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Il segmento testuale isti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 151Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 641

Brano: [...]« Chi siamo », firmato « Noi » e pubblicato sul primo numero: « Esiste nel Partito socialista italiano una corrente che non ha abdicato né intende abdicare alla dottrina ed ai metodi che il Partito ha proclamato al Congresso di Bologna e che la III Internazionale diffonde e sostiene. Questa corrente, rimasta silenziosa a Livorno, ha osato a Milano: dopo Milano e dopo l’esperienza di un numero ormai infinito di fatti, intende agire [...]. I riformisti hanno già chiesto la nostra espulsione dal Partito. Essi sono sempre stati unitari nel loro interesse ed espulsionisti contro chi osa non credere al loro vangelo [...]. Nei riguardi dei comunisti non abbiamo proprio misteri

o titubanze. Noi siamo in dottrina e in metodo dei comunisti [...]. Non abbiamo nemmeno delle ragioni personali di contrasto coi comunisti d’Italia: la polvere delle passate polemiche l’abbiamo scossa dai nostri abiti [...]. Ma se noi non entriamo nel partito comunista e restiamo nei quadri del vecchio partito è perché lo riteniamo utile alla comune battaglia.

Non è esagerazione riconoscere che la maggior parte dei lavoratori d’Italia segue ancora il Partito socialista [...]. Si tratta, in sostanza, di mantenere la massa socialista fedele, nello spirito e nella lettera, a tutto quanto si votò, specialmente a Livorno, nell'ora dolorosa della scissione a

sinistra, nell'ora in cui si fece il gioco della destra ».

Il giorna[...]

[...]e, nello spirito e nella lettera, a tutto quanto si votò, specialmente a Livorno, nell'ora dolorosa della scissione a

sinistra, nell'ora in cui si fece il gioco della destra ».

Il giornale cessò le pubblicazioni una prima volta dopo il numero del 22.9.1922, cioè alla vigilia del

XIX Congresso del P.S.I. (Roma, 14.10.1922) che vide, mediante la vittoria di stretta misura della mozione massimalistaterzinternazionalista su quella dei riformisti, l’espulsione di questi ultimi dal partito e la riconferma dell’adesione del P.S.I. alla IH Internazionale. Con un’altra votazione l’assemblea sancì anche lo scioglimento delle frazioni organizzate.

« Più avanti! » riprese a uscire sei mesi dopo, l’1.3.1923, in una situazione politica notevolmente mutata per l’avvento dei fascisti al potere. Esso assunse il sottotitolo di « Organo del Comitato nazionale unionista », denominazione presa dal Comitato esecutivo della ricostituita frazione terzinternazionalista, in contrapposizione al « Comitato di difesa socialista » facente capo a Pietro Nenni e Arturo Velia, i quali si opponevano alla fusione del P.S.I. col Partito comunista e all’accettazione delle condizioni della 111 Internazionale. Al XX Congresso del P.S.I. (Milano, 1517.4.1923) si affermò la corrente antiunitaria, quindi scomparvero le possibilità di fusione tra il Partito socialista e quello comunista.

La mina[...]

[...]azione terzinternazionalista (v. Pagine rosse) della parte crescentemente dedicata alle polemiche con la Direzione del partito.

L’articolo « Ciò che importa » pubblicato il 10.10.1923, in occasione della ripresa delle pubblicazioni dopo la seconda sospensione, dice fra l’altro: « Se questo foglio rivedesse la luce solo per continuare una discussione di tendenza fallirebbe il suo scopo. Per riorientare i partiti politici del proletariato (comunisti, socialisti, unitari) bisogna iniziare una battaglia che si prefigga il blocco proletario per la riscossa e per la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice ».

Unità proletaria

Il giornale uscì poi ininterrottamente (trasferendosi il 14.3.1924 da Milano a Roma) fino al 16.8.1924, data nella quale, con l’annuncio della fusione tra comunisti e terzinternazionalisti sancita dal V Con

gresso della 111 Internazionale (luglio 1924), non aveva più ragione di esistere.

Nel marzo esso aveva condotto una martellante campagna a favore della lista di Unità proletaria presentata da comunisti e terzinternazionalisti per le elezioni politiche del 6.4.1924.

L’ultimo numero, commentando l’avvenuta fusione fra terzinternazional isti e comunisti, nell'articolo « Compagni, al lavoro! » dava atto della fine non vittoriosa della campagna tenacemente condotta per due anni dalla frazione, allo scopo di ottenere un pronunciamento unitario da parte della Direzione del P.S.I.: « Noi dichiariamo con tutta lealtà di abbandonare il nostro appello al prossimo Congresso del Partito socialista italiano [...]. C’è un abisso ormai fra noi e gli uomini che dirigono attualmente l’organizzazione socialista: anche se il nostro appello fosse stato formalmente accolto, noi non potremmo avere ospitalità in un massimalismo che nessuno sa più cosa sia, che c[...]

[...] P.S.I.: « Noi dichiariamo con tutta lealtà di abbandonare il nostro appello al prossimo Congresso del Partito socialista italiano [...]. C’è un abisso ormai fra noi e gli uomini che dirigono attualmente l’organizzazione socialista: anche se il nostro appello fosse stato formalmente accolto, noi non potremmo avere ospitalità in un massimalismo che nessuno sa più cosa sia, che cosa voglia e che cosa resti da fare. Se vi sono dei terzinternazional isti convinti nelle file del P.S.I., essi devono anzi uscire senz'altro e venire con noi nelle file del Partito comunista d’Italia. Restano e resteranno ancora nel P.S.I. o ai margini di esso delle masse proletarie. Il terrore di questi ultimi anni che ha impedito libere ed ampie consultazioni di massa sui problemi vitali del Partito come quello dei rapporti con l’Internazionale ha fatto sì che molti lavoratori ancora credano sulla consistenza pratica deH’ormai verboso rivoluzionarismo dei dirigenti del « vecchio e glorioso P.S.I. ». Con queste masse l'Internazionale Comunista è sempre disposta a [...]

[...]. ». Con queste masse l'Internazionale Comunista è sempre disposta a trattare. Per queste masse la porta dell’Internazionale Comunista è sempre aperta. Si liberino esse, trovino esse la forza di sbarazzarsi degli attuali loro dirigenti e troveranno la via aperta, innanzi a loro, per entrare nella grande famiglia dell’Internazionale Comunista ».

Oltre a pubblicare ì documenti relativi alla vita della frazione e ai rapporti dei terzinternazionalisti con la Direzione del P.S.I.f con il Partito comunista e con la IH Internazionale, «Più avanti!» dava molto spazio ai temi internazionali, soffermandosi sulla situazione tedesca, in particolare sulla nascita (1923) dei governi operai della Sassonia e della Turingia, che faceva prevedere imminente uno sbocco rivoluzionario.

I principali collaboratori furono, oltre a quelli già indicati: Costantino Lazzari (nei primi numeri), Ezio Riboldi, Abigaille lanetta, Mario MaIatesta, Giovanni Tonetti, Filippo Aldi sio, Giacinto Menotti Serrati (negli ultimi numeri), Zeno Pini, Francesco Buffoni, Egidi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 330

Brano: [...]parte per debolezza, ma in misura maggiore per spirito conservatore e avversione nei confronti delle forze popolari, l’uomo politico mantovano si arrese alla deleteria tattica giolittiana di lasciar spazio al fascismo nascente; non strafico l’attività scopertamente filofascista dei militari, né arginò la crisi che i metodi sovversivi dei seguaci di Mussolini causavano nel meccanismo dello Stato; infine, non difese dal progressivo assalto dei fascisti le istislituzioni liberali e tanto meno quelle popolari.

Questo suo atteggiamento ebbe anche una evidente conferma sul Dia* no politico quando, nel 1921, accettò l’alleanza elettorale coi fascisti giustificandola con l'esigenza di provvedere alla « restaurazione dei valori nazionali ». Salito al potere Benito Mussolini, fu tra i deputati che votarono i pieni poteri al nuovo gabinetto, facendo appello ai « competenti » affinché non rifiutassero la propria « collaborazione tecnica » al governo. Non rieletto alla Camera nelle elezioni del 1924, cessò di partecipare attivamente alla vita politica e si ritrasse nell’ombra.

