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Il segmento testuale patriottismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 472Entità Multimediali , di cui in selezione 43 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 88

Brano: Internazionalismo proletario

zionalità è, nel mondo contemporaneo, la condizione perché ciascun popolo possa raggiungere la propria maturità.

Il patriottismo proletario

Nei paesi socialisti si è arrivati a forme di patriottismo che, insieme alle conquiste della rivoluzione, difendono taluni valori universali del passato e il patrimonio culturale accumulato nel corso della storia, quando il potere si trovava ancora nelle mani della borghesia. Tale patriottismo deve tuttavia distinguersi radicalmente da quello borghese, ri* fuggendo da qualsiasi forma di antagonismo rispetto ad altri patriottismi e da ogni forma di nazionalismo.

Condizione fondamentale affinché il patriottismo dei paesi socialisti non entri in conflitto con l’internazionalismo proletario è quindi che la condotta dello Stato socialista sul piano politico, diplomatico e militare non contrasti con gli interessi della classe operaia e dei lavoratori degli altri Stati e con le finalità generali del movimento operaio, costituite dal superamento degli Stati nazionali e dalla soppressione delle frontiere. Una concezione del patriottismo socialista e una conseguente politica interna ed estera da parte di uno Stato socialista che ignorassero o trascurassero gli scopi fondamentali del movimento operaio internazionale nella sua lotta per la trasformazione socialista del mondo, contraddirebbero indubbiamente i principi dell’internazionalismo proletario. Su tale questione ebbero a verificarsi negli anni tra le due guerre mondiali non pochi contrasti e incomprensioni (v. Internazionale, Terza), dovuti anche al fatto che la sopravvivenza della Unione Sovietica, in quanto primo e allora unico Stato socialista del mondo, era giustamen[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 37

Brano: [...]Risorgimento

Un filo conduttore continuo collega la “Rinascenza teramana”, laica e progressista, alla partecipazione della provincia al Risorgimento. Durante i quarantacinque anni trascorsi dalla caduta di Napoleone (e da quella quasi contemporanea di Gioacchino Murat) all’Unità d’Italia, una minoranza, sia pur piccola, di uomini di cultura, operatori economici e popolani manifestò a Teramo e nei vicini principali centri dipendenti il proprio patriottismo nella cospirazione Carbonara, in quella della Giovane Italia, nelle generose anche se temerarie insurrezioni promosse da dette società segrete (più rilevanti quelle di Città di Penne del 1837 e di Teramo del 184849), nei processi e nelle fucilazioni, nelle galere e negli esili che ne seguirono.

Nella prima fase della lotta per l’indipendenza nazionale, che va dalla discesa dell’esercito austriaco nel Reame (1821) al violento scioglimento dell’Assemblea elettiva ordinato da Ferdinando II (1848), nei patrioti locali prevalse la tendenza alla rivolta, per ottenere “franchigie statutarie”. Non[...]

[...]useppe de Vincenzi di Notaresco, futuro capo della destra storica provinciale). Suscitò però l'indignazione di uno dei più grandi agrari della metà dell'Ottocento, Pancrazio Palma, irratei lo maggiore di Nicola Palma, il noto storico aprutino.

Dopo il 1848, anno d'inizio di una seconda fase risorgimentale (destinata a durare fino alla spedizione garibaldina dei Mille), la rivista del Rozzi fu soppressa e il moderatismo, postosi alla testa del patriottismo con pretese eminentemente pratiche, molto più Iiberiste che liberali, non incentivò analisi del tipo di quella benemerita del Lattanzi in qualche modo proseguita dal Rozzi e dai suoi conredattori. Simili ricerche furono accantonate fino alla fine del secolo.

Il fatto è che si era andati più indietro che avanti: i figli degli “aggiudicatari” dei beni feudali e della “manomorta” avevano sostituito allo slancio imprenditoriale dei padri il gretto tornaconto personale e familiare, la tendenza a vivere di rendita, senza responsabilità e senza rischi. Al Partito d'azione, cui aderivano i superst[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 458

Brano: [...] nell’avventura in quanto non vi scorgeva i vantaggi immediati che tanto interessavano gli industriali dell'Alta Italia.

Non per nulla la capitale del futurismo fu Milano (v.), allora in piena espansione produttiva. È qui che, appunto, Marinetti aveva sistemato il suo quartier generale ed è qui che l’azione futurista raggiunse i suoi vertici.

