Brano: Liberalismo
salvare questo patrimonio, aggiornandolo e immergendolo nella realtà del mondo contemporaneo, cioè nell’epoca delle rivoluzioni proletarie. Spogliando il primo liberalismo del suo carattere contraddittorio, progressista verso il passato feudale ma reazionario nei confronti deH’emancipazione del proletariato, Piero Gobetti (v.) diede vita alla rivista « Rivoluzione liberale » per propugnare un liberalismo nuovo, mirante a uno stato in cui le masse dovevano essere le principali protagoniste. Il liberalismo risorgimentale, estraneo e ostile alle masse popolari, non aveva saputo fare che una « rivoluzione fallita ». I contrasti sociali e di classe non andavano negati, ma da essi occorreva trarre stimolo per arrivare a sintesi foriere di un continuo rinnovamento. Nella costruzione teorica gobettiana i grandi ideali libertari del liberalismo, spogliati dalle interpretazioni contingenti e strumentali, possono confluire con gli stessi ideali fondamentali del socialismo. Si tratta, in sostanza, della tesi secondo cui nessuna vera rivoluzione rinnega il passato progressista dell’umanità.
C.Gh.
Liberalismo economico
Liberismo. Dottrina favorevole a un’economia regolata, nel movimento delle merci e dei capitali, da quelle leggi della libera concorrenza quali furono descritte dai classici deH’economia politica borghese. L’economia e la società italiana non hanno mai conosciuto un regime di vero e proprio liberalismo economico. Ove si eccettui il primissimo periodo postunitario, quando nella borghesia italiana era prevalente l’interesse a creare le basi di una moderna industria capitalistica capace di trarre profitto dal grande mercato nazionale che andava nascendo a seguito della conseguita unità, e quindi particolarmente utile appariva propugnare un regime di liberi scambi con l’estero che assicurasse aH’Italia materie prime, macchine e soprattutto capitali a buone condizioni (quali potevano essere, allora, quelli offerti dalla concorrenza internazionale), i principi del liberalismo furono ben presto ab[...]
[...]esse a creare le basi di una moderna industria capitalistica capace di trarre profitto dal grande mercato nazionale che andava nascendo a seguito della conseguita unità, e quindi particolarmente utile appariva propugnare un regime di liberi scambi con l’estero che assicurasse aH’Italia materie prime, macchine e soprattutto capitali a buone condizioni (quali potevano essere, allora, quelli offerti dalla concorrenza internazionale), i principi del liberalismo furono ben presto abbandonati e nel corso dei successivi decenni sempre più contraddetti.
Protezionismo nel Regno d’Italia
In Italia, si cominciò nel 1878 ad adottare il primo dazio doganale
largamente protezionistico. Al dazio sul grano, introdotto al fine di favorire la rendita dei grandi proprietari terrieri e che fu alla base del compromesso storico tra la nascente borghesia industriale del Nord e i latifondisti del Sud, si accompagnarono i primi dazi protettivi a favore degli industriali tessili.
La tariffa doganale del 1887 segnò un ulteriore e decisivo passo in avanti sulla[...]
[...]ico di* Stato ante litteram, nato cioè e affermatosi con quelle caratteristiche tipiche di un sistema economico che, pur basandosi sui principi deH’economia del profitto, ha bisogno, per aumentare il proprio processo di accumulazione, di avere a diretta disposizione la Banca e lo Stato, deve cioè integrarsi direttamente con essi. Da qui si aveva inevitabilmente l’abbandono definitivo di fatto e poi, via via, anche nei princìpi, dei postulati del liberalismo economico.
Il protezionismo, sotto le crescenti spinte imperialistiche e militaristiche, venne eretto a sistema, sacrificando lo sviluppo delle industrie di esportazione, e l’agricoltura specializzata a favore della cerealicoltura.
Il processo di compenetrazione tra
grande capitale, alta Banca e Stato si accentuò nel corso della Prima guerra mondiale. Le esigenze del conflitto imposero l’abbandono delle ultime vestigia del sistema liberistico: sia pure a fini prevalentemente bellici si attuò un primo esperimento di economia « regolata », nel quale tutti i momenti essenziali del proce[...]
[...]a.
Lo sbocco fascista
Fu da questo clima di guerra, dalla acutissima crisi economica e sociale che ne derivò e dalla estrema tensione sopravvenuta nella lotta tra le classi che, negli anni del dopoguerra, in seno alle classi dominanti maturò e alla fine prevalse la persuasione che, come extrema ratio per la difesa degli interessi delle classi sfruttatrici, altro non restava che abbandonare, anche nelle istituzioni politiche, i princìpi del liberalismo da tempo ripudiati sul piano economico.
Si giunse così al fascismo (v.) che, sotto questo profilo, appare il « naturale » sbocco (naturale, ma non necessario e ineluttabile) delle caratteristiche di sviluppo del capitalismo italiano. Nato « tarato », con quelle particolari tare che lo condussero, sin dal suo sorgere, ad avere stretto bisogno del diretto aiuto dell’alta finanza e dello Stato, era naturale che il capitalismo italiano tendesse a impadronirsi totalmente dello Stato per servirsene non solo come spietato strumento di potere, svincolato da ogni parvenza di liberalismo, apertament[...]
[...]bocco (naturale, ma non necessario e ineluttabile) delle caratteristiche di sviluppo del capitalismo italiano. Nato « tarato », con quelle particolari tare che lo condussero, sin dal suo sorgere, ad avere stretto bisogno del diretto aiuto dell’alta finanza e dello Stato, era naturale che il capitalismo italiano tendesse a impadronirsi totalmente dello Stato per servirsene non solo come spietato strumento di potere, svincolato da ogni parvenza di liberalismo, apertamente tirannico e dittatoriale, ma anche come supremo regolatore degli interessi di classe del grande capitale.
Il corporativismo (v.), eretto a principio regolatore dell’economia in sostituzione del liberalismo economico, si palesò ben presto nulla più che una nuova finzione, una grossolana mistificazione, dietro cui non era difficile scorgere l’egemonia di quelle stesse forze del grande capitale che, dando a vedere di abiurare i principi di un liberalismo che non avevano mai professato, avevano in effetti gettato, fin dai primi anni del secolo, le basi di quel sistema economicosociale dal quale era scaturita la guerra e, con la guerra, il fascismo.
Si veda anche la voce Italia.
P.Gr.
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