Brano: [...] classe e le funzioni di polizia. Mancò però una saldatura tra l’antimilitarismo istintivo delle masse e le dichiarazioni di pochi dirigenti; e la battaglia condotta da\V Avanti! contro l’esercito, come quella più accesa degli anarchici (v.), non riuscì mai ad alimentare un movimento di massa cosciente e organizzato. Fu così che i sindacalisti rivoluzionari e alcuni anarchici, che all’inizio del secolo avevano scatenato una violenta campagna antimilitarista, con la Guerra mondiale si convertirono al patriottismo fascista.
Nel 1914 la crisi della Seconda Internazionale non lasciò indenne il P.S.I. che, dopo aver scisso le proprie responsabilità dalla guerra, non seppe condurre un’opposizione che fosse un punto di riferimento
per le masse; il malcontento vivissimo rimase quindi al livello di gesti individuali di insofferenza, senza che i soldati riuscissero mai a raggiungere forme di opposizione organizzata.
Il dopoguerra vide un'ondata di proteste contro l’avvenuto conflitto e contro lo sfruttamento bestiale che da esso era stato favorit[...]
[...]abilità dalla guerra, non seppe condurre un’opposizione che fosse un punto di riferimento
per le masse; il malcontento vivissimo rimase quindi al livello di gesti individuali di insofferenza, senza che i soldati riuscissero mai a raggiungere forme di opposizione organizzata.
Il dopoguerra vide un'ondata di proteste contro l’avvenuto conflitto e contro lo sfruttamento bestiale che da esso era stato favorito. Nell’estate 1919 la campagna antimilitarista dell’« Avanti! » toccò livelli di durezza e raggiunse un successo di massa senza precedenti mentre, nel paese, bandiere e divise sollevavano la collera e l’indignazione dei reduci, finalmente liberi di manifestare la loro opposizione. Dinanzi al « fronte unico » delle forze borghesi, strette nella difesa della guerra e del regime che l’aveva voluta, il movimento proletario non seppe però esprimere una linea politica chiara; del resto l’urgenza delle battaglie nelle fabbriche e nelle piazze poneva in secondo piano la rivendicazione delle sofferenze patite nel conflitto e l’attacco alle istituz[...]
[...]azione del consenso: durante venti anni esse fornirono al regime miti, modelli, garanzie di potenza e facili conquiste coloniali. La preparazione militare vera e propria (lasciata dal regime nelle mani dei capi delle forze armate) venne del tutto sacrificata alle esigenze di carriera o di prestigio e il distacco tecnologico rispetto agli altri Stati si accentuò. Malgrado il pullulare delle divise, l’Italia fascista non era precisamente un regime militarista, nel
Cartolina di propaganda antimilitarista, riproducente la prima pagina del quotidiano repubblicano L’Italia del Popolo, sequestrato perché contenente un articolo contro il militarismo (Milano, 18.11.1902)
senso che i militari non avevano un peso determinante nelle grandi scelte politiche; era tuttavia un regime gradito ai militari che ne traevano finanziamenti, importanza, attestazioni di stima, vittorie facili e medaglie, senza dover come contropartita lavorare troppo seriamente alla preparazione bellica.
La Seconda guerra mondiale vide così il completo sfacelo delle truppe italiane sui vari campi di battaglia, ma non la cris[...]