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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale liberalismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 783Analitici , di cui in selezione 30 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Vezio Crisafulli, Liberalismo e democrazia in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: T
LA RINASCITA


Liberalisifio e eocrazia
Il tema del rapporto tra liberalismo e democrazia è stato affacciato, in occasione della avvenuta fusione del Partito Iiberale con la Democrazia liberale, ora nell'intento di sottolineare la sostanziale affinità, ora invece di sottolineare l'intima diversità.
E' certo coihunque che i due termini soro diventati ormai quasi equivalenti e come tali vengono promiscuamente adoperati nella propaganda, sui giornali, in discorsi da comizio, ecc. Ed è sintomatico che lo stesso Croce, che ben conosce le differenze teoriche e storiche tra i due concetti, abbia recentissimamen le ammesso che « demoerazia » possa considerarsi sinonimo di « [...]

[...]e la sostanziale affinità, ora invece di sottolineare l'intima diversità.
E' certo coihunque che i due termini soro diventati ormai quasi equivalenti e come tali vengono promiscuamente adoperati nella propaganda, sui giornali, in discorsi da comizio, ecc. Ed è sintomatico che lo stesso Croce, che ben conosce le differenze teoriche e storiche tra i due concetti, abbia recentissimamen le ammesso che « demoerazia » possa considerarsi sinonimo di « liberalismo ». Ciò non toglie peraltro che sia questa una improprietà di linguaggio: la quale, se si spiega in parte con la considerazione che la maggior parte degli Stati moderni (Inghilterra, Stati Uniti, Francia prima del 1940, ecc.) sono organizzati in forme democratiche intorno a principi liberali, risale anche, per molti inesperti di storia politica, ad una confusione di concetti indubbiamente noeivi a quella limpidezza di visione dei problemi del tempo nostro ed a quella chiarezza di orientamento, che sono, oggi, più che mai necessarie ad ogni italiano per avviarsi ad una feconda e duratura opera [...]

[...]one dei problemi del tempo nostro ed a quella chiarezza di orientamento, che sono, oggi, più che mai necessarie ad ogni italiano per avviarsi ad una feconda e duratura opera di ricostruzione del paese. La quale deve essére il frutto dell'attività di ciascuno di noi e non comporta evasioni e sterili agnosticismi da parte di chicchessia.
In realtà le cose stanno ben diversamente da quel che potrebbe apparire a prima vista; in realtà i concetti di liberalismo e democrazia presentano questa paradossale caratteristica: di essere, cioè, logicamente complementari, in
non vi è oggi per noi altra posizione possibile se non quella di non fare la voce grossa e di non farci nessuna illusione. La sola cosa che abbiamo diritto di pretendere è che, una volta che abbiam dato la prova di non essere più fascisti e di voler distruggere sul serio il fascismo, ci sia concesso di governarci da noi. Per il resto, il meglio è di capire che abbiamo davanti a noi un periodo, — di cui è difficile determinare ora la lunghezza, — in cui la miglior cosa che possiamo fare è[...]

[...] cielo, non si fa quello che si potrebbe fare per alimentare il paese in un modo un po' più razionale, per combattere gli speculatori ignobili e non lasciare che il popolo muoia di fame. Il problema deve essere affrontato dall'altro capo: —bisogna incominciare a fare, e fare seriamente, quello che il popolo esige e di cui il popolo ha bisogno e che possiamo fare con le nostre stesse forze. II resto, se verrà, sarà tanto di guadagnato.
quanto il liberalismo postula la democrazia e quasi si può dire la contenga tutta quanta in germe nei suoi principii originari, e ad un tempo storicamente contraddittori, in quanto proprio con l'avvento della democrazia ha inizio quella erisi del liberalismo, che è giunta in questo secolo alle sue ultime conclusioni.
E' utile soffermarsi brevemente a chiarire questo apparente paradosso.
Il liberalismo, dicevo, postula logicamente la democrazia. Infatti, non appena la libertà si sgancia dall'idea medioevale del privilegio — tante singole libertà, dunque, spettanti a singole persone in virtù di un titolo particolare —per affermarsi nella sua universale validità, come principio fondamentale di struttura dell'organizzazione statale ed attributo, riconosciuto e garantito dalle leggi, di tutti indistintamente I cittadini come tali, già si pongono all'atto stesso le premesse della democrazia. intesa come governo di tutti da parte di tutti quindi come diritto di ogni cittadino a partecipare dirett[...]

