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Il segmento testuale neorealismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 304Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 332

Brano: [...]quella stessa vastità è connesso, e che può generare numerosi equivoci. L’impostazione, dunque, rischia di essere viziata in partenza, appunto perché l’assunzione di determinati contenuti e istanze non appare più sufficiente oggi (a differenza di alcuni anni fa) come criterio discriminante e neppure come criterio di semplice classificazione. Per molto tempo, infatti, la critica che si ispirava al marxismo e che veniva conducendo la battaglia del neorealismo prima, del realismo poi, ha fondato la sua linea di tendenza su tali criteri, più o meno rammodernati, senza rendersi conto, ad esempio, che certi contenuti nuovi diventano desueti e si svuotano di significato se a comunicarli è un veicolo linguistico ritardato, o analogamente che la vera innovazione

— ideale, culturale, stilistica — può verificarsi anche attraverso i

contenuti apparentemente più tradizionali (per limitarci a due casi tra i tanti).

Le difficoltà deH’analisi

Questa inconsistenza di un metro contenutistico di giudizio risulta evidente soprattutto nel campo della poe[...]

[...]o di rottura, ma è stata essenzialmente l’oggetto esterno di una serie di operazioni meramente descrittive, l’occasione di confessioni autobiografiche, la spinta a private riflessioni moralistiche, se non addirittura una sfera di nuove mitologie. Di qui il carattere illusorio di ogni rifiuto delle passate tradizioni culturali — come espressione del mondo politico e morale che si intendeva respingere —, e il riflusso anzi di vecchi retaggi.

Il neorealismo

Un discorso sulla « narrativa della Resistenza », del resto, coincide in gran parte con un riesame del neorealismo, di quel fenomeno letterario (e artistico) cioè, che fu caratterizzato da un vivace « impegno », anche se spesso ingenuamente velleitario, nei confronti della nuova realtà a cavallo della guerra, a cui mancò in primo luogo un radicale mutamento della coscienza e del linguaggio da parte dello scrittore. In generale, poi, le vere innovazioni e i risultati più sicuri che si registrano in quegli anni, rimasero senza seguito, e spesso gli stessi autori che ne furono protagonisti andarono incontro, successivamente, a involuzioni più o meno gravi.

Per dare un quadro completo è necessario spingers[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 99

Brano: [...]lli, di Italo Calvino (v.), di C. Levi, di U. Vittorini, di Cesare Pavese, di V. Pratolini, Oreste Del Buono, Domenico Rea). Questa letteratura si distaccava, per la sua intenzione di essere più vicina alle masse popolari, da quella sorta dalla grande corrente della « poesia pura » che pur aveva dato origine a versi ispirati alla lotta (Quasimodo, Saba, lo stesso Eugenio Montale, Gatto).

Dibattiti e polemiche

Il dibattito sul realismo e il neorealismo si andava intanto sviluppando sulle riviste « Il ’45 », Società diretta da Ranuccio Bianchi Bandinelli (v.) e Romano Bilenchi, il « Calendario del popolo » di G. Trevisani, Cinema nuovo di Guido Aristarco, mentre le riviste Numero e Pittura preparavano il passaggio da « Corrente » a « Realismo », il cui primo numero è del giugno 1952.

La larga diffusione degli scritti di Antonio Gramsci, la conoscenza di massa dei poemi di Paul Eluard (v.) (famosissima la poesia Liberté) e di Majakovski, l'inaugurazione del Piccolo Teatro di Milano di Paolo Grassi e Giorgio Strehler con la rappresentazione[...]

[...]ofici ed estetici). Il pensiero di G. Lukàcs e di Antonio Banfi (v.) con un ripensamento dell’arte nazionalepopolare preveduta da Gramsci fu lasse portante della rivista, che si occupò della grande mostra di Picasso a Roma e a Milano e di tutte le manifestazioni (mostre di Van Gogh, Pellizza), in cui veniva avanzata una lettura della recente storia (ma anche della passata, per esempio il Caravaggio) nella nuova chiave del pensiero realista.

« Neorealismo » e realismo

A questo punto, mentre i partecipanti del movimento si professavano « realisti » (da Guttuso a Treccani, da Francesco Jovine (v.) a Pratolini, da Lizzani a Visconti) il termine « neorealismo » cominciò a prendere quota come limite della poetica realista. Dopo la morte di Stalin (1953), il « realismo » italiano, seguito in varie parti del mondo, si differenziò sempre più dal « realismo socialista » che continuava in Unione Sovietica e nel mondo socialista, fino alla Cina di Mao, per tutta l’epoca di Kruscev e oltre. Nelle arti figurative, il prevalere delle poetiche « informali >» fino all’avvento della PopArt (Popular Art) americana, costrinse il « realismo » a una serie di compromessi attraverso i quali crebbe tuttavia una generazione di giovani artisti che tendevano a esprimere[...]

