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Il segmento testuale neocolonialismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 423Entità Multimediali , di cui in selezione 29 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 75

Brano: Neocolonialismo

vano essere finanziati con crediti arabi, occidentali e internazionali, ed eseguiti soprattutto da imprese occidentali. Il progetto di irrigazione di Rahad, per esempio, prevedeva l’insediamento di 100.000 contadini su 330.000 ettari. Presto è risultato però che il progetto non soltanto sarebbe costato tre volte la somma prevista, ma che sarebbe stato quasi impossibile trovare abbastanza contadini interessati. Inoltre il Sudan manca delle infrastrutture necessarie per progetti di questa dimensione. Il Piano Kenana, progettato dalla impresa britannica Lonhro, la multinazionale che domina in[...]

[...]a svendita delle materie prime a buon mercato viene addirittura imposta. Ma il Fondo Monetario, che non è stato affatto creato per svolgere un tale ruolo di quasigoverno mondiale, decide la propria politica a porte chiuse. I paesi altamente indebitati dell'Africa, per i quali Sudan e Zaire fanno solo da esempio, non hanno nessuna possibilità di sottrarsi al diktat del Fondo Monetario che svolge una politica sociale e di sviluppo disastrosa. »

Neocolonialismo e terzomondismo

Il neocolonialismo, che supera di gran lunga il colonialismo storico come forma di sfruttamento delle risorse naturali e umane delle ex colonie, viene spesso chiamato in causa negli studi riguardanti il Terzo Mondo. Nella vastissima letteratura concernente tale argomento e nelle iniziative politiche o culturali che vengono prese nei paesi industrializzati nei riguardi del Terzo Mondo, è facile incontrare analisi e proposte che, di fatto, costituiscono una copertura ideologica del neocolonialismo.

Si tratta di inchieste che, rispondendo ad una reale domanda di documentazione deH'opinione pubblica democratica [...]

[...]ran lunga il colonialismo storico come forma di sfruttamento delle risorse naturali e umane delle ex colonie, viene spesso chiamato in causa negli studi riguardanti il Terzo Mondo. Nella vastissima letteratura concernente tale argomento e nelle iniziative politiche o culturali che vengono prese nei paesi industrializzati nei riguardi del Terzo Mondo, è facile incontrare analisi e proposte che, di fatto, costituiscono una copertura ideologica del neocolonialismo.

Si tratta di inchieste che, rispondendo ad una reale domanda di documentazione deH'opinione pubblica democratica sulle condizioni delle ex colonie, ne descrivono con abbondanza di particolari il « mancato sviluppo », quindi le guerre, le carestie, i genocidi ecc. da ciò derivanti, evitando però di mettere in luce la causa prima di questi stessi fenomeni, ossia il meccanismo di sfruttamento capitalistico fondato sulla « divisione internazionale del lavoro » e le funzioni svolte a questo fine dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario. L'ideologia « terzomondista » fornisce del Terzo Mondo [...]

[...]supersfruttamento delle ex colonie e che gli « sprechi »

o la corsa agli armamenti non costituiscono fenomeni aberranti ma l’essenza medesima del sistema di produzione capitalistico, nelle sue forme private come in quelle statali.

La volontà di cambiamento, largamente diffusa, viene incanalata, per esempio, in parole d’ordine come « lotta contro la fame nel mondo ». Con questa campagna, che pure trae spunto da una piaga reale provocata dal neocolonialismo, si propongono soluzioni assistenziali (come il versamento di « aiuti » da parte dei paesi industrializzati per non far morire di fame i bambini delle ex colonie), quando è dimostrato che la politica di affamamento non solo è una conseguenza diretta del neocolonialismo, ma è una delle indispensabili premesse della ristrutturazione capitalistica a livello mondiale. Deviando in tal modo una lotta che dovrebbe essere condotta contro il sistema di produzione capitalistico si ottengono congiuntamente vari risultati: si perpetua la schiavitù economica dei popoli ex coloniali, si rinsaldano le catene dei lavoratori dei paesi industrializzati, si offre ai rispettivi governi la possibilità di procurarsi una falsa quanto facile copertura morale mentre continua la gara fra imprese pubbliche e private per assicurarsi i più alti profitti negli scambi con il Terzo Mondo.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 135

Brano: [...]utta la sua azione, ciò che rimane di un pensiero politico che è stato tra i più coscienti e rigorosi di tutta l'Africa nera contemporanea ».