[...]rappresentative sull'esecutivo, fino a giungere (come in talune Costituzioni successive alla prima guerra mondiale) alla nomina dei ministri da parte delle Camere; introduzione in sempre maggior misura del referendum, sboccandosi (come negli Stati Uniti) in forme plebiscitarie di elezione del capo dello Stato: eceo le tappe successive (non tutte, ma le più significative) ovunque storicamente accertabili dello svolgimento in senso demoeratico del liberalismo.
Ma la democrazia, ho aggiunto, si presenta storicamente in antitesi con il liberalismo originario. Già una prima riprova di fatto se ne ha nella repugnanza di taluni teorici liberali per certe forme di democrazia estrema, per la cosiddetta « tirannia della maggioranza D; negli sforzi di molti pensatori liberali di circoscrivere il fenomeno liberale nelle formule di un garantismo legalistico, di porre limiti e contrappesi all affermarsi delle maggioranze, di ricorrere addirittura — come nella fase recentissima — ad espedienti protezionistici (il cosiddetto « liberalismo protetto »), che sono in contrasto con il. vero significato essenziale dell'ideologia liberale. La riprova più[...]

[...]iprova di fatto se ne ha nella repugnanza di taluni teorici liberali per certe forme di democrazia estrema, per la cosiddetta « tirannia della maggioranza D; negli sforzi di molti pensatori liberali di circoscrivere il fenomeno liberale nelle formule di un garantismo legalistico, di porre limiti e contrappesi all affermarsi delle maggioranze, di ricorrere addirittura — come nella fase recentissima — ad espedienti protezionistici (il cosiddetto « liberalismo protetto »), che sono in contrasto con il. vero significato essenziale dell'ideologia liberale. La riprova più flagrante è offerta pero dalla crisi delle vecchie istituzioni liberali e della stessa ideologia liberale di fronte all'affacciarsi imperioso delle grandi masse popolari, portate dall'attuazione pratica degli ordinamenti democratici alla ribalta della vita politica ed affermanti nuove esigenze di giustizia sostanziale e di piu concreta e dunque più vera 'libertà. E' inutile negarlo. L'osservazione storica dimostra all'evidenza che il sistema liberale ha funzionato ottimamente e senza[...]

[...] partiti e movimenti ritenuti in partenza illiberali, finchè la base del sistema è rimasta relativamente ristretta e sufficientemente omogenea, ossia in certo sen
T
8 LA RINASCITA
so aristocratica, ma è entrato quasi dovunque in crisi dacchè, con l'accettazione integrale del principio democratico, la base è venuta enormemente allargandosi (suffragio universale) ponendosi così nuovi problemi, sconosciuti o del tutto secondari agli inizi del liberalismo.
Ma quali sono le ragioni profonde di questa posizione stranamente contraddittoria che, malgrado la loro comune origine ideale, vengono poi storicamente ad assumere liberalismo e democrazia?
La risposta a questa domanda può darsi soltanto quando ci si ponga da un punto di vista che trascenda, superandole, le singole posizioni storiehe del liberalismo e del democraticismo borghese. Il liberalismo aveva posto la libertà come principio fondamentale di vita dello Stato; la democrazia aveva cercato di tradurre in atto il più ampiamente possibile questo principio, facendo centro nel motivo dell'eguaglianza dei
cittadini» ed operando in estensione con il dare crescente diffusione alla libertà e particolarmente alla libertà attiva o politica. Ma quanto più la libertà si diffondeva in tutti gli strati della popolaizone, tanto più essa doveva fatalmente rivelarsi illusoria per coloro — ed erano la stragrande maggioranza — ai quali le condizioni materiali del loro lavoro, l'urgenza del bisogno[...]

[...]lemicamente alla democrazia capitalistica, della quale denunciamo le intime eontraddizioni e la congenita insufficienza. An21, puo ben dirsi, spingendosi più lontano su questo piano, che socialismo e comunismo sono gia impliciti, embrionalmente, nella stessa ideologia liberale, della quale pure rappresentano una critica radieale. O. per esprimersi eon maggior esattezza: che socialismo e comunismo presuppongono, concettualmente e storicamente, il liberalismo; solo che, prendendone alla lettera le suggestive formulazioni di principio, interpretandone in profondità il contenuto umano fondamentale, ne traggono conclusioni, teoriche e pratiche, che, — al pari della democrazia, ed in misura assai maggiore e con più vivace intensità di accenti — finiscono per contraddire nettamente quel sistema di convinzioni e di istituti giuridici ed economici, nel quale sotto la spinta di determinati interessi e in genere sulla base di certe date condizioni di fatto, l'idea liberale è stata calata agli albori dello Stato moderno.
Ecco perchè comunisti e socialisti [...]



da Necessità di fare da sé in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]i devastati dalle bande di Hitler e di Mussolini, nazioni che per la causa della libertà hanno dato la miglior parte di se. Qualunque possano essere le modificazioni dello statuto legate dei nostro paese, è difficile supporre che il nostro paese possa venire tra i primi nella gara per la ripartizione delle risorse esistenti. Anche per questo motivo, dunque,
T
LA RINASCITA


Liberalisifio e eocrazia
Il tema del rapporto tra liberalismo e democrazia è stato affacciato, in occasione della avvenuta fusione del Partito Iiberale con la Democrazia liberale, ora nell'intento di sottolineare la sostanziale affinità, ora invece di sottolineare l'intima diversità.
E' certo coihunque che i due termini soro diventati ormai quasi equivalenti e come tali vengono promiscuamente adoperati nella propaganda, sui giornali, in discorsi da comizio, ecc. Ed è sintomatico che lo stesso Croce, che ben conosce le differenze teoriche e storiche tra i due concetti, abbia recentissimamen le ammesso che « demoerazia » possa considerarsi sinonimo di « [...]

