Brano: [...]ostruzione del sapere ora l’elemento soggettivoattivo (l’elemento specificatamente umano e cioè intellettivo) e ora l’elemento oggettivopassivo (l’elemento generalmente naturale proprio anche dell’uomo). Né si tratta di pericoli le cui conseguenze restino limitate al campo teorico; al contrario, esse si estendono inevitabilmente anche al campo pratico.
Quanto al primo pericolo, esso ha spesso condotto gli interpreti di Marx a un appiattimento naturalistico del materialismo storico che vuole essere, invece, la spiegazione « di storia naturale » della storia umana in tutta la sua complessità.
Già Antonio Labriola (v.) notava che se il materialismo storico « in un certo senso 'naturalizza' la storia », in ciò « si cela per molti una forte seduzione a confondere questo ordine di problemi con un altro ordine di problemi; e, cioè ad estendere alla storia le leggi e i modi del pensiero, che parvero già appropriati e convenienti allo studio e alla spiegazione in genere, e del mondo animale in ispecie ».
La riconduzione della storia ai termini g[...]
[...]e se il materialismo storico « in un certo senso 'naturalizza' la storia », in ciò « si cela per molti una forte seduzione a confondere questo ordine di problemi con un altro ordine di problemi; e, cioè ad estendere alla storia le leggi e i modi del pensiero, che parvero già appropriati e convenienti allo studio e alla spiegazione in genere, e del mondo animale in ispecie ».
La riconduzione della storia ai termini generali della spiegazione « naturalistica » non deve, insomma, far perdere (nella necessaria riunificazione deH’uomo entro la natura e della scienza sociale entro la scienza) il traguardo della spiegazione naturalistica dei tratti specifici (e in questo senso « non naturali ») della storia umana e della società umana, dei quali essenziale è la presenza costante e operante di una mediazione intellettuale della stessa attività pratica.
La stessa « critica dell’ideologia », che è parte integrante del materialismo storico, comporta, dunque, non già la cancellazione della rilevanza della coscienza umanosociale in quanto « falsa » o storicamente condizionata, bensì la ricostruzione genetica (ma organica) dello stesso livello intellettuale e della sua interna dialettica, proprio perché « le circostanze fanno g[...]
[...]essa possibilità teoretica di una fondazione materialistica della storia e quindi la possibilità pratica della reale disalienazione sociale.
In questa chiave il recupero della coscienza sfocia in una più o meno larga restaurazione idealistica sotto le spoglie di una (troppo) forte esaltazione della « coscienza di classe », così forte da scardinare (volontariamente e perciò solo fittiziamente) con l’alienazione sociale la stessa oggettivazione naturalistica deH'uomo, la sua configurazione come « ente oggettivo ».
Marx, invece, aveva scritto che « un ente non oggettivo è un nonente ». E ancora, significativamente, contro ogni scambio della coscienza con l’Autocoscienza: « Ma se l’uomo reale, corporeo, che sta sul fa ferma solida terra, espirando e aspirando tutte le forze naturali, pone, nel suo alienarsi, le sue reali, oggettive forze sostanziali come oggetti estranei, questo porre non è Soggetto: è la soggettività di oggettive forze sostanziali, la cui azione deve perciò essere anche un’azione oggettiva. L’ente oggettivo agisce oggettivame[...]