Brano: [...]
Lo Scià dell'Iran dichiarava recentemente, a Londra, ad un gruppo di giornalisti, che una rivolta nel suo paese era assolutamente impossibile. Ma lo scetticismo generale che accolse questa affermazione mostrava chiaramente che la diagnosi degli osservatori professionali era diversa da quella del Capo del paese.
Vero é che a Teheran non si nota, oggi, atmosfera di crisi. Nonostante gli attacchi delle stazioni radio sovietiche contro i dirigenti iraniani, e nonostante le voci che corrono a proposito di una oscura macchinazione diretta a provocare un sollevamento dei Kurdi, si nota oggi, dopo i recenti accordi di mutua difesa conclusi con gli Stati Uniti, un superficiale sentimento di stabilità. Semplice « segno addizionale » dicono taluni osservatori non sprovvisti di cinismo degli affari medioorientali. Non era una analoga fallace apparenza di stabilità che caratterizzava l'Irak fino a quel mattino in cui, nello spazio di un'ora, il vecchio regime venne spazzato via?
Quale che sia il valore di queste previsioni, l'Iran é certamente entrate)[...]
[...]ccidente spogliandolo a poco a poco delle sue posizioni strategiche e dei suoi atouts economici. L'Iran ha scelto il deciso allineamento con l'Occidente nel momento stesso in cui quei due grandi obbiettivi sovietici lo rendevano particolarmente vulnerabile. Dopo i cambiamenti verificatisi nell'Irak, la defezione strategica dell'Iran darebbe un gravissimo colpo a tutto lo schieramento occidentale fra la Turchia e l'India. E la perdita dei petroli iraniani toglierebbe all'Occidente la fonte più a buon mercato, dopo quella di Kuwait, di questa fondamentale materia prima.
Durante più di un secolo, la sicurezza iraniana è stata fondata su una formula aritmetica semplice. La potenza occidentale (soprattutto britannica) di là dai mari, meno la distanza, più l'esercito angloindiano in prossimità, era uguale alla potenza russa alle frontiere. Questa formula aritmetica, tuttavia, ha cessato di essere esatta quando i primi sputnik hanno incominciato a girare intorno alla terra. La formula aritmetica che l'ha sostituita era meno rassicurante: la potenza[...]
[...]ientale delle città orientali. Un visitatore frettoloso che non ne veda che il centro, potrebbe immaginarsi che l'Iran ha veramente raggiunto quel livello di vita che le sue risorse di materie prime e il suo eccezionale reddito possono assicurargli. Le lussuose ville di Shemiran, nel quartiere residenziale a nord della capitale, non sfigurerebbero in nessuna capitale occidentale. I palazzi e i magnifici uffici delle compagnie aeree nei quali gli iraniani ricchi vanno a prenotare il loro prossimo viaggio a Cannes o ad Acapulco, sarebbero degni di fiancheggiare una qualsiasi magnifica strada occidentale. I grandi negozi illuminati aI neon nei quali sono esposti gli ultimi modelli di automobili, le vetrine piene di Parker 61, di registratori e di magnetofoni modernissimi, potrebbero soddisfare qualsiasi clientela abituata a un secolo di prosperità. I gioielli e i vestiti delle persone che si incontrano ai cocktails eleganti, le fontane dei bellissimi giardini delle case private, la cortesia degli iraniani usi a ricevere gli stranieri, nulla. tra[...]
[...]ggiare una qualsiasi magnifica strada occidentale. I grandi negozi illuminati aI neon nei quali sono esposti gli ultimi modelli di automobili, le vetrine piene di Parker 61, di registratori e di magnetofoni modernissimi, potrebbero soddisfare qualsiasi clientela abituata a un secolo di prosperità. I gioielli e i vestiti delle persone che si incontrano ai cocktails eleganti, le fontane dei bellissimi giardini delle case private, la cortesia degli iraniani usi a ricevere gli stranieri, nulla. tradiscono dei metodi coi quali queste ricchezze sono state accumulate. Basta per() avere a disposizione un po' più di tempo per trovare, nella stessa Teheran, un certo numero di segni rivelatori delle vere condizioni del paese.
