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Il segmento testuale irredentisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 34Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 106

Brano: [...]zione subimperialista rispetto allo stesso Impero austroungarico, per le masse popolari la liberazione delle terre irredente si identificava in una lotta democratica e per la libertà, contro l’Austria che da un secolo era l’odiato gendarme d’Europa.

La componente democraticopopolare, che comprendeva repubblicani e radicali da un lato e socialisti dall’altro, assumeva anche carattere di opposizione al governo che (in dispregio alle aspirazioni irredentistiche del Paese) aveva impegnato l’Italia in una alleanza con rimpero austroungarico [Triplice Alleanza, 18821903).

Dall'irredentismo al fascismo

Alla vigilia della Prima guerra mondiale e nella fase di neutralità dell’Italia le varie correnti irredentistiche confluirono nell’interventismo (v.). Ma mentre i borghesi nazionalisti erano per un interventismo « triplicista », cioè per partecipare alla guerra a fianco della Germania e deìl’AustriaUngheria, gli irredentisti democratici erano per un interventismo « intesista », ossia a fianco della Francia e della Gran Bretagna. Su posizioni « intesiste » si

schierò anche una parte della borghesia imperialista.

Con il trattato di Londra del 1915, in seguito al quale l’Italia aderì all’Intesa, il governo monarchico barattò segretamente l’intervento in guerra dell'Italia contro l’AustriaUngheria e la Germania con la garanzia di ottenere, a guerra vinta, determinate annessioni territoriali:

il Trentino, il Tirolo sino al Brennero, Gorizia, Gradisca, Trieste, l’intera Istria fino al Golfo del Quarnaro e le i[...]

[...]ò la fine dell’irredentismo italiano, non solo per la ottenuta annessione delle popolazioni italiane che erano rimaste fuori dai confini dopo il Risorgimento, ma soprattutto perché la soluzione nazionalistica e imperialistica del problema aveva portato aH’interno dei nuovi confini politici minoranze irredentiste slava e tedesca, sicché l’Italia era diventata a sua volta un paese oppressore.

Nondimeno i fascisti cercarono di dare una vernice « irredentistica » alla loro politica estera aggressiva e sciovinista. Sorsero così negli anni del regime le associazioni « prò Dalmazia » che rivendicavano l’« italianità » della intera costa adriatica della Jugoslavia, e fu alimentato anche il mito del « mare nostrum » per giustificare le pretese fasciste su Malta, Tunisi, la Corsica, ecc.. Ma ormai l’irredentismo aveva perduto ogni connotato di credibilità per trasformarsi nel più vieto sciovinismo.

Nel secondo dopoguerra il passaggio dell’lstria alla Jugoslavia ha alimentato neH’ambito del neofascismo rigurgiti di irredentismo « giuliano », rimasti p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 120

Brano: [...]occaforte del clericalismo, della conservazione sociale e dell’oppressione dei popoli in Europa.

La Grande Guerra

La propaganda di Cesare Battisti a favore dell’interventismo (v.) rifletteva l’irredentismo (v.) trentino che vedeva l’entrata dell’Italia nel conflitto come « l’ultima guerra del Risorgimento » per liberare Trento e Trieste. L’irredentismo era diffuso soprattutto in una fascia urbana medio borghese, politicamente liberale (gli irredentisti socialisti come Battisti furono una minoranza) che si richiamava a Giuseppe Mazzini e agli ideali risorgimentali, ma a cui non erano estranee ragioni econo

miche: l’impero Austroungarico aveva infatti sacrificato il Trentino a una vocazione tutta agricola o di embrionale turismo (“luogo di cura” o Kurort, con nascenti stazioni di villeggiatura e termali in località come Riva del Garda, Arco, Madonna di Campiglio, Levico Terme ecc.), ma soffocando le iniziative della media borghesia imprenditoriale che si sentiva compressa e umiliata.

Non bisogna dimenticare poi che l’irredentismo, bench[...]

[...]% all’agricoltura, controllata dal Partito Popolare e dalle gerarchie cattoliche, era invece per l’autonomia, sostanzialmente devota al l’imperatore Francesco Giuseppe e solidale con l’efficientismo dell’impero asburgico. Così si spiega anche la posizione di Alcide De Gasperi (v.j, capo dei popolari che, nel dopoguerra, si guadagnerà l’epiteto di “austriaco”. A conferma di ciò, basta raffrontare due semplici dati: di fronte ai circa 600 trentini irredentisti che, espatriati come Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa (catturati dagli austriaci in combattimento nel 1916, saranno impiccati Battisti e Filzi, fucilato Chiesa, nella Fossa dei Martiri, nel Castello del Buonconsiglio a Trento), combatterono nella Legione Trentina, circa 40.000 furono invece i trentini che disciplinatamente risposero alla leva in massa combattendo in divisa austroungarica. La stragrande maggioranza di questi venne inviata sul fronte russo dei Carpazi, dove quindicimila di loro si diedero prigionieri, ma non perché non vo

lessero combattere in divisa austroungar[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 69

