Il segmento testuale latifondisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 248Entità Multimediali , di cui in selezione 31 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 677
Brano: [...]é fu deposto senza difficoltà e fucilato (1867). Tornato Juàrez alla testa del paese, sotto la sua presidenza (e, alla sua morte, sotto quella di Sebastian Lerdo) il governo repubblicano progressista fu costantemente minacciato da intrighi reazionari.
Dittatura di Porfirio Diaz
Nel 1877 il generale Porfirio Diaz, che si era messo in luce durante la guerra antiimperialista, si impadronì con un colpo di stato del potere e, con l'appoggio dei latifondisti, instaurò una pesante dittatura personale che si protrasse per oltre un trentennio. Il regime reazionario aprì le porte del Messico al capitale straniero, soprattutto statunitense, sicché le importanti risorse minerarie del paese vennero sperperate mediante rovinose concessioni allo sfruttamento colonialistico, mentre le condizioni di vita nel paese scesero a livelli infimi.
Contro la sanguinosa quanto corrotta dittatura porfirista che aveva praticamente riportato il Messico ai livelli della colonizzazione spagnola, insorsero le masse popolari.
La rivoluzione messicana del 1910
Nel 1[...] [...]compagnie straniere che procedevano sistematicamente aH’accaparramento dei beni demaniali e delle scarse proprietà comunitarie dei villaggi, privando così i contadini e soprattutto
gli indios delle poche terre a loro disposizione ai margini dei latifondi appartenenti alla nobiltà e al clero.
Alla vigilia della rivoluzione, scrive Sergio de Sanctis nella sua Storia della rivoluzione messicana (Roma, 1966), la situazione era la seguente: « I latifondisti o haciendados erano poche migliaia e possedevano il 90% delle terre, mentre i piccoli proprietari erano 400.000 e si ripartivano la rimanenza. Nelle campagne vivevano inoltre nove milioni di contadini senza terra (pari all’80% della popolazione totale) che prestavano il loro lavoro come braccianti (peones) e vivevano in condizioni subumane ».
Quantunque il più drammatico nodo di contraddizioni sociali, politiche e umane nel Messico fosse nelle campagne, i primi segni della rivoluzione vennero dai forti nuclei operai che avevano cominciato a costituirsi agli inizi del secolo. Infatti fu il [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 362
Brano: [...]ortanza strategica.
Cenni storici
I contrasti religiosi in India (v.) risalivano alla fine dell’impero Moghul (1858), allorché i musulmani, perduti gran parte dei loro privilegi, si trovarono sopraffatti dagli indù che si rivalsero contro gli antichi dominatori. La creazione dell'università musulmana dì Aligarh (1877) segnò l’inizio di una ripresa. Nel 1906 venne fondata a Dacca (Bengala orientale) la Lega Musulmana (v.), come alleanza tra latifondisti musulmani appoggiata dal governo coloniale britannico in contrapposizione al Congresso, dominato dalla borghesia indù. Col passar del tempo i latifondisti aprirono la Lega alla media borghesia musulmana (contadini ricchi, burocrati, piccoli imprenditori) e, tra i nuovi quadri, emerse l’avvocato di Bombay Muhammad 'Ali Jinnah.
Col passare degli anni gli interessi della borghesia musulmana prevalsero su quelli dei latifondisti e Jinnah puntò sull’organizzazione di un movimento di massa, avente come obiettivo l’indipendenza nazionale degli indiani di religione musulmana. La Lega si rivolse agli strati di piccola borghesia e contadini abbienti, ponendosi come obiettivo la creazione di uno Stato indipendente nelle zone dell’india a maggioranza musulmana (risoluzione di Lahore del 1940).
Durante la Seconda guerra mondiale la necessità di assicurarsi la collaborazione della colonia indusse gli inglesi a riconoscere in Jinnah l’unico portavoce dei musulmani indiani. Nell’immediato dopoguerra, d’accordo con la Lega mus[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 248
Brano: [...]erno, con l’intento di sbarazzarsi degli altri partiti della coalizione, ma la manovra fallì: il nuovo gabinetto, presieduto dal generale Radescu, rispecchiava all'incirca i rapporti di forza di quello precedente. Per tranquillizzare la sinistra, Radescu costituì una Commissione di studio per la riforma agraria, ma le sue reali intenzioni apparvero chiare quando si vide che a far parte della Commissione aveva chiamato per
10 più esponenti dei latifondisti che, con il pretesto di “studiare a fondo
11 problema”, ne rinviavano la soluzione alle calende greche.