Non occorre un grande sforzo per scoprire che una buona parte della popolazione della capitale é ancora costretta a bere l'acqua dei nauseabondi abbeveratoi che si trovano lungo le strade. Basta una piccola escursione in autobus, e ci si trova nella orrenda miseria dei sobborghi del sud. Un visitatore un po' più curioso può anche [...]
[...]quattro quinti del raccolto, e pagano la mano d'opera da 150 a 200 franchi al giorno.
Nonostante che l'agricoltura rappresenti la metà del reddito nazionale iraniano, le imposte fondiarie non rappresentano che il 4% del bilancio del paese. Non vi é dubbio che la differenza serve a pagare le lussuose ville e le lussuose automobili che lo straniero ammira a Teheran, oppure i viaggi all'estero, oppure ancora serve a impinguare i conti che i ricchi iraniani tengono nelle banche straniere.
Su questo sfondo di miseria totale, prossima alla carestia, l'idea della riforma agraria riappare di tanto in tanto. I consiglieri stranieri, compresi gli americani, sono tutti concordi nel considerarla urgente ed essenziale. Tuttavia, l'idea non va mai oltre la fase della discussione accademica. Vi sono dei progetti, si pubblicano degli articoli nei giornali; corrono voci su enormi profitti realizzati dalla speculazione immobiliare; ma atti, nulla. Di tanto in tanto si torna ad annunciare che la parcellazione delle terre dello Stato sta per incominciare. Si p[...]
[...]sigenti del mondo, ne ha ricevuto anche inesauribili ricchezze naturali sotto forma di una grossa porzione della più desiderata fra le materie prime.
Nell'aprile 1951, l'avvento alle funzioni di primo ministro di un membro del tutto eccezionale delle « mille famiglie » persiane, ha condotto alla nazionalizzazione dei campi petroliferi e della raffineria di Abadan; un complesso che, tenuto conto delle attività ausiliarie, impiegava duecento mila iraniani. Durante qualche tempo, i giovani iraniani furono pazzi di gioia. Avevano preso la Bastiglia della AngloIranian Company. Poi vennero il boicottaggio straniero e le difficoltà. L'entusiasmo ebbe un riflusso. Il dr. Mossadeh venne messo in prigione e il generale Zaheti, nuovo primo ministro, si fece lo strumento della sanguinosa vendetta delle « mille famiglie ».
In mezzo alle torture, alle fucilazioni, alla delusione generale. nell'ottobre 1954 nacque un capolavoro diplomatico: l'accordo fra l'Iran e il « Consortium ». La nazionalizzazione non veniva revo cata. Ma un « Consortium » che rappresentava numerose compagnie petrolifere inte[...]
[...]ne di tonnellate all'anno. Oggi, tutti i record di produzione sono stati battuti. Il record di 34 milioni di tonnellate raggiunto nel 1957 é stato superato nel 1958. E mentre Mossadeh, che si trova tuttora a domicilio coatto, ma che diventa rapidamente l'uomo più popolare del paese, assume l'importanza di un simbolo per i nazionalisti, gli italiani e gli americani preannunciano la scoperta di nuovi gia
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TIBOR MENDE
cimenti e offrono agli iraniani una partecipazione del 75% in luogo della partecipazione al 5050 convenuta col « Consortium ». L'Iran produce oggi ii 5% del petrolio mondiale, e i suoi costi sono i più bassi del mondo dopo quelli di Kuwait. Come é comprensibile, i1 « Consortium » ha progetti a lunga scadenza: nuove prospettive seno aperte sull'impero dell'AngloIranian; si procede alla formazio ne di nuovi tecnici iraniani; un porto con acque profonde é in corso di costruzione nel golfo di Abadan, in grado di accogliere le nuove superpetroliere.
