Brano: [...]ietà. L’atteggiamento della classe dominante che identificava spesso il “pericolo slavo” con quel
lo socialista, additandoli come un unico bersaglio da colpire, contribuì per parte sua a cementare quell’unione.
Se per il socialismo triestino, rigidamente classista e internazionalista, riuscire a scalfire il blocco di potere che proprio intorno alle parole d’ordine dell’antisocialismo e dell’antislavismo si andava consolidando nella società giuliana, restava un’impresa impossibile, erano d’altra parte rare le voci di dissenso che, al di fuori degli ambienti socialisti, si levassero a contraddire la politica e gli orientamenti culturali dei gruppi liberalnazionali.
Non è senza significato che le espressioni più alte e le elaborazioni più interessanti deM’irredentismo (v.) democratico trovassero spazio, nei primi anni del secolo, per opera di uomini come Sci pio Slataper e G. Stuparich, non a Trieste, ma a Firenze intorno alla rivista “La Voce” di Giuseppe Prezzolini (v.).
Intanto, mentre il ripetersi a ritmo serrato di crisi interna[...]
[...] scelta di aperto sostegno.
Il primo dopoguerra
Quando, con la fine della guerra mondiale, la “redenzione” di Trieste divenne un fatto compiuto, l’impatto con la nuova realtà da affrontare rappresentò un brusco risveglio: ideali, mentalità, concezioni politiche e culturali, interessi e rapporti economici erano infatti destinati a mutare radicalmente. Per anni le conseguenze del conflitto peseranno sull’assetto demografico della popolazione giuliana, condizionandone lo sviluppo: la tubercolosi, la malaria, il tifo, un alto tasso di mortalità infantile e perinatale colpirono la popolazione locale con un'intensi
tà pari, se non superiore per qualche periodo, a quella che le statistiche ufficiali registravano per le zone più arretrate dell'Italia meridionale.
Ad accrescere il disagio nella città si aggiungeva lo spettro della miseria e della disoccupazione a causa delle distruzioni prodotte negli impianti industriali, della forzata stasi di ogni attività portuale nonché della requisizione della flottiglia mercantile giuliana, consider[...]
[...]opolazione locale con un'intensi
tà pari, se non superiore per qualche periodo, a quella che le statistiche ufficiali registravano per le zone più arretrate dell'Italia meridionale.
Ad accrescere il disagio nella città si aggiungeva lo spettro della miseria e della disoccupazione a causa delle distruzioni prodotte negli impianti industriali, della forzata stasi di ogni attività portuale nonché della requisizione della flottiglia mercantile giuliana, considerata preda bellica dalle potenze alleate. La svalutazione della corona austriaca e il conseguente deprezzamento delle cartelle dei prestiti di guerra sottoscritte a favore dell’Austria non solo dagli istituti finanziari cittadini, ma anche da numerosissimi piccoli risparmiatori, aggravò ulteriormente il dissesto economico locale. Per molti, l’emigrazione diventò una scelta obbligata: se ne andarono soprattutto tedeschi e magiari, ma anche sloveni e croati, sui quali era senza dubbio forte il richiamo esercitato dalla nuova realtà dell’unità nazionale jugoslava. Ancora più incerte le p[...]