[...]e la sostanziale affinità, ora invece di sottolineare l'intima diversità.
E' certo coihunque che i due termini soro diventati ormai quasi equivalenti e come tali vengono promiscuamente adoperati nella propaganda, sui giornali, in discorsi da comizio, ecc. Ed è sintomatico che lo stesso Croce, che ben conosce le differenze teoriche e storiche tra i due concetti, abbia recentissimamen le ammesso che « demoerazia » possa considerarsi sinonimo di « liberalismo ». Ciò non toglie peraltro che sia questa una improprietà di linguaggio: la quale, se si spiega in parte con la considerazione che la maggior parte degli Stati moderni (Inghilterra, Stati Uniti, Francia prima del 1940, ecc.) sono organizzati in forme democratiche intorno a principi liberali, risale anche, per molti inesperti di storia politica, ad una confusione di concetti indubbiamente noeivi a quella limpidezza di visione dei problemi del tempo nostro ed a quella chiarezza di orientamento, che sono, oggi, più che mai necessarie ad ogni italiano per avviarsi ad una feconda e duratura opera [...]

[...]one dei problemi del tempo nostro ed a quella chiarezza di orientamento, che sono, oggi, più che mai necessarie ad ogni italiano per avviarsi ad una feconda e duratura opera di ricostruzione del paese. La quale deve essére il frutto dell'attività di ciascuno di noi e non comporta evasioni e sterili agnosticismi da parte di chicchessia.
In realtà le cose stanno ben diversamente da quel che potrebbe apparire a prima vista; in realtà i concetti di liberalismo e democrazia presentano questa paradossale caratteristica: di essere, cioè, logicamente complementari, in
non vi è oggi per noi altra posizione possibile se non quella di non fare la voce grossa e di non farci nessuna illusione. La sola cosa che abbiamo diritto di pretendere è che, una volta che abbiam dato la prova di non essere più fascisti e di voler distruggere sul serio il fascismo, ci sia concesso di governarci da noi. Per il resto, il meglio è di capire che abbiamo davanti a noi un periodo, — di cui è difficile determinare ora la lunghezza, — in cui la miglior cosa che possiamo fare è[...]

[...] cielo, non si fa quello che si potrebbe fare per alimentare il paese in un modo un po' più razionale, per combattere gli speculatori ignobili e non lasciare che il popolo muoia di fame. Il problema deve essere affrontato dall'altro capo: —bisogna incominciare a fare, e fare seriamente, quello che il popolo esige e di cui il popolo ha bisogno e che possiamo fare con le nostre stesse forze. II resto, se verrà, sarà tanto di guadagnato.
quanto il liberalismo postula la democrazia e quasi si può dire la contenga tutta quanta in germe nei suoi principii originari, e ad un tempo storicamente contraddittori, in quanto proprio con l'avvento della democrazia ha inizio quella erisi del liberalismo, che è giunta in questo secolo alle sue ultime conclusioni.
E' utile soffermarsi brevemente a chiarire questo apparente paradosso.
Il liberalismo, dicevo, postula logicamente la democrazia. Infatti, non appena la libertà si sgancia dall'idea medioevale del privilegio — tante singole libertà, dunque, spettanti a singole persone in virtù di un titolo particolare —per affermarsi nella sua universale validità, come principio fondamentale di struttura dell'organizzazione statale ed attributo, riconosciuto e garantito dalle leggi, di tutti indistintamente I cittadini come tali, già si pongono all'atto stesso le premesse della democrazia. intesa come governo di tutti da parte di tutti quindi come diritto di ogni cittadino a partecipare dirett[...]

[...]rappresentative sull'esecutivo, fino a giungere (come in talune Costituzioni successive alla prima guerra mondiale) alla nomina dei ministri da parte delle Camere; introduzione in sempre maggior misura del referendum, sboccandosi (come negli Stati Uniti) in forme plebiscitarie di elezione del capo dello Stato: eceo le tappe successive (non tutte, ma le più significative) ovunque storicamente accertabili dello svolgimento in senso demoeratico del liberalismo.
Ma la democrazia, ho aggiunto, si presenta storicamente in antitesi con il liberalismo originario. Già una prima riprova di fatto se ne ha nella repugnanza di taluni teorici liberali per certe forme di democrazia estrema, per la cosiddetta « tirannia della maggioranza D; negli sforzi di molti pensatori liberali di circoscrivere il fenomeno liberale nelle formule di un garantismo legalistico, di porre limiti e contrappesi all affermarsi delle maggioranze, di ricorrere addirittura — come nella fase recentissima — ad espedienti protezionistici (il cosiddetto « liberalismo protetto »), che sono in contrasto con il. vero significato essenziale dell'ideologia liberale. La riprova più[...]

[...]iprova di fatto se ne ha nella repugnanza di taluni teorici liberali per certe forme di democrazia estrema, per la cosiddetta « tirannia della maggioranza D; negli sforzi di molti pensatori liberali di circoscrivere il fenomeno liberale nelle formule di un garantismo legalistico, di porre limiti e contrappesi all affermarsi delle maggioranze, di ricorrere addirittura — come nella fase recentissima — ad espedienti protezionistici (il cosiddetto « liberalismo protetto »), che sono in contrasto con il. vero significato essenziale dell'ideologia liberale. La riprova più flagrante è offerta pero dalla crisi delle vecchie istituzioni liberali e della stessa ideologia liberale di fronte all'affacciarsi imperioso delle grandi masse popolari, portate dall'attuazione pratica degli ordinamenti democratici alla ribalta della vita politica ed affermanti nuove esigenze di giustizia sostanziale e di piu concreta e dunque più vera 'libertà. E' inutile negarlo. L'osservazione storica dimostra all'evidenza che il sistema liberale ha funzionato ottimamente e senza[...]



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]sfociare nel compromesso riformistico di Giolitti. In poche battute Calosso rifà a suo modo tutta la stessa storia. L'idea liberale che è apparsa tanto importante al Gobetti ha un valore secondario. I moti del '21 hanno una risonanza locale. La prima affermazione unitaria e popolare è del Mazzini; il neoguelfismo è popolare ma non unitario. Il '49 è il momento tragicamente originale del Piemonte che fa di Torino il centro della vita italiana. Il liberalismo — descritto da Gobetti — non è che la formula e la bandiera di questo compromesso. La visione gobettiana del Risorgimento è astratta e schematica. Il programma politico pecca di ingenuità, di leggerezza e d'immodestia. Si vede benissimo che non è cresciuto sul terreno della lotta quotidiana, non è il frutto di una sofferta esperienza, di un'esperienza che solo il contatto diretto con la classe operaia può far nascere. Il commento continua soffermandosi in modo particolare sulla tesi gobettiana (d'origine salveminiana) dell'alleanza fra il partito operaio e il partito dei contadini, che divent[...]

[...]ra di Gobetti era prezzoliniana, gentiliana, missiroliana (« Prezzolini, Gentile, Missiroli: tre uomini senza carattere, interpretati da un giovane di carattere »). Croce venne piú tardi, ma c'erano poi anche Salvemini, Einaudi, Mosca, e i libri del giorno. Se non ci fosse stato l'incontro con « l'Ordine Nuovo » e la classe operaia torinese, tutte queste influenze avrebbero potuto generare « una farandola d'idee senza un centro, una riforma e un liberalismo missiroliano capace dei piú strani funambolismi dialettici, un moralismo prezzoliniano puramente librario ». Non accettò il socialismo ma fu a fianco degli operai. Cosí riuscí a inserire le lotte del lavoro in un liberalismo « di timbro religioso », e ne fece un esempio di « quella riforma morale » che il Risorgimento aveva tentato invano. (Poco prima lo aveva definito « religioso laico » 9.)
Questo ritratto può sembrare oggi un po' di maniera dopoché sul pensiero di Gobetti e sulle sue fonti sono state scritte centinaia di pagine. Ma può sembrare di maniera proprio perché è stato ripetuto da allora infinite volte, e non si può dire che gli studi successivi l'abbiano cambiato tanto da renderlo irriconoscibile. Personalmente credo che il nucleo resistente del pensiero gobettiano sia salveminiano ed einaudiano, ed[...]

[...]dattore (che, come si è visto, era lui stesso) a fare alcune riserve amichevoli ma fondamentali. L'aver capito che
« in quel ragazzo sorridente c'era un attivismo ascetico e un puritanismo pratico che portava un accento originale » fu merito di Gramsci.
A questo punto Calosso introduce nel quadro di maniera un tratto nuovo. Osserva che, se è vero che Gobetti accettò il nocciolo del programma di Gramsci, è altrettanto vero che Gramsci trovò nel liberalismo di Gobetti un alleato indipendente e un respiro culturale piú largo. Non piú dunque un Gobetti influenzato da Gramsci ma un Gramsci e un Gobetti che si influenzano a vicenda. « La formula liberale di Gobetti, che in astratto si prestava [...] a giustificare indifferentemente ogni programma, trovò nel quadrato e martellato pensiero di Gramsci un'esperienza vissuta e un punto fermo che furono decisivi per la sua chiarificazione e orientazione definitiva » (ivi, p. 79). Non è il caso di discutere questa interpretazione che ubbidisce a un'esigenza politica e non a un criterio di analisi storica. [...]