Il nazionalismo futurista

Il nazionalismo di Marinetti e dei futuristi, quale degenerazione del patriottismo risorgimentale, era comunque già presente nel manifesto del 1909: « Noi vogliamo glorificare la guerra — sola igiene del mondo

— il militarismo, il patriottismo [...] », vi si affermava. Ma quanto fosse violento lo spirito nazionalistico tra i futuristi e tra molti altri intellettuali d’allora, lo si può già giudicare dalle reazioni che seguirono, nel 1911, l’inizio della guerra libica. In quell’occasione si allinearono sulle medesime posizioni di plauso sia Enrico Corradini (fondatore del Regno e corifeo esasperato dell’oltranzismo patriottardo) che D’Annunzio, sia i futuristi che Giovanni Pascoli.

Anche i soreliani anarcosindacalisti come Arturo Labriola non disapprovarono l'impresa, mentre Giuseppe Prezzolini, sulla Voce, si guardava bene dal r[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 565

Brano: [...]leato da poco assegnato all’Aeronautica italiana.

Martinuzzi, Giuseppina

N. il 14.2.1844 ad Albona (Pola), ivi m. il 15.11.1925; insegnante.

Dal 1873 maestra elementare in un villaggio rurale, poi a Muggia e infine a Trieste, dove nel 1904 entrò nella Giunta municipale, chiuse la sua carriera magistrale nel 1905, dopo 32 anni di servizio.

Di opinioni liberali, animata da un forte spirito nazionale e da sentimenti umanitari, passò dal patriottismo democratico al socialismo. Dedicatasi da tempo agli studi pedagogici e a varie esercitazioni letterarie, sentì in modo particolare l’esperienza compiuta nella scuola elementare di Cittavecchia, nel centro proletario di Trieste, dove era stata trasferita nel 1895 e nella quale rimase per un decennio.

Nel 1887 aveva composto un sonetto irredentistademocratico: La bandiera della Venezia Giulia a Garibaldi. Nel 1907 diede alle stampe un « Canto storicosociale »

Giuseppina Martinuzzi

intitolato Ingiustizia. Tra questi due estremi si colloca la sua evoluzione dal patriottismo democratico a[...]

[...]icolare l’esperienza compiuta nella scuola elementare di Cittavecchia, nel centro proletario di Trieste, dove era stata trasferita nel 1895 e nella quale rimase per un decennio.

Nel 1887 aveva composto un sonetto irredentistademocratico: La bandiera della Venezia Giulia a Garibaldi. Nel 1907 diede alle stampe un « Canto storicosociale »

Giuseppina Martinuzzi

intitolato Ingiustizia. Tra questi due estremi si colloca la sua evoluzione dal patriottismo democratico al socialismo. È un'evoluzione che rientra nelI'« andata al popolo », al Partito socialista, degli intellettuali italiani e triestini di quei tempi. Giuseppe Piemontese ricorda la Martinuzzi come « l'anima del Circolo femminile socialista » di Trieste per lunghi anni. Contemporaneamente essa collaborava a li Lavoratore. Caratteristico è, nella Martinuzzi, il tentativo di superare nel l'analisi e nella prospettiva del socialismo ie questioni nazionali che dividono le classi popolari della sua regione [La lotta nazionale in Istria considerata come ostacolo al socialismo, Pola 1900, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 58

Brano: [...]rischio di confusione diventa pressoché inesistente se prendiamo in considerazione i reparti comunisti da una parte e i pochi gruppi monarchici dall’altra (gli azionisti fanno ancora caso a sé). Per i primi la guerra partigiana è quasi esclusivamente (e giustamente) una guerra politica, un aspetto cioè altamente drammatico e forse decisivo della lotta di classe, mentre per i secondi l'intero conflitto si risolve entro gli schemi più consueti del patriottismo tradizionale, con l’appoggio di tutta una ideolo

gia nazionalistica e legittimistica che trova le sue ragioni nel filone ufficiale della storia d’Italia (o meglio, della storia della classe dirigente italiana).

Se ascoltiamo le canzoni dei reparti comunisti è chiaro che la preoccupazione patriottica, nel senso borghese del termine, non ha che un minimo peso e i pochi accenni che compaiono a questo proposito denunciano chiaramente il loro significato contingente e utilitaristico.

Da un simile punto di vista la lotta contro i fascisti non è già un pretesto per porre le premesse di una [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 259

Brano: [...]istiana pietà i feriti. Sottoposta, prima ad atroci rappresaglie, poi alle due azioni di fuoco degli Alleati, infine ai massicci bombardamenti dei tedeschi, la città di Lanciano presa nella linea del fronte, subiva radicali distruzioni, mentre più di 500 abitanti perdevano la vita. Per nove mesi di dure prove la popolazione di Lanciano forniva valorosi combattenti per la lotta di liberazione, sosteneva la resistenza, dava tutta nobile esempio di patriottismo e di fierezza ».