Dopo il 25 luglio 1943

Nella fase che doveva portare al

25.7.1943, Vittorio Emanuele III e i circoli vicini a casa Savoia ripresero contatto con Bonomi, in vista[...]

[...]azionale delle correnti antifasciste (o Comitatp delle Opposizioni), grazie alla sua figura di personalità indipendente dai partiti. Subito dopo l’8 settembre, all’atto della trasformazione del Comitato antifascista in Comitato di liberazione nazionale,

egli ne assunse la presidenza esercitandovi, fin dai primi giorni, un ruolo di mediazione tra le parti, che tendeva a rafforzare l’ala conservatrice e a difendere la monarchia.

Sul problema istituzionale, in particolare, la posizione di Bonomi divenne l’ago di direzione degli sforzi congiunti dei moderati, all’interno e aH’esterno del C.L.N., per contenere le rivendicazioni repubblicane degli « azionisti » e dei socialisti, concedendo in pari tempo agli ambienti monarchici, attorno ai quali erano arroccati tutto il vecchio personale politico e militare dello Stato fascista e Pala rappresentante gli interessi più retrivi del Meridione, il modo di sviluppare le proprie manovre.

I due governi Bonomi

Liberata Roma, fu conferito a Bonomi l’incarico di formare il primo governo di coalizione del C.L.N.; ma, quattro mesi dopo la nomina, nel novembre 1944, egli dovette dimettersi, pressato dalle critiche che lo investivano — partendo dal seno stesso della coalizione antifascita — per la sua inerzia nell’affròntare[...]

[...]rzia nell’affròntare i problemi più urgenti del paese e per l’evidente reticenza a risanare dai residui del regftne la burocrazia, i circoli militari, gli ambienti economici e finanziari. Erano ormai espliciti i suoi legami con la Luogotenenza; e determinante per la caduta del suo governo fu l’intervista che il luogotenente Umberto di Savoia rilasciò il 7 novembre al « New York Times », pronunziandosi per un plebiscito che decidesse la questione istituzionale, in pieno contrasto con il decreto legge dello stesso governo Bonomi, approvato a Salerno nella prima riunione del gabinetto, che attribuiva tale decisione alla futura Assemblea Costituente. Inoltre Bonomi stesso aveva nominato, fin dal luglio, di concerto con il luogotenente e alle spalle del ministero, il marchese Tornasi della Torretta presidente del Senato e Vittorio Emanuele Orlando presidente della Camera, come « affermazione della continuità ideale dell’antica Camera dei deputati con l’Assemblea che sarà liberamente eletta », secondo la sua affermazione; in realtà, come sosteg[...]

[...]ella Torretta presidente del Senato e Vittorio Emanuele Orlando presidente della Camera, come « affermazione della continuità ideale dell’antica Camera dei deputati con l’Assemblea che sarà liberamente eletta », secondo la sua affermazione; in realtà, come sostegno delle prerogative regie e creando un fatto compiuto che contravveniva agli accordi della coalizione del giugno 1944.

In patente violazione del patto stipulato tra i partiti antifascisti e con l’evidente proposito di rendere

al luogotenente quella iniziativa che gli era stata sottratta nel giugno

1944, Bonomi, invece di presentare le proprie dimissioni al C.L.N., le presentò a Umberto di Savoia, aspettando che il luogotenente lo reinvestisse dell’incarico di formare il governo indipendentemente dal parere^ del C.L.N.. Questo allora chiamò a presiedere i suoi lavori il conte Sforza, indicandolo come candidato alla presidenza di un nuovo governo di coalizione. Ma

il sopraggiungere del veto inglese a questa. designazione acuì la crisi del C. L. N., in cui liberali e dem[...]

[...]le proprie dimissioni al C.L.N., le presentò a Umberto di Savoia, aspettando che il luogotenente lo reinvestisse dell’incarico di formare il governo indipendentemente dal parere^ del C.L.N.. Questo allora chiamò a presiedere i suoi lavori il conte Sforza, indicandolo come candidato alla presidenza di un nuovo governo di coalizione. Ma

il sopraggiungere del veto inglese a questa. designazione acuì la crisi del C. L. N., in cui liberali e democristiani già erano all’opera per rompere l’unità delle sinistre, e agevolò il gioco di Bonomi, il quale mirava a trattare con i singoli partiti anche per rendere più celere

10 sfaldamento della coalizione unitaria. Riproposta la candidatura Bonomi alla presidenza del Consiglio,

11 Partito d'Azione ed il Partito socialista vi si opposero con decisione, trovandosi però isolati da una maggioranza favorevole ad accoglierla e che comprendeva, accanto ai liberali, ai democristiani e ai demolaburisti, il Partito comunista, venuto nella determinazione di partecipare a un governo anche senza gli altri[...]

[...] per rompere l’unità delle sinistre, e agevolò il gioco di Bonomi, il quale mirava a trattare con i singoli partiti anche per rendere più celere

10 sfaldamento della coalizione unitaria. Riproposta la candidatura Bonomi alla presidenza del Consiglio,

11 Partito d'Azione ed il Partito socialista vi si opposero con decisione, trovandosi però isolati da una maggioranza favorevole ad accoglierla e che comprendeva, accanto ai liberali, ai democristiani e ai demolaburisti, il Partito comunista, venuto nella determinazione di partecipare a un governo anche senza gli altri due partiti della sinistra, purché tale governo nascesse « nel quadro del C.L.N. ».

L'8 dicembre Bonomi ricevette ufficialmente dal luogotenente il reincarico per formare il suo secondo gabinetto, che sanciva la sostanziale frattura del C.L.N. e restituiva alla monarchia e alle destre molte possibilità di manovra politica. L’unità delja coalizione antifascista era mantenuta formalmente intorno ai problemi della condotta di guerra, avendo il Partito d’Azione ed

il Partito socialista confe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 489

Brano: r

Pavia

Franco Berrà e intitolato « Fuori di strada ». Il giornale fu sequestrato, poi autorizzato a riprendere le pubblicazioni, ma anch’esso dovette gradualmente adattarsi a parlare d’altro.

Sciolti i partiti, proibiti i giornali non in linea con il regime, assorbiti i sindacati nelle organizzazioni corporative fasciste, le opposizioni sopravvissero quasi esclusivamente nella loro stampa clandestina, a eccezione dei comunisti che mantennero una sia pur ridottissima organizzazione per cellule.

Nell’area socialista e parasocialista apparve la nuova formazione « Giustizia e Libertà ». In quella cattolica, si ravvivò episodicamente qualche fermento giovanile che, nel 193031, porterà in Pavia anche a zuffe fra studenti universitari fascisti e gruppi di giovani cattolici. Tra la fine del 1925 e i primi mesi del 1926 l’ultima manifestazione dichiaratamente antifascista nel Pavese fu la sottoscrizione, da parte di 12 professori universitari, del « Manifesto degli intellettuali antifascisti » di Benedetto Croce. I firmatari subirono varie conseguenze disciplinari e, alcuni di essi, anche la radiazione dall’insegnamento: fu questo il caso del professore Luigi Montemartini, ex deputato del P.S.I.; del socialista BrugnatellJ, noto clinico, e del professore Errerà, docente di chimica. Fu allontanato daH’Università anche il professore Ettore Tibaldi che aveva costituito in Pavia un gruppo di Italia Libera. Nel 1923 e nel 1926 vennero condannati, dai tribunali di Roma e di Pavia, i comunisti Mario Viazzoli e Riccardo Dagradi, « per avere incitato all’odio fra le classi sociali ». Nel [...]

[...]onseguenze disciplinari e, alcuni di essi, anche la radiazione dall’insegnamento: fu questo il caso del professore Luigi Montemartini, ex deputato del P.S.I.; del socialista BrugnatellJ, noto clinico, e del professore Errerà, docente di chimica. Fu allontanato daH’Università anche il professore Ettore Tibaldi che aveva costituito in Pavia un gruppo di Italia Libera. Nel 1923 e nel 1926 vennero condannati, dai tribunali di Roma e di Pavia, i comunisti Mario Viazzoli e Riccardo Dagradi, « per avere incitato all’odio fra le classi sociali ». Nel 1928 il mortarese Giovanni Roveda fu condannato dal Tribunale speciale nel famoso « processone » (v.). Subito dopo, il medesimo tribunale giudicò 32 comunisti di Pavia e provincia, rei di aver tenuto in piedi l’organizzazione locale del partito, condannandone 24 a lunghi anni di carcere.

