Brano: [...]i considerava di per sé ottima l'iniziativa del Fronte democratico popolare e criticava l'errore di averne fatto un cartello elettorale. Ma l'idea era valida e Pertini difese appassionatamente l'unità d'azione e si oppose all'adesione dell'Italia al piano Marshall giudicato strumento di asservimento e di crociata anticomunista (vedi anche la lettera di Pertini ai compagni in « Avanti! », 2.7.1948, in cui ribadisce la sua scelta).
4 Non dunque « morandiano di ferro » come scrive AMATO, op. cit., p. 81.
5 Basso aveva fatto parte del gruppo radunatosi intorno alla rivista: N. TRANFAGLIA, Carlo Rosselli dall'interventismo a «Giustizia e Libertà », Bari, Laterza, 1968, p. 285.
NOTERELLE E SCIIERMAGLIE
vento ed al suo 6 e sottolinea quale fosse il punto fondamentale della nostra posizione:
A Firenze si sono forse accentuate le espressioni, ma tutti i concetti esposti da De Martino e da me sulla impossibilità di due politiche della classe operaia e sul concetto di politica unitaria, come della sola politica possibile per il proletariato, su[...]
[...]to ed abbastanza modesto di partecipanti, suscitava sospetti ed allarme nella parte sicuramente maggioritaria della sinistra. E cosi le cose si trascinavano stancamente, senza che si potesse mai giungere ad una chiara distinzione, ad un confronto serrato e nemmeno ad un dibattito serio sui temi che noi sollevavamo.
Cosí si giunse nell'approssimarsi del Congresso di Bologna del 1951 ad una riunione dell'Esecutivo, nel corso della quale il gruppo morandiano passò all'offensiva, perché evidentemente aveva scelto la via della rottura e dell'esclusione di Basso. In tale riunione, mentre Nenni taceva, vi fu una sorta di processo, nel corso del quale l'accusa rivolta a Basso era di frazionismo e di attività nociva all'unità del partito. Ad uno ad uno i membri dell'Esecutivo formulavano la loro critica. Nessuno fece riferimento al cosiddetto deviazionismo di Basso, nessuno accennò ad interferenze comuniste o sovietiche. Solo uno, se non erro il compianto Corona affermò che in un suo viaggio nell'uxs s un esponente sovietico aveva detto, con allusione [...]
[...]giudizio si è autorizzati a giungere sulla base dei fatti e del comportamento di Basso negli anni che seguirono al suo isolamento. Quali siano state le reazioni di Nenni a tale lettera non si è in grado di dire. Egli non condivideva le idee di Basso, ma non desiderava il suo allontanamento dal partito, anche se poi come è accaduto in altre circostanze era disposto a correre questo rischio per lo sviluppo di una politica. Lizzadri, che nel gruppo morandiano era uno dei piú decisi assertori della stretta intesa con i comunisti ed avversava Basso, ha lasciato scritto che Nenni al Congresso di Bologna resistette a lungo alle pressioni sue e di altri per escludere Basso dalla Direzione, allo scopo di bilanciare la crescente influenza di Morandi 10. Ma fini con l'accettare questa richiesta appoggiata dalla maggioranza dei dirigenti della sinistra e nel suo intervento di replica esaltò il valore della compattezza del gruppo dirigente e della sua « assoluta omogeneità », citando addirittura una confidenza di Gottwald, l'uomo che aveva attuato il colpo [...]
[...]scorso che aveva il sapore di un testamento. Due mesi dopo sarebbe morto ».
474 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
Morandi era divenuto, organizzativamente, l'arbitro del Partito, facendo il vuoto attorno a sé. Come si prospetterà la successione e quali conseguenze potrà avere? Anche se personalmente non condivido gran parte della linea di Morandi, si deve riconoscere che è una testa forte. Una disunione sarebbe assai piú dannosa al Partito del rigidismo morandiano (op. cit., p. 29).
Al di fuori delle passioni di allora, ma non certo per abbandonarsi ad altre mode, come quelle attuali, si può tentare un giudizio obbiettivo. Con tutti i suoi limiti di rigidismo, come dice Bosío, non di stalinismo, l'opera di Morandi permise al partito socialista di superare la grave crisi nella quale era caduto dopo le scissioni e la sconfitta del Fronte. Esso fu posto in grado di affrontare le lotte politiche e sociali cui era chiamato. Erano lotte dure, nelle quali occorreva coraggio e vigore unitario. Per un partito come quello, che anche Basso voleva e noi con lui, [...]