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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 587
Brano: « Giustizia e libertà »
privi di istruzioni dagli uffici del Comintern. Altrettanto fecero i socialisti.
In realtà, al di là delle esitazioni dettate dai particolari calcoli e obiettivi politici, non coincidenti con quelli di G.L., perdurava la diffidenza verso il trasparente intento di Rosselli di far diventare il suo movimento la chiave di volta dell'iniziativa, la quale pertanto sarebbe stata condizionata secondo le sue vedute. I giellisti deliberarono così di muoversi da soli: Rosselli si recò in Spagna e, con l’aiuto dei compagni parigini, riuscì a costituire una Colonna G.L di 130 uomini, ma nella quale però gli effettivi aderenti al movimento erano un’esigua minoranza, trattandosi per lo più di militanti anarchici. Dopo lunghe e faticose trattative fu ottenuto il riconoscimento della formazione: essa venne incorporata nella Colonna Ascaso (v.) degli anarcosindacalisti catalani ed ebbe come comandante l’avvocato repubblicano Mario Angeloni, affiancato da Rosselli in qualità di commissario politico.
La formazione si batté [...] [...]o politico.
La formazione si batté valorosamente sul fronte di Huesca, ricevendo il battesimo del fuoco il 28.8.1936, in una località chiamata dai volontari Monte Pelato, dove perse un decimo dei suoi componenti, fra i quali il comandante Angeloni.
Il successivo intervento di socialisti e comunisti italiani miranti a
Carlo Rosselli sul Monte Pelato, in Spagna (agosto 1936)
organizzare proprie formazioni, il rifiuto dei rappresentanti giellisti in Francia di collaborare alla formazione di un comando unico dei volontari se non fosse stata riconosciuta la priorità della colonna di Rosselli nei settori aragonese e catalano, crearono all’unità giellista serie difficoltà. Mentre comunisti, socialisti e repubblicani si accordarono per organizzare una formazione unitaria e autonoma sotto il comando del repubblicano Randolfo Picciardi (il Battaglione « Garibaldi » che venne poi inquadrato nelle Brigate Internazionali), i giellisti cominciarono ad avere contrasti con gli anarcosindacalisti catalani e la colonna Rosselli si trovò a fronteggia[...] [...]la formazione di un comando unico dei volontari se non fosse stata riconosciuta la priorità della colonna di Rosselli nei settori aragonese e catalano, crearono all’unità giellista serie difficoltà. Mentre comunisti, socialisti e repubblicani si accordarono per organizzare una formazione unitaria e autonoma sotto il comando del repubblicano Randolfo Picciardi (il Battaglione « Garibaldi » che venne poi inquadrato nelle Brigate Internazionali), i giellisti cominciarono ad avere contrasti con gli anarcosindacalisti catalani e la colonna Rosselli si trovò a fronteggiare opposizioni e rivalità che ne minarono la compattezza interna. Rosselli progettò allora di trasformare la formazione in un’unità « motorizzata rivoluzionaria » da impegnarsi esclusivamente contro i reparti fascisti italiani e quindi da mantenere disponibile per il futuro impiego in Italia.
Alla situazione italiana, infatti, era sempre rivolto il pensiero di Rosselli: « Oggi in Spagna, domani in Italia », fu lo slogan da lui lanciato dai microfoni di Radio Barcellona e che reite[...] [...]n avrebbe avuto prospettive se non ricercando un inserimento nella vasta alleanza delle sinistre promossa dal Fronte popolare. Inoltre, l’esperienza spagnola lo induceva a meditare sulla funzione dei comunisti e sul valore di un fronte compatto delle forze più avanzate che avesse, pur nella sua articolazione,
le proprie radici entro lo spazio coperto dal movimento di classe. Perciò avviò conversazioni con il P.C.I. alla scopo di far entrare i giellisti neH’Unione popolare italiana, l’organizzazione promossa dai comunisti come nucleo di un « fronte popolare » italiano, e per redigere assieme un giornale. Contemporaneamente egli si accinse a scrivere sul settimanale giellista una serie di articoli dal titolo « Per l’unificazione politica del proletariato italiano », che segnavano una svolta nell'atteggiamento rosselliano verso i partiti tradizionali di classe e attribuivano al movimento giellista contenuti e finalità di compagine proletaria, studiandosi comunque di farne ancora una volta il cardine egemonico, sul piano politico, del disegno d[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 706
Brano: Milano
legarsi con la classe operaia milanese e, per il Primo Maggio 1929, fece stampare presso la tipografia Antelami un opuscolo che invitava i lavoratori democratici a riprendere la lotta contro il fascismo. Grazie a questa opera di penetrazione, il comitato unitario giunse a creare all’Alfa Romeo (v.) una cellula di operai anarchici e repubblicani.