Delle ideeforza di Nkrumah alcune restano intatte e di grande attualità. La prima è quella dell 'unità panafricana, da lui concepita come struttura portante del processo di liberazione di fronte al meccanismo imperialistico che sottopone l’intero Continente a un unico sfruttamento, di cui colonialismo e neocolonialismo sono solo varianti. Attraverso questa nozione dell’unità africana, Nkrumah sottolinea che nemico dell ’Af rica non è solo il razzismo bianco

o la dominazione coloniale diretta o questo e quell’esperimento neocoloniale, ma il sistema mondiale deH’imperialismo nella sua interezza; e che, per liberarsene, ogni singolo popolo africano deve poter ricorrere al potere contrattuale e alle risorse dell’intero Continente.

La seconda idea centrale di Nkrumah consiste nella sua consapevolezza che fosse necessario un fondamento teorico alla lotta di liberazione. Particolarmente negli anni

dell’es[...]

[...] tecnica, capace dunque di industrializzarsi per essere veramente padrona delle proprie risorse naturai I.

La sua azione pratica non fu coerente con tale impostazione, in quanto egli operò una sorta di sincretismo (teorizzato nella sua opera « Il coscientismo ») tra vecchio e nuovo, tra razionale e irrazionale, tra credenze paralizzanti e audacie del pensiero rivoluzionario.

Tra i suoi lavori teorici si ricordano: L'Africa deve unirsi e II neocolonialismo, stadio supremo delllmperialismo.

R.Le.

N.K.V.D.

Narodni Kommissariat V nutrennich Di eh, Commissariato del popolo per gli affari interni. Polizia politica del

lo Stato sovietico negli anni dal 1934 al 1946.

La N.K.V.D. (leggasi Enkavedé) fu creata in U.R.S.S. il 10.7.1934 e affidata alla guida di G. Jagoda. La nuova polizia faceva seguito alla G.P.U. (leggasi Ghepeù), ossia Gosudarstvennoie Politiceskoie Upravlenie (Direzione politica statale presso il Consiglio dei Commissari del popolo) che, a sua volta, era derivata alla V.C.K. o C.K. (leggasi Ceka) ossia Vsierossiiskaia Cr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 74

Brano: Neocolonialismo

venissero denunciati e discussi ripetutamente in seno all’O.N.U. e nelle sue sottoorganizzazioni, i paesi colpiti non potevano trovare in questa sede alcuna possibilità di difesa: trattandosi di problemi risultanti dal particolare flusso di capitali fra « centro » e « periferia », le relative soluzioni potevano essere studiate e adottate solo in seno agli organi economici (Banca Mondiale e Fondo Monetario). Ma qui la maggioranza degli Stati membri veniva a trovarsi costantemente in minoranza e senza voce in capitolo, con il risultato di lasciare piena libertà di azione alle potenze industr[...]

[...] e delle due sottoorganizzazioni facendo confluire sulla U.N.l.D.O. (United Nations Industriai Development Organisation) sorta nel 1966 con sede a Vienna, tutte le questioni riguardanti la cooperazione tecnica, cioè l’applicazione della tecnologia sviluppata nei paesi industrializzati. Questa azione, connessa ai problemi posti dalla crisi energetica e alle iniziative dei paesi dell’O.P.E.C. (v.) ha gettato le basi di una ulteriore evoluzione del neocolonialismo, oggi in corso.