A. Bar.

Landi, Giuseppe

De Luca. N. a Medicina (Bologna) il 17.4.1916. Attivo antifascista, dopo l’8.9.1943 fu tra i primi emiliani a trasferirsi in provincia di Belluno (v.) per dare impulso al movimento partigiano colà in via di formazione. Divenuto Commissario politico del Comando militare della Zona « Piave », è stato tra i dirigenti della Resistenza, alla testa delle Divisioni garibaldine « Nannetti » e « Belluno ».

Landi, Romolo

N. il 27.10.1909 a Forlì; operaio. Militante nel P.C.I. dal 1939 e tra i dirigenti dell’organizzazione comunista clandestina for[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 282

Brano: [...]onarono a feroci violenze nella tristemente nota « Casermetta », dove gli antifascisti venivano torturati.

Fra le varie argomentazioni degli attesisti merita di essere ricordata quella del colonnello Silvio Marenco. In un colloquio avuto nel novembre 1943 con il comandante dei garibaldini Fortunato Avanzati (v.), il Marenco tra l’altro sostenne che, evitando rischi inutili, i partigiani avrebbero ugualmente potuto dimostrare più tardi il loro patriottismo attribuendosi le distruzioni di ponti o altro inevitabilmente provocate dai tedeschi man mano che si ritiravano dalla provincia.

L’attesismo determinò ritardi, ma alla fine fu battuto dal tenace lavoro svolto dai comunisti, la cui organizzazione clandestina, anche se in proporzioni ridotte per le persecuzioni e gli arresti, aveva resistito in provincia a un ventennio di dittatura. I comunisti, per i quali la parola d’ordine della lotta armata non rappresentava una novità o una sorpresa, videro che con l’8 settembre ne erano maturate le condizioni. Di conseguenza rivolsero subito le loro mi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 469

Brano: [...]nanime fu la adesione della magistratura al regime durante gli anni della dittatura fascista.

II 16.5.1929, intervenendo alla Camera durante la discussione sul bilancio della Giustizia, Il ministro fascista Alfredo Rocco dichiarò: « Parlare della magistratura italiana è per me motivo di alta soddisfazione perché, più vivo accanto a essa, più mi convinco delle sue altissime virtù di carattere, della sua dottrina, della sua disciplina e del suo patriottismo, perché

10 spirito del fascismo è penetrato nella magistratura più rapidamente che in ogni altra categoria di funzionari e di professionisti.

[...] Affermo che è con i fatti che la magistratura italiana ha dimostrato di essere aderente allo spirito del fascismo. Qualche eccezione, subito repressa, non può che confermare la regola. Pertanto, come guardasigilli fascista, devo mandare alla magistratura fascista italiana il mio più reverente e cordiale saluto ».

Difatti, già prima della « marcia su Roma » del 28.10.1922 la magistratura si rese responsabile di centinaia di assoluzioni e d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 590

Brano: MassaCarrara

suo complesso fu sempre, dalla metà delTOttocento fino ai nostri giorni, estremamente vivace dal punto di vista politico e sociale. Già prima dell’annessione al Regno era percorsa dai fremiti di un patriottismo mai disgiunto da profondi motivi di carattere sociale, e a Frizzano ebbe nel conte Giovanni Fantoni (Labindo), uomo politico e letterato, un valido esponente dei circoli « anarchistes » d’ispirazione babouvista e buonarrotiana che operavano a Milano e a Torino negli ultimi anni del secolo XVIII.

Radicalismo sociale

Nei primi decenni del secolo XIX i movimenti patriottici a Carrara e a Massa, rappresentati da associazioni segrete di tipo massonico, avevano egualmente un marcato sottofondo sociale che negli anni ’50 e ’60, quando si giunse all'unità nazionale, ne favorì lo sviluppo tra i [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 720

Brano: [...]eriana. Milano Libertà è la radio di tutti gli italiani. È dei democratici e dei cattolici, dei socialisti e dei comunisti, di tutti i veri italiani. Essa parla anche a nome di quei fascisti che non ne possono più delle menzogne e delle spacconate di Mussolini, che capiscono che quest’uomo funesto li ha ingannati e li porta alla rovina.

Milano Libertà consiglia, incita alla lotta. Il suo nome è un simbolo e un programma: Milano è la culla del patriottismo italiano, è la città dove nel 1848 risuonò il grido " Fuori i tedeschi! ”. E la libertà è quella a cui noi italiani aneliamo tutti, quella che dobbiamo conquistare e al più presto, per poter salvare dalla rovina il nostro paese.

Per la libertà, per l’onore del paese, per liberarci dal vassallaggio tedesco, per spezzare il giogo del fascismo: Italiani! Risvegliatevi, unitevi, combattete! ».

E.D’O.

Miliani, Beniamino

N. a Bagno di Romagna (Forlì) il 21.4.1923, m. a Sanremo (Imperia) il 5.3.1945; ragioniere.

Nei primi mesi del 1944 fu chiamato a prestar servizio nelle forze armate[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine patriottismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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