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Il segmento testuale indonesiano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 103Entità Multimediali , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 50

Brano: Indonesia

polo indonesiano fosse privato dei suoi massimi dirigenti, sorse un « governo di salute pubblica » che si diede a organizzare l’insurrezione popolare. Gli olandesi dovettero cedere e, finalmente, riconoscere gli accordi del 1947.

Passata l’iniziativa nelle mani del movimento nazionalista, agli inizi del 1950 la Federazione dei tre Stati fu sciolta. Il 17 agosto di quello stesso anno fu costituita la Repubblica unitaria indonesiana. Nel 1954 venne denunciata la finzione dell’Unione indoolandese e nel 1961 l'Indonesia recuperò la zona occidentale dell’lrian che si trovava ancora sotto il controllo dell’OIand[...]

[...]54 venne denunciata la finzione dell’Unione indoolandese e nel 1961 l'Indonesia recuperò la zona occidentale dell’lrian che si trovava ancora sotto il controllo dell’OIanda.

Il colpo di stato del 1965

Nella Repubblica unita e indipendente il movimento nazionale venne organizzandosi in un ampio ventaglio di partiti, tra i quali maggiore rilievo assunsero, oltre al Partito nazionalista di Sukarno, il Partito comunista e il cosiddetto Partito indonesiano dei dottori mussulmani, rappresentante le forze di destra. D’altra parte, la prolungata presenza olandese e le continue pressioni imperialiste avevano lasciato tracce profonde nella vita politica indonesiana.

Il presidente Sukarno utilizzò tutte le possibilità offerte dalla situazione sociale e politica del paese per consolidare il potere del Partito nazionale indonesiano, ma l’equilibrio che egli riuscì a creare tra le forze di sinistra e quelle di destra era fondato più che altro sul suo straordinario ascendente personale. Garantendo l’unità nazionale attraverso la formula detta del Nasakom (unione tra forze nazionaliste, religiose e comuniste) e del governo gotougrojoug (ossia di collaborazione nazionale), Sukarno stesso contribuì ad appannare la reale natura del conflitto che andava maturando in Indonesia. I contrasti andarono configurandosi in termini sociali sempre più netti. Negli anni Sessanta la questione agraria, le nazionalizzazioni e, nel complesso[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 731

Brano: [...]ell’indipendenza dell'Indonesia, venne eletto presidente di una repubblica non ancora riconosciuta dalle potenze alleate vincitrici.

Secondo dopoguerra

Tra il 1946 e il 1949, nonostante l’intervento militare britannico e olandese nella ex colonia, superando non poche difficoltà interne Sukarno riuscì a garantire l’indipendenza e l’unità del paese: dopo aver stipulato (1946) un accordo con Gran Bretagna e Stati Uniti per costituire un Stato indonesiano indipendente (anche se formalmente ancora legato all’Olanda), nel 1949, in un contesto reso più incerto sul piano interno dal tentativo, fallito, di un colpo di mano imputato ai comunisti, riuscì a ottenere per l’Indonesia la piena indipendenza, facendo cadere quel progetto di “Stato federale” che avrebbe mantenuto in gioco gli interessi dei colonialisti olandesi.

Negli anni Cinquanta, sotto la guida di Sukarno, fu compiuta in Indonesia un’esperienza politica ispirata, almeno formalmente, al pluralismo democratico occidentale, ma nel 1957 subentrò un regime presidenziale incentrato sulla f[...]

[...]ana si caratterizzò per la sua tendenza neutralista: nel 1955 si ten

ne a Bandung (v.) un'importante Conferenza dei paesi afroasiatici che segnò un punto di avvio nel movimento dei paesi nonallineati. Contemporaneamente l’Indonesia si avvicinò alla Repubblica popolare cinese, tanto che nel gennaio 1965 giunse ad abbandonare platealmente l’O.N.U.. Ma sul piano interno andò deteriorandosi il rapporto fra le autorità militari e Partito comunista indonesiano (il più numeroso tra quelli che operavano in paesi non socialisti) e, nel settembre 1965, si giunse al punto di rottura: i militari massacrarono centinaia di migliaia di comunisti e di cittadini appartenenti a minoranze, come i cinesi. Nel 1966 il generale Suharto ottenne i pieni poteri e nel 1967 subentrò a Sukarno alla presidenza della Repubblica. Privato di ogni potere e virtualmente tenuto in ostaggio dal nuovo regime, il fondatore della repubblica indonesiana morì tre anni più tardi.

