Brano: [...]alista» Movimento
Movimento antifascista attivo in Italia soprattutto dal 1940 al 1943. Sorto da uno spontaneo moto di erosione e di alternativa al fascismo, fra il 1936 e il 1937, dal seno delle giovani generazioni intellettuali, con epicentro nella Toscana e nell’Umbria, ma poi diramatosi in buona parte del paese, teorizzato sul terreno eticopolitico e filosofico in forme diverse, prima da Aldo Capitini (v.) e poi da Guido Calogero (v.), il liberalsocialismo costituì un dato peculiare, una matrice caratteristica della embrionale resistenza e graduale radicalizzazione dei ceti intermedi italiani, nel loro settore più avanzato, alla vigilia e aH’inizio della Seconda guerra mondiale, pur distinguendosi da Giustizia e Libertà (v.), con cui ebbe qualche punto di contatto e di collegamento, ne tenne in Italia il posto conservando sempre un carattere autonomo non collegato o scarsamente collegato ai fuorusciti, in una frase in cui le file dei giellisti erano decimate dalla repressione; e anzi contribuì in qualche modo, con un processo di osmosi, a riali[...]
[...]to e di collegamento, ne tenne in Italia il posto conservando sempre un carattere autonomo non collegato o scarsamente collegato ai fuorusciti, in una frase in cui le file dei giellisti erano decimate dalla repressione; e anzi contribuì in qualche modo, con un processo di osmosi, a rialimentare quella formazione politica, favorendone poi
il trapasso nel successivo Partito d’Azione (v.).
Di un vero e proprio movimento politico, nel caso del liberalsocialismo non si può tuttavia parlare almeno fino all’estate del 1940 (un decisivo passo avanti in questo senso si era avuto già con l'incontro tenuto a Pratica di Mare, presso Roma, il
21 aprile dello stesso anno), cioè fino alla stesura, per opera di Guido Calogero, di un primo Manifesto programmatico che venne così a coincidere con l’intervento italiano nella guerra.
Tale documento si apriva con l’affermazione che « a fondamento del liberalsocialismo sta il concetto della sostanziale unità e identità della ragione ideale, che sorregge e giustifica tanto il socialismo nella sua esigenza di giustizia quanto il liberalismo nella sua esigenza di libertà », e si concludeva con l’appello alla « formazione di un Fronte della Libertà ».
Un secondo manifesto, più politicizzato e in qualche modo più definito del primo, fu redatto all’inizio del 1941.
Il Manifestoprogramma Nel secondo Manifesto si affermava: « li liberalsocialismo è in primo luogo un movimento che mira al ristabilimento della libertà politica per sé come per ogni altro movimen[...]
[...]ella sostanziale unità e identità della ragione ideale, che sorregge e giustifica tanto il socialismo nella sua esigenza di giustizia quanto il liberalismo nella sua esigenza di libertà », e si concludeva con l’appello alla « formazione di un Fronte della Libertà ».
Un secondo manifesto, più politicizzato e in qualche modo più definito del primo, fu redatto all’inizio del 1941.
Il Manifestoprogramma Nel secondo Manifesto si affermava: « li liberalsocialismo è in primo luogo un movimento che mira al ristabilimento della libertà politica per sé come per ogni altro movimento o partito rispettoso della libertà. In secondo luogo è un partito che oggi diffonde le sue idee e raccoglie le sue forze, per l’opera che più ampiamente svolgerà domani, quando potrà godere esso stesso di quelle libertà.
Nel primo senso, il liberalsocialismo lavora per il comune Fronte della Libertà, e invita a parteciparvi tutti coloro che, qualunque sia il loro specifico orientamento di partito, consentono in quei principi fondamentali della convivenza politica che il liberalsocialismo ritiene debbano essere pregiudizialmente accettati da ogni partito degno del suo diritto di libertà. Essi sono i seguenti:
1) Ogni norma di legge, ogni autorità di governo trae il suo diritto solo dal consenso della maggioranza. Quando tale consenso può liberamente formarsi ed esprimersi, nessuna norma o autorità deve valere, che non derivi da esso.
2) Tutte le volte, invece, che tale possibilità della libera formazione e manifestazione del consenso non sussiste, non si può attendere il voto della maggioranza per prendere i provvedimenti che debbono appunto renderlo possibile. Qui, e so[...]
[...]zionale, dalla vivente forza di coloro che si impegnano per la sua realizzazione. In un secondo tempo questa forza costituente, diventata forza legale, designerà in se medesima gli organi e gli individui per la speciale tutela ed esplicazione dei suoi principi; e riserverà a se stessa l’uso della forza armata ».
Il Manifesto continuava chiedendo il consenso e la collaborazione di ogni altro partito e formulando i due principi fondamentali del liberalsocialismo che erano alla base dei 6 punti: « Assicurare la libertà nel suo funzionamento effettivo, costruire il socialismo attraverso questa libertà ». Riguardo alla politica internazionale, i liberalsocialisti precisavano di essere contrari a ogni nazionalismo, al razzismo e all’imperialismo. Il Manifesto concludeva con un appello rivolto alle diverse correnti antifasciste. Ai liberali: « Voi siete stati, in altri tempi, i protagonisti della lotta per la libertà, i primi alfieri della sua bandiera. Ma siete stati anche angosciati dall’incertezza circa il limite a cui vi fosse concesso di giungere nel[...]
[...]one è la vostra aspirazione, la nostra verità è la vostra verità, quando essa sia liberata dai miti del materialismo storico e del socialismo scientifico [...]. Non dimenticate che Marx scrisse il ’’ Manifesto ” e il ” Capitale ’’ a Londra, all’ombra delle libertà inglesi. Cercate che lo stato di domani non tolga a un nuovo Marx la possibilità di sorgere ».
Infine « ai cattolici, ai cristiani, a tutti gli uomini di religione »: « L’ideale del liberalsocialismo non è che l’eterno ideale del Vangelo. Esso non è che una forma di cristianesimo pratico, di servizio di Dio calato nella realtà. Chi ama il suo prossimo come se stesso, non può non lavorare per la giustizia e per la libertà ».
Il Manifesto non conteneva una sola parola di incitamento alla lotta né indicazioni sull’attività da svolgere, sui mezzi da impiegare, sulle forze da mobilitare per abbattere la dittatura fascista.
Il punto di coagulo e il metodo d’azione dei liberalsocialisti consistette pertanto in dibattiti interni e in convegni che, a partire dal 1937, furono infatti abbastan[...]
[...]dal 1937, furono infatti abbastanza frequenti e numerosi; nel maggio del 1940, ad Assisi, fu inoltre stabilita un’intesa con « Giustizia e Libertà ». Nel 1943 anche il movimento liberalsocialista confluì nel Partito d’Azione, salvo Aldo Capitini che, attestato su posizioni « non violente » (oscillanti tra gandhismo e socialismo), propose allora un’organizzazione extrapartitica imperniata su una pluralità di « centri ».
Fondamenti ideali
Il liberalsocialismo, come « concentrazione di premesse culturali e di impulsi pratici » (Capitini), ebbe origine all'interno della situazione politicomorale dell'Italia. Infatti i suoi poli ideali furono, da un lato, il superamento del pensiero di Giovanni Gentile (v.) (un primo centro di incubazione e irradiazione si era avuto a Pisa, presso la Scuola Normale), e dall’altro i limiti, ma anche gli stimoli, della filosofia politica di Benedetto Croce (v.). Il retroterra più autentico dell’elaborazione liberalsocialista consisteva nella critica ai partiti prefascisti e ai loro postulati ideologici, come nella esig[...]