Brano: r
Pavia
Franco Berrà e intitolato « Fuori di strada ». Il giornale fu sequestrato, poi autorizzato a riprendere le pubblicazioni, ma anch’esso dovette gradualmente adattarsi a parlare d’altro.
Sciolti i partiti, proibiti i giornali non in linea con il regime, assorbiti i sindacati nelle organizzazioni corporative fasciste, le opposizioni sopravvissero quasi esclusivamente nella loro stampa clandestina, a eccezione dei comunisti che mantennero una sia pur ridottissima organizzazione per cellule.
Nell’area socialista e parasocialista apparve la nuova formazione « Giustizia e Libertà ». In quella cattolica, si ravvivò episodicamente qualche fermento giovanile che, nel 193031, porterà in Pavia anche a zuffe fra studenti universitari fascisti e gruppi di giovani cattolici. Tra la fine del 1925 e i primi mesi del 1926 l’ultima manifestazione dichiaratamente antifascista nel Pavese fu la sottoscrizione, da parte di 12 professori universitari, del « Manifesto degli intellettuali antifascisti » di Benedetto Croce. I firmatari subirono varie conseguenze disciplinari e, alcuni di essi, anche la radiazione dall’insegnamento: fu questo il caso del professore Luigi Montemartini, ex deputato del P.S.I.; del socialista BrugnatellJ, noto clinico, e del professore Errerà, docente di chimica. Fu allontanato daH’Università anche il professore Ettore Tibaldi che aveva costituito in Pavia un gruppo di Italia Libera. Nel 1923 e nel 1926 vennero condannati, dai tribunali di Roma e di Pavia, i comunisti Mario Viazzoli e Riccardo Dagradi, « per avere incitato all’odio fra le classi sociali ». Nel [...]
[...]onseguenze disciplinari e, alcuni di essi, anche la radiazione dall’insegnamento: fu questo il caso del professore Luigi Montemartini, ex deputato del P.S.I.; del socialista BrugnatellJ, noto clinico, e del professore Errerà, docente di chimica. Fu allontanato daH’Università anche il professore Ettore Tibaldi che aveva costituito in Pavia un gruppo di Italia Libera. Nel 1923 e nel 1926 vennero condannati, dai tribunali di Roma e di Pavia, i comunisti Mario Viazzoli e Riccardo Dagradi, « per avere incitato all’odio fra le classi sociali ». Nel 1928 il mortarese Giovanni Roveda fu condannato dal Tribunale speciale nel famoso « processone » (v.). Subito dopo, il medesimo tribunale giudicò 32 comunisti di Pavia e provincia, rei di aver tenuto in piedi l’organizzazione locale del partito, condannandone 24 a lunghi anni di carcere.
Per effetto di questa pesante repressione giudiziaria, la forza comunista nel Pavese si ridusse a meno di un centinaio di organizzati. Nondimeno il fascio locale ebbe problemi fino al 1927 e ancora nell’estate 1931, dalle mondariso lomelline e pavesi, per i compatti scioperi di queste combattive lavoratrici contro le riduzioni di salario imposte dagli agrari. Le loro agitazioni, ancorché di carattere strettamente economico, sfidavano il divieto di scioperare int[...]
[...]gitazioni, ancorché di carattere strettamente economico, sfidavano il divieto di scioperare introdotto dal
regime e assumevano quindi rilevanza politica. Le mondine diffondevano anche un giornale clandestino [La Risaia), subendo per questo alcuni arresti.
Nel 1931 si ebbero davanti al Tribunale speciale due processi contro dirigenti del movimento « Giustizia e Libertà ». Nel primo, che vide alla sbarra i maggiori esponenti nazionali gi eli isti (fra cui Ferruccio Parri, Riccardo Bauer ed Ernesto Rossi), fu imputato anche il chimico pavese Umberto Ceva (v.), che si tolse poi la vita in carcere. Nel secondo processo Bruno Matti, studente universitario del collegio Ghislieri di Pavia, venne condannato per aver distribuito il giornale « Giustizia e Libertà », clandestinamente introdotto in Italia dal socialista belga professore Leo Moulin. Coinvolto nello stesso processo fu Giuseppe Faravelli (v.)f socialista riformista già segretario della Camera del lavoro di Pavia. Faravelli riuscì a evitare l’arresto espatriando e, da Parigi a Locam[...]
[...] da parte antifascista, a quanto è dato di sapere, circa 12 volontari della provincia. Sul finire degli anni Trenta le fila della cospirazione antifascista si rafforzarono e, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il Partito comunista già aveva in Pavia e provincia alcune centinaia di organizzati clandestini. Le altre forze politiche, per quanto meno attive, diedero anche esse segni di ripresa, cominciando dal 1942 a confrontarsi con i comunisti in periodici incontri di reciproca informazione.
A quell’epoca furono organizzati dagli antifascisti pavesi alcuni incontri domenicali « silenziosi », nel centro della città, per contarsi. Nonostante l’impossibilità di divulga
re pubblicamente l’appuntamento, si potè constatare che in quelle occasioni il centro cittadino era incomparabilmente più affollato del solito.
Nel 1942 un gruppo di studenti liceali (fra cui Annunziata e Rainieri) effettuò un primo, clamoroso lancio di volantini antifascisti in un cinema di Pavia; e all’inizio del 1943 il loro professore, il giellista Giovanni Vaccani, compose artigianalmente e diffuse con alcuni amici tre numeri di un piccolo foglio clandestino intitolato Discussione. Nello stesso tempo, per iniziativa di Giovanbattista Festari e altri, ebbe inizio una produzione di stampa clandestina socialista. Nei primi mesi del 1943, in alcune fabbriche cittadine si ebbero agitazioni e fermate di reparti che costarono ai promotori il licenziamento in tronco. Nel complesso, l’antifascismo pavese emerse nel 1943 con forza e, nel breve periodo di incompleta lib[...]
[...]ta. Nei primi mesi del 1943, in alcune fabbriche cittadine si ebbero agitazioni e fermate di reparti che costarono ai promotori il licenziamento in tronco. Nel complesso, l’antifascismo pavese emerse nel 1943 con forza e, nel breve periodo di incompleta libertà fra il 25 luglio e I’8 settembre, i partiti democratici poterono contare nella provincia su un largo consenso.
Avvio della Resistenza
Tornati con la forza delle armi tedesche, i fascisti diedero subito la caccia agli antifascisti noti e agli ebrei: Edoardo Giorgi, comunista appena rientrato dal confino, fu arrestato e deportato ad Auschwitz, ma riuscì a sopravvivere; il socialista Eglsto Cagnoni, già sindaco di Mortara e deputato, reo di aver aiutato ex prigionieri di guerra inglesi e americani a rifugiarsi in Svizzera, fu deportato a Mauthausen, dove morì; il generale Giovanni Tavazzani, designato capo di stato maggiore del C.L.N.A.I., venne mandato a morire nel lager di Gusen; il comunista Giovanni Baraggia, tra i primi organizzatori della Resistenza, fu deportato a Mauthausen, da dove non fece ritorno; così l’inter[...]