Per effetto di questa pesante repressione giudiziaria, la forza comunista nel Pavese si ridusse a meno di un centinaio di organizzati. Nondimeno il fascio locale ebbe problemi fino al 1927 e ancora nell’estate 1931, dalle mondariso lomelline e pavesi, per i compatti scioperi di queste combattive lavoratrici contro le riduzioni di salario imposte dagli agrari. Le loro agitazioni, ancorché di carattere strettamente economico, sfidavano il divieto di scioperare int[...]

[...]gitazioni, ancorché di carattere strettamente economico, sfidavano il divieto di scioperare introdotto dal

regime e assumevano quindi rilevanza politica. Le mondine diffondevano anche un giornale clandestino [La Risaia), subendo per questo alcuni arresti.

Nel 1931 si ebbero davanti al Tribunale speciale due processi contro dirigenti del movimento « Giustizia e Libertà ». Nel primo, che vide alla sbarra i maggiori esponenti nazionali gi eli isti (fra cui Ferruccio Parri, Riccardo Bauer ed Ernesto Rossi), fu imputato anche il chimico pavese Umberto Ceva (v.), che si tolse poi la vita in carcere. Nel secondo processo Bruno Matti, studente universitario del collegio Ghislieri di Pavia, venne condannato per aver distribuito il giornale « Giustizia e Libertà », clandestinamente introdotto in Italia dal socialista belga professore Leo Moulin. Coinvolto nello stesso processo fu Giuseppe Faravelli (v.)f socialista riformista già segretario della Camera del lavoro di Pavia. Faravelli riuscì a evitare l’arresto espatriando e, da Parigi a Locam[...]

[...] da parte antifascista, a quanto è dato di sapere, circa 12 volontari della provincia. Sul finire degli anni Trenta le fila della cospirazione antifascista si rafforzarono e, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il Partito comunista già aveva in Pavia e provincia alcune centinaia di organizzati clandestini. Le altre forze politiche, per quanto meno attive, diedero anche esse segni di ripresa, cominciando dal 1942 a confrontarsi con i comunisti in periodici incontri di reciproca informazione.

A quell’epoca furono organizzati dagli antifascisti pavesi alcuni incontri domenicali « silenziosi », nel centro della città, per contarsi. Nonostante l’impossibilità di divulga

re pubblicamente l’appuntamento, si potè constatare che in quelle occasioni il centro cittadino era incomparabilmente più affollato del solito.

Nel 1942 un gruppo di studenti liceali (fra cui Annunziata e Rainieri) effettuò un primo, clamoroso lancio di volantini antifascisti in un cinema di Pavia; e all’inizio del 1943 il loro professore, il giellista Giovanni Vaccani, compose artigianalmente e diffuse con alcuni amici tre numeri di un piccolo foglio clandestino intitolato Discussione. Nello stesso tempo, per iniziativa di Giovanbattista Festari e altri, ebbe inizio una produzione di stampa clandestina socialista. Nei primi mesi del 1943, in alcune fabbriche cittadine si ebbero agitazioni e fermate di reparti che costarono ai promotori il licenziamento in tronco. Nel complesso, l’antifascismo pavese emerse nel 1943 con forza e, nel breve periodo di incompleta lib[...]

[...]ta. Nei primi mesi del 1943, in alcune fabbriche cittadine si ebbero agitazioni e fermate di reparti che costarono ai promotori il licenziamento in tronco. Nel complesso, l’antifascismo pavese emerse nel 1943 con forza e, nel breve periodo di incompleta libertà fra il 25 luglio e I’8 settembre, i partiti democratici poterono contare nella provincia su un largo consenso.

Avvio della Resistenza

Tornati con la forza delle armi tedesche, i fascisti diedero subito la caccia agli antifascisti noti e agli ebrei: Edoardo Giorgi, comunista appena rientrato dal confino, fu arrestato e deportato ad Auschwitz, ma riuscì a sopravvivere; il socialista Eglsto Cagnoni, già sindaco di Mortara e deputato, reo di aver aiutato ex prigionieri di guerra inglesi e americani a rifugiarsi in Svizzera, fu deportato a Mauthausen, dove morì; il generale Giovanni Tavazzani, designato capo di stato maggiore del C.L.N.A.I., venne mandato a morire nel lager di Gusen; il comunista Giovanni Baraggia, tra i primi organizzatori della Resistenza, fu deportato a Mauthausen, da dove non fece ritorno; così l’inter[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 150

Brano: [...]e più il fascismo italiano, sopravvisse fino al 1940 allorché, con l'occupazione tedesca, venne fagocitato dal nazismo e si trasformò quasi esclusivamente in un ufficio di reclutamento per la Germania di Hitler. Da quel momento la biografia di Degrelle non si stacca quasi dalla storia della Legione Val Ionie, che combattè soprattutto sul Fronte russo. Il movimento non ebbe maggior fortuna aH’interno del paese, in quanto i maggiori appoggi dei nazisti andarono al V.N.V. fiammingo e al Verbond van Dietsche Nationaalesolidaristen (Verdinaso), formazione di estrema destra olandese che mirava a incamerare le Fiandre belghe e francesi.

Bibliografia: non esistono opere complessive sul rexismo in italiano, ma in opere generali sul fascismo europeo (non sempre del tutto condivisibili) si possono trovare brevi approcci tematici e parziali dati bibliografici: F.L. Carsten, La genesi del fascismo, Milano, Baldini e Castoldi, 1970; Ernest Nolte, La crisi dei regimi liberali e i movimenti fascisti, Bologna, Il Mulino, 1970.

Si veda, per il rigore[...]

[...]ormazione di estrema destra olandese che mirava a incamerare le Fiandre belghe e francesi.

Bibliografia: non esistono opere complessive sul rexismo in italiano, ma in opere generali sul fascismo europeo (non sempre del tutto condivisibili) si possono trovare brevi approcci tematici e parziali dati bibliografici: F.L. Carsten, La genesi del fascismo, Milano, Baldini e Castoldi, 1970; Ernest Nolte, La crisi dei regimi liberali e i movimenti fascisti, Bologna, Il Mulino, 1970.

Si veda, per il rigore dell’analisi, Giovanni Carpinelli, Per l’interpretazione del fascismo belga: studi recenti sul rexismo, in “Il movimento di liberazione in Italia”, a. XXIV, fase. 4, ottobredicembre 1972, pp. 90105 (anche per la bibliografia contenuta).

A.Sc.

Reynaud, Paul

N. a Barcelonnette (Basses Alpes) il 15.10.1878, m. a Neuilly (Parigi) il 21.9.1966; avvocato.

Esponente di centrodestra, deputato all'Assemblea nazionale francese dal 1919, sedette ininterrottamente (salvo una parentesi tra il 1924 e il 1928) alla Camera della Terza Repubblic[...]

[...]ranco, indi

viduando nella artificiosa deflazione e nella crisi economica prolungata che interessò la Francia fino alla fine degli anni Trenta, una delle ragioni del malcontento popolare e dell’adesione dei ceti medi al programma di Fronte popolare, da lui osteggiato. Coerente con la propria linea liberista, fu quindi uno strenuo oppositore del primo governo frontista di Léon Blum (nel giugno 1936 fu tra i pochi deputati che votarono contro l’istituzione delle 40 ore lavorative settimanali) ; ma si distinse rispetto alla destra e anche alle posizioni dellT\///aA7ce démocratique, al cui gruppo apparterrà fino al patto di Monaco (1938), per un atteggiamento non ideologico, bensì motivato da divergenze programmatiche nei confronti dei partiti della sinistra.

Nell'autunno 1935 si allineò con i socialisti e i radicalsocialisti nella critica all’acquiescienza del primo ministro Lavai nei confronti dell’impresa etiopica di Mussolini e il 18.3. 1938 rispose all'appello lanciato da Blum per la costituzione di un’ampia alleanza governativa di unione nazionale (« da Thorez a Reynaud »), per far fronte al protrarsi dell’instabilità economica e al pericolo di guerra.

