Il segmento testuale ottimismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1221Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 536
Brano: [...]nando il nemico in ritirata, raggiunse Asiago l’1 maggio.
Accanto al sacrificio e all’eroismo di numerosi patrioti, non mancarono purtroppo neppure a Chieti alcune iniziative di collaborazionismo con l’invasore. Un comitato di « dame » del capoluogo si distinse nell’organizzazione di manifestazioni filotedesche e nella distribuzione di doni agli ufficiali nazisti, e lo stesso arcivescovado contribuì a ingenerare un clima di rassegnazione e di ottimismo realizzando un accordo con le autorità tedesche che promisero di considerare Chieti «città aperta». Dopo la Liberazione il movimento democratico ebbe notevole sviluppo. Nelle elezioni del 2.6.1946, la circoscrizione di Chieti (compresa in un unico collegio con L’Aquila, Pescara e Teramo: popolazione complessiva 1.201.536) registrò i seguenti risultati: P.C.I. voti 67.003;
D.C. 252.672; P.R.I. 48.378; Unione Democratica Nazionale 34.436; Uomo qualunque 26.869; Partito d’Azione 19.549; P.S.I.U.P. 77.637; Unione Democratica Indipendente 24.266.
E.Ot.
Durante la dittatura fascista il Tri[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 605
Brano: [...]nterprete della volontà del paese ».
Il Bonomi poi tardò, così almeno risulta dal suo Diario, a riferire qu.' sta volontà delle correnti antifasciste al Badoglio, ma intanto il Comitato milanese aveva impostato nei suoi esatti termini il problema politico italiano poiché aveva avanzato le esigenze fondamentali per la ricostituzione di una società democratica e prospettato la necessità della lotta popolare antitedesca contro ogni troppo facile ottimismo, secondo cui ci sarebbe stato possibile uscire dalla guerra senza
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 632
Brano: [...] invece la necessità di operare in Italia con maggiore slancio e con una continua presenza per stimolare e dirigere l’azione delle masse lavoratrici, contribuendo così ad accelerare l’abbattimento della dittatura fascista.
A sostegno delle due diverse posizioni si inserivano due diverse valutazioni della situazione italiana e internazionale, che gli uni sottolineavano spesso con i colori oscuri del pessimismo, gli altri con quelli vivaci dell’ottimismo. Un’analisi «ottimista » costituiva d’altra parte l’elemento pregiudiziale indispensabile all’azione che il partito si era proposto di condurre per l’abbattimento del fascismo.
Il dibattito si concluse con una rottura e, nel marzo 1930, con l’esclusione degli oppositori (A. Leonetti, P. Ravazzoli, P. Tresso) dal partito, cui seguì qualche mese dopo quella di S. Tranquilli (Silone). Da quel momento venne così ricostituito all’interno del paese un centro dirigente che, seppure con dif
ficoltà, si sarebbe mantenuto sino a tutto il 1935. Dopo questa data vi sarebbero stati nuovi, lunghi per[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 532
Brano: [...]eAktion (Azione antifascista), la S.P.D. contrappose lo schiera
mento deW'Eiserne Front, il « fronte di ferro » facente capo alla socialdemocrazia e ai sindacati da essa controllati (dicembre 1931): così le forze del movimento operaio si avvicinarono divise al confronto definitivo con il nazionalsocialismo.
Il congresso socialdemocratico di Lipsia del 1931 confermò tutte le insufficienze della politica socialdemocratica e il suo immotivato ottimismo; il rifiuto poi della S.P.D., prigioniera di una concezione puramente parlamentaristica, di sviluppare la lotta sul terreno extraparlamentare, paralizzò il potenziale combattivo delle masse: il colpo di forza con il quale Franz von Papen sciolse il 20.7.1932 il governo socialdemocratico prussiano, senza che questo facesse appello alla resistenza delle masse lavoratrici, fu un po’ la prova generale che la conquista del potere da parte delle forze reazionarie poteva avvenire senza colpo ferire.
La cosi crescente, con il dilagare pauroso della disoccupazione contribuì ad aumentare il disorien[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 244
Brano: [...]ico e di educatore non si accompagnava eguale slancio per l’azione e l’uomo di studio prevaleva in lui sul politico. Lo disgustavano la disonestà, la leggerezza, la superficialità, « il politicantismo corrotto di certa piccola borghesia declassata che si abbarbicava al giovane tronco del socialismo italiano ». Usando la nota formulazione di Gramsci, si può dire che in lui, al « pessimismo dell’intelligenza » non corrispose un altrettanto forte « ottimismo della volontà ». Da qui la sua critica amara, corrosiva, perfino eccessiva verso certi gruppi dirigenti, che finiva poi per coinvolgere l’intero socialismo italiano, sino a disconoscerne la funzione positiva assolta.
La sua radicale opposizione al Congresso di Genova, donde nacque il Partito dei lavoratori; il suo giudizio negativo sui Fasci siciliani (giudizio che onestamente rettificò in seguito), sono esempi della sua tendenza a sottovalutare l’importanza dell’azione pratica e del movimento socialista che, pur con i suoi limiti ed errori, rappresentava in ogni caso, in quel momento, l’o[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 859
Brano: [...]ziative per la diffusione della musica moderna: nel 1917 la fondazione della Società italiana di musica moderna, nel 1937 la direzione del Festival internazionale di musica moderna, nel 1939 la fondazione delle Settimane musicali senesi. La sua intensa attività si estese anche alla collaborazione a riviste e giorna
li e alla pubblicazione di numerosi saggi critici.