[...]nel quadrato e martellato pensiero di Gramsci un'esperienza vissuta e un punto fermo che furono decisivi per la sua chiarificazione e orientazione definitiva » (ivi, p. 79). Non è il caso di discutere questa interpretazione che ubbidisce a un'esigenza politica e non a un criterio di analisi storica. Da discutere, se mai, e da rifiutare, una delle ragioni per cui Gramsci e Gobetti avrebbero finito di convergere: la comune matrice gentiliana. « Il liberalismo di Gobetti partiva da premesse filosofiche analoghe a quelle di Gramsci: l'hegelismo di Gentile; e queste premesse essendo in entrambi di terza mano permettevano tanto piú comodamente al loro pensiero di giungere a risultati politici originali, che s'incontravano nell'esigenza dell'autonomia » (ivi, p. 78). Il problema dell'egemonia gentiliana non è un problema che si possa sbrigare in due battute. In quegli anni quasi tutti i giovani pensanti e militanti (non importa se a destra o a sinistra) ne furono segnati. Ma per molti si trattò di una infatuazione giovanile che non lasciò tracce duratu[...]

[...]ma alfieriano richiederebbe un ampio discorso sulla fortuna di Alfieri nella tradizione letteraria piemontese che è fuori dal mio tiro. Da ricordare almeno la nota in cui Calosso citò il libro dell'« amico » Gobetti, se non altro perché riprende il tema del gentilianesimo gobettiano in cui ci siamo già imbattuti. La filosofia che Gobetti trova nell'Alfieri sarebbe secondo Calosso la filosofia dell'atto, e la filosofia dell'atto si identifica col liberalismo. Ma se il liberalismo è attivismo e Alfieri è un liberale, sono tutti liberali, Gioberti come Mazzini, Marx come Torquemada 13 Un giudizio ingiusto, e bisogna pur dirlo, anche senza mordente (non ostante l'intenzione di mordere). Un caso in cui palesemente Calosso è stato tradito dal gusto della boutade. Tanto piú ingiusto in quanto l'Alfieri di Gobetti non è un liberale ma un libertario, molto piú vicino all'anarchico che lui stesso, Calosso, ha tratteggiato che non al liberale classico come Locke o Constant. Basti questa frase: « L'Alfieri nega la tirannide perché piú forte dell'esigenza sociale freme in lui il [...]

[...]ico che lui stesso, Calosso, ha tratteggiato che non al liberale classico come Locke o Constant. Basti questa frase: « L'Alfieri nega la tirannide perché piú forte dell'esigenza sociale freme in lui il represso ardore di una attività individuale, piú forti di tutti i motivi democratici lo animano gli impulsi anarchici e aristocratici della sua esuberanza
e della sua concreta coscienza creativa. La sua critica è superiore all'enciclopedismo e al liberalismo sensistico »14. Si capisce, c'è modo e modo d'intendere l'anarchia, o il libertarismo. C'è una concezione etica e una concezione che si potrebbe dire edonistica o utilitaristica o meramente estetica dell'anarchismo. Quella di Gobetti è risolutamente la prima. Si rilegga una delle pagine piú belle
e piú gobettiane del libro: « La religiosità alfieriana è il trionfo dei valori interiori. Le religioni costituite e dogmatiche separano tra autorità gerarchica e umiltà di popolo, tra impero e ubbidienza; alla loro base, piú profonda ancora di ogni esperienza mistica, sta un principio utilitario, u[...]



da La fiera dei bugiardi in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: T
8 LA RINASCITA
so aristocratica, ma è entrato quasi dovunque in crisi dacchè, con l'accettazione integrale del principio democratico, la base è venuta enormemente allargandosi (suffragio universale) ponendosi così nuovi problemi, sconosciuti o del tutto secondari agli inizi del liberalismo.
Ma quali sono le ragioni profonde di questa posizione stranamente contraddittoria che, malgrado la loro comune origine ideale, vengono poi storicamente ad assumere liberalismo e democrazia?
La risposta a questa domanda può darsi soltanto quando ci si ponga da un punto di vista che trascenda, superandole, le singole posizioni storiehe del liberalismo e del democraticismo borghese. Il liberalismo aveva posto la libertà come principio fondamentale di vita dello Stato; la democrazia aveva cercato di tradurre in atto il più ampiamente possibile questo principio, facendo centro nel motivo dell'eguaglianza dei
cittadini» ed operando in estensione con il dare crescente diffusione alla libertà e particolarmente alla libertà attiva o politica. Ma quanto più la libertà si diffondeva in tutti gli strati della popolaizone, tanto più essa doveva fatalmente rivelarsi illusoria per coloro — ed erano la stragrande maggioranza — ai quali le condizioni materiali del loro lavoro, l'urgenza del bisogno[...]