Il crollo della Francia

Designato ministro delle Finanze nel gabinetto Daladier dall’aprile 1938, con i suoi “decreti della miseria” smantellò tutte le misure so* ciali varate negli anni del Fronte popolare e il 30 novembre represse

10 sciopero genera[...]

[...](v.).

Tra l’aprile e il giugno 1940 la situazione della Francia precipitò: in seguito al fallimento dell’intervento armato francese in Norvegia e a una serie di sostituzioni volute da Reynaud negli Alti Comandi, il 9 maggio il ministro della Guerra Dala

dier rassegnò le dimissioni. Il 10 giùgno, nel pieno dell’offensiva tedesca, il governo lasciò Parigi alla volta di Bordeaux e il 16 giugno, dopo un ultimo scontro con i sostenitori dell’armistizio (contrastante con l’accordo francobritannico del 28 marzo che escludeva paci separate con la Germania), Reynaud lasciò la presidenza del consiglio nelle mani di Pétain.

Nel corso della Resistenza e nel secondo dopoguerra sarà molto criticato l’atteggiamento assunto da Reynaud al momento della resa: egli avrebbe infatti potuto trasferire il governo all’estero (in Gran Bretagna o nel Nord Africa) utilizzando la Marina rimasta indenne dal conflitto, quindi rispettare l’accordo di cobelligeranza in atto con gli inglesi. Inoltre, anche sul piano giuridico, in mancanza di una regolare riunion[...]

[...]poguerra sarà molto criticato l’atteggiamento assunto da Reynaud al momento della resa: egli avrebbe infatti potuto trasferire il governo all’estero (in Gran Bretagna o nel Nord Africa) utilizzando la Marina rimasta indenne dal conflitto, quindi rispettare l’accordo di cobelligeranza in atto con gli inglesi. Inoltre, anche sul piano giuridico, in mancanza di una regolare riunione dell'Assemblea parlamentare, dispersa nell’esodo da Parigi, nessun istituto poteva legalmente revocargli il mandato presidenziale. La sua fu quindi una sorta di fuga, anche se le sue pesanti responsabilità erano da estendere all’intera classe politica dirigente della Terza Repubblica, dimostratasi incapace di trovare soluzioni fuori dal normale quadro istituzionale. Nel rassegnare le dimissioni, Reynaud probabilmente si illudeva sulle possibilità di un avvicendamento ministeriale, senza rendersi conto che, con il suo atto, sanciva invece la fine del regime parlamentare repubblicano.

Egli cercherà poi di giustificare la propria scelta con alcuni libri di memorie: La France a sauvé l'Europe, 2 voli., 1947; Au coeur de la mèlèe, 19391945, 1951; Memoires, 2 voli., 1960 e 1963.

Essendosi rifiutato di partecipare al governo collaborazionista di Vichy (v.), il 16.10.1941 venne arrestato. Processato (insieme a Daladier, al generale Gamelin e a Ma[...]

[...]Liberazione, potè infatti riprendere un'intensa attività parlamentare, sì da svolgere un ruolo di primo piano in organismi economici europei: fu presidente della Commissione affari economici del Consiglio d'Europa (19491955) e delegato all’Assemblea del carbone e dell'acciaio (1952).

Negli anni del secondo dopoguerra rimase coerente con le proprie convinzioni liberiste in campo economico e con una visione parlamentare democratica dell’assetto isti

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 44

Brano: [...]si cominciò a provvedere a partire dal 1923. In tale opera ii nazionalismo si estinse storicamente.

Scioglimento

Il 14.1.1923 era stata nominata una commissione mista per la fusione dell’Associazione Nazionalista Italiana con il Partito Nazionale Fascista. Un mese dopo, il Gran Consiglio deliberava l’incompatibilità fra massoneria (v.) e fascismo su un terreno, quello antimassonico, che era sempre stato prerogativa qualificante dei nazionalisti, con una mossa che apriva la via neH’imme diato alla fusione nazionalfascist£; in prospettiva all'intesa con le gerarchie cattoliche.

Il 26.2.1923 fu sanzionata la definitiva confluenza dell'Associazione nazionalista nei ranghi del P.N.F. che si avviava a diventare il partito unico, lasse della dittatura capitalistica in Italia. Non mancarono pòi, specie nel Mezzogiorno, scontri e polemiche fra nazionalisti ribelli e fascisti; come non mancarono fieri contrasti e conflitti fra uomini come Federzoni e Roberto Farinacci, nel 1926.

Nella fase di decadenza del regime fascista, quel che rimaneva della tradizione e della classe politica ex nazionalista (quasi tutta riassorbita nel quadro del regime) tentò al vertice, ancora con Federzoni, di dare uno sbocco alla crisi fascista, canalizzandola verso la monarchia. Ma il nazionalismo, come movimento insieme aristocratico e intellettuale, come avanguardia politica della reazione del grande capitale, aveva del tutto esaurito la sua funzione e, a differenza di tutti gli al[...]

[...]adizione e della classe politica ex nazionalista (quasi tutta riassorbita nel quadro del regime) tentò al vertice, ancora con Federzoni, di dare uno sbocco alla crisi fascista, canalizzandola verso la monarchia. Ma il nazionalismo, come movimento insieme aristocratico e intellettuale, come avanguardia politica della reazione del grande capitale, aveva del tutto esaurito la sua funzione e, a differenza di tutti gli altri movimenti e gruppi prefascisti, non ricomparve più sulla scena del secondo dopoguerra, quasi a testimoniare le molte interazioni della sua ideologia, del suo ruolo politico con le origini e lo sviluppo del fascismo e del suo Stato.

E. Sa.

Bibliografia: Paola Maria Arcari, Le elaborazioni della dottrina politica nazionale fra l’Unità e l’intervento, Firenze, 1939; Wilhelm Alff, Il nazionalismo precursore del fascismo, in « Il Veltro », Roma, 1964; Franco Gaeta, Nazionalismo italiano, Napoli, 1965; Raffaele Molinelli, Per una storia del nazionalismo italiano, Urbino, 1966; Francesco Leoni, Origini del nazionalismo ital[...]

[...]nalismo precursore del fascismo, in « Il Veltro », Roma, 1964; Franco Gaeta, Nazionalismo italiano, Napoli, 1965; Raffaele Molinelli, Per una storia del nazionalismo italiano, Urbino, 1966; Francesco Leoni, Origini del nazionalismo italia

no, Napoli, 1970; Luigi Ganapini, Il nazionalismo cattolico, Bari, 1970; Nicola Travaglia, Dallo stato liberale al regime fascista, Milano, 1973 (particolarmente al capitolo « Prefascismo e ideologia nazionalistica »).

Nazionalsocialismo

La nascita del movimento nazionalsocialista va collocata nella situazione della Germania (v.), dopo la sconfitta subita nella 'Prima guerra mondiale. Nell’atmosfera di umiliazione e di depressione morale e materiale del dopoguerra, la formazione del Partito tedesco dei lavoratori (Deutsche Arbeiterpartei), fondato a Monaco di Baviera dal giornalista Karl Harrer e dal fabbro Anton Drexler il 5.1.1919, si perse in un primo momento tra le molte organizzazioni politiche e paramilitari di estrema destra che conducevano l’agitazione contro la sconfitta, che attribuiva[...]

[...]riorità militare della coalizione avversaria ma al tradimento interno (leggenda della « pugnalata alla schiena »), e che trovavano ascolto essenzialmente presso la piccola e media borghesia colpita dalla guerra e minacciata dal processo di proletarizzazione accentuato dalla disfatta. Ma fu solo in un momento successivo che il nuovo partito (che presto assunse la denominazione di Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, National sozi al isti sche Deutsche Arbeiterpartei o N.S.D.A.P.) incominciò a far parlare di sé; l’intensificazione della sua agitazione fu strettamente legata alla figura di un nuo

vo leader, Adolf Hitler (v.), presto destinato a prendere il posto dei fondatori e a trascinare la N.S.D.A.P. in una violenta campagna non solo contro la pace di Versailles, ma anche contro la repubblica di Weimar e il sistema parlamentare, e contro la stessa destra tradizionale, accusata di essere impotente nella lotta contro il marxismo (come Hitler designava qualsiasi forma di organizzazione del movimento operaio, compresa la soc[...]