All'inizio di febbraio del 1945 il Partito comunista lanciò la parola d'ordine dell’occupazione delle terre. Affrontando spesso il fuoco della gendarmeria, i contadini, appoggiati da reparti armati di operai, senza ulteriormente attendere la promessa legge di riforma passarono all’espropriazione delle grandi proprietà fondiarie. In poche settimane il movimento si estese a tutto il paese e, parallelamente, ebbero inizio azioni popolari per liquidare i residui fascisti dall’apparato sta[...] [...]ne delle grandi proprietà fondiarie. In poche settimane il movimento si estese a tutto il paese e, parallelamente, ebbero inizio azioni popolari per liquidare i residui fascisti dall’apparato statale: in breve, il Fronte assunse il controllo di 52 prefetture sulle 58 esistenti.
A fine febbraio il Fronte nazionale democratico stipulò un accordo con la borghesia liberale che faceva riferimento a Tatarescu e che, dissociatasi dalle posizioni dei latifondisti e dell’alta finanza, convergeva su alcuni punti con il programma del Fronte. Nell’intento di arginare l’ulteriore avanzata delle masse popolari, la maggioranza governativa ricorse nuovamente ad azioni di forza, utilizzando anche i superstiti fascisti in attentati contro le organizzazioni democratiche, mentre il tentativo di coinvolgere l’esercito fallì: vi furono morti e feriti, ma alla fine le forze conservatrici vennero sconfitte.
Radescu fu costretto a rassegnare le dimissioni e re Michele dovette accettare un governo di larga concentrazione democratica presieduto da Petru Groza, nel qu[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 508
Brano: [...]tavano al di fuori dell’/jacienda; e peones acasillados (e cioè alloggiati in casa, braccianti agricoli con domicilio coatto) che viveva» no sulle terre dell 'hacienda.
1 peones liberi, assimilabili a mano d’opera salariata, andarono notevolmente aumentando in conseguenza della politica porfirista e dell’accelerata costituzione del latifondo.
In soli 4 anni, dal 1889 al 1893, più di 10 milioni di ettari passarono dalle comunità indigene ai latifondisti. Fino al 1906 le « Compagnie di misurazione », istituite da un decreto porfirista del 1883 che autorizzava i coloni messicani o stranieri a * de» nunciare » le terre vergini, ricevettero a titolo di onorario 16.831.000 ettari. Il solo magnate della stampa U.S.A. Hearst, azionista di una di queste, ricevette 7 milioni di ettari nello Stato di Chihuahua.
Di fatto, mancava però ai latifondisti la mano d’opera, ciò che spiega molti degli espropri di terra: questi non venivano operati per aggiungere altre terre a quelle già possedute e in buona parte incolte, ma piuttosto per ottenere con questo sistema mano d’opera indigena a buon mercato (secondo uno studio pubblicato nel 1866, « La crisi monetaria » di Francisco Bulnes, nel 1885 il lavoro del peón messicano valeva 15 volte meno di quello del lavoratore statunitense).
Il peón acasillado aveva invece uno
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 568
Brano: [...]l capitalismo si rivela sempre più incapace a dominare le forze produttive. Questa ” reazione ” non è solo italiana: essa è un fenomeno internazionale, perché il capitalismo non solo in Italia, ma in tutto il mondo è divenuto incapace a deminare le forze produttive. Il fenomeno del fascismo non è soltanto italiano ». (Avanti, edizionè piemontese, 24.11. 1920, n. 304).
« Fino al 1900 i capitalisti settentrionali cercarono, in un'alleanza con i latifondisti meridionali, di soffocare contemporaneamente la lotta di classe del proletariato industriale e le esplosioni di violenza delle classi povere e del contadiname meridionale. Ma apparve chiaro che questa alleanza a lungo andare avrebbe capovolto la situazione, dando il potere dello Stato ai latifondisti e facendo perdere al settentrione le posizioni di privilegio conquistate con l'unità nazionale. Il tentativo di Umberto [I] e di Sonni no di dare allo Stato una rigida struttura costituzionale, togliendo al parlamento le prerogative di fatto che era riuscito a conquistare, fu il punto di risoluzione di queste lotte. Definitivamente, con l’uccisione di Umberto, il capitalismo ebbe il sopravvento, e all’alleanza su un piano nazionale delle classi proprietarie cercò di sostituire un sistema di alleanze col proletariato urbano, sulla cui base potesse svilupparsi, come negli altri paesi capitalist[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 212
