Brano: Novara
listi e coraggiosi»). Il 27 marzo si ebbe l’eccidio di Barengo: la Guardia Regia, chiamata dall’agrario Baldi a protezione dei crumiri, uccise 3 lavoratori. Nel maggio i rapporti di forza nelle campagne erano in misura schiacciante a favore dei socialisti che, nelle elezioni degli Uffici di collocamento nella Bassa novarese, raccolsero 6.692 voti contro 180 voti raccolti dai cattolici. La sfida degli agrari fu lanciata con un Manifesto ai lavoratori della terra e darà i suoi frutti l’anno successivo, con la costituzione della maggior parte dei Fasci di combattimento della provincia. Oltre al vercellese Alice, i fascisti più in vista erano Annovazzi, Carnevali, M arcioni, Gusmani, Berto!otti, Natale, Colli Lanza, Bertani, Marinoni, Morgante, Aina, Ubezio, Brustia e Cameronì.
L’offensiva dei padroni delle risaie fu sorretta dall’estendersi de[...]
[...]va dei padroni delle risaie fu sorretta dall’estendersi del fenomeno dell’affittanza che poneva a guardia dei fondi una nuova categoria di agricoltori specializzati, dotati di mezzi tecnici e finanziari adeguati. Li sosteneva un apparato di sorveglianti, composto da ex arditi, reduci di guerra, disoccupati e mercenari, intossicati da acceso antagonismo, esasperato dai guasti della guerra e dalle tensioni del conflitto sociale in atto, che i socialisti non seppero neutralizzare. L’occupazione delle fabbriche assunse nel Novarese un carattere prevalentemente dimostrativo e coinvolse circa 1.500 operai. Più compatta fu l’agitazione nel Biellese (diretta da Pierino Tempia, Oreste Mombello e PJetro Pilin Cerruti) e nel CusioVerbanoOssola, dove alla testa del movimento si trovarono Battista Maglione, Car
lo Pedroni e Picciotti Bondi. La restaurazione padronale, attuatasi con licenziamenti e intimidazioni (alla Rotondi di Novara l'operaio licenziato Arturo Dalle Olle sparò al direttore) era favorita anche dal cedimento dei dirigenti sindacali [...]
[...]ettore) era favorita anche dal cedimento dei dirigenti sindacali che accettarono il principio dell’organizzazione gerarchica all’interno degli stabilimenti quale « condizione essenziale della produzione ».
Fondazione del P.C.d’I.
La consistenza del nascente Partito Comunista d’Italia si delineò al Congresso provinciale del P.S.I. del dicembre 1920, allorché la mozione comunista di Giuseppe Bellone ottenne 3.501 voti contro 7.004 dei massimalisti (Malatesta) e 69 dei riformisti (mozione Beltrami). AI Congresso socialista di Livorno le
7.127 opzioni di NovaraVercelliBiella dimostrarono che in queste zone esisteva il più forte nucleo comunista a livello nazionale. Alla fine del 1921, con 3.374 iscritti al P.C.d’I., si ebbe qui la seconda più importante circoscrizione elettorale e Federazione comunista, dopo quella di Torino.
Aderirono al nuovo partito la maggior parte degli iscritti alla Federazione giovanile socialista e i quadri operai espressisi durante l’occupazione delle fabbriche: Giuseppe Giarda (segretario della F.I.O.M. e[...]
[...]a Mede, Albano V., Vercelli (dove imperversava il « ras » Leandro GelJona), Vinzaglio, Cigliano, Garbagna, Mezzomerico, Pernate, Pernasca, Baraggia di Suno, Landiona, Cureggio, Sozzago, Sizzano, Cossila, Borgovercelli, Magnano Biellese, Vogogna, Baveno, Lignana, Palazzolo, Pallanza, Scopello, Varallo Sesia, Trino, Stroppiarla, Motta dei Conti, Suna.
Le elezioni del 1921, svoltesi in un clima di violenza fascista, ridussero a 6 i deputati socialisti (Maffi, Malatesta, Quaglino, Ramella, Rondani e Gaetano Zirardini). Gli eletti del « Listone » liberalfascista furono 4 (Alice, Falcioni, Gray e Rossi' ni). I popolari videro riconfermato Pestalozza, mentre i comunisti elessero Ennio Gnudi, sostituito poi da Bellone, essendo invalidata, per minore età, l’elezione di Gnudi.
La sconfitta operaia
Nel 1922, anno della « Caporetto socialista », le organizzazioni del movimento operaio passarono alla difensiva, lasciando spazio allo squadrismo fascista. Uniche reazioni degne di nota furono le im
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