[...]lemicamente alla democrazia capitalistica, della quale denunciamo le intime eontraddizioni e la congenita insufficienza. An21, puo ben dirsi, spingendosi più lontano su questo piano, che socialismo e comunismo sono gia impliciti, embrionalmente, nella stessa ideologia liberale, della quale pure rappresentano una critica radieale. O. per esprimersi eon maggior esattezza: che socialismo e comunismo presuppongono, concettualmente e storicamente, il liberalismo; solo che, prendendone alla lettera le suggestive formulazioni di principio, interpretandone in profondità il contenuto umano fondamentale, ne traggono conclusioni, teoriche e pratiche, che, — al pari della democrazia, ed in misura assai maggiore e con più vivace intensità di accenti — finiscono per contraddire nettamente quel sistema di convinzioni e di istituti giuridici ed economici, nel quale sotto la spinta di determinati interessi e in genere sulla base di certe date condizioni di fatto, l'idea liberale è stata calata agli albori dello Stato moderno.
Ecco perchè comunisti e socialisti [...]



da Tibor Mende, L'Asia Sud-Orientale tra due mondi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]uo desiderio d'espansione rapida, rifiuta le esigenze della libertà politica ed impiega, per suscitare l'entusiasmo e il lealismo della popolazione, metodi assai vicini a quelli sperimentati in Russia.
Il SudEst asiatico vive dunque sotte il segno d'una esperienza storica capitale. Seicento milioni d'uomini ne attendono i risultati. Questi seicento milioni d'uomini vivono tra due mondi : non, come certi credono, tra il comunismo alla russa e il liberalismo all'occidentale, non fra il comunismo e l'occidente, ma tra il sistema di pianificazione indiano e il sistema di pianificazione cinese; fra la pianificazione con la persuasione, e la pianificazione con la forza. Né v'è per essi altra scelta possibile.
Se tra cinque, dieci, quindici anni, i seicento milioni di abitanti del SudEst asiatico si renderanno conto, su prove tangibili, che il sistema cinese ha dato risultati migliori del sistema indiano,
L'ASIA SUDORIENTALE TRA DUE MONDI 57
saranno tentati d'imitare l'esempio della Cina. In questo caso, un altro quarto dell'umanità passerà dal cam[...]

[...] renderanno conto, su prove tangibili, che il sistema cinese ha dato risultati migliori del sistema indiano,
L'ASIA SUDORIENTALE TRA DUE MONDI 57
saranno tentati d'imitare l'esempio della Cina. In questo caso, un altro quarto dell'umanità passerà dal campo occidentale all'altro lato della barricata ideologica, e ciò avverrà, in gran parte, perché l'Occidente non sarà stato capace di rivedere concezioni divenute inapplicabili e di ammettere che liberalismo economico e libera iniziativa, non potevano risolvere i problemi sociali del SudEst asiatico.
Se non vogliamo assistere ad una evoluzione in questo senso, una sola strada ci é aperta : fare tutto il possibile perché l'esperienza indiana riesca meglio della pianificazione forzata dei cinesi, e perché i suoi risultati siano più attraenti. Non basterà, per questo, di depositare qualche centinaio di milioni di dollari nelle casse del signor Nehru, poiché ciò non riguarda che un aspetto della questione. Il vero problema é di rigettare utopie pericolose e di trovare metodi nuovi perché quel qualch[...]

