concezione che pone :se l'individuo come espressione del suo ambito sociale, della sua classe), Croce sostenne a spada tratta la creazione assoluta mente ed esclusivamente individuale della poesia popolare. Ed affermò cosí: 1) La poesia popolare è popolare non perchè creata dal popolo o diffusa tra il popolo, ma solo perchè esprime a sentimenti semplici in corrispondenti semplici forme » (la poesia d'arte, o colta, ,invece a sommuove in noi grandi masse di ricordi, di esperienze, di pensieri » ecc.); 2) poichè la popolarità di una po[...]



da Renato Rovetta, Noterelle e schermaglie. Dalla scuola kafkiana alla rupe tarpea in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]urale ed editoriale italiana sull'argomento scuola e, nello specifico, in scienze dell'educazione. Molto sommariamente si può dire che hanno pesato trenta anni di subordinazione culturale allo stalinismo, dopo che la vecchia guardia della pedagogia bolscevica era stata sconfitta dalla pedagogia autoritaria di Mackarenko, ripresa senza ripensamenti dalla sinistra italiana inerte nel vuoto teorico. Qui hanno trovato buon nutrimento i secolari vizi positivisti, deterministici della tradizione marxista nazionale: la scuola come problema sovrastrutturale da risolversi nel dopo rivoluzione. Intanto la
478 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
sinistra laica non trovava niente di meglio sul mercato culturale che la « progressiva » modernità delle tecniche attivizzanti americane (Dewey per primo) per bilanciare la produzione cattolica stratificata, egemonia d'organizzazione e di cultura che ha colonizzato gli istituti scolastici d'ogni livello.
Sta comunque di fatto che questi limiti si avvertono quotidianamente nell'assenza di una pedagogia teorica critica, a par[...]



da Emilio Franzina, Noterelle e schermaglie. Gli smarrimenti di Clio in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] anche per la scelta del campo d'intervento microstorico dovrebbero conservare agli occhi dei loro critici piú corrosivi una minima patente di credibilità professionale.
Sul fatto che la storiografia di nuova sinistra abbia conseguito, limitatamente al piano della ricerca documentaria, « risultati non privi di interesse », non è assolutamente il caso d'insistere anche perché il feticismo delle fonti che avvicina l'impianto mentale e teorico dei positivisti in ritardo alla De Felice alle tradizionali inclinazioni dei vecchi eruditi ed accatastatori di dati è già stato piú volte criticato 14. Ma sul tentativo di esorcizzare lo spettro di nuove situazioni fluide e progressive e di stornare la concreta minaccia di frattura incombente sui corpi istituzionali e coesi della storiografia accademica o « accreditata », occorre riflettere perché nessuno può piú credere oggi che la « questione della strutturazione delle ricerche e degli scambi sia secondaria » 15
Il problema concreto dell'organizzazione del lavoro storico e delle sue forme di sostentament[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]sta » era già costruito. Lo sforzo dei commentatori, quindi, mano a mano che si pubblicavano nuovi elementi, nuove tessere del grandioso mosaico incompiuto, era rivolto ad inserire a forza questi stessi elementi nel sistema ormai esistente: i nuovi segmenti venivano adoperati come pezze d'appoggio per le diatribe interne tra « deterministi » e « volontaristi », tra « umanisti soggettivisti » e « materialisti oggettivisti », tra « idealisti » e « positivisti », per usare le etichetteingiurie filosofiche che le diverse scuole « marxiste » si sono scagliate l'un l'altra appoggiandosi ai Manoscritti o all'Ideologia tedesca, ai Grundrisse o al Capitolo VI inedito. La pubblicazione degli inediti non favoriva un ritorno a Marx, ma un'integrazione degli inediti stessi nel « marxismo ». Si può dire, invece, che i due volumi delle Oeuvres di Marx dedicati all'Economia costituiscono un vero ritorno a Marx, con tutti i limiti riconducibili allo stato delle fonti, limiti che Rubel non si stanca di sottolineare. D'altra parte, il difficile cammino a ritroso z[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine positivisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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