[...]gna non solo contro la pace di Versailles, ma anche contro la repubblica di Weimar e il sistema parlamentare, e contro la stessa destra tradizionale, accusata di essere impotente nella lotta contro il marxismo (come Hitler designava qualsiasi forma di organizzazione del movimento operaio, compresa la socialdenjocrazia) e contro il sistema weimariano.

Putsch di Monaco

Il fallito putsch di Monaco del 9.11.1923, con il quale un manipolo di nazisti con l’alleanza di esponenti militaristi quali il generale Erich Ludendorff (v.), uno dei più famosi capi militari della guerra mondiale, tentò di conquistare il potere per marciare dalla Baviera contro il Reich, costituì la prima esplicita manifestazione della volontà eversiva della N.S.D.A.P. e, insieme, del nuovo stile politico ispirato all’azione diretta che essa intendeva introdurre nella destra tedesca.

Fu ancora Hitler che nel 1925, durante la carcerazione seguita dal fallimento del putsch di Monaco, consegnò alla N.S.D.A.P. con il testo del Mein Kampf (la mia battaglia) una prima sistemazione dei suoi principi teorici. Qu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 376

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Numero unico dedicato alla scarcerazione di alcuni socialisti foggiani, arrestati in seguito a una grave provocazione poliziesca (Cerignola, 29.8.1915)

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ta d’arresto, mentre andava per contro sviluppandosi un profondo odio contro il conflitto stesso e contro coloro che, dopo avervi spinto il Paese, ne traevano cospicui vantaggi, li ritorno dei reduci dal fronte alimentò un impetuoso sviluppo del movimento sindacale, del Partito socialista e delle Leghe proletarie di ex combattenti. Ai reduci disoccupati, ai quali non veniva data la terra tanto solennemente promessa quando stavano in trincea, per s[...]

[...]retti, spesso di tendenze progressiste, ma tuttavia sempre « padroni » e perciò accomunati dai proletari alla classe avversa.

La vita di questi contadini medi, certo non florida, ma in ogni caso assai meno dura di quella dei braccianti, fece sorgere negli strati più poveri della popolazione e fra una parte dei braccianti la volontà di conquistarsi a loro volta un pezzo di terra. Queste aspirazioni non incontravano i favori dei dirigenti socialisti né venivano approvate dalle leghe In quanto, secondo la dottrina ufficiale della socializzazione della terra, il piccolo proprietario

o chi aspirasse a diventarlo era da considerare un elemento obiettivamente controrivoluzionario e andava perciò combattuto. Un movimento di braccianti sanseveresi che raggruppava circa 2.000 lavoratori (i cosiddetti terrage/isti) i quali miravano al riscatto di terre demaniali per diventarne i proprietari fu, ad esempio, costantemente oggetto di ostilità e di sarcasmi da parte dei socialisti e dei leghisti di Sansevero, sia prima che subito dopo la guerra 191518.

Questa visione settaria della lotta politica ed economica non impedì tuttavia, nei primi anni del dopoguerra, lo sviluppo dpi movimento contadino. Nelle precarie condizioni generali del tempo, un forte fascino esercitava sulla grande maggioranza dei lavoratori l'esempio della rivoluzione sovietica del 1917, per cui lo slogan più diffuso era: « Bisogna fare come in Russia ». Ciò portò a uno straordinario rafforzamento delle leghe e quindi del

Partito socialista che ne costituiva l’espressione, fino a fare di questo il primo partit[...]

[...]tadino. Nelle precarie condizioni generali del tempo, un forte fascino esercitava sulla grande maggioranza dei lavoratori l'esempio della rivoluzione sovietica del 1917, per cui lo slogan più diffuso era: « Bisogna fare come in Russia ». Ciò portò a uno straordinario rafforzamento delle leghe e quindi del

Partito socialista che ne costituiva l’espressione, fino a fare di questo il primo partito della provincia: nelle elezioni del 1919 i socialisti ebbero nel Foggiano la maggioranza assoluta e poterono inviare al Parlamento ben 3 deputati (Mucci, Maiolo e Maitilasso) sui 6 assegnati alla provincia (si votava con lista provinciale), contro 2 governativi e 1 radicale. Nelle elezioni amministrative del 1920 il Partito socialista conquistò 29 comuni su 40 e fece eleggere al Consiglio provinciale 25 consiglieri su 50, avendo raccolto 12.000 voti in più di tutti gli altri partiti messi insieme. Nello stesso tempo si sviluppò un notevole movimento di cooperative di consumo e agricole, mentre la Federazione giovanile socialista (che fin dal 191[...]

[...]a forza pubblica 9 braccianti; a San Giovanni Rotondo, il 14.10.1920 furono uccise ben 14 persone, mentre un altro centinaio rimasero ferite.

In quella situazione di lotte cruente e di vittorie, nel gennaio 1921 si svolse il Congresso del Partito socialista. Data la grande influenza personale di Domenico Fioritto, membro della Direzione del P.S.I. (ne sarà segretario politico dall’ottobre 1921 all’aprile 1923), la grande maggioranza dei socialisti foggiani si schierò con la corrente massimalista, mentre la maggioranza della Federazione giovanile optò per i comunisti; completamente assente la corrente riformista. Al Partito comunista passarono anche Luigi Allegato, Filippo Pelosi, Emilio Amoroso di Sansevero, Romeo Mangano e Giuseppe Imperiale di Foggia, che ne costituiranno per alcuni anni il gruppo dirigente.

Nascita del fascismo

Fino quasi alla fine del 1920 il fascismo ebbe nel Foggiano importanza irrilevante. Esso cominciò a strutturarsi all’inizio del 1921, avendo come leaders il cerignolese Giuseppe Caradonna ed i sanseveresi De Cicco e D’Alfonso, tìpici espo



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 429

Brano: [...]aduto a Beinette (Cuneo) il 29.10.1944; ufficiale di carriera. Capitano di fanteria, dopo I’8?9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza cuneese, combattendo nelle formazioni Autonome.

Capo di stato maggiore del I Gruppo divisioni alpine operanti nelle Langhe, durante una difficile missione riguardante uno scambio di prigionieri per liberare patrioti catturati dai tedeschi, cadde in un’imboscata tesagli dai fascisti e venne proditoriamente ucciso con lo studente Stefano Veronese [Nino), diciottenne, sul ponte di Beinette. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare.

Bibliografia: Enrico Martini Mauri, Partigiani Pqnne Nere, Milano, 1968.

Franco, Francisco

Francisco Franco y Bahamonte; Caudillo (capo). N. a El Ferrol (Galizia) il 4.12.1892; dittatore della Spagna (v.). Figlio d’un ufficiale pagatore di marina, compiuti i primi studi nel collegio del Sacro Cuore nella città natale, nel 1907 entrò aH’Accademia militare di Toledo. Nel 1910 si offrì volontario per il se[...]

[...] il 4.12.1892; dittatore della Spagna (v.). Figlio d’un ufficiale pagatore di marina, compiuti i primi studi nel collegio del Sacro Cuore nella città natale, nel 1907 entrò aH’Accademia militare di Toledo. Nel 1910 si offrì volontario per il servizio militare in Marocco, dove la Spagna era impegnata in una sanguinosa guerra coloniale, e al comando di un plotone di polizia fece rapida carriera.