F.Mo.

Sun Yatsen

N. a Xiangshan (Cina meridionale) nel 1866, m. a Pechino il 12.3.1925; medico. [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 49

Brano: Indonesia

ndo il Partito nazionale indonesian (PNI) e ponendo al centro del c.jo programma la parola d’ordine Unità e indipendenza». Nel 1928 il pNI riuscì a costituire l’Unione jplle associazioni politiche del podoIo indonesiano (P.P.P.K.I.) che rappresentava il più alto grado di unità sino ad allora raggiunto dal

movimento.

Gli olandesi ricominciarono con le repressioni. Nel dicembre 1929 Sukarno venne arrestato e processato. È di quello stesso anno il suo celebre scritto Indonesia accusa, che fece conoscere al mondo gli orrori del colonialismo olandese. Condannato ed esiliato Sukarno, il P.N.I. venne dichiarato illegale e sciòlto. Ma il partito subito rinacque, con le stesse iniziali e sotto forma di associazione culturale dal nome Pendidikan Nasional Indonesia (Unione culturale indonesiana), diretta da altri[...]

[...]ella Repubblica indonesiana. Venne costituito un Comitato centrale nazionale con 135 membri, cui fu affidata la direzione del paese.

Al loro arrivo/olandesi e Alleati si trovarono davanti a un fatto compiuto, ma non vollero accettarlo. Pochi giorni dopo, l’ammiraglio inglese Louis Francis Mountbatten, allora comandante supremo alleato nell’Asia sudorientale, ordinò ai giapponesi di disarmare il P.E.T.A. e di destituire il governo indipendente indonesiano. Rifiutandosi i giapponesi a questa operazione, il

16 settembre gli inglesi sbarcarono in Indonesia con un forte corpo di spedizione che aveva l’incarico di « manteneré la legge e l’ordine finché il governo legale delle Indie Olandesi non fosse stato in grado di funzionare ».

La guerra di liberazione Nel giro di qualche settimana, e questa volta con l’appoggio delle truppe giapponesi, con contingenti militari olandesi e armando la colonia bianca, gli inglesi si impadronirono dei punti strategici del paese. Per impedire che avvenissero incidenti sanguinosi, Sukarno diede or* dine alla po[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 48

Brano: [...]i politici. Fino ad allora, come del resto in numerose altre colonie, il sentimento nazionale aveva trovato un punto di riferimento in organizzazioni religiose e culturali come il Boudi Outorno (1908) e il Sarekat IsIam (1912). Fu appunto quest’ultima che, durante e dopo la prima guerra mondiale, si sviluppò impetuosamente toccando i 450.000 aderenti nel 1918, e i 2.500.000 nel 1919.

« La influenza religiosa dell'IsIam — osserverà il delegato indonesiano Tan Malaka al IV Congresso del l'Internazionale Comunista (1922) — è una forma di lotta nazionale per la indipendenza ».

Nel 1920 venne fondato il Partito comunista indonesiano (P.K.I.). Nonostante le pesanti misure repressive degli olandesi per frenare il crescente movimento nazionalista, nel 1926 la lotta assunse uno straordinario vigore. Il 12 novembre di quell’anno i comunisti attaccarono la prigione di Batavia (oggi Djakarta) per liberare i detenuti politici. La polizia reagì e vi fu un massacro. La rivolta si estese rapidamente a Pandang, a Bantam e a numerosi altri centri, assumendo le caratteristiche di una insurrezione popolare che però venne duramente repressa in un bagno di sangue. L’intero movimento nazionalista fu colpito: si ebbero