L’influenza futurista si manifestò in Casella soprattutto nel programmatico ottimismo vitalistico che, in armonia con la retorica fascista, improntò il suo atteggiamento culturale. Le esaltate illusioni nazionalistiche dell’anteguerra assunsero dal 1922, con l’ascesa al potere di Mussolini che Casella salutò con entusiasmo, toni di trionfalistica retorica di regime, di cui si fece costante portavoce.
Anche se sarebbe ingiusto dimenticare che proprio aU’attivismo divulgatore di Casella si dovettero le prime italiane del « Pierrot lunaire » di Schoenberg e delI’« Histoire du soldat >» di Stravinsky nel 1924, di fronte al senso di angoscia e di crisi di valori che si sprigiona[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 861
Brano: [...] dalla nostra vita, tutto ciò che non è italiano, esclusivamente e prettamente italiano », Malipiero, unico musicista italiano che non si fosse lasciato coinvolgere nella retorica interventistica, metteva a nudo in Pause del silenzio (1917) il vero volto squallido della guerra.
L’angosciosa visione esistenziale di Malipiero, in cui ogni certezza veniva meno dinanzi al baratro spalancato di fronte all’uomo smarrito, era antitetica rispetto all'ottimismo accademico di Casella. Se all’ostentata serenità del musicista torinese ben si addiceva il neoclassico come recupero in chiave moderna degli antichi valori musicali italiani retorizzanti del nazionalismo, l’animo disincantato di Malipiero si esprimeva in un linguaggio che lo inseriva nella problematica delle avanguardie europee. Oltre al simbolismo, matrice comune a impressionismo ed espressionismo, da questo ultimo Malipiero accolse anche la tematica desolata della notte squarciata dalla luna, delle tenebre silenziose e della solitudine. Temi ricorrenti della sua poetica erano quindi l’impos[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 593
Brano: [...]ento su solide giustificazioni storiche per poter vedere, più lontano dell’albero che c’è davanti — a dirla con Engels —, la foresta che ci attornia. Del dramma del Risorgimento, così come l’abbiamo delineato, Gobetti scriveva:
"È materia per quelli che sì sono scelti la parte dei precursori, dei disperati lucidi, dei vinti che non avranno mai torto perché nel mondo delle idee sanno far rispettare le distanze anche ai vincitori delle sagre di ottimismo. La storia è infallibile nel vendicare gli esuli, i profeti disarmati, le vittime delle allucinazioni collettive. Anzi prima della storia, questi fanatici della verità sanno vendicarsi da sé”. Ed Egli stesso non sapeva, scrivendole, come queste parole descrivessero particolarmente Lui ».
Il saggio di Antolini così concludeva: «Abbiamo ricordato Gobetti per la prima volta e non ne parleremo per molto tempo su queste pagine che pure sono a Lui dedicate; riprendiamo ora il nostro cammino di ieri, senza luce di illusione che ci guidi, ché, anche se gli occhi sono pieni di lacrime, non si può s[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 614
Brano: [...]ismo Culturale, tèndente a sminuire il presunto idealismo britannico presentato come falso e ambiguo. Ad esso contrapponeva la tradizione italiana interpretata, in ossequio agli slogan ufficiali, In Sènso antintellettualistico e antiborghese.
Secondo Piovene, allo scrittore era lecito tenere nei confronti del regime un atteggiamento ambivalente. Se egli da un lato gratificava il fascismo con i suoi pezzi giornalistici improntati à un enfatico ottimismo civile, dall'altro, raccolto nella sua interiorità, si illudeva di raffigurare con le sue elaborazioni artistiche il vero volto di una società malata. In questo modo
lo scrittore si lasciava passivamente utilizzare dalla propaganda del regime senza sentirsi in mìnima parte corresponsabile, non dando alcun peso alla sua attività ufficiale. Così ogni questione non direttamente artistica era acriticamente abbandonata al conformismo del regime.
Nel 1939 si recò, sempre come inviato speciale, in Spagna al seguito delle truppe governative del generale Franco durante la guerrà civile. Nei suoi[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 258
Brano: [...]are la nuova Stazione ferroviaria di Firenze con due murali, il che fece di lui uno dei più quotati artisti italiani del suo tempo.
Nonostante non siano mancati a Rosai gli onori del regime, va detto che la sua radice popolare e rivoltosa, a differenza del falso sovversivismo littorio, è autentica: I personaggi dei suoi quadri, i giocatori di toppa, i pensionati soli e tristi, i frequentatori delle osterie, sono immagini che contrastano con l'ottimismo celebrativo del fascismo.
La situazione di Rosai ha molte analogie con quella di diversi artisti italiani che. come lui, si trovarono coinvolti negli stessi equivoci. La sua concezione antiretorica e il suo rifiuto di ogni enfasi lo differenziano dalle posizioni di “Strapaese”: le sue immagini non sono dialettali, egli parla dei diseredati con una adesione emotiva priva di ogni metafisica.
Certo negli anni del fascismo Rosai non seppe maturare le proprie intuizioni fino a volgerle nella direzione di un riscatto sociale, eppure in un suo quadro del 1943 è rintracciabile la complessità de[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine ottimismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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