Il segmento testuale ostracismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 137Entità Multimediali , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 759
Brano: [...]sciopero generale del 1918 che però, in questo caso, costituì un successo per i socialisti, fu la rielezione anticipata delle camere federali con la proporzionale: i seggi del P.S.S. passarono da 22 a 41, mentre il 23,5% dei votanti si pronunciava in favore dei socialisti. Tuttavia i vantaggi sul piano parlamentare si fecero attendere: la paura suscitata nel 1918 fu tale che, per un lungo periodo, i socialisti furono oggetto di un vero e proprio ostracismo da parte degli altri partiti.
Nascita ed esordio del Partito comunista
Nel 1919 la maggioranza del congresso del P.S.S. decise di aderire alla Terza Internazionale, ma una successiva consultazione degli iscritti al partito annullò tale decisione (con 14.612 voti contro 8.722).
Il problema fu riproposto l'anno seguente, quando furono resi noti i “21 punti” fissati dal Comintern per entrare a farne parte: il Congresso socialista federale, tenuto a Berna
il 1012.12.1920, respinse l’adesione. La minoranza, dopo aver abbandonato il congresso, cercò vanamente di trascinare la base a fav[...] [...]
La scissione, la caduta della combattività operaia e la crisi economica indebolirono il P.S.S.: dai 53.910 iscritti nel 1920 scese a 30.742 nel 1924, per risalire con re
golarità fino a oltre 50.000 nel 1931. La percentuale dei suoi elettori passò dal 23,3% del 1922 al 28,7% del 1931, per ricadere leggermente fino al 1939 (25,9%). Quanto al P.C.S., ottenne 1*1,8% dei voti nel 1922, il 2% nel 1925 e 1*1,5% nel 1931.
Come già si è detto, l'ostracismo degli altri partiti impedì al P.S.S. di utilizzare la propria accresciuta rappresentanza parlamentare per far adottare alcuni suoi progetti di legge. Con l'insieme del movimento operaio, i socialisti dovettero limitarsi a respingere gli attacchi reazionari. Se nel 1919, grazie allo sciopero generale e alla pressione dei lavoratori, si era fatto qualche progresso in materia sociale (settimana di 48 ore), dal 1921 il movimento venne fermato e la sinistra dovette impegnarsi a bloccare i tentativi di rimettere in questione le 48 ore e di imporre nuove leggi liberticide. La propaganda reazionaria [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 93
Brano: [...]so furono ostili sia gli operai (che erano socialisti e, dopo il 1921, sia pure in minoranza, anche comunisti), sia i “borghesi” (fedeli sostanzialmente all’ideale liberale giolittiano) sia
il ceto medio cattolico. Torino fu città antifascista sin dall 'inizio: in essa, sebbene lo squadrismo fosse quanto mai virulento, mai il fascismo riuscì ad acquisire una base di massa.
Il regime fascista dovette usare contro Torino le maniere forti e l'ostracismo: il movimento operaio e sindacale fu sanguinosamente decapitato con la strage del 18.12.1922 (v. Squadrismo fascista) ; gli altri gruppi furono isolati, sovente posti al bando.
La lotta contro il fascismo nel ventennio
Sebbene duramente colpito, l'antifascismo torinese non tardò a riprendere clandestinamente le proprie fila Gli nuocevano tuttavia indubbiamente le profonde divisioni che ancora separavano tra di loro i partiti che il “regime” aveva posto fuori dalla legalità.
Socialisti dei due schieramenti, popolari, liberali, repubblicani non avevano tardato a raccogliersi, a Parigi,[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 513
Brano: [...] gioventù comunista romana, lavorò al settimanale “Avanguardia”, fu delegato della F.G.C.I. al III Congresso dell’lnternazionale comunista e al II Congresso deH’Intemazionale giovanile. Arrestato nel 1923 e carcerato per alcuni mesi, venne infine rinviato con foglio di via a Calangianus. Qui rimase durante gli anni del regime e, quantunque si fosse laureato in Giurisprudenza a Sassari, non potè ottenere l’iscrizione all'albo degli avvocati per l’ostracismo impostogli dai fascisti.