Il mordente della xenofobia iraniana e la spinta delle più violente passioni politiche sono stati quasi neutralizzati. Gli stessi giovani scontenti riconoscono che l'Iran riceve una giusta partecipazione agli utili del suo petrolio, certamente la migliore che fosse possibile sperare dopo meno di dieci anni dalla imposizione delle draconiane condizioni della AngloIranian. Nel 1957, il solo petrolio ha fruttato alla Persia l'equivalente di 90 miliardi di franchi, il che [...]
[...], il secondo, ha avuto inizio nel 1955: ad esso é destinato il 60% dei cospicui redditi petroliferi dell'Iran. I suoi progetti sono grandiosi. Fino al momento attuale, tuttavia, la parte più spettacolosa della sua realizzazione consiste nell'immenso e suntuoso edificio che i servizi del piano hanno fatto costruire per la propria sede. E costato tre miliardi di franchi, e ospita una buona aliquota dei trecento mila
NOTE SULL'IRAN 157
funzionari iraniani (i cui salari assorbono i quattro quinti del bilancio statale).
L'organizzazione del piano é una proverbiale miniera d'oro per le società consulenti straniere. Gli iraniani cinici parlano con amara ironia dei suoi « progetti preliminari » che già coprono ogni chilometro quadrato del paese, ma che per sventura hanno la tendenza ad inghiottire tutte le disponibilità di fondi che sarebbero necessari per la loro realizzazione. Al livello organizzativo, i servizi del piano sono in costante rivalità coi diversi Ministeri (specialmente dopo la sostituzione del sig. Ebtehaj capo dei servizi del piano) e la rivalità fra le varie amministrazioni é causa di sgradevoli sorprese. Così é stato per la faccenda del ponte di Khorramshah: dopo « studi preliminari » che erano cost[...]
[...] un sistema di trasporti pubblici soddisfacenti e, con la collaborazione dell'organizzazione mondiale di Sanità, é stata iniziata una campagna contro la malaria destinata a migliorare la salute dei contadini e ad accrescere il valore della terra in vaste zone lungo il Mar Caspio.
Anche se lungi dall'essere sufficienti, questi sforzi rappresentano pur tuttavia un principio di attività in confronto all'immobilismo del passato. L'uomo al quale gli iraniani attribuiscono i meriti di questo leggero miglioramento, é lo Scià in persona.
Dicono che, dopo il suo breve esilio a Roma nel 1953, lo Scià é diventato un altro uomo. Dopo il suo ritorno, egli ha avuto un ruolo sempre più diretto nell'amministrazione del paese. Fatto é che si ha l'impressione che egli sia la sola persona, a Teheran, che si rende perfettamente conto che l'ultima formula aritmetica sulla
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quale si fonda la politica attuale della Persia non dispone che di un breve termine. Lo Scià, dicono, cerca di approfittare per il meglio di questo termine.
Si ritiene gener[...]
[...] stati fucilati. Il Parlamento, composto di uomini di un perfetto conformismo, e l'opposizione messa in piedi dallo stesso palazzo reale, non rappresentano una forza popolare. Il partito Toudeh, che si é rifugiato nella clandestinità, e che si ritiene diretto dai comunisti, rappresenta un'incognita. La sicurezza, garantita dagli americani e dai quattrocento milioni di dollari del loro aiuto economico, tecnico e militare, non viene ripagata dagli iraniani con un amore molto maggiore di quello che veniva dedicato agli inglesi quando questi rappresentavano la principale influenza straniera. Quanto all'Unione Sovietica, per la quale gli iraniani non hanno mai avuto né simpatia né fiducia, essa ha adottato la politica del sorriso fino al giorno, ancor recente, in cui il patto di mutua difesa con gli Stati Uniti ha mutato tutte le prospettive.
Nel 1959, con un monarca riformatore sul trono, con un reddito
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sufficiente per finanziare un effettivo progresso, e con una situazione internazionale che tien lontana qualsiasi minaccia di invasione, l'Iran dovrebbe trovarsi in una situazione invidiabile agli occhi di qualsiasi paese sottosviluppato. Quel che gli rimane da fare, é di utilizzare il limitato lasso di tempo di [...]