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Il segmento testuale neorealismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 243Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giacinto Spagnoletti, Carlo Bernari in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]volutamente gremita di parole « matte » — secondo la definizione di Vittorini, che le contrapponeva a quelle « lucide » della letteratura solariana allora in voga —, di frasi elementari che volgono le spalle alla tradizione narrativa italiana piú vicina. Con questo stile insieme asciutto e raziocinante, Bernari lasciava un biglietto da visita al realismo italiano. Si parlerà infatti di lui
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come di uno dei promotori del neorealismo, quando il fenomeno avrà la sua crescita nel dopoguerra.
Da Tre operai in poi, tutti i motivi che contano nella narrativa dello scrittore napoletano recano sempre qualcosa che li accomuna, come l'ansia o il tentativo troppo spesso votato al fallimento di uscire da un vicolo cieco, da una situazione di angoscia e di paura; sentimenti e stati d'animo dominanti in Tre casi sospetti (1946) e in Prologo alle tenebre (1947), dove si può cogliere l'eco di quanto la guerra o l'attesa della catastrofe stavano facendo individuare a chiunque viveva allora con un minimo di coscienza civile. Ma c'è solo [...]

[...]itutto di uno strumento linguistico capace di penetrare nel tessuto sociale, in quel mondo stratificato di costumi, di convenzioni e di sentimenti a sé stanti. Da ciò nacque la contaminazione fra lingua nazionale e dialetto, caratteristica di tali romanzi. Va osservato che l'operazione ebbe luogo con alcuni anni di anticipo su Ragazzi di vita di Pasolini e su altri risultati del genere, mentre già in taluni scrittori, come Marotta, l'adesione al neorealismo volgeva al ricalco folcloristico. Bernari, con Speranzella specialmente, balzò piú su del livello mimetico a cui erano giunti tutti gli altri negli anni caldi del neorealismo, dandoci, secondo la bella definizione di Enzo Golino, « un andante narrativo larghissimo, un disteso piglio cantabile ».
Ma ora urge definire il carattere essenziale della narrativa bernariana, al di là di quello che essa debba al tempo e alle sue suggestioni. Basterebbe, a mio avviso, riflettere al « calore » presente quasi in ogni storia dello scrittore napoletano, che lo conduce a toccare con mano il destino dei suoi personaggi, creandogli un « prima » e un « poi », al di fuori di una mera parabola cronologica. Questo ci mostra il caso esemplare di Un foro nel parabrezza (1971), dove il [...]

[...]ntici del nostro tempo, e soprattutto quale profeta di un futuro imminente. Troviamo in un'intervista del 1970 premessa a un saggio 3 queste parole abbastanza eloquenti: « Se mi interrogo in questa direzione, devo riconoscere che ho sempre cercato di tradire quel me stesso che si disponeva a rispondere a determinate domande d'urgenza, a determinate sollecitazioni, con delle restituzioni testimoniali immediate ». Da ciò può nascere il ripudio del neorealismo quale « movimento », o corrente letteraria, come di ogni tipo di realismo che rifugga da radici di estremo rigore concettuale. e quindi dialettico, considerando che l'opera d'arte — secondo le parole di Bernari — è « un
3 E. PESCE, Bernari, Firenze, La Nuova Italia, 1970.
CARLO BERNARI 183
sistema i cui elementi compositivi hanno comportamento dialettico; quindi o vivono come messaggi antagonistici, o muoiono sul nascere, trascinando nella loro rovina l'intero apparato ». Un'affermazione, come si vede, molto risentita per chiudere in una negatività finalmente sincera ogni « apparato » cond[...]



da (9 Domande sul romanzo) Sergio Solmi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...] raccontare è ingenita nell'uomo, come quella al canto, o al disegno.
Tuttavia di crisi, in un senso assai più circoscritto, si può parlare sotto entrambi gli aspetti enunciati nella domanda. Dopo la guerra, non sono sorti che tre o quattro scrittori particolarmente
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notevoli, in aggiunta ai pochi che già si erano rivelati nel periodo precedente come romanzieri compiuti e significativi. Questo potrebbe anche voler dire che il « neorealismo » non ha mantenute tutte le sue promesse. Effettivamente, come opinavo, rispondendo una diecina di anni fa ad una inchiesta, mi pare della R.A.I., il « neorealismo », sorto dal bagno di esperienze aperte e drammatiche degli anni della guerra, dell'occupazione tedesca, della Resistenza, appariva troppo legato alla contingenza per avere radici profonde, e andare, pur negli esempi positivi, molto al di là di quegli elementi di schiettezza immediata, di freschezza descrittiva, di ingenua emotività che il pungolo dell'ora storica eccezionale aveva ridestato su di un piano abbastanza diffuso. Sicché, al pari della contemporanea esperienza cinematografica di quel nome, anche quella fioritura narrativa — spesso rappresentata da diari, o da diari appena traspost[...]