[...]e « informali >» fino all’avvento della PopArt (Popular Art) americana, costrinse il « realismo » a una serie di compromessi attraverso i quali crebbe tuttavia una generazione di giovani artisti che tendevano a esprimere in termini figurativi il senso dell’angoscia e della precarietà dei valori contemporanei. Il fenomeno si estese alla letteratura ed al cinema, ma ciò coinvolgendo un discorso più generale che non era per niente assimilabile al « neorealismo » degli anni Cinquanta. Questo rimase quindi come la dizione impropria (più corretta quella pura e semplice di « realismo ») del più importante movimento nelle arti dell'Italia del secondo dopoguerra, con diffusione culturale nell'Europa e nel mondo.

R. D. G.

Neosocialismo

Corrente minoritaria del movimento operaio francese, formatasi nel 1933 all'interno del Partito socialista (S^F.I.O.]/ e della Confédération Général du Travail (C.G.T.). Le sue basi ideologiche si trovano nel libro Audelà du marxisme, pub

99



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 98

Brano: [...]risch? Geduldet? Eine Dokumentatione Herausgegeben vom Bundesvorstand der Vereinigung Demokratischer J uri sten und vom Praesidium der VVN — Bund der Antifaschisten in der BRD 1978 (Anticostituzionale? Criminale? Tollerato? Una documentazione pubblicata dal Presidio federale dell'Unione Giuristi Democratici e dal Presidio del VVN/Lega degli antifascisti nella R.F.T.,

1978).

Giuseppe Gaddi, Neofascismo in Europa, La Pietra 1975.

W. G.

Neorealismo

Movimento culturale affermatosi in Italia, aH’indomani della Seconda guerra mondiale, nel campo delle arti figurative, del cinema e della letteratura. Esso tentò di saldare quel divorzio tra arte e pubblico, tra cultura e vita, che le tendenze intellettualistiche e solitarie deH'impressionismo, del simbolismo e deH'ermetismo avevano determinato con il loro rifiuto della realtà.

L'Italia del secondo dopoguerra, grazie alla vitalità della presenza delle masse operaie e contadine che si erano appena liberate dal fascismo, fu uno dei terreni più fecondi del movimento « realista », il quale [...]

[...]azione di idee più che fredda osservazione di fenomeni, Carlo Salinari e Antonello Trombadori, Raffaele De Grada (v.) e Mario De Micheli (v.), Guido Aristarco e Giulio Trevisani (che creò la rivista II Calendario del popolo), portarono avanti un discorso che trovò infine nella rivista mensile Realismo (19521954) e poi nel settimanale Il Contemporaneo la sua base permanente di dibattito. (Si veda anche la voce Arte e Resistenza).

Pittura

Il neorealismo in pittura, oltre a richiamarsi alla tradizione dell'Ottocento di Daumier, Courbet e Millet, si propose di rivisitare, con oc

chi diversi da quelli dei « novecentisti », già superati dal movimento di Corrente (v.)f l'arte italiana del passato nell’alta continuità da Giotto a Masaccio, da Caravaggio a Gemito e Pel lizza. Furono accolti come immediati precedenti i « muralisti » del Messico (v.), gli artisti rivoluzionari Diego Rivera, José Clemente Orozco, Davide Alfaro Siqueiros, nonché Pablo Picasso di « Guernica » (v.), di « La Guerra e la Pace », del « Massacro in Corea » (la guerra in C[...]

[...]disagio dell’occupazione militare alleata, ma ancora agli episodi di guerra e sempre più al disordine morale e sociale del dopoguerra, come Riso amaro di Giuseppe De Sanctis, Gioventù perduta di Pietro Germi, Il Bandito e Senza pietà di Alberto Lattuada, Caccia tragica di G. De Sanctis, Il sole sorge ancora di Aldo Vergano.

(Si veda la voce Cinema e Resistenza).

Letteratura

I primi testi letterari che possono essere riferiti al sorgente neorealismo sono « L'Agnese va a

98



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 334

Brano: [...]rigenti politici che pure non sono oggetto di queste note). Il famoso Cristo si è fermato a Eboli (1945) di Carlo Levi (v.), invece, rappresenta in certo senso il risvolto di questa produzione: l’esperienza del « confinato » a contatto con il dramma del Mezzogiorno, viene raccontata con una continua tentazione verso l’estetismo e la contemplazione « letteraria », che insidia l’istanza saggistica di partenza.

