Il segmento testuale operaismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 78Entità Multimediali , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 97
Brano: [...]o e burocratico imperante nel Partito comunista, ove le decisioni erano sempre prese “in alto” e poscia fatte “approvare” solo in maniera del tutto formale dalla “base”, non si rese veramente mai conto di ciò, e si lasciò imbrigliare nella discussione dei “prineipii ideologici”, ove ebbe fatalmente la peggio; e in secondo luogo che il Partito comunista condusse, sì, in porto con successo questa delicata operazione: ma a prezzo di concessioni all'operaismo estremista e di un conseguente rischio di futuro isolamento; occorrerebbe ancora stabilire quanto gli sarebbe costato (e gli costi tutt’ora) l’aver lasciato sopravvivere una profonda ambiguità tra “operaismo” settario e barricadiero e “unità nazionale” democratica e parlamentare; tra metodo democratico e illusioni insurrezìonalistiche.
Si può osservare che la conseguenza della Liberazione, la fine cioè della dialettica fa
scismoantifascismo nonché il sorgere della nuova minaccia imperiale sovietica cui, da un lato, apparve legato il Partito comunista (che ora si chiamava non più “d’Italia”, ma “italiano”) e che dall'altro portò a!la frattura della coalizione antifascista su scala mondiale, negli anni che seguirono la guerra contribuì forse a dare a Torino una posizione non più principale, m[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 483
Brano: [...] Pur trovandosi in Svizzera, Serrati intervenne con sempre maggiore frequenza nelle vicende del P.S.I. e prese parte alla fase di enucleazione della sinistra socialista più intransigente organizzatasi intorno al giornale La soffitta. Dopo una puntata in Italia nel 1909, nel 1911 pò* té farvi definitivamente ritorno come. segretario della Camera del lavoro di Oneglia e direttore del foglio La lima.
La sua esperienza internazionale, il radicato operaismo e l'intransigenza morale lo portavano a combattere con grande energia sia le tendenze di riformismo borghese di taluni dirigenti socialisti dell'epoca sia il sindacalismo esasperato, falsamente rivoluzionaristico, di altri (fin dal
1913 polemizzò aspramente con Benito Mussolini direttore dell’“Avanti!”). Così, quando nel 1914 esplosero i moti della “settimana rossa”, egli non mancò di coglierne il significato rivoluzionario, ma non condivise le forme di lotta barricadiere adottate da anarchici, repubblicani e sindacalisti. Segretario della Camera del lavoro di Venezia, dove si era intanto [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 482
Brano: [...]diò Giurisprudenza, ma nel
1892 abbandonò l’università per fondare nella cittadina ligure la prima Lega socialista e diventare corrispondente del giornale “Lotta di classe”. Nel 1893 si trasferì a Milano, dove divenne funzionario socialista a tempo pieno, collegato a Costantino Lazzari (v.) e ai circoli operaistici del capoluogo lombardo. Di temperamento limpido ed estroverso, ma portato anche ad estremizzare le proprie posizioni, abbracciò l’operaismo chiuso e settario dei primordi del movimento. Nel
1893 fu presente al Congresso nazionale socialista a Reggio Emilia e ben presto la sua vita di militante cominciò a costellare di arresti e rinvìi a giudizio, tanto che nel 1894 dovette cercare rifugio a Marsiglia, dove esercitò mestieri umilissimi per guadagnarsi la vita. Rientrato in Italia nel 1897, fu nuovamente costretto a espatriare in Francia per sottrarsi all’arresto. A Marsiglia si impegnò nella lotta contro il notabile riformista Flaissières e, nel clima arroventato dell'“affare Dreyfus”, fu espulso dalla polizia. Allora si ingagg[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 461
Brano: [...]i » di Krusciov (AS, p. 492).
Nell’imminenza del l'VI 11 Congresso del P.C.I. egli inoltrò alla Commissione competente una serie di proposte per il nuovo Statuto; di particolare importanza quelle relative a « una più intensa vita democratica del partito » (AS, pp. 685690). Al congresso Secchia intervenne sul tema della “via italiana al socialismo”, affermando la necessità della « unità della classe operaia in primo luogo », ma dichiarando « l'operaismo [...] morto da molto tempo », superato nella storia del P.C.I. dalla prospettiva nazionale della « alleanza coi ceti medi e cogli intellettua
li »; egli rivendicò anche la continuità della funzione dell'U.R.S.S. nel movimento operaio e comunista internazionale. La rinuncia a un “atteggiamento di battaglia” (AS, p. 341) non
evitò a Secchia l’esclusione dalla Direzione e la rimozione dalla Segreteria lombarda. Contro l'isolamento in cui era posto egli protestò presso Longo, assicurando tuttavia che si sarebbe buttato « con slancio nella nuova attività » che il partito gli avrebbe affidato[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 368
Brano: [...]lavoro.
Occorrerà arrivare al foglio settimanale della società degli operai Il Lavoro, pubblicato dalla tipografia palermitana di Cesare VoJpes nel 1865, per avere i primi elementi di giudizio sul nuovo aggregarsi (sotto la spinta di una certa propaganda repubblicana) di forze operaiste e progressiste. Da qui, attraverso il mazzinianesimo e l’anarchismo bakuninista, si giunse al radicalismo della fine degli anni ’80 e al superamento deH’anarcooperaismo pro
fessato dal Circolo operaio educativo.
Quest’ultimo, sorto a Palermo nel gennaio 1892, ebbe l’adesione di Vito Papa e Salvatore Cagliari, che erano stati in contatto con Saverio Merlino, Errico Mai atesta e con l’anarchismo spagnolo. Da simili esperienze e più ancora da quelle portate avanti da giornali come La Nuova Era del popolo (1889), su cui scriveva Giovanni Bovio, e \lsola, il quotidiano di Napoleone Colajanni, venne maturandosi su un terreno dialettico di scontro politico, il clima nel quale nei primi anni *90 si ebbe in Sicilia la nascita del Partito dei Lavoratori Italiani[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 127
Brano: [...]li elementi di stazionarietà, senza cogliere, nello stesso tempo, quelli di sviluppo. Se è vero, infatti, che le influenze mazziniane e poi bakuniniane rimasero per qualche tempo forti nel movimento operaio italiano, è anche vero che in esso si svilupparono ideologie operaiste e socialiste che vanno collegate con le trasformazioni che, contemporaneamente, si
avevano nel campo industriale e, più in generale, neH’economia italiana (non a caso l’operaismo ebbe il suo centro a Milano, mentre il socialismo, oltre che nelle città, si sviluppò nelle zone agrarie in cui i rapporti di produzione avevano raggiunto uno stadio più avanzato, nel senso dello sviluppo capitalistico) .
Certo, per qualche tempo dopo l’unificazione le società operaie continuarono ad avere un carattere prevalentemente mutualistico e, quando cominciarono ad assumerne uno politico, ciò avvenne soprattutto per l’influenza del mazzinianesimo. Occorre però ricordare che già in periodo risorgimentale si era avuta in Italia la formazione di un’ideologia socialista, quella del Pis[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 492
Brano: [...]sfigurazione « sociale » del fenomeno garibaldino e dei convincimenti che albergavano nell'animo del condottiero in materia di problemi della società: se ci fu indubbiamente in lui una generosa sollecitazione verso la condizione delle masse popolari, va detto che il « socialismo » di Garibaldi non oltrepassò i confini di un generico e sentimentale trasporto, intriso di elementi ispiratori mazziniani e comunque contenuto nelle esili forme di un « operaismo » di stampo spesso paternalistico. Vero è invece che Garibaldi rappresentò in qualche modo l’accostamento, non raro per i suoi tempi fra uomini di aperto sentire, di ideali razionalistici d’impronta massonica e di spinte verso un socialismo che abbandonava la fase utopistica per calarsi nei primi modi di organizzazione del proletariato.
Per questo insieme di aspetti, umani e politici, per lo slancio delle
sue imprese militari, condotte sempre con scarsi mezzi ed esigue forze, ma con grande genialità tattica e strategica, l'eroe nizzardo si è guadagnato nella coscienza “popolare il giust[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 541
Brano: [...]ese l’ondata laburista. L'ostilità popolare dal 1922 al 1924 gli chiuse la via del parlamento. Sembrò un uomo finito fin quando, nel 1924, il partito conservatore lo fece eleggere e Baldwin lo chiamò al Cancellierato dello Scacchiere. Fu la sua esperienza più disastrosa, per la pervicace politica antinflazionistica che ebbe uno dei più autorevoli e spietati critici in J.M. Keynes. Durante lo sciopero generale del maggio 1926, il suo sfrenato antioperaismo Io spinse fino a farsi redattore quasi unico, pur di sopperire alla mancanza di notizie, di un foglio quotidiano, il British Gazette, così come il terrore del comuniSmo
lo spingeva a dichiarare, il 20.1.1927, al termine di una visita a Roma: « Se fossi stato italiano, sono sicuro che sarei stato intieramente con voi dal principio alla fine della vostra lotta vittoriosa contro i bestiali appetiti e le passioni del leninismo ». Parlava del fascismo il quale, in quegli anni, sembrava muoversi nell’alveo della tradizionale amicizia con l’Inghilterra. Ben altro, apertamente razzista, fu invece [...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine operaismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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