Neocolonialismo e politiche nazionali

Nel quadro del nuovo ordine mondiale impostato sul neocolonialismo, gli strumenti di dominazione economica dei paesi industrializzati hanno trovato un fertile terreno di alleanza in quelle che erano le borghesie coloniali (compradora o nazionale), chiamate a svolgere, in nome della indipendenza formale dei rispettivi paesi, funzioni di intermediario per favorire le nuove forme di colonialismo. Da qui il sorgere di apparati statali formalmente indipendenti (ma spesso guidati da «esperti» stranieri), regolarmente succubi di questa o quella grande potenza e investiti del compito di creare condizioni interne ottimali per la realizzazione della politica neocoloni[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 363

Brano: Libia, Repubblica di

sito la certezza di poterlo sfruttare nelle forme del neocolonialismo. Il suo sottosuolo risultò ricchissimo di petrolio (più del 5% delle riserve mondiali).

Re venne proclamato Idriss I, emiro di Cirenaica e capo della potente setta dei senussi, cui spettava il grande merito di aver diretto a lungo la resistenza armata contro l’oppressione italiana. La Libia poteva così essere considerata un baluardo del neocolonialismo nell'arco delle nazioni africane. La sua politica era decisamente filooccidentale, tesa a favorire la penetrazione economica delle società petrolifere (Mobil OH, Gelsenberg Benzin, Esso Libia, Pan American Lybic, Philips Petroleum, Dutch Shell, ENI) e delle grandi banche [Banco di Roma, Banco di Napoli, Barclay’s Bank) che avrebbero a loro volta garantito la dominazione della casta monarchica sulla massa della popolazione.

Nel 1952 si svolsero le prime elezioni politiche per la camera federale. Si presentarono alle urne

400.000 elettori che diedero al partito dominante 47 dei 55 seggi i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 703

Brano: [...]n’acuta tensione morale, dagli imperativi etici del dover fare: ripercorrendo le sue pagine più significative si può vedere come la necessità dell'azione venisse dall'analisi che egli andava approfondendo dello scontro politico e sociale nel continente latinoamericano. E qui egli diede un contributo di grande rilievo alla riflessione del movimento rivoluzionario. Egli venne cogliendo il nucleo complesso del meccanismo economicosociale proprio al neocolonialismo U.S.A. e i mutamenti qualitativi che questo introduceva nella dinamica politica e sociale latinoamericana, l’esaurirsi della funzione nazionale di classi sociali che nel passato potevano avere avuto quel ruolo oggettivo, e per contro l'emargere di forze rivoluzionarie nuove, per estrazione sociale e politica, a ridosso delle contraddizioni aperte dal neocolonialismo; il progressivo esaurirsi dei margini democraticoborghesi di fronte all’ampiezza e alla qualità dell'intervento statunitense. Di qui, una polemica appassionata e violenta, talvolta ingiusta ma sempre acuta, sulla vera natura della lotta in corso e dunque su strategie « arretrate » perché fondate su precedenti equilibri di classe; e la sua visione della lotta armata, della guerriglia (v.) come asse centrale di ogni strategia. In queste direzioni egli introdusse una salutare rottura di schemi abusati, di stanche ripetizioni e di gravi incomprensioni, richiamando ogni forza politica al semplice [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 473

Brano: [...] evidente: la borghesia francese, in gran parte operante nel Senegai dall’esterno, come pure i coloni europei presenti a Dakar e a Rufisque, nonché le chiese cattoliche, sfruttano attualmente le piantagioni e monopolizzano l’esportazione insieme con i piantatori tedeschi. A questo vuoto sociale non è stato ancora posto rimedio dai dirigenti politici senegalesi come Blaise Diagne, Senghor (v.) e Abdon Diouf, presidente dal 1983.

Indipendenza e neocolonialismo

Nel 1848 l’elettorato africano, peraltro assai ristretto, elesse come deputato senegalese aH’Assemblea nazionale francese Valentin, un “meticcio”; e nel 1902 Carpot, pure “meticcio”.

Blaise Diagne (18721934), di origine mandingo e lebou, dopo aver operato al servizio di governatori coloniali come Gallieni, Augagneur e Isaac nel Dahomey, nel Gabon, a Réunion, nel Madagascar, in Guyana e in Guadalupa, nel 1914 si presentò alle elezioni su una piattaforma non razziale e le vinse, diventando il primo deputato africano non “meticcio” eletto aH’Assemblea francese. Intorno a Blaise Diagne sors[...]