Presto l’azione dei giellisti si indirizzò tuttavia verso gesti spettacolari: l’11.7.1930 Giovanni Bassanesi (v.) volteggiò a lungo con un piccolo aereo su Milano, lanciò sul centro cittadino migliaia di manifestini antifascisti e volò poi rapidamente in Svizzera. La riuscita azione galvanizzò talmente i giellisti, da condizionarne le scelte successive: venne così progettata da Ernesto Rossi e dai suoi compagni una serie di attentati dimostrativi con bombe incendiarie da far esplodere in varie località italiane il 28 ottobre, nell’ottavo anniversario della marcia su Roma, ma questo piano fu stroncato sul nascere dalla polizia che, nell’ottobre 1930, arrestò il Bauer, il Rossi e altri, individuando per di più la cellula operaia creata all’Alfa Romeo.
Ricostituitosi ai primi del 1931, il comitato unitario si trovò a essere composto esclusivamente da socialisti (Faravelli, Veratti, R. Mondolfo, Bruno M[...] [...]elle tasse e una folla di disoccupati manifestava in piazza del Duomo. Il Primo Maggio fu ricordato, seppure in modo semiclandestino, davanti alle principali fabbriche della città: scritte antifasciste apparvero sui muri e si ebbero anche diffusioni di copie dell’« Unità » e di Battaglie sindacali.
Queste testimonianze di lotta spinsero il Centro estero del P.C.d’I. ad accelerare la riorganizzazione del partito. Inoltre, l’attiva presenza dei giellisti riproponeva ai comunisti il problema di intensificare i contatti con la classe operaia per dare alla lotta antifascista un sicuro contenuto di classe.
Nel giugno 1930 venne decisa la riorganizzazione del Centro interno del P.C.d’I. ed Eros Vecchi ne fu designato responsabile per la Lombardia. Ma il Centro non durò a lungo: neppure un mese dopo, il 10 luglio, Camilla R aver a che era venuta a dirigerlo fu arrestata ad Arona insieme a Bruno Tosin e a Ergenite Gilli. Il Vecchi risultò essere un pericoloso provocatore.
Nonostante queste difficoltà, la volontà di lotta antifascista conquista[...] [...]te, in alcune fabbriche milanesi (Acciaierie Lombarde, Marelli, Alfa Romeo, Breda) gli operai comunisti già da tempo svolgevano la loro attività sindacale insieme ai socialisti.
Mentre a Milano il gruppo giellista era in declino, tanto che Rosselli decise di spostare a Torino il Centro interno del movimento, l’iniziativa di Morandi vi rilanciò la presenza socialista senza però coinvolgere i socialdemocratici, che preferirono collaborare con i giellisti, e il movimento cattolico detto dei « guelfi » che comparve verso la fine del 1932 (v. Guelfo, Movimento). Questo nuovo gruppo, che si riallacciava alla tradizione di sinistra del disciolto Partito Popolare, ed era diretto da Piero Malvestiti e
Manifestazione in piazza del Duomo a Milano, per la celebrazione dell’anno XI dell'era fascista (28.10.1933)
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 707
Brano: [...]re. Il caso di Rinaldo Rigola e poi quello del riformista Emilio Caldara (v.) che, dietro invito personale di Mussolini, si era dichiarato disposto a curare una rivista « culturale », dimostravano la necessità di una ripresa della battaglia antifascista caratterizzata da un preciso contenuto di classe.
Nei primi mesi del 1934 nacquero a Milano il Centro interno socialista e il Fronte unico antifascista, al quale vennero invitati a collaborare giellisti, comunisti, anarchici e repubblicani. Tra i socialisti vi aderirono Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Marco Riccardi, Umberto Recalcati, Domenico Viotto, Aligi Sassu, Antonio Pesenti, Alcide Malagugini, Bruno Maffi; tra i comunisti, Franco Antolini e Mario Venanzi. Aderirono al Fronte anche alcuni repubblicani e neoliberali.