Riprese l’attività politica all'inizio del 1944, facendosi promotore di un Partito comunista sardo che però non ebbe successo. Quindi Cassitta rientrò nel P.C.I. e, nel 1945, divenne segretario della Federazione comunista sassarese.
Nel giugno 1952, dopo la morte del senatore Giuseppe Cavailera, gli subentrò nel seggio al Senato, ma
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 519
Brano: [...]ittà aperta”, “Paisà”, “Due lettere anonime”, “Un giorno nella vita”, “Davanti a lui tremava tutta Roma”) producevano opere che avrebbero reso molto popolare il cinema italiano anche all’estero, pochi furono i registi affermati che si cimentarono in campo documentaristico, eccetto M. Serandrei con “Giorni di gloria” (realizzato in collaborazione con Luchino Visconti), e Alberto Lattuada (“La nostra guerra”). Ciò fu senza dubbio dovuto a un sordo ostracismo messo in atto in quegli anni dalle forze conservatrici, cui non era affatto gradita e tanto meno da sostenere economicamente una produzione che si richiamava alla Resistenza. Era quindi difficile trovare produttori e case cinematografiche disposte a impegnare i loro capitali con il rischio di incorrere in veti e censure.
Nel decennio 194555 la produzione fu scarsissima, anche se non mancarono ottime prove da parte di registi quali Fornari, i fratelli Taviani e Petri che firmarono tre validi documentari (rispettivamente: “Lettere di condannati a morte”, “S. Miniato luglio ’44” e “Sette cont[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 560
Brano: [...]all'Aventino, con l’emanazione delle Leggi eccezionali fu immediatamente arrestato a Milano e mandato poi al confino (4. 1.1927), ma potè esserne prosciolto esattamente un mese dopo, essendo affetto da tubercolosi.
Rientrato a Milano, si trovò in una situazione di grave difficoltà, sia per mancanza di mezzi di sussistenza (la famiglia, cacciata dai fascisti di Luzzara, aveva perduto tutto) sia per la vigilanza poliziesca, ma soprattutto per l’ostracismo del partito che, nel 1929, decreterà ufficialmente l’espulsione di Fortichiari, Repossi e Damen sotto l’accusa di “indegnità politica”, non essendosi essi ravveduti delle posizioni precedentemente assunte.
Si guadagnò da vivere facendo lavori precari, compreso quello di venditore ambulante « a vendere cravatte fatte da mia moglie e crema da scarpe ». Mantenne tuttavia contatti clandestini con alcuni militanti della sinistra (fra i quali Repossi, che si trovava in condizioni analoghe alle sue), svolgendo un’attività di propaganda sotto la sigla di “Gruppo comunista” e poi di “Sinistra comun[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 56
Brano: [...]mismo anche nei momenti di più aspro scontro, ma non cedette mai al conformismo, anche perché seppe sempre sfuggire alle tentazioni di potere, rimanendo in ombra
0 emergendo nell’interesse del partito. Pagò duramente la propria coerenza, mai rinunciandovi per cedere alla provvisorietà e alla convenienza. Avrebbe voluto collaborare « con
1 compagni che godono la doppia fortuna di essere liberi e di lavorare per le nostre idee ». Considerò l’ostracismo subito con amarezza, ma non con risentimento. Rifiutò di credere che l’atroce repressione staliniana fosse giustificata dal “tradimento” di tutti i bolscevichi. Ma non volle mai recarsi, dopo quel lontano 1924, nell’Unione Sovietica.
Aveva un concetto elevatissimo della disciplina, ma considerava suo primo dovere quel
lo di avere ed esprimere la propria opinione. Il marxismo non era per lui un complesso di affermazioni dogmatiche, ma « un pensiero per vivere e... far vivere ». Una sola volta esclamò: « Come è triste la sorte di coloro che hanno ragione con troppo anticipo », così parlan[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 54
Brano: Terracini, Umberto
lermi, per amarti, per durare. Tu, povera gioia, vivi ciò che puoi vivere, sii serena, dai quei sorrisi che abbisognano ai tuoi giorni che la tristezza insidia. Ti bacio come non sai che si possa baciare — Umberto ».