Brano: [...]o democratico cristiano, influenzato dalla predicazione e dalla propaganda di don Romolo Murri. Il sindacalismo rivoluzionario e la polemica antiriformista trovarono quindi uno sbocco nelle giornate della « settimana rossa » (v.), giusto alla vigilia della prima guerra mondiale (giugno ’14). Con lo scoppio della guerra e nel corso del conflitto (la città divenne allora importante base militare), si presentarono alla ribalta anche i primi nuclei, irredentisti, nazionalisti e, nel dopoguerra, le prime formazioni di ex combattenti.

Primo dopoguerra

Su questo terreno i fermenti di vita popolare risorsero vigorosamente nei 19191920, e da queste forze e tradizioni trasse alimento la lotta contro il fascismo, che si affacciò nella città di Ancona soltanto nel 1921, in coincidenza con le elezioni politiche generali. Nelle prime elezioni del dopoguerra (novembre 1919) i socialisti avevano ottenuto nel comune di Ancona 958 voti, i repubblicani 1.641, i liberali 1.420; e, su scala provinciale, i socialisti 15.614 voti, i repubblicani 8.557, i popolari[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 25

Brano: D’Annunzio, Gabriele

legare l’estrema destra ai vertici del governo. Da Oscar Sinigaglia, industriale siderurgico e finanziatore deH’impresa dannunziana, agli avventurieri tipo Host Venturi e Giuriati, agli irredentisti tipo Grossich, ai generali di tendenza nazionalistica, ai capi del Comando Supremo, vediamo in atto un’alleanza di forze che nel governo trovò una resistenza più enunciata a parole che dispiegata nei fatti. Venne così in qualche modo prefigurata la situazione che avrebbe caratterizzato la preparazione e l’effettuazione della marcia fascista su Roma,

L'appello di Nitti « al popolo » che « col suo contegno fernio e austero Impedirà ogni perigliosa avventura », « alle masse anonime, agli operai e ai contadini », appello contenuto nelle dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio alla Cam[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 410

Brano: [...] Foschiatti rappresentò la parte più coerente del repubblicanesimo triestino, rimasta antifascista (mentre altri repubblicani ed ex mazziniani aderirono al fascismo) e che nel 194243 confluì, anche per merito di lui, nel P. d’A., partecipando infine alla Resistenza. Fra il 25 luglio e il novembre 1943, Foschiatti denunciò l’equivoco patriottico dei conservatori che manovravano per un nuovo « blocco sacro » sfruttando il ricatto dei vecchi ideali irredentisti, e attaccò aspramente i ceti altoborghesi e gli stessi ex commilitoni del 1915 che, in nome dell’antislavismo, si erano asserviti alla classe dirigente alleatasi ai nazisti. Nel C.L.N. triestino l’azione del P. d'A., per merito del Foschiatti e del Miani, fece prevalere una politica unitaria é democratica bloccando le manovre insidiose della destra.

Sue opere principali: Lettere fra il 1915 e il 1943 La borghesia triestina (su Rivoluzione liberale); Conversioni (ibidem); Appunti repubblicani ad un manifesto; Trieste e il suo problema politico; Il problema nazionale della Venezia Giulia; F[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 379

Brano: [...]n solo ricorse a feroci persecuzioni e a radicali modifiche giuridicoamministrative, ma fu accompagnata da una intensa campagna propagandistica

che andava dalla rievocazione nostalgica della belle époque austriaca e delle fortune dell'emporio adriatico, fino all’abile sfruttamento del collaborazionismo « indigeno ». A quest’ultimo aderirono i gruppi industriali, armatoriali, assicurativi e agrari triestini e giuliani, con le loro frange di ex irredentisti e volontari giuliani della prima guerra mondiale, legatisi al capitalismo locale per opportunismo, miopia nazionalista o slavofobia. Per favorire tale collaborazionismo il Rainer insediò alle cariche locali alcuni italiani, su designazione dell’Unione Industriali: come prefetto di Trieste il dott. Bruno Coceani (v.), vicepresidente dell’Unione stessa ed ex gerarca corporativo; come podestà, l’avvocato Cesare Pagnini, già consigliere della Associazione italo germanica; a direttore del Lloyd Triestino, l’armatore Guido Cosulich; e a direttore della R.A.S., Gustavo Comici. A prefetto di Gorizia[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 640

Brano: [...]tive operaie e all’attività del Circolo di studi sociali che, in quegli anni, si aprì ai nomi più prestigiosi della cultura italiana.