Dopo qualche anno trascorso in patria ed essersi distinto nella brutale repressione di uno sciopero*a Oviedo (1917), ritornò in Africa

nel 1920 e contribuì all’organizzazione di un reggimento della Legione Straniera (il cosiddetto Tercio Estranjero) che, nel 1923, passò al suo comando. Nel 1922 pubblicò un volume dal titolo Marocco, diario di una bandiera e nel 1927, per essersi ancora distinto nella repressione della rivolta marocchina (in particolare per un riuscito sbar, co nella baia di Alhucemas, dietro le linee di Mohamed Abd elKrim, capo dei nazionalisti marocchini), fu promosso generale. '

Il massacro nelle Asturie

Sotto la dittatura di Primo de Rivera, Franco diresse l’Accademia militare di Saragozza. Nel periodo che precedette la caduta della monarchia mantenne un atteggiamento ambiguo, preoccupato soprattutto di non scoprirsi. Proclamata la repubblica in Spagna (14.4.1931), il presidente Azaha gli affidò il comando delle Baleari. Quando, nell’ottobre del 1934, scoppiò l’insurrezione dei minatori nelle Asturie, Franco fu chiamato dal ministro della Guerra, il radicale Diego Hidalgo, a reprimerla con la legione straniera. Appoggiati d[...]

[...]co volò a Tetuan, nel Marocco Spagnolo, e qgi organizzò il trasporto di truppe indige

ne in Spagna, dove presto le seguì; alla morte del generale José Sanjurjo Franco divenne il leader dei militari ribelli. Nelle zone occupate dalle sue truppe, tutti i partiti politici che avevano sostenuto il Fronte popolare furono dichiarati fuori legge e sole organizzazioni autorizzate rimasero la Falange (v.), movimento politico di tipo fascista, e i cari isti, sostenitori della monarchia.

Contro lo sciopero fu sancita la pena di morte; ai privati cittadini fu interdetto ogni spostamento; i simpatizzanti del Fronte furono arrestati e in molti casi fucilati.

Gli sforzi di Franco sarebbero stati tuttavia vani, e la rivolta sarebbe stata stroncata in breve tempo, se in aiuto del generale ribelle non fossero scesi, con l’invio massiccio di uomini e materiali, i regimi fascisti di Mussolini e di Hitler; e se la politica del cosiddetto « non intervento » da parte delle democrazie occidentali non avesse nello stesso tempo ostacolato la solidarietà del mondo civile con la Repubblica spagnola.

Il 2.9.1936 Franco entrò in Toledo. Tre giorni dopo, una « Giunta di difesa nazionale » lo nominò capo dello Stato e gli affidò tutti i poteri civili e militari. Notevole influenza assunse nel contempo suo cognato Ramon Serrano Suner, che ebbe una parte importante nell’unificazione dei carlisti, della Falange, delVAcción Espahola e di altre organizzazioni di destra in un unico [...]

[...]non intervento » da parte delle democrazie occidentali non avesse nello stesso tempo ostacolato la solidarietà del mondo civile con la Repubblica spagnola.

Il 2.9.1936 Franco entrò in Toledo. Tre giorni dopo, una « Giunta di difesa nazionale » lo nominò capo dello Stato e gli affidò tutti i poteri civili e militari. Notevole influenza assunse nel contempo suo cognato Ramon Serrano Suner, che ebbe una parte importante nell’unificazione dei carlisti, della Falange, delVAcción Espahola e di altre organizzazioni di destra in un unico movimento sostenuto dalla Chiesa. Dopo due anni di sanguinosissima guerra che costò la vita a oltre un milione di spagnoli, potentemente aiutato dalle armi fasciste e naziste, Franco entrò a Madrid (primavera del 1938) e instaurò in tutto il paese un regime ispirato ai modelli degli Stati totalitari d’Italia e Germania.

La dittatura franchista

Abolito il suffragio universale, Franco ha instaurato una dura politica di classe che pesa da più di un trentennio sul popolo spagnolo. In campo internazionale Fra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 347

Brano: Liberale Italiano, Partito

LA LIBERTÀ

(RISORGIMENTO LIBERALE)

* ORGANO DEL PARTITO LIBERALE ITALIANO

GENNÀIO 1045

IL CONGRESSO DEL PARTITO LIBERALE ITALIANO DELL’ITALIA INVASA

A partire da questo numero, reazione per l’Aita Italia del « Kisorgi«ente Liberale », per distinguersi dalla edizione di Rema, divenuta quotidiana dopo la liberazione della Capitale, lascia il vecchio titolo per assumere questo, prograaimatico ed augurale insieme « La Libertà >

1! giorno 11 gena no l**45 si e «nato in uaa a.ita j«i: Uai.c SiAiiWiU''ttuii !3 ;j ooufevesikj «> t'ttt.iiiv iJi.ers.ii3 luiiwwio deit’itiittii (tvM> al

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’:ri 3 ra.jur g.tifl'j diiile varie l'e^ei.UuoaJ leg.'ouan de; dìruto.

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111

lì Congrego delle I tritrai'om Tìeqionan dei Penilo l.tb'ral# Italiano d+U'Ua ii tnu;«a, tetruic il 9 oiìio 11 gennaio 1945, prete atto delle dichtarawti di Boncm del 20 di cimbre 1944 «ui prub'emt deha ricostruitone witiona e, ravotvp, la neceit la 1 he tl Comitato di lf & Gavone naamale dell Atta Italia tenga, n mni \iuti>, eve g.a non. la na. tome argatto ruppi esentante il Governo leiituimo riattano e «e isti cui per àtte.4* t \pl età 1 poteri tino al momento in cui lo itene Gmmrno non «s.iitm ià diniUraunte l’emctzto dei poteri w.ede

nt me chi dopo tate munente e in aitesa ùet ditir. ttvé .1 tutto coititutionate del Paese, mentri U CI.XAÌ dotta fondersi sol Cornitelo di l. hnaziùrti venirci t; p i aitn corneali repreà.tcisti e cutnunaif, oitn ad e^prtmtt, À31 loro ii.no 1 t>c»t oryanj delle animiniitraxicm to.dif, continuino a funi onore itl'itiunriUr v'Mgnh #>e Scorra ccn ’e rapprts n'anr.c dt .nieriutt socia* 1, pro(Ks onali td runpwi ci e d, tuUe le athe correnti pattuite IcnuiVH'tenti di'.iO'.rrt.tht, qua.t organ coi>xulltii, dìii'imti a costituii e le prime bau per luvvaniKiio de'la nuota, devuterana ita lana

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ti Ccìt<ji'<’!ivo aelle f ;derttion> Regionali del Parino Lib<ra!e Italiana ielt'lufon invasa, tenuto V K Orno 11 genite o !U45,

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[...]eJMfc pomici tiiiitetiralo rv.v.i tartn/n di S. attore fi .tit ano da n.iti de. y*rvenie tedesco f*ANZ t dei w.icntc tedueo KUHU'S, di t u,uni aii evintone pubbica e atte dazioni VnUe e ai loro Ci mandi ùeneruli 1 tunnomt

m,i\z e tu.lupa

Spie e Traditori

C'oìa a U.aaà serie DAMO C4.VÀCSA d: cugine bienecr, aiti circa mein l,7u, bton de. con p.'Oiiu;i<iciu nato allunino.

V* tratta di uva. p^rtcoota spia al soldo iti tedeschi e dei fascisti, che ha ad proioca.v Carretto di a.cani patitoli

In atti noi dal t/ usto eai'igo che io attende, t vws.jì antiCt sìfi.'in <tua>a.nghi nei confronti ó: qu slo delinquente tV qtra tn ella al a race a di a»U./<ueat« « ai tbr<«, —

‘ La Libertà », organo dei P.L.i. per l’Italia occupata (gennaio 1945)

soché indisturbato nella Capitale; a Milano, con Alessandro Casatf (v.) ; a Torino, per iniziativa di Marcello Soleri insieme all'ex collaboratore di « Rivoluzione Liberale » Manlio Brosio.

Soleri allargò contemporaneamente la cerchia liberale a Cuneo, sua città d'origine e teatro delle s[...]

[...]eadership di fatto degli sparsi nuclei liberali che cercavano di ricollegarsi, Croce assolse alla funzione — del resto riconosciutagli per tutto il corso del ventennio dai suoi seguaci — di mentore e, ancor più, di depositario dell’ideologia liberale. Il fattore connettivo del risorto movimento era rappresentato, in sostanza, da un richiamo esplicito delle sue componenti più autorevoli — a cominciare appunto dal filosofo napoletano — alla realtà istituzionale e sociale che aveva preceduto l'avvento del fascismo. L’ideale di Croce e dei suoi amici rimaneva il vecchio Stato umbertino, il tradizionale assetto della società italiana postunitaria, che essi intendevano richiamare in vita, come se (giusta l’interpretazione data dal filosofo) il fascismo non fosse stato che una affermazione passeggera, una crisi occasionale e transeunte di un organismo fondamentalmente sano e non suscettibile di subire innovazioni profonde qual era, a loro avviso, l’Italia da cui era nata la dittatura.