Altri autori

Nell'orizzonte del neorealismo sono stati spesso collocati anche due narratori tra i più validi di questi anni: Italo Calvino (v.) e Beppe Fenoglio (v.), maturati nel primo decennio del dopoguerra. Ma la classificazione e apparsa ben presto riduttiva ed errata, almeno se si considera il neorealismo nell’accezione più sopra accennata. Calvino si riscatta dai pericoli del naturalismo attraverso una stilizzazione favolistica, che nelle pagine migliori è sostenuta da una lucida consapevolezza critica. Dalle pagine partigiane del romanzo « avventuroso » Il sentiero dei nidi di ragno (1947) e dei rarefatti racconti di Ultimo viene il corvo (1949), alla presa di coscienza dei giovani sotto il fascismo nell’Entrata in guerra (1954), Calvino compie una sorta di approfondimento a ritroso. Dal canto suo, Fenoglio descrive nelle sue pagine di opposizione antifascista e di lotta partigiana (/ ventit[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 402

Brano: Visconti, Luchino

sti brani straordinari, strappati all'immediatezza della cronaca, ben si capiva quanto il regista di “Ossessione” fosse ormai inserito nella bruciante realtà italiana, nei suoi conflitti e nei suoi drammi, e anche quanto la sua cultura europea si potesse alleare alla sua fede politica nell'affrontare I punti nodali della società nazionale.

Un "grande" del neorealismo

Luchino Visconti ebbe quale mèta costante la sprovincializzazione del Paese, sia quando la dittatura fascista incombeva ancora su di esso (“Ossessione”) sia, a partire da “La terra trema” (1948), sotto un regime di democrazia vincolata, allorché una restaurazione palese o strisciante si preoccupò di contrastare e di affossare i valori più limpidi, emersi al momento delle grandi scelte.

D'altra parte, nessuno dei tre grandi del neorealismo (Visconti, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica) poteva resistere sui punti di partenza: l’involuzione della società italiana si rifletteva sullo stesso movimento culturalmente dominante e ne metteva a nudo anche le insufficienze. Per questo, Visconti cercò subito di andare oltre certi limiti per così dire “impressionistici” e di stendere con “La terra trema”, ispirandosi alla struttura dei “Malavoglia” di Verga, un solido affresco sociale, di cui l’« episodio del mare » doveva essere solo la prima parte. Ma la trilogia non potè procedere ed è già molto che, in quelle condizioni, sia stato ul[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 333

Brano: [...]li altri racconti riuniti con questo titolo nel 1958; l’altro romanzo, Il bell’Antonio, 1949, ecc.). Il moralismo e la critica di costume sottesi alla narrativa di Brancati, del resto, si ritrovano in tutto un gruppo di altri scrittori: da Ercole Patti (Giovannino, 1954) a Manlio Cancogni (L’odontotecnico, 1957), a Giancarlo Fusco [Le rose del ventennio, 1958).

Ma prima ancora, tra gli anni Trenta e Quaranta, si era registrato il fenomeno del neorealismo, inteso nella sua accezione più specifica e ristretta (mentre nel suo significato più vasto esso interessa indubbiamente buona parte degli scrittori che veniamo esaminando; nel senso che può arrivare quasi a

coincidere con la formula da cui queste note prendono le mosse). Alcune personalità si distinguono, in mezzo alla vasta produzione caduca dedicata ai temi della guerra, del fascismo e dell’antifascismo: Ignazio Silone (Fontamara, 1930); Carlo Bernari (v.), da Tre operai, 1934, ad altre opere successive; e Francesco Jovine (v.), dai racconti de L’Impero in provincia, 1945, al successivo[...]

[...] della tradizione naturalistica o veristica del regionalismo ottocentesco (meridionale, in particolare), arrestandosi spesso anch’essi a una critica essenzialmente moralistica al fascismo, e avvicinandosi (con i racconti di Jovine, ad esempio) all’atteggiamento di gusto del minor Brancati.

In questo quadro rientra per molti versi anche il bozzettismo di Domenico Rea (Gesù, fate luce, 1951); mentre di un limite descrittivo di fondo, tipico del neorealismo, risentono L’Agnese va a morire, di Renata Viganò (1949), Dalla Sirte a casa mia, di Marcello Venturi (1950), a Cartone, di Libero Bigiaretti (1956).

Cronaca e memorialistica

Una maggiore autenticità — proporzionale all’umiltà dei propositi

— presentano quelle opere e quegli autori che, pur tanto differenti tra loro, si muovono analogamente sul piano della cronaca e della memorialistica, al di qua cioè delle ambizioni romanzesche; dalla cronaca asciutta e drammatica di Giacomo Debenedetti su una razzia nel ghetto di Roma (16 ottobre 1943), all’altra, più «narrata» di Arrigo Benedetti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 266

Brano: [...]orni dopo venne ucciso da sicari della Cagoule (v.) prezzolati dai servizi segreti del governo italiano.