Brano: [...] ungheresi furono costretti ad abbandonare la Slovacchia meridionale, risolvendo in tal modo un annoso problema etnico e di regolamentazione dei confini. La popolazione dello Stato ungherese subì così un rimescolamento che fu ulteriormente accentuato dalla decisione del governo di Budapest di confiscare, sempre per ragioni “nazionali”, le proprietà terriere degli oriundi tedeschi (anche se la maggior parte di queste ormai non appartenevano più a latifondisti), mentre ben pochi delle centinaia di migliaia di ebrei spediti nel 1944 nei campi di sterminio facevano ritorno in patria. L’Ungheria fu inoltre costretta a versare all’U.R.S.S. rilevanti riparazioni, mentre aH'interno del paese erano andati distrutti il 90% dei ponti ferroviari e il 69% delle locomotive. Nel suo complesso, l’Ungheria aveva subito danni per 22 miliardi di pengò (pari alle entrate di 5 anni prebellici) e, nondimeno, nel 1946 dovette destinare qualcosa come il 65% della propria produzione totale per far fronte al pagamento delle riparazioni, più un altro 18% del proprio bilanc[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 209
Brano: [...]rtemente il valore dei salari, e ad agevolare i proprietari mettendoli in grado di liberarsi facilmente dei vecchi debiti, dall’altro aveva stornato capitali dagli impieghi produttivi. Il ricorso a prestiti esteri, generosamente concessi da Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia e Svizzera, permise ad Horthy di saldare i vecchi debiti, compresi quelli prebellici, di realizzare progetti di pubblica utilità (ospedali, strade, ecc.) e di incoraggiare i latifondisti a compiere investimenti. Ma poiché gli agrari preferirono impiegare le somme disponibili in consumi di lusso o in acquisto di altri terreni, i crediti concessi dall’estero furono di fatto utilizzati in modo improduttivo. Quando poi sopraggiunsero la crisi del 1929 e la caduta dei prezzi agricoli sul mercato mondiale, l’intero processo di ricostruzione dell’economia ungherese risultò compromesso, al punto di gettare il paese in gravi difficoltà.
In quegli stessi anni l’Ungheria, ammessa nel 1922 nella Società delle Nazioni, operò sempre più esplicitamente per restaurare i suoi “confini stor[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 208
Brano: [...]one, prive di un consenso organizzato alle proprie spalle. Questa situazione, nelle condizioni di una sconfitta militare che imponeva gravi amputazioni territoriali e una risistemazione dei confini a quell’epoca ancora molto incerti per le rivendicazioni e le occupazioni di romeni, jugoslavi e cechi, pose subito il governo in condizioni di debolezza. Incapace, dunque, di avviare una riforma agraria, mentre si accentuavano le contrapposizioni fra latifondisti e contadini nelle campagne e forte soffiava il vento rivoluzionario provocato dalla
Rivoluzione russa d'ottobre e dai primi provvedimenti economicosociali da questa approvati, il governo Kàrolyi dovette far fronte anche a un ultimatum dell'Intesa, in cui si minacciava di riaprire le ostilità se non si fossero eseguiti gli arretramenti di confine imposti.
Kàrolyi non ebbe neppure il tempo di avviare trattative con l’Intesa: il sopravvento dell’ala sinistra all 'interno del partito socialdemocratico provocò l’uscita di questo dal governo che, in tal modo, rimase privo dell’appoggio di mas[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 207
Brano: [...]sione fra comunisti e socialdemocratici. Il P.O.S.U. conta circa 871.000 membri (1985) ed è, sostanzialmente, un partito comunista. La religione prevalente fra la popolazione ungherese è la cattolica.
Cenni storici
Nei secoli XVIII e XIX l’Ungheria conobbe un ritorno del potere magnatizio e del feudalesimo autoctoni, mentre politicamente rimaneva vincolata alla dinastia degli Asburgo. Il potere rimase così concentrato nelle mani dei grandi latifondisti, i quali cercarono di modernizzare l’agricoltura per rafforzare le proprie esportazioni sui mercati occidentali, ma lasciando i contadini in condizioni di servitù. Anche quando i rapporti nelle campagne mutarono (dapprima timidamente con le riforme illuministe, poi più decisamente con la rivoluzione del 1848), i nobili conservarono il potere, riuscendo in larga misura ad adeguare ai propri interessi lo sviluppo industriale del paese e quello delle banche. La borghesia che si venne allora formando rimase debole, fallì il suo primo tentativo di rivoluzione democratica nel 1848 e si rivelò incap[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 106
Brano: [...]tale fu caratterizzato nel Trapanese dalla partecipazione dei contadini alla cospirazione antiborbonica (conato insurrezionale di Bonagia del 1859 e guerriglia contadina deH’aprilemaggio 1860, alla vigilia dello sbarco garibaldino), nonché dall’attiva presenza di intellettuali e borghesi di sentimenti democratici come Salvatore Calvino e Abele Damiani che contrastarono con successo il ruolo rivendicato da moderati [D’Ali, Fardella) e proprietari latifondisti. Questi ultimi domineranno a lungo la vita civile e sociale dei paesi rurali dell’interno, mentre a Trapani e a Marsala si formeranno, subito dopo l’unità, gruppi consistenti di democrazia liberale e radicale.
Negli anni tra il 1873 e il 1876 si
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine latifondisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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