[...]socialismo francese in favore della politica detta della “personalità africana” (proposta da Aimé Césaire) sotto l’influenza di Sartre e dei cattolici, delle ideologie della “negritudine” e dell’“identità” sviluppò un proprio modello del “socialismo africano”. Su queste basi, Senghor nel 195859 raggiunse con il generale De Gaulle un accordo che, nel 1960, avrebbe portato il paese all’indipendenza formale.

Di fatto integrato nella politica del neocolonialismo (v.), dagli anni Settanta il Senegai si trova a subire, per la sua monocultura, gravi fenomeni di accelerato urbanesimo. La crisi economica internazionale, provocando il crollo dei prezzi delle materie prime agricole lo ha posto in una situazione di totale dipendenza nei confronti del Fondo monetario internazionale. A ciò si è aggiunta una spaventosa siccità che ha reso più che mai precaria l’esistenza stessa delle popolazioni.

Dopo l’aiuto militare fornito da Diouf al presidente del Gambia Dawda Jawara (agosto 1981), che era stato deposto da un colpo di stato, i due paesi si sono uniti ne[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 763

Brano: [...]con il sistema dell'indirecte rule (cioè di un dominio coloniale attuato tramite una oligarchia dirigente locale), gli inglesi conservarono la monarchia tribale, formalmente “costituzionale”, ma che di fatto concentrava nelle mani del monarca tutti i poteri. Dopo la morte di Ngawane V e un periodo di reggenza esercitata dalla madre del defunto, nel 1921 salì al trono Sobhuza II (che resterà al potere per ben 61 anni).

Nel 1968, nel quadro del neocolonialismo (v.), allo Swaziland fu riconosciuta una indipendenza formale e, per l’occasione, venne anche promulgata una costituzione di stampo britannico, ma a partire dal 1973

il paese tornò di fatto allo stato tribale. Nel 1977 il re formalizzò una nuova costituzione basata sui consigli tribali e, alla sua morte (21.8.1982), gli anziani tribali affidarono la reggenza a una delle sue vedove, di nome Indovukavi. Tale decisione venne però contestata da Ambrose Zwane, leader dell'ex congresso nazionale “Ngwane”, il quale riprese così la lotta contro il tribalismo.

Contro la “ bantu stizzazione”

L[...]

[...]ali e, alla sua morte (21.8.1982), gli anziani tribali affidarono la reggenza a una delle sue vedove, di nome Indovukavi. Tale decisione venne però contestata da Ambrose Zwane, leader dell'ex congresso nazionale “Ngwane”, il quale riprese così la lotta contro il tribalismo.

Contro la “ bantu stizzazione”

La retribalizzazione dello Swaziland

ha significato una crescente persecuzione di quanti si oppongono al dominio politicoeconomico del neocolonialismo e che partecipano alla lotta contro l'apartheid attuata nel vicino Sudafrica. Il governo sudafricano, grazie al potere economico e militare di cui dispone, è d'altra parte in grado di tenere il piccolo Stato confinante in condizioni di ostaggio, imponendo la repressione aH'interno. Da qui l'arresto, per esempio, di 60 militanti dell’African National Congress sudafricano, operato nello Swaziland.

Nello stesso tempo il governo locale è stato coinvolto dai razzisti di Pretoria in un processo di “bantustanizzazione” quando gli è stato “concesso” il territorio di Kangwame e una parte della regi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 194

Brano: [...]a repubblica di Maurizio, confortando le speranze di una apertura dell’O.C.A.M. verso i paesi di lingua inglese (mentre la denominazione veniva cambiata in O.C.A.M.M., Organisation commune africa ine, mal g ache et mauricienne). Ma nel 1972 si ritiravano dall’organizzazione lo Zaire e il Congo; nell’estate 1973 era la volta del Camerun, del Ciad e del Madagascar che giudicavano l’O.C.A.M. un semplice strumento nelle mani degli imperialisti e del neocolonialismo. Non ne fermava il declino nel 1977 (vertice di Kigadi, in Ruanda) l’adesione delle Seychelles. Si aveva al tempo stesso il rafforzamento del S.A.M.A. (Stati africani e malgascio associati), raggruppamento di