I cadaveri dei due fratelli furono trovati l’11 giugno uno accanto all’altro, con i segni della disperata lotta sostenuta contro i loro assassini.

A.D.P.

Rossellini, Roberto

N. a Roma nel 1906, ivi m. nel 1977; regista cinematografico e televisivo. Con Luchino Visconti e Vittorio De Sica, Rossellini costituì la grande “triade” del neorealismo. Al pari di loro, si era formato come cineasta negli ultimi anni del regime fascista, restandone anche lui sostanzialmente estraneo, sebbene i temi esposti nei suoi film [La nave bianca, 1941; Un pilota ritorna, 1942; L'uomo della croce, 1943) fossero coinvolti nella propaganda di guerra.

I bambini ci guardano di De Sica, tutto immerso in un duro dramma piccoloborghese, e Ossessione di Visconti, con il suo paesaggio inedito e i suoi proletari emarginati (un autentico “grido” contro il regime, che il regime infatti proibì), erano certamente più lontani dalla compromissione, che anzi rifiuta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 67

Brano: [...]ferenziazioni rispetto alle intransigenti interpretazioni sovietiche: basti ricordare, a questo proposito, l’importanza attribuita dagli artisti realisti italiani a un pittore come Picasso (v.) che, a Mosca, veniva invece bollato di “deviazionismo” decadente e borghese. Il concetto di realismo socialista acquistò quindi valenze interpretative diverse, allontanandosi sempre più dalle rigide definizioni sovietiche: in Italia si preferì parlare di “neorealismo” o di “realismo” toutcourt o, come nel caso di Renato Guttuso (v.), di “nuovo realismo”, definendo tale concezione artistica con la formula gramsciana: « Contenuti sociali e forme nazionali ». Si rivendicava in tal modo una chiara autonomia rispetto alle posizioni sovietiche; si riconobbe come determinante il rapporto con le proposte delle avanguardie e in special modo con la poetica del cubismo picassiano; ma soprattutto si parlò di realismo come metodo e atteggiamento conoscitivo, più che come dettato e prescrizione formale.

Queste distinzioni, introdotte da una visione dialettica del pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 394

Brano: [...]matografico. Studente universitario, durante la Guerra di liberazione fu attivo nella Resistenza romana, tra i dirigenti del Comitato studentesco di agitazione. Il 29.1.1944 guidò la manifestazione di giovani che si sarebbe conclusa con l'uccisione, da parte dei militi fascisti, del

lo studente Massimo Gizzio (v.). Membro del P.C.I., collaboratore delle riviste « Cinema » e « Bianco e nero », nell’immediato dopoguerra si inserì nel filone del neorealismo italiano (v. Cinema e Resistenza), esordendo come attore in un film di Aldo Vergano [Il sole sorge ancora), lavorando poi come aiutoregista di Giuseppe De Sanctis, Roberto Rossellini, Alberto Lattuada, e infine come regista.

Il suo primo film (Achtung banditi!), un lavoro sulla Resistenza genovese realizzato nel 1951 con pochi mezzi finanziari per una cooperativa di antifascisti, ottenne un caloroso successo iscrivendosi tra i più riusciti di quegli anni. Costantemente attivo da circa un trentennio, pur non disdegnando film di carattere « commerciale » Lizzani ha coerentemente sviluppato u[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 559

Brano: [...]asi ci sembra che l'adesione al tema resistenziale sia stata occasionale o determinata da un concorso di fattori lontani da una precisa volontà espressiva o scelta morale.

Roberto Rossellini: cattolico, già realizzatore di film fascisti [Un pilota ritorna, La nave bianca), documentarista bucolico (// ruscello di Ripasottile, Il tacchino prepotente)f è l'artista che ha saputo realizzare il capolavoro della Resistenza e uno dei più bei film del neorealismo, Paisà.

1 suoi primi documentari non rivelano niente di più che una vaga pre

dilezione per temi agresti o di osservazione del mondo animale [Fantasia sottomarina). Il giovane Rossellini è alieno da problematiche complesse o drammatiche, da approfondimenti psicologici, da allettamenti popolareschi o paesani. Successivamente realizza i film di guerra fascisti; tuttavia va precisato che Rossellini fu un confezionatore di pellicole fasciste non perché convinto fascista, ma semplicemente perché convinto di un cinemaazione, di un cinema della realtà. Fece film fascisti senza esserlo; fece cap[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine neorealismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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