Questa era la donna che Terracini amava e che egli dovette difendere contro le accuse di chi aveva insinuato che la Alma gli inviasse informazioni parziali e non obiettive. Alma fu anche vittima di un ostracismo materiale e morale che la costrinse, a un certo momento, a tornare in U.R.S.S. a fare l’impiegata presso il ministero dell’Agricoltura di quel paese.
Parlare del contributo femminile alla sopportazione del regime carcerario è sempre stato doveroso, ma ciò che accadde a Terracini e quello che per anni fu l’angelo custode dei pensieri di Gramsci è qualcosa che trascende la cronaca. La politica, il carcere, la persecuzione sono anche umanità, sentimenti e silenziosa, preziosa dedizione!
Nel collettivo
Passando dalla segregazione al collettivo, Terracini disse che ricuperava, così, il li[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 115
Brano: [...]ichi professionali; non appena questa funzione è messa in forse, si può abdicare anche alle idee. La tattica del trasformismo viene applicata dalla grande maggioranza dei membri del M.I.A.R., che passano in massa al Raggruppamento Architetti Moderni Italiani, promosso dal Sindacato nazionale architetti. Il passo non è neppure tanto mortificante in quanto, oltreché avere la garanzia di buoni incarichi, non si deve neppure sottostare a un assoluto ostracismo alle forme dell’architettura moderna. Piacentini si destreggia, alleandosi di tanto in tanto ai giovani, perché un alibi progressista è sempre servito a garantire il potere ai conservatori, e perché è sempre necessario tenere a bada chi, neH’ambito della Accademia, può tentare il colpo di essere più realista del re.
Architetti contro il regime
A questo punto la storia dell’architettura moderna italiana diventa la storia di pochi individui isolati, dei quali là letteratura critica e storiografica ha modo di far emergere fondamentalmente il valore morale, l’intransigenza e la coerenza int[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 354
Brano: [...]a opera nel teatro berlinese di Max Reinhardt e collaborò con Piscator in alcuni famosi spettacoli della Volksbuhne; dalla collaborazione con il musicista Kurt Weill nacquero opere come la Ascesa e rovina della città di Mahagonny (1930) e VOpera da tre soldi (1928), il lavoro suo forse più acclamato nel mondo.
Bertolt Brecht
Partecipe della cultura di avanguardia, dopo il 1933 condivise la sorte degli scrittori e degli artisti colpiti dall’ostracismo nazista. Abbandonata la Germania, vagò senza posa in Austria, Svizzera, Cecoslovacchia e poi in Francia e Danimarca; nel 1935 si recò nell’Unione Sovietica, tornò in Francia e in Svizzera, passò successivamente in Finlandia e, nel 1941, si stabilì negli Stati Uniti. Durante gli anni dell’emigrazione e della lotta antifascista fu in prima fila nella denuncia contro il nazismo, nelle manifestazioni di solidarietà per i popoli minacciati dal fascismo e nella campagna per il fronte popolare; partecipò anche al I Congresso internazionale degli scrittori antifascisti che si tenne a Parigi nel giugn[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 670
Brano: [...]le Puglie. Centinaia di cooperative furono saccheggiate, incendiate, distrutte o costrette a « passare al fascio ». L’attacco fascista non risparmiò le cooperative di nessun partito: la vendetta era anche in funzione di interessi della borghesia locale: caso tipico, la fiorente cooperativa dei tipografi di Castel d’Ario (Mantova), per il sac* cheggio della quale protestò persino il filofascista Resto del Carlino di Bologna. Frequente era anche l’ostracismo ai dirigenti locali, diffidati a non mettere più piede nella cooperativa.
La barbarie fascista si unì alla perfidia poiché gli agrari, gli appaltatori, i grossi commercianti che armavano e talvolta componevano le squadracce, se spesso preferivano distruggere il concorrente « rosso », altre volte pensavano a fagocitarlo per fare un buon affare: tipici gli esempi deH’Alleanza cooperativa torinese, del Consorzio di Ferrara, delle Operaie triestine, ecc.. I metodi fascisti si perfezionarono con l’andar del tempo: si provvide con astute forme (presenza di notai alle riunioni tenute sotto la min[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine ostracismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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