13.000 arresti e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 730

Brano: [...]ar Said Tjocroaminoto (18831934), uno dei fondatori del Sarekat IsIam, e i primi marxisti indonesiani (Darsono, Semaun, l’olandese Sneevliet), proseguì gli studi a Bandung, dove si laureò in ingegneria. Fin dall’università si dedicò all’attività politica e, alla fine degli anni Venti, dopo aver militato in varie organizzazioni patriottiche al fianco di Hatta e Sutan Sjahrir, fondò il Perserikatan Nasional Indonesia (P.N.I.), partito nazionalista indonesiano che rifletteva sul piano dottrinario un eclettismo ideologico,

730



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 232

Brano: [...]en. Stati che, tutti assieme, rappresentano 1 miliardo e 350 milioni di uomini, pari al 55 per cento della popolazione mondiale,, ma solo il 18 % del reddito mondiale. Alla conferenza parteciparono inoltre numerosi movimenti di liberazione nazionale, tra cui quello algerino, in qualità di osservatori.

Giustamente le origini della conferenza di Bandung sono state ricercate nella seconda guerra mondiale — vi si richiamò esplicitamente il leader indonesiano nel suo discorso introduttivo — ossia nel diffondersi di quegli ideali di libertà, di sovranità nazionale e di democrazia che accompagnarono la lotta antifascista e che concorsero in modo determinante al crollo del colonialismo tradizionale che si ebbe nel dopoguerra. Il processo si verificò particolarmente in Asia, con l’accesso all'indipendenza dell'Indonesia, dell'india e, soprattutto, con la rivoluzione comunista in Cina e con la liberazione della penisola indocinese da parte dell'armata popolare di Ho Chi Minh. Era quindi naturale che proprio dall’Asia partisse l’iniziativa di una

232



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 233

Brano: [...]conferenza anticolonialista del dopoguerra. Nel marzo del 1947 vi era stata in India una conferenza panasiatica e, ancor prima, nel 1945, si era tenuta a Manchester la prima conferenza panafricana. Ma Bandung fu la prima conferenza a carattere intercontinentale e, soprattutto, la prima in cui si potè trarre un bilancio positivo della lotta antimperialista, con il concorso di un gruppo di paesi ex coloniali indipendenti.

Fu il capo del governo indonesiano, Ali Sastroamidjojo, a proporre la riunione delle nazioni indipendenti d’Asia e d’Africa, perché « decidessero del proprio avvenire senza l'ingerenza del mondo occidentale ». La conferenza non si svolse pacificamente: le potenze occidentali la ostacolarono in ogni modo e numerosi dei paesi presenti (particolarmente le Filippine) si fecero portavoci di quella opposizione, rifiutando le posizioni neutraliste, antimperialiste e ostili alla guerra fredda che vennero via via emergendo.

Un ruolo decisivo nella conferenza ebbero l’india e la Repubblica popolare cinese, il cui accordo consentì un [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 202

Brano: [...]iunsero a Transgiordania e Iraq, da poco emancipatisi) all'Asia meridionale (India, Pakistan e Ceylon, poi Sri Lanka) e a quella sudorientale (Birmania, Indonesia e successivamente Malaysia o Federazione della grande Malesia) .

La conferenza afroasiatica di Bandung (v.), alla quale parteciparono (1824.4.1955) i massimi esponenti di 24 paesi con dirigenti quali il cinese Chou Enlai, l’egiziano Gamal Abd elNasser, l’indiano Jawaharial Nehru e l'indonesiano Ahmed Sukarno, costituì un importante momento di raccordo e di bilancio dei successi fino a quel momento conseguiti dall'azione anticolonialistica, stimolando e sollecitando ulteriori iniziative future. Tale conferenza (la prima duna serie che tuttora continua) cercò di individuare anche quei principi di neutralismo positivo e di nonallineamento che avrebbero dovuto fare dei paesi decolonizzati un punto di riferimento mondiale per un ordine internazionale di pace e progresso economico, un ideale che avrebbe tuttavia incontrato enormi difficoltà, tanto da indurre oggi a considerare l’incontro [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine indonesiano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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