La fedeltà all’istituto monarchico (e alla persona stessa [...]

[...] il vecchio Stato umbertino, il tradizionale assetto della società italiana postunitaria, che essi intendevano richiamare in vita, come se (giusta l’interpretazione data dal filosofo) il fascismo non fosse stato che una affermazione passeggera, una crisi occasionale e transeunte di un organismo fondamentalmente sano e non suscettibile di subire innovazioni profonde qual era, a loro avviso, l’Italia da cui era nata la dittatura.

La fedeltà all’istituto monarchico (e alla persona stessa di Vittorio Emanuele III, malgrado le sue innegabili e pesanti responsabilità nell’avvento di Mussolini al potere) ; il rifiuto e la paura ossessiva di fronte all’ipotesi di una crescita e di una espansione delle idee del socialismo e del comuniSmo (in altre parole, di fronte alle rivendicazioni delle masse popolari); i vincoli ben precisi che univano l’antico stato maggiore liberale ai settori più chiusi ed esclusivisti della classe dirigente economica, erano gli elementi determinanti di una piattaforma che riproponeva in definitiva al Paese la direzione[...]

[...]rchico (e alla persona stessa di Vittorio Emanuele III, malgrado le sue innegabili e pesanti responsabilità nell’avvento di Mussolini al potere) ; il rifiuto e la paura ossessiva di fronte all’ipotesi di una crescita e di una espansione delle idee del socialismo e del comuniSmo (in altre parole, di fronte alle rivendicazioni delle masse popolari); i vincoli ben precisi che univano l’antico stato maggiore liberale ai settori più chiusi ed esclusivisti della classe dirigente economica, erano gli elementi determinanti di una piattaforma che riproponeva in definitiva al Paese la direzione politica dei settori tradizionali della borghesia, legata con solidi cordoni ombelicali ai ceti confindustriali e dell’alta finanza, come a quelli agrari.

Croce medesimo, enunciando nel

1944 i propositi con i quali egli ed i suoi amici si accingevano a ricostituire il Partito liberale, ne illustrava i connotati affermando che esso doveva essere il ritorno « puro e semplice » a una compagine di « tradizione cavouriana » quale era quella — aggiungeva il [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 88

Brano: [...]tati dal regime e costretti a numerosi trasferimenti da una provincia all’altra in cerca di lavoro, nel 1927 i due coniugi furono rinviati con foglio di via obbligatorio a Cuneo, dove aprirono una bottega di legna e carbone, continuando la cospirazione antifascista.

In collaborazione con Carlo Bava e Giovanni Barale, per incarico del Partito comunista e del Soccorso Rosso Internazionale organizzarono l’espatrio clandestino di numerosi antifascisti, finché nel 1935 vennero arrestati con altri compagni comunisti e gi eli isti: Vindice Cavali era, Vittorio Foa, Massimo Mila ecc.. Dopo mesi di carcere a Roma (l’Aimo a Regina Coeli e Maria Renaudo alle Mantellate), furono deferiti al Tribunale speciale, ma entrambi furono assolti.

AH’indomani deU'8.9.1943 “Cloto” e Giasone (nome di battaglia di Giuseppe Aimo) parteciparono attivamente alla Guerra di liberazione, operando continuamente nel C.L.N. e a contatto con le formazioni garibaldine del Cuneese.

Dopo la Liberazione continuò a operare nel movimento democratico a Cuneo, a fianco del marito designato dal C.L.N. vicesindaco della città.

P.Bu.M.Ca.

Renaud[...]

[...]indaco della città.

P.Bu.M.Ca.

Renaudo, Tommaso

Gino. N. a Borgo San Dal mazzo (Cuneo) nel 1920, m. il 14.2.1945 in valle Grana (Cuneo); studente. Iscritto alla Facoltà di Economia e commercio, dopo l'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza cuneese. Militò nelle formazioni “Giustizia e Libertà” della valle Stura, divenendo comandante di distaccamento e poi di banda nella valle Grana.

Dopo essersi distinto in numerose azioni di guerriglia, fra le quali va ricordato l’attacco al treno Torino

Cuneo (11.2.1945) che portò alla cattura di una ventina di soldati tedeschi e fascisti, sostenne alla testa dei suoi compagni un grande rastrellamento seguito a questa azione. Scontratosi con il nemico in campo aperto, durante l’intera giornata del 13 febbraio riuscì a contenere, con gli uomini della Banda “Pradleves”, l’attacco degli avversari, ma il giorno dopo fu colpito a morte da una bomba di mortaio, insieme al maggiore russo Aljon Konev (v.).

« Era uno dei migliori nostri ufficiali — scriverà il 18.2.1945 Dante Livio Bianco — e forse il nostro più bel comandante di banda, sulla cui personalità era vivamente modellata la sua formazione ».

Alla sua memoria sarà confe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 560

Brano: [...]sazione delle forze contrappostè. Vergano soprattutto, presenta una sfaccettatura ideologica più complessa, arrivando persino a prefigurare certi accenni alla restaurazione del grande capitale in anni in cui ciò non si era àncora palesemente verificato. Egli' infatti non solo pre< senta tedeschi e partigianicontadini in lotta tra di loro, ma aggiunge al quadro esponenti dell'alta borghesia industriale lombarda. che, dapprima collaboratori dei nazisti, si affrettano a inserirsi nel nuovo stato di cose alla vigilia della Liberazione, acquisendo meriti « partigiani » in funzione 4i una nuova verginità politica. È delineato così ciò che fu in larga misura l'atteggiamento del grande capitale di fronte alle forze sociali che fecero la Liberazione; il loro precostituirsi ur: alibi in vista di una non lontana restaurazione del potere capita

I isti coborghese, del resto mai seriamente minacciato.

In Vergano e Lizzani, insomma, si ha una maggiore coscienza storica e civile a livello di ideologia politica; non un generico atteggiamento di ribellione verso il tedesco occupante e nemico, non un epico senso di tragicità dolorosa, ma una precisa scelta ideologica che rintraccia esattamente le ragioni storicoeconomiche dèlia lotta. I tedeschi sono soprattutto nazismo, cioè una forma degenerata ed esaltata del fenomeno fascista. I partigiani sono la forza armata di certe classi che traggono i motivi ultimi della loro lotta in rivendicazioni [...]

[...]ericoloso, anche se non altrettanto efferato, dell’occupante nazista.

Purtroppo alla chiarezza di impostazione ideologica e critica non corrispose una adeguata felicità espressiva. I loro film rimangono incompiuti sul piano dell’espressione poetica e costituiscono quindi, in ultima inalisi, una matèria ricca, ma allo stato grezzo.

Francesco Maselli: esordisce con Gli sbandati (1955), una storia di giovani borghesi nell’estate del

1943, visti nella difficile transizione dall’adolescenza alla maturità, con gli impegni e le scelte che ciò esige. Troppo giovane per aver preso direttamente parte alla lotta partigiani egli ne rivive il clima attraverso la crisi adolescenziale. Maselli appartiene alla generazione che non fu direttamente compromessa dal fascismo né che vi si oppose attivamente. Fu una generazione che, nata nel fascismo, lo vide sparire storicamente nel periodo del proprio difficile passaggio verso l’età adulta. Priva di un termine di paragone preesistente, essa si rifiutò al fascismo per un'operazione tutta intellettuale[...]

[...]e storica. A volte il racconto è sciolto e piacevole, ma manca ogni forza poetica o epica tragicità.

Un giorno nella vita è di Alessandro Blasetti. I suoi partigiani si rifugiano in un convento di suore che vengono poi trucidate dai tedeschi. Il film contiene un generico messaggio contro la violenza e una disposizione pacifista; concepito in termini spettacolari, rappresenta un tentativo di forzare entro schemi tradizionali la tematica neorealistica.

Il corriere di ferro, di Francesco Zavatta, può rientrare nello stesso ^discorso. Anche qui le vicende di un capo partigiano, di un pilota americano e di una ragazza costituiscono I nodi di un racconto che solo epidermicamente si inquadra nel periodo della lotta di liberazione.

Pian delle stelle, di Giorgio Ferroni, è una storia di ufficiali inglesi fuggiti dal campo di concentramento, di partigiani, di spie e di donne combattenti. Pur essendo prodotto dal Corpo Volontari della Libertà, il film è solo una storia romanzata con un taglio all'americana, svelto e superficiale.

Davanti[...]

[...] delle stelle, di Giorgio Ferroni, è una storia di ufficiali inglesi fuggiti dal campo di concentramento, di partigiani, di spie e di donne combattenti. Pur essendo prodotto dal Corpo Volontari della Libertà, il film è solo una storia romanzata con un taglio all'americana, svelto e superficiale.

Davanti a lui tremava tutta Roma porta la firma di Carmine Gallone. Pur avvalendosi dell’interpretazione di Anna Magnani il film, che ha come protagonisti cantanti lirici che operano nelle organizzazioni clandestine, non esce dai moduli del l’avventura fumettisticopopolare.

Il filone di opere ispirate alla Resistenza è nel cinema italiano numericamente povero rispetto ad altre cinematografie minori alla nostra per tradizioni e valore (Jugoslavia, Polonia); qualitativamente è felice solo nei film rosselliniani. Ragioni di natura economica (scarsa remuneratività) e politica l’hanno ostacolato. Fino a quando certi tipi di produzione indipendente (che traevano alimento dalle forze popolari e dai gruppi democratici), in defi

560


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine isti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---fascismo <---fascista <---fascisti <---comunista <---Partito comunista <---Storia <---comunisti <---italiano <---socialista <---socialisti <---Bibliografia <---P.S.I. <---antifascista <---nazismo <---nazisti <---antifascismo <---antifascisti <---fasciste <---ideologia <---C.L.N. <---C.L.N.A.I. <---Emanuele III <---F.L. <---La dittatura <---P.C.I. <---Pratica <---Vittorio Emanuele <---ideologico <---lista <---marxismo <---massimalista <---nazionalisti <---nazionalsocialista <---pacifista <---riformista <---socialismo <---ANZ <---Adolf Hitler <---Agostino Scal <---Al XX <---Alberto Sergio <---Alcalé Zamora <---Alessandro Bla <---Alessandro Zannini <---Aljon Konev <---Alojz Runitic <---Andrea Tarana <---Andreas Rutar <---Angelo Spinato <---Anton Drexler <---Antonio Rot <---Antonio Salcito <---Antonio Sivec <---Atta Italia <---Benedetto Croce <---Benedetto Sedmak <---Beniamino Sacchet <---Bruno Matti <---Bruno Sbriz <---CSA <---Carlo Scaccabarozzi <---Carmelo Scilla <---Carmine Gallone <---Celestino Rosà <---Cesare Ronco <---Charles De Gaulle <---Chimica <---Città di Treviso <---Congresso del Partito <---Congresso di Bologna <---D.A.P. <---Daniele Roveri <---Daniele del Carso <---Die Nationalita <---Die Wehr <---Diego Hidalgo <---Diplomatica <---Diritto <---Domenico Fioritto <---Domenico Sandri <---Domenico Schettini <---Domenico Se <---Edoardo Soina <---Elio Teresio Sozzi <---Emilio Amoroso di Sansevero <---Emilio Scarpa <---Enrico Martini Mauri <---Ernest Nolte <---Ernesto Fratoni <---Ernesto Santiioni <---Esiste nel Partito <---Essi sono <---Esteri del Terzo Reich <---Ettore Tibaldi <---Eugenio Sgarban <---Ezio Setti <---FFSS <---Fabrizio Maffi <---Facoltà di Economia <---Federico Tartari <---Ferminio Spigolo <---Fernando Sperati <---Filippo Gramigna <---Filippo Skok <---Francesco Leoni <---Francesco Sa <---Francesco Salamone <---Francesco Scotto <---Francesco Sedmak <---Francesco Zavatta <---Franco Gaeta <---Franco Tedeschi <---Freies Deutschland <---G.A. <---G.A.P. <---Gaetano Scoscini <---Gaulle segretario generale del Comitato <---General Ludwig Beck <---Germania di Hitler <---Giacinto Menotti Serrati <---Giacomo Angelo Sina <---Giacomo Spizzichino <---Gianfranco De Bosio <---Gino Segrado <---Giorgio Eugenio Tedeschi <---Giorgio Ferroni <---Giorgio Tamburin <---Giorni di gloria <---Giovanbattista Festari <---Giovanni Carpinelli <---Giovanni Giuseppe Sperone <---Giovanni Scala <---Giovanni Sci <---Giovanni T <---Giurisprudenza a Vienna <---Giuseppe Caradonna <---Giuseppe Di Vittorio <---Giuseppe Imperiale di Foggia <---Giuseppe Rosati <---Giuseppe Salimbeni <---Giuseppe Scozzari <---Giuseppe Serventi <---Giuseppe Silenzi <---Giuseppe Socolich <---Giuseppe Sorc <---Giuseppe Stare <---Giuseppe Stepancic <---Gracco Spaziani <---Gran Bretagna <---Guerra Dala <---Guerra Gii Robles <---Guglielmo S <---Guserìr Antonio Ske <---Henry M <---Il Mulino <---Isidoro Ropetti <---Italia Libera <---Ivan Rupnik <---Ivan Sabadini <---Ivan Skerjanc <---Ivan Slavec <---J.W. <---Jacob Scukovt <---Jean Paul Sartre <---Johann Skorje <---Josef Rupnik <---Josef Suligoj <---Josip Stipcevic <---K.D. <---K.J. <---Kòln-Berlin <---La Libertà <---La Risaia <---La vita <---Legione Straniera <---Legione Val Ionie <---Leopoldo Simonet <---Lorenzo Rosei <---Lorenzo Stur <---Luigi Rosso <---Luigi Salma <---Luigi Spada <---Luigi Tandura <---Luigi Tavino <---Ma-Iatesta <---Mario Camerini <---Mario Sampi <---Mario Scherlavai <---Mario Viazzoli <---Massimo Mila <---Mein Kampf <---Milano a Roma <---Ministero degli Esteri <---N.S.D.A.P. <---NSDAP <---New York Times <---Nicola Serra <---Nicola Travaglia <---Orazio Som <---Organo del Comitato <---P.C. <---P.N.F. <---P.S.I.U.P. <---Paola Maria Arcari <---Paolo Salvi <---Parigi a Locamo <---Parri-Pajetta <---Partilo V <---Partito Nazionale Fascista <---Pietro Rossi <---Poetica <---Primo Visentin <---Primo de Rivera <---Prussian Army <---Quartier generale in Francia <---Ramon Serrano Suner <---Regina Coeli <---Regionali del Parino Lib <---Remigio Rose <---Remo Tagliaferri <---Renzo Suriani <---Repubblica di Weimar <---Resistenza nel Lazio <---Reynaud negli Alti Comandi <---Riccardo Bauer <---Riccardo Dagradi <---Rivoluzione Liberale <---Rodolfo Sitar <---Rttflisnah del Ppiltto <---San Giovanni Rotondo <---Santa Croce <---Silvester S <---Sociologia <---Stato fascista <---Storia moderna <---Thorez a Reynaud <---Tl Conffrew <---Tomaso Rossi <---Trenta in India <---Tìeqionan dei Penilo <---Ua Sezione Socialista <---Ugo Ciocchiatti <---Ugo Rotta <---Ugo Tartufari <---Umberto Sitta <---Umberto di Savoia <---Unter-Tannowitz <---Ut-Ufi <---V.N.V. <---Val Meo <---Vascon di Carbonera <---Vittorio E <---Vittorio Foa <---Vittorio Sturi <---Vittorio Tedeschi <---Vittorio Temelin <---Walter Tampieri <---Zeno Pini <---aliano <---antifasciste <---azionisti <---carlisti <---cavouriana <---collaborazionista <---crociana <---d'Argile <---d'Azione <---d'Europa <---d'Italia <---dell'Assemblea 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