[...] non saranno forse quegli uomini che, attualmente, meglio rispondono ai voti politici dell'Occidente.
Ma perché ciò sia possibile, bisognerà modificare radicalmente certe idee profondamente radicate nel mondo occidentale. Dirò di più. Tutti sanno che il popolo meglio qualificato per aiutare economicamente i popoli arretrati é anche quello che, per lo svolgimento stesso della sua storia, continua a coltivare con maggior attaccamento l'ideale del liberalismo economico. Finché l'americano medio crederà che il liberalismo economico e la libertà d'iniziativa siano all'origine della sua prosperità, difficilmente accetterà che una parte delle imposte che paga serva ad organizzare una struttura economica rigidamente pianificata e regolamentata nell'Asia sudoriéntale. Ma spiacevoli esperienze trasformeranno, forse, la stessa opinione pubblica americana.
In ogni caso, ci si persuada d'una cosa : l'India e la Cina, i due paesi più popolati del mondo, i due paesi che raggiungeranno probabilmente insieme, alla fine di questo secolo, i 1.300 milioni di abitanti, questi due giganti che per centinaia d'anni hanno pacific[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ano apostasia le conversioni, ed eresia i dissensi.
4. Il culto della personalità è la caratteristica di tutti i primitivi, che credono nell'uomo perché non possono seguire le dottrine. Ogni cerchia di semplici ha la fiducia in ciò che farà uno di loro, che ritengono il più intelligente od il più buono, e non si rifà a principii o regole.
Soggiungerei peraltro che l'esaltazione degl'individui é tipica in tutte le correnti politiche diverse dal liberalismo, di destra o di sinistra. Il liberalismo non ha mai idoleggiato i suoi uomini, si chiamassero Guizot o Thiers, d'Azeglio o Cavour o Giolitti. Quando la presenza di un uomo in un teatro comincia a suscitare frenesia di applausi, e le mamme sollevano i bambini per fare ammirare loro «il personaggio », c'é già un pericolo per il liberalismo, che è tutto equilibrio, moderazione, rispetto delle idee altrui. Il fascino che emana dalla persona di Crispi intorno al 1890 segna la prima incrinatura nella coscienza liberale italiana.
Mi pare si debba appunto osservare che la crisi del liberalismo ai nostri giorni é contrassegnata in gran parte d'Europa da questo culto delle personalità. Luigi Salvatorelli ha indicato come una delle caratteristiche della vita della Chiesa negli ultimi cento anni l'introdursi del culto per la persona del Pontefice regnante, che per l'innanzi era ignorato.
Direi che occorra rilevare tutto questo prima di affermare che la dittatura personale di Stalin s'inserisca nella tradizione russa, pensando ad una continuazione della figura degli zar.
5. Dubito che i comunisti di tutto il mondo (od almeno gli intellettuali comunisti) abbiano veramente creduto alla [...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]l quale negli anni Cinquanta Rubel aveva avuto uno scambio epistolare. In ogni modo, nella biografia di Marx un grande spazio hanno le opere giovanili, testimonianza della protesta antihegeliana ed antistatale in nome della società concreta, protesta che secondo Rubel è in sintonia con l'antihegelismo proclamato da Kierkegaard in nome del l'individuo concreto. Rubel mette in luce l'influenza dell'etica di Spinoza su Marx 3B, il suo passaggio dal liberalismo al comunismo, la critica della burocrazia intesa come élite del sapere esoterico, il passaggio dall'analisi della religione all'analisi della politica attraverso la mediazione di Feuerbach e la critica dell'emancipazione politica in nome dell'emancipazione umana: in Marx, secondo Rubel, la critica diventa lo strumento teorico per eccellenza, atto ad articolare sul piano della coscienza e della conoscenza il progetto etico e rivoluzionario di farsi disertore del vecchio mondo. Con la concezione materialistica della storia, successiva alla critica della politica, Marx approda ad un metodo di in[...]

[...]ncora piú remota apparve ad Engels, negli anni successivi alla morte di Marx. In ogni caso, la rivoluzione russa avrebbe dovuto essere di tipo costituzionaldemocratico: non c'è alcun dubbio, restando fedeli alla lettera dell'ultimo Engels, che l'ipotesi menscevica fosse quella « ortodossa » e la bolscevica quella « revisionista » 47. Il bolscevismo, secondo Rubel, ha svolto il ruolo giacobino di una borghesia impari al suo compito storico, senza liberalismo e senza regime costituzionaldemocratico, definendo, in forza dell'ideologia « marxista », accumulazione socialista quella che era la consueta e brutale accumulazione capitalistica. Gli studi di Marx sulla genesi storica e sulla crescita del capitalismo sono stati trasformati, soprattutto con l'avvento di Stalin, in ricette economiche per l'edificazione del socialismo: è cosí che lo Stato sovietico, capitalismo d'imitazione per quel che riguarda il materiale tecnologico impiegato, ha in breve tempo utilizzato tutti i metodi di accumulazione descritti da Marx. In questo modo l'Urss, attraverso [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]sto Stato il ter
Palmero Togliatti 33
mine stesso di democrazia assume un nuovo contenuto, perché vi è superata la contraddizione fondamentale di classe che è nella struttura borghese della società.
Il pensiero di Gramsci si muove, tanto prima dell'arresto quanto nei Quaderni, secondo questa grande linea. È quindi essenziale per lui la distinzione tra id concetto filosofico di libertà e le forme di governo e gli istituti politici concreti del liberalismo e della democrazia. Questo è anzi uno dei capitoli :piú efficaci della sua polemica. La libertà, in quanto iniziativa e attiva creazione umana, non è dote peculiare dei regimi borghesi. La storia è sempre storia della libertà. Il rivolgimento borghese è affermazione di libertà, ma già contiene in sé l'elemento negativo, cioè la cristallizzazione e poi la conservazione di istituti economici e politici in cui si attua il dominio borghese. Confondere il liberalismo, l'ordinamento democratico parlamentare, il sistema della divisione dei poteri, ecc. con la libertà filosofica è confondere la ideol[...]