da j.s.[Jole Soldateschi], scheda sintetica di «Il verri» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]ù scopertamente finalizzate ad un'azione politica, per ribadire la propria fedeltà agli originari intenti di un intervento culturale autonomo, in cui non c'è mescolanza fra ideologia ed esercizio letterario. I bersagli polemici rimasti costanti attraverso il susseguirsi dei vari gruppi redazionali sono prevalentemente rappresentati dalla critica accademica di derivazione idealisticocrociana, dai residui dell'ermetismo, del « decadentismo » e del neorealismo che intralciano gli sviluppi della cultura italiana contemporanea, dalla letteratura di facile consumo. In opposizione a questi soffocanti e spesso semplicistici richiami, viene propugnata un'ideale opera letteraria che sia interdisciplinare, che sappia riflettere cioè l'evoluzione in atto nelle altre arti (pittura, architettura, musica), ascoltare i suggerimenti delle scienze esatte, accogliere i più aggiornati dettami della filología, sociologia, antropologia, linguistica, superando l'antica opposizione tra cultura accademica e cultura militante ed aprendosi ad interessi europei e cosmopoli[...]



da m.m.[M. Marchi], scheda sintetica di «Officina» (1955-1959) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]erno del gruppo circa i motivi alla base dell'operazione, fino ad allora dialetticamente condivisi.
Sorretta da un'ambigua ispirazione gramsciana, la rivista avverti l'urgenza di procedere ad una revisione della tradizione letteraria ermeticonovecentesca nell'ambito di un'attualità altrettanto insoddisfacente. Si. trattò di impostare una polemica bifronte, da condurre parallelamente su due versanti, nei riguardi del novecentismo, appunto, e del neorealismo: il rifiuto perentorio dell'autosufficienza da un lato, e dall'altro quello di un facile impegno, incanalato in rigidi schematismi e incapace di costituire un'alternativa accettabile prima ancora che un valido strumento di reazione antiermetica. Officina si mosse dunque alla ricerca di una nuova definizione ideologica della poesia, facendo proprie le esigenze di chiarificazione e di approfondimento della cultura italiana degli anni Cinquanta: un rinnovamento, per usare le parole di Romanò, che non costituisse « un semplice aggiornamento tematico e formale come quello in atto dalla fine della [...]



da (9 Domande sul romanzo) Guido Piovene in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]do però se, nonostante tutto, non siamo ancora con essi sulla linea italiana tipica (che trovò in Croce una sua estetica) con la sua demarcazione netta tra arte e filosofia, tra rappresentazione e cultura. Forse le mie osservazioni si intonano male con le tendenze dominanti, ieri come oggi, nella letteratura italiana, che ha sempre eluso, in un modo o nell'altro, quell'appuntamento, magari con pretesti di carattere politicoideologico (esempio il neorealismo); e ha sempre cercato soprattutto pregi di evidenza, vivacità, immediatezza, corposità, ecc. (E perciò, a mio parere, producendo eccellenti romanzi, è così poco propulsiva, così sussidiaria).
GUIDO PIOVENE



da (9 Domande sul romanzo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]n un salotto, non in un romanzo : il compito del romanziere essendo appunto quello di dire, di esprimere, di entrare brutalmente nel vivo dei sentimenti, e non già di girarci intorno con delicate allusioni.
7) Il dialetto ha indubbiamente dei limiti molto grandi. E sono troppo note le ragioni di questa verità perché debba stare a ripeterle. Mi limiterò a dire che l'uso del dialetto é oggi connesso o allo sperimentalismo linguistico (Gadda) o al neorealismo (Pasolini). Ora si potranno apprezzare in certa misura i risultati ottenuti da Gadda nel Pasticciaccio e anche quelli ottenuti da Pasolini nei Ragazzi di vita; ma rimane ferma la nostra avversione di principio così al pastiche linguistico come al pregiudizio neorealista che la letteratura consista in una trascrizione immediata e passiva dei dati della realtà.
8) Io credo che la storia debba essere soltanto la cornice, lo sfondo delle vicende e dei destini individuali. La storia romanzata non mi persuade più di quanto mi persuada l'ideologia romanzata.
9) Più che dei romanzieri, preferirei e[...]



da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]recedente (il testo è un segno polisemico e dinamico suscettibile di letture diverse), propone, con la metafora del Viaggio testuale (1978) un'indagine del testo come « viaggio dell'autore verso il testo e quello del testo verso il profondo della propria legge costruttiva; e poi viaggio di ogni lettore nel testo e del testo nella realtà o nella storia » (p. 5): in questo modo saggi su Dante e su Bonvesin da la Riva si trovano accanto a saggi sul neorealismo, sulla neoavanguardia e su Calvino. Sul concetto di letteratura e letterarietà si veda anche il buon manualetto di Coletti (1978); a parte si colloca Di Girolamo (1978), che nel criticare il punto di vista formalistico e neoformalistico del letterario, arriva a un allargamento teorico del concetto di letterarietà e a una ridefinizione del fatto letterario, in termini marxisti, come divisione del lavoro linguistico e delega da parte dei destinatari dell'uso estetico del linguaggio.
Un tentativo di fondazione epistemologica della semiotica di ascendenza neokantiana, ma con riferimenti anche a [...]



da Giovanni Testo, Ritratti critici di contemporanei. Lalla Romano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]risonanze elette e preziose — condotte con modulazioni di personale ermetismo —, ma il vero e proprio esordio narrativo che avvenne di contromano con Le metamorfosi (1951), un'antologia di sogni secchi e concreti, che passò, pour cause, sotto silenzio. Né bastano a smentita, tacendo d'altri pochi minimi, l'appetito curioso e non sorprendente di Sereni o l'« interessata » attenzione di Bo, che proprio allora veniva investigando, con prudenza, sul neorealismo all'apice.
Abbiamo detto per inciso della formula a cui si è fatto ricorso per Pavese e per l'altro variare la formula auerbachiana, ai casi della Romano proponendo per lei le formule forse più quiete di « realismo allusivo » o di « realismo memoriale » o ancora di « realismo analogico » (« Trasformazione e analogia sono l'essenza dell'arte » [ Le parole cit., p. 52]. E nel Diario di Grecia: « È una di Alberobello, dal gran corpo a uovo con una piccola testa in cima; per cui alla mia immaginazione fertile di analogie essa appare come un'incarnazione del monumento tipico del suo paese »1). Co[...]



da [err. k 1955/12], Lettere al direttore, Pio Baldelli, Una lettera con la quale non siamo d'accordo [su Alicata, Spontaneità e disciplina nella critica dei comunisti, in «Rinascita», 1955/10, in cui, all'interno di un ampio ragionamento che prende in esame Il Contemporaneo, Società («anche prima di essere divenuta bimestrale sotto la direzione dei compagni Muscetta e Manacorda»), il caso Metello (Muscetta vs Salinari), Mostra fiorentina di alcuni pittori realisti (Bilenchi dal Nuovo Corriere vs Seroni da... in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1955 - numero 11 - novembre

Brano: [...]o si rischia sul serio di seminare la confusione. Anzi, è proprio contro la critica che costringe un artista in schemi prefigurati che ho cercato di battermi. E qual è lo schema che questa critica ha monotonamente tracciato? Lo schema della « storicità », « coralità », « sócialità », « popolarità », « epicità » del cinema di Visconti : quasi non si è parlato d'altro, lo si porta come esempio da seguire, come modello sommo: si esce dall'epoca del neorealismo e si entra in quella del vero e proprio realismo, si è perfino detto. Questo non è solo l'equivoco di una persona o uno sfasamento del gusto : è, a mio parere. una vera e propria cantonata politica, prima che estetica. Proprio una posizione del genere aspetta i limoni dalle querce e adopera i film di Visconti come fossero una fisarmonica : suggerisce, propone, pretende. profetizza (sempre sopra le opere). In secondo luogo, ho cercato di vedere questo mondo di Visconti, senza sovrapporvi assolutamente niente altro. E' a questo Punto, non prima, che m'è occorso di individuare nel regi
sta non [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine neorealismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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