La nuova iniziativa ebbe notevole risonanza e la sua presenza favorì in modo determinante la ripresa della lotta antifascista a Milano. Tra i nuovi militanti è da ricordare il giovane Raffaele De Grada (v.) che, dopo aver organizzato gruppi antifascisti studenteschi, assicu[...] [...]si moltiplicarono. Il Tribunale Speciale comminò pene severissime a militari e a cittadini rei di aver espresso opinioni contrarie alla politica del fascismo, ma la crisi del regime era giunta a tale punto che né la sorveglianza poliziesca né la censura potevano soffocare il diffuso sentimento antifascista. Insieme al diffondersi degli episodi di spontaneo dissenso, andò rinsaldandosi la cospirazione organizzata: nel 1941 comunisti, socialisti e giellisti, superando difficoltà e contrasti, sottoscrissero un appello unitario contro la guerra. Nello stesso anno il P.C. d’I. decise di ricostruire il proprio Centro interno, inviando in Italia Umberto Massola (v.) con il compito di stabilire collegamenti con le organizzazioni piemontesi e lombarde.
A Milano i giellisti si incontrarono per discutere i primi punti programmatici che avrebbero dato vita al
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 588
Brano: [...]ocialisti » sorti in Italia sulla scia dell'elaborazione di Giulio Calogero e Aldo Capitini.
Nell'ottobre 1941 Silvio Trentin e Fausto Nitti, rimasti nella Francia meridionale, sottoscrissero a Tolosa, a nome di G.L., un accordo unitario con i comunisti e i socialisti, dando vita a un « Comitato dazione per l’unità del popolo italiano » sulla base delle posizioni da cui era sorto il Fronte popolare. Quando ebbero notizia di quella adesione, i giellisti d’oltreoceano non condivisero l’iniziativa di Trentin e Nitti, ma Emilio Lussu, rientrato in Francia nel 1943, la riconfermò il 3 marzo, stipulando con i comunisti e con i socialisti il Patto di unità dazione (v.).
Il Partito d'Azione
Mentre all’estero si svolgevano le vicende dei residui nuclei giellisti, fin dall'agosto 1942 era andato costituendosi in Italia il Partito d'Azione (v,), nel quale erano confluiti i protagonisti delle precedenti esperienze del movimento, i liberalsocialisti di Calogero, nonché i repubblicàni e radicali che avevano operato nell’orbita di G.L. ai tempi della sua attività nel Paese: di fatto, il nuovo partito aveva assorbito le antiche componenti di G.L., salvo trascurabili eccezioni.
Non appena potè raggiungere l’Italia (agosto 1943), Lussu avanzò qualche dubbio sull’identificazione che gli azionisti facevano fra' il nuovo partito e il vecchio movimento, ma ade[...] [...]nduceva una strenua campagna contro il regime fascista, non tralasciando alcuna occasione per metterne in risalto (specialmente agli occhi degli stranieri) la natura avventuristica, la inconsistenza morale e il dilettantismo politico, si studiava di mantenere vivo un dibattito che investisse criticamente il comportamento e le ragioni ideologiche dei partiti tradizionali, le debolezze da essi accusate, le insufficienze che, a parere dei dirigenti giellisti, permanevano nel loro bagaglio interpretativo degli sviluppi del processo politico italiano e internazionale. Bersagli centrali dell’analisi critica dei collaboratori di « Giustizia e Libertà » rimanevano le carenze degli orientamenti massimalista e riformista del socialismo italiano, il comuniSmo sovietico nelle implicazioni staliniane, il liberalismo stantio e miope del personale politico che si rifaceva a una « Italia liberale », sostanzialmente (come già aveva posto in luce con acutezza Piero Gobetti) mai esistita, se non come deliberata mistificazione della classe dirigente.
Dall’esta[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 476
Brano: Maira, Valle
Assarti e Santa Margherita di Dronero, dove squadre della Brigata nera « Lidonnici », impiegate dai nazisti in funzione ausiliaria, furono messe in fuga dai contrattacchi dei « giellisti » della Brigata « Bianchi di Roascio ».