[...]la democrazia. Questo è anzi uno dei capitoli :piú efficaci della sua polemica. La libertà, in quanto iniziativa e attiva creazione umana, non è dote peculiare dei regimi borghesi. La storia è sempre storia della libertà. Il rivolgimento borghese è affermazione di libertà, ma già contiene in sé l'elemento negativo, cioè la cristallizzazione e poi la conservazione di istituti economici e politici in cui si attua il dominio borghese. Confondere il liberalismo, l'ordinamento democratico parlamentare, il sistema della divisione dei poteri, ecc. con la libertà filosofica è confondere la ideologia con la filosofia. La religione crociana della libertà diventa quindi un equivoco, una superstizione. Persino i clericali del resto, oggi, son diventati fautori di questa religione.
Tutta questa argomentazione si collega alle considerazioni sulla natura dell'uomo, considerato come un complesso di relazioni, che si estendono a tutti i campi della vita sociale e col loro intrecciarsi fissano i limiti della libertà umana. I1 dominio del mondo economico, che è i[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]olo all'azione: e s'intende facilmente come la filosofia della prassi abbia avvertito l'inderogabile necessità, diagnosticata da Gramsci, di fare i conti con la cultura (filosofia classica tedesca) e con le masse.
Con la cultura la filosofia della prassi non poteva se non storicizzarsi come momenta della vita dell'intelligenza europea, e ricercare le proprie radici nel Rinascimento, nella Riforma, nel calvinismo, nella Rivoluzione francese, nel liberalismo, nello storicismo; con le masse, d'altra parte, non poteva esimersi dal compito di offrire un sistema ben definito di formule rinnovatrici e debellatrici delle forze di conservazione della società borghese.
Siffatta alternativa impediva che la filosofia della prassi indugiasse a fornire in espliciti e ben connessi termini dottrinari le premesse razionali ferme per soddisfare l'intransigente esigenza tecnicistica dei filosofi (di tipo tradizionale) di un orientamento ideale saldo e di un sistema: cosa che, del resto, sarebbe stata in contraddizione col fondamento attivistico della filosofia d[...]

[...] filosofia della prassi nasce priva di un nucleo speculativo iniziale autonomo; a prima vista pare che la sua dottrina giustapponga spunti di dottrine diverse, e la caratterizzazione piú semplice di essa si pub ottenere definendola una ancora non composta sintesi di idealismo — per il senso dialettico della storia —, di illuminismo — per la nota fondamentale dell'esaltazione dell'individuo in luogo di un astratto Logo agente nella storia —, e di liberalismo economico — per il fondamentale teorema del meccanicismo e dell'automatismo regolatore delle forze economiche, anche se nell'automatismo si è inserito, in un iniquo rapporto uomostruttura, l'atto umano di arbitrio.
Per il suo programma di sottrarre la storia al dominio della trascendenza e di ricondurla all'azione del protagonista uomo, la filosofia della prassi accentua il motivo critico della lotta alla metafisica, ai metaumano, e orienta i suoi sforzi verso una ricerca di immanenza, integralmente depurata da ogni residuo di trascendenza e di teologia. Ma non assolve tale compito il vecchi[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]si, se necessario, anche con un rovesciamento della prassi; onde il progresso sociale riesca una moralizzazione sociale. Ma il detto volume contiene un'altra riflessione, molto ampia e forse meglio introduttiva alla filosofia della prassi, e con la quale Gramsci vedeva questa filosofia presupporre il passato culturale della Rinascita e della Riforma, la filosofia tedesca e la Rivoluzione francese, :il calvinismo e l'economia classica inglese, il liberalismo laico e in senso lato lo storicismo, che sta alla base di tutta la concezione moderna della vita. E di tutto questo complesso movimento « la filosofia della prassi è il coronamento », quale «riforma intellettuale e morale », e anche quale dialettizzamento del « contrasto tra cultura popolare e alta cultura » : essa è « una filosofia che è anche politica, e una politica che è anche filosofia ». Però essa « attraversa ancora la sua fase popolaresca », non essendo cosa facile ï1 suscitare da essa « un gruppo d'intellettuali indipendenti »; è ancora « la concezione di un gruppo sociale subalterno[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine liberalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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<---riformista <---sindacalismo <---sociologia <---sociologico <---umanesimo <---zarista <---Agraria <---Bernstein <---Dogmatica <---Engels <---Fisica <---Il lavoro <---Partito <---Scienza politica <---Scienze <---Trotzki <---capitalista <---centralismo <---cristianesimo <---cristiani <---crociana <---dell'Africa <---dogmatismo <---economisti <---fascisti <---filologico <---hegeliano <---idealista <---idealisti <---individualismo <---marxiste <---metodologica <---nazionalista <---psicologico <---riformisti <---staliniana <---terrorismo <---Antonio Labriola <---Basta <---Benedetto Croce <---Bibliografia <---Corriere della Sera <---Die <---Diplomatica <---Discipline <---Etica <---Feuerbach <---Filosofia della storia <---La lotta <---Mosca <---Mussolini <---Norberto Bobbio <---Ordine Nuovo <---PCUS <---Perché <---Principi del leninismo <---U.S.A. <---URSS <---attivismo <---bolscevismo <---calvinismo <---cattolicesimo <---cristiana <---crociano <---d'Ottobre <---dell'Asia <---dell'Italia 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