19 Paesi africani, molti dei quali precedentemente membri dell’O.C.A.M.. Il S.A.M.A. stabilì infatti un rapporto particolare e di solida continuità con la Comunità economica europea, specie con la firma della seconda convenzione di associazione a Yaundè (29.7.1969). Nondimeno proseguirono le periodiche assemblee dell’O.C.A.M., dedicate prevalentemente al coordinamento economico: nella[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 347

Brano: [...] coscienza ha significato per i nonviolenti italiani il passaggio da posizioni di individualismo eticoreligioso a scelte sociopolitiche, fondendo l’influenza del pensiero gandhiano e di Martin Luther King con il pacifismo cristiano e l’antimilitarismo di origine socialista. L’appoggio ai movimenti di liberazione nazionale del Terzo Mondo, l’analisi del ruo

lo imperialista delle superpotenze, dello sfruttamento capitalistico e neocoloniale (v. Neocolonialismo) sono ormai diventati dati diffusi in questo ambito.

Il ruolo dei cattolici in questa fase è di particolare interesse: mentre la gerarchia religiosa non osteggia

i nuovi movimenti pacifisti di ispirazione confessionale (Movimento internazionale della riconciliazione, Movimento cristiano per la pace, Pax Christi), i cattolici più progressisti, spesso in stretta collaborazione con i protestanti italiani (da più lungo tempo sensibili su questi temi), svolgono un’opera importante di impegno e sensibilizzazione.

La sinistra storica mostra nel suo complesso incertezze e ambiguità e sopratt[...]

[...] è trovato per lunghi anni costretto a un lavoro minimo, sotterraneo e addirittura clandestino, salvo emergere con improvvise impennate e mobilitazioni di massa, più legate a fatti contingenti esterni che a una crescita evolutiva interna. Negli anni Settanta sono comunque in parte caduti i limiti astrattamente teorici del movimento pacifista, lasciando spazio a valutazioni politiche che collegano 11 militarismo all’economia, le multinazionali al neocolonialismo: un salto di qualità, per cui il militarismo non viene più visto come semplice divisa da rifiutare ma come forma di sviluppo della società postindustriale contro cui opporsi in molteplici forme.

Pacini, Ettore

N. a Empoli (Firenze) il 15.2.1910; fornaciaio.

Agli inizi del 1935, per tramite di Faustino Mugnaini, aderì al P.C.d’I., entrando a far parte della cellula esistente nella frazione Casenuove (Empoli), dove abitava. Coinvolto negli arresti che nella primavera del 1937 colpirono l’organizzazione comunista empolese, l’11.6.

1938 fu condannato dal Tribunale Speciale a 1 anno di[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 61

Brano: [...]versa da quella tedesca. Sul piano della propaganda, è da ricordare La difesa della razza, una rivista assai diffusa, tra i cui collaboratori figurava l’attuale dirigente del M.S.I. Giorgio Almirante (v.). Ma le cose si aggravarono in Italia dopo I*8.9.1943, quando i fascisti repubblichini divennero zelanti esecutori delle direttive naziste, fino a consegnare alle forze di occupazione intere comunità israelite, come quella di Roma.

Razzismo e neocolonialismo

Durante la Seconda guerra mondiale il razzismo registrò una battuta d’arresto nei paesi colonialisti dell’Europa occidentale non occupati dagli eserciti dell’Asse, sia per l’indignazione suscitata dalle notizie sui genocidi nazisti sia per l’inclusione di numerosi reparti coloniali e truppe “di colore” negli eserciti alleati. Dopo la sconfitta del nazifascismo, sembrò per un momento che anche l’ideologia razzista venisse definitivamente ripudiata dai governi e dalle forze politiche dei paesi democratici in nome dei diritti dell’uomo (v.). Ma, in realtà, la Dichiarazione votata aH’O.N.U. il[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine neocolonialismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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