Brano: [...]lio e dei consigli che venivano dati non fu tenuto alcun conto. Questi documenti, come altri che testimoniavano la rottura fra Lenin e Stalin, saranno resi pubblici soltanto al XX Congresso del P.C.U.S., cioè tra anni dopo la morte di Stalin.
Stalin “leninista"
Fondando quella prassi di falsificazioni nella quale si dimostrerà maestro in parecchie altre circostanze, dopo la morte del capo dello Stato sovietico Stalin divenne inventore del “leninismo”, consistente nel culto strumentale del pensiero e financo della persona di Lenin in forme quasi religiose (come l'imbalsamazione della salma, nonostante l'opposizione della vedova), cui si accompagnava nello stesso tempo un sistematico tradimento: egli coniò infatti il termine “leninismo” per indicare una dottrina dogmatica, antitetica al modo di pensare leniniano ma ben rispondente all'infarinatura teorica di Stalin. Questa ideologizzazione diverrà un vademecum non solo per il comuniSmo russo, ma per i comunisti della Terza Internazionale, quindi su scala mondiale. Stalin si servì del suo “leninismo” anzitutto per liquidare Trotzky che era il maggiore avversario sulla via del potere e, nello stesso tempo, per fissare i caratteri di un partito “monolitico”, destinato a essere un potente strumento di dittatura personale (v. Stalinismo).
Già alla fine del 1924, falsificando l’impostazione di Lenin e tradendo i più elementari princìpi dell'internazionalismo concepito secondo l’analisi marxiana, Stalin lanciò la parola d'ordine del « socialismo in un solo paese », una vera e propria contraddizione in termini, destinato ad avere come sbocco la creazione di uno Stato dittatoriale.
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[...] strumento di dittatura personale (v. Stalinismo).
Già alla fine del 1924, falsificando l’impostazione di Lenin e tradendo i più elementari princìpi dell'internazionalismo concepito secondo l’analisi marxiana, Stalin lanciò la parola d'ordine del « socialismo in un solo paese », una vera e propria contraddizione in termini, destinato ad avere come sbocco la creazione di uno Stato dittatoriale.
Nel gennaio 1926 Stalin pubblicò Questioni del leninismo, un testo nel quale, polemizzando contro Zinoviev, Kamenev e la cosiddetta “nuova opposizione” (tutti accusati di “antileninismo”) espose in modo catechistico le proprie tesi (estrapolando parole scritte da Lenin in tempi e situazioni diverse, e con riferimento alla sola Russia) per affermare il ruolo centrale del partito nella dittatura del proletariato, la funzione dei sindacati, dei soviet e delle organizzazioni di massa visti come « cinghie di trasmissione del partito », la possibilità di procedere alla « edificazione del socialismo in un solo paese », quindi la necessità di una dura disciplina interna e di procedere alla collettivizzazione nelle campagne. Interpretando talune affermazioni di Lenin come dimostrazio[...]
[...]nzione dei sindacati, dei soviet e delle organizzazioni di massa visti come « cinghie di trasmissione del partito », la possibilità di procedere alla « edificazione del socialismo in un solo paese », quindi la necessità di una dura disciplina interna e di procedere alla collettivizzazione nelle campagne. Interpretando talune affermazioni di Lenin come dimostrazioni a priori dei princìpi su cui avrebbe fondato la propria politica e presentando il leninismo come « una dottrina proletaria internazionale » (mentre gli oppositori giustamente ne limitavano la portata alla Russia e al suo carattere contadino), Stalin imbalsamò a proprio uso e consumo le idee di Lenin, così come letteralmente aveva fatto della salma.
Fin dal 1925, mentre veniva attuata la N.E.P. (v.) e Kautski invitava i contadini ad “arricchirsi”, Stalin aveva condotto una sanguinosa repressione contro i kulak (contadini agiati) che si opponevano alla collettivizzazione nelle campagne. Quando poi Zinoviev e Kamenev, opponendosi alla tesi staliniana del « socialismo in un solo paes[...]