Austromarxista

Equilibrato ma convinto fautore dell' austromarxismo e della concezione

di uno Stato plurinazionale da conservare per democratizzarlo (trasformando l’impero austroungarico in una confederazione tra italiani, tedeschi e popoli nuovi « senza storia » come gli slavi), Pittoni fu contrario agii irredentisti che auspicavano la distruzione dell’Austria e la formazione di Stati nazionali indipendenti. Quindi si oppose all’irredentismo triestino, pur affermando i valori della cultura italiana.

Eletto deputato alla Camera di Vienna allo scoppio della Prima guerra mondiale, contro la quale aveva intensamente operato, si prodigò a Trieste per lenire le sofferenze della città, procurare viveri alla popolazione affamata, aiutare i profughi e i colpiti dalle misure di polizia. In seguito al contrasto avuto con un funzionario austriaco, venne chiamato alle armi e congedato solo nel 1917, quando si riapr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 657

Brano: [...]n ed Eugenio Verginella, finché il giornale non venne distrutto dai fascisti il 23.9.

1923, mentre era direttore Giuseppe Poduje.

Uno dei promotori e principali collabora< tori del giornale, Lajos Domonkos, scrivendo per II Popolo di Trento, diretto da Cesare Battisti, affermava che a Pola e in Istria italiani e slavi erano ovunque mescolati e che quella fusione etnica determinava la possibilità di collaborare nella lotta sociale. I rigidi irredentisti e i nazionalisti, aggiungeva Domonkos, erano nel 1900 solo alcuni vecchi nostalgici della rivoluzione del 1848, che peccavano di estremismo verbale e, viceversa, spesso si piegavano ai voleri del governo austriaco nonostante la proclamata rigidezza.

ì\ 15.6.1900 i socialisti organizzarono il primo comizio pubblico al Teatro « Apollo », con discorsi in lingua italiana, croata e tedesca. Nel 1902 si ebbe il primo sciopero. Nel frattempo il « Proletario » si era trasformato da settimanale in quotidiano, con una propria tipografia, per iniziativa di Gerolamo Dobrich e Domonkos.

Quest'ultimo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 252

Brano: [...]st'ultimo (nominato capo di stato maggiore) sarà chiamato a Roma (novembre 1919).

Badoglio infatti non fece nulla per impedire che ai 200 legionari giunti a Fiume si unissero le centinaia di carabinieri in servizio nella città e altri reparti che costituivano il presidio italiano, nonché gli equipaggi delle navi italiane che si trovavano alla fonda nel porto. Con l’appoggio di un “Consiglio nazionale fiumano” precedentemente creato dai gruppi irredentisti locali capeggiati dal medico Antonio Grossich, D’Annunzio potè così installarsi tranquillamente al potere, organizzare un piccolo esercito che arrivò ad avere circa 4.000 uomini, compiere atti di pirateria contro navi commerciali in transito, istituire una vera e propria dittatura personale ammantata di grottesco istrionismo.

Il protagonismo dannunziano dominò per parecchi mesi la scena fiumana e potè essere sfruttato dal governo di Roma per concludere con la Jugoslavia, nel novembre 1920, il Trattato di Rapallo (v.). Poche settimane dopo la firma di tale accordo, il “comandantepoeta” e i [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 510

Brano: [...]la nascita della nuova avanguardia comunista.

Bibliografia: L. Lotti, La Settimana Rossa, Firenze, 1965; E. Santarelli, La Settimana Rossa, in il socialismo anarchico in Italia, Milano, 1959; G. Cerrito, Dall'insurrezionalismo alla settimana rossa, Firenze, 1977.

R.Gi.

Sfiligoj, Augusto

N. a Castel Dobra (Gorizia) il 21.10. 1902; avvocato.

Antifascista, nel giugno 1930 fu arrestato nel corso di una vasta retata persecutoria contro irredentisti sloveni, con l'accusa di aver preso parte all’organizzazione di atti terroristici contro sedi di giornali e organizzazioni fasciste della Venezia Giulia (v. Gorizia). Deferito al Tribunale speciale, il 5.12.1931 fu processato e condannato a 10 anni di reclusione.

Nuovamente arrestato nel 1941, nel quadro della repressione condotta contro il nascente movimento partigiano della Venezia Giulia, fu per la seconda volta deferito al Tribunale speciale, riunitosi per l’occasione a Trieste, e condannato a 30 anni. Riacquistata la libertà con la caduta del fascismo, dal 1944 collaborò con il Fronte[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine irredentisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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