L’insistente pressione nazifascista in valle non riuscì comunque a impedire, per tutto il corso dell’inverno, né le puntate di unità mobili in pianura né le imboscate tese agli occupanti. Nel dicembre il Comando G.L. deliberò di staccare dalla II Divisione alcune bande (tra cui l'11a Banda della «Bianchi di Roascio », al comando di Ermenegildo Fossati) e di trasferirle nelle Langhe per crearvi una nuova unità, la X Divisione, al comando di Giorgio Bocca (v.). Il comando delle due brigate della Maira e della Varaita passò contemporaneamente a Luigi Ve[...] [...]o di eseguire con azioni simultanee, prevedeva l’interruzione della corrente fornita alle linee ferroviarie dirette verso Torino e verso la Liguria, le unità garibaldine e « gielliste » della Maira ebbero l’incarico di ef
fettuare tali interruzioni sulle linee BuscaCeva e BuscaAirasca. Nella notte dell’11.3.1945 le azioni furono condotte in modo tale da causare danni non riparabili in meno di un mese.
Sempre di concerto tra garibaldini e « giellisti » delle due Brigate, la notte del 21 marzo ponti e linee telefoniche della Maira furono oggetto di sabotaggi che isolarono la valle da ogni contatto con l’esterno. Imboscate a getto continuo, dai due versanti della valle presero a insidiare quotidianamente i convogli repubblichini in transito sulla camionabile. Nella seconda metà di marzo e in aprile si ebbe un crescendo degli attacchi che fiaccarono le residue forze fasciste, già demoralizzate dalle notizie dei crolli tedeschi su ogni fronte di guerra. Pochi giorni prima dell’insurrezione il Battaglione « Aosta » della Divisione repubblichin[...] [...]le mancò ogni iniziativa nemica per sabotarli. In effetti, fin dal 23, il capitano Molinari, comandante del Battaglione « Bassano », aveva trattato la resa senza condizioni delle sue unità.
Più laboriosa fu la resa del Comando e degli 800 uomini del Battaglione « Aosta », rientrati a Dronero dopo un estremo tentativo di aprirsi la strada verso l’alta valle, tentativo respinto da un contrattacco della 3® Banda della « Besana ». Garibaldini e « giellisti » circondarono Dronero, ma per evitare una battaglia che avrebbe messo a re
pentaglio le vite dei civili, i Comandi delle due Brigate intavolarono trattative con i repubblichini: il 26 aprile le due delegazioni si riunirono nel Palazzo Civico e per l’intera giornata i rappresentanti partigiani discussero con gli ufficiali dell’« Aosta », restii ad arrendersi. Sul far della sera, insofferenti di ulteriori attese, le unità partigiane raccolte attorno alla città cominciarono a entrarvi e la truppa non reagì, sicché la resa fu un fatto compiuto.
Il 27 aprile, formazioni della Maira concorse[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 586
Brano: [...] forza rivoluzionaria in Italia, e pertanto la decisione da parte del movimento di farsi promotore di un'organizzazione insurrezionale unitaria delle sinistre, impegnata a suscitare moti di forze in armi nel Paese.
Diaspore e dissidi interni provocarono un isolamento, dal quale il movimento uscì in parte solo allo scoppio della guerra etiopica che, rendendo più evidenti i traguardi cui mirava il fascismo, rinserrò i ranghi degli oppositori. I giellisti condussero un'indomita polemica contro l’impresa fascista e colsero l’occasione per infittire gli appelli rivolti a tutta l’emigrazione antifa
scista di assumere una più drastica iniziativa rivoluzionaria in Italia. Nel frattempo l’Ovra portava a compimento la nuova operazione, cui già si è fatto cenno, contro l’organizzazione giellista torinese. Con il concorso del noto scrittore alla moda Dino Segre [Pitigrilli], il 15.5. 1935 la polizia mise le mani sui superstiti esponenti del movimento clandestino. Deferiti al Tribunale speciale, furono condannati: Michele Giua e Vittorio Foa, a 15 an[...] [...]econda organizzazione italiana » di G.L.. Da allora il movimento rimase confinato nei suoi nuclei all’estero.
Guerra di Spagna
La lotta armata antifascista in Spagna, provocata nel luglio 1936 dalla rivolta militare di Franco, riaccese in Rosselli e nei suoi compagni speranze che erano state attutite dalle vicende degli ultimi anni, specie dopo la costituzioni in Francia del Fronte popolare (v.), la cui piattaforma risultava agli occhi dei giellisti viziata di moderatismo e trovava riscontro nel patto di unità fra comunisti e socialisti italiani (unità alla quale, dopo il VII Congresso deN’Internazionale Comunista dell’estate 1935, si era venuto assegnando valore di centro propulsivo di più vaste alleanze volte a prefigurare un « blocco nazionale » per abbattere il fascismo e restaurare una democrazia parlamentare).
Il conflitto spagnolo fu interpretato dai giellisti come la grande occasione per erigere una barriera contro il dilagare dell’offensiva fascista e nazista, realizzare una democrazia repubblicana e socialista con istituti rappresentativi e autonomie periferiche gestiti dalle forze popolari, e fornire un esempio di lotta armata suscettibile di risvegliare energie insurrezionali in Italia. Il movimento si fece subito promotore di un’intesa tra le forze di sinistra deN’emigrazione, dagli anarchici ai comunisti e ai repubblicani, per un immediato reclutamento di volontari e per la raccolta di armi e mezzi destinati ai combattenti repubblicani. Ma, [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 172
Brano: [...]iane e a Issime, ma soltanto a Issime il « Bixio » riuscì a imporre la resa al locale presidio conquistando notevole quantità di armi e munizioni (si veda la voce Gressoney).
Il 2 agosto le formazioni « G.L. » dell’Alto Canavese attaccarono una unità tedesca in transito sulla IvreaCastellamonte e inflisse al nemico dure perdite. Il 19 settembre, dopo breve scontro, 23 alpini del presidio fascista di Borgofranco si arresero ai garibaldini e ai giellisti.
I mesi dall’ottobre 1944 al gennaio
1945 furono caratterizzati da forti attacchi e rastrellamenti nazifascisti, ai quali i partigiani potevano opporre solo fulminei colpi di mano a posti di blocco e a gruppi di nemici isolati. La VII Divisione Garibaldi, investita dai rastrellamenti invernali, dovette passare nel Biellese e subì la perdita dell'intero
I partigiani entrano a Ivrea liberata (26.4.1945)
suo Comando, i cui componenti, catturati nella notte del 29 gennaio nella frazione Aiace di Donato, furono tutti fucilati (si veda la voce Fillak).
Nonostante quel duro colpo, la [...] [...]i nella notte del 29 gennaio nella frazione Aiace di Donato, furono tutti fucilati (si veda la voce Fillak).
Nonostante quel duro colpo, la VII Divisione resse bene, in collaborazione con le Brigate biellesi, ai combattimenti difensivi e offensivi del febbraio 1945. II 18 di quel mese un’azione combinata di tali forze al Castello di Masino portò, dopo breve scontro, alla cattura di un reparto fascista del Battaglione « Bir EI Gobi »; il 28, i giellisti attaccarono la caserma della Guardia di finanza di Ivrea, catturandone gli occupanti.
Da quel momento le azioni offensive aumentarono di giorno in giorno: il 18 marzo, a Chiaverano fu tesa un’imboscata ai reparti della Brigata Nera « Ettore Muti »; il 23, un autotrasporto tedesco venne attaccato a Carema; il 28, i partigiani penetrarono ancora una volta a Ivrea, catturando il posto di blocco fascista di Porta Vercelli. L’iniziativa era ormai nelle mani dei partigiani che la tennero sino ai giorni dell’insurrezione.
La Liberazione
Nei giorni del crollo nemico, le colonne tedesche rifl[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 705
Brano: [...]Milano), probabilmente per iniziativa degli stessi fascisti, permise alla polizia di arrestare e disperdere i Gruppi goliardici per la libertà. Lelio Basso (v.), che ne era l’organizzatore, fu inviato al confino per 3 anni.
Movimento giellista
Anche il movimento di « Giustizia e Libertà» (v.), costituito a Parigi, ebbe a Milano un « centro interno », diretto da Ernesto Rossi e Riccardo Bauer (v.).
Nel 1929 sorse un comitato unitario tra giellisti e socialisti. A rappresentare questi ultimi entrarono Giuseppe Faravelli (v.), Roberto Veratti e Dino Gentili, mentre Riccardo Bauer, Ferