Brano: [...]. In seguito a ciò le prime elezioni tenutesi nel regno (1861) videro iscritti nelle liste appena 167.000 elettori nell’Italia settentrionale, 55.000 in quella centrale, 129.000 in quella meridionale e 66.000 nelle isole. Di quei potenziali elettori, peraltro, solo una piccola parte esercitò effettivamente il diritto di voto, tanto che ci furono casi di deputati eletti con poche decine di voti. Alla scarsa affluenza alle urne contribuì l’astensionismo (v.) attuato dai cattolici. Altre componenti della scarsa partecipazione elettorale vanno ricer
cate nel basso livello di cultura e di coscienza civica e nel diffuso senso di sfiducia dei ceti popolari verso lo Stato e i suoi istituti.
Un primo allargamento del suffragio si ebbe con la legge elettorale del 1882, che ammise al voto tutti i cittadini di sesso maschile, maggiorenni e alfabeti in possesso almeno dei seguenti requisiti: a) aver superato l’esame di scuola elementare; b) corrispondere un tributo annuo di L. 19,80. Nonostante il suo carattere ancora fortemente restrittivo, ques[...]
[...]o almeno dei seguenti requisiti: a) aver superato l’esame di scuola elementare; b) corrispondere un tributo annuo di L. 19,80. Nonostante il suo carattere ancora fortemente restrittivo, questa legge fece salire il numero degli elettori da
628.000 a oltre 2 milioni, cioè a circa un quindicesimo della popolazione italiana del tempo. Questa estensione degli aventi diritto non fece d’altra parte registrare un’apprezzabile diminuzione dell’astensionismo, che si mantenne assai elevato.
Solo la legge del 30.6.1912 portò a un massiccio allargamento dell’elettorato. Fatto approvare, non senza gravi opposizioni, dal presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti (v.), il provvedimento ammise al voto tutti indistintamente i cittadini di sesso maschile che avessero compiuto i 30 anni. Inoltre vennero ammessi i maggiorenni di età compresa tra i 21 e i 30 anni, ma in base al censo, o se avevano prestato servizio militare o conseguito particolari benemerenze. Grazie a questa legge gli elettori salirono da 3.300.000 a 8.700.000, di cui 2.70[...]
[...]o la prima guerra mondiale si ebbe un ulteriore allargamento dell’elettorato con la legge del 16.12. 1918 che estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni è ai giovani che avevano partecipato alle operazioni militari. La medesima legge inoltre introdusse il sistema proporzionale con voto di lista su circoscrizioni provinciali. Le elezioni del 16.11.1919, fatte applicando questa legge elettorale, videro l’abbandono dellastensionismo cattolico e il conseguente ingresso nella scena politica delle masse cattoliche organizzate dal Partito popolare. Le elezioni segnarono un grande successo del Partito socialista italiano che, triplicando i seggi del 1913, ebbe 156 deputati. I liberali, privati dell’appoggio cattolico, scesero dai 300 seggi di anteguerra a circa 200. Il Partito popolare ne ebbe 100, su complessivi 508 seggi alla Camera.
Il panorama politico italiano risultava sconvolto, le forze borghesi non avevano più il monopolio del potere, ma la vittoria popolare non si tradusse in uno sbocco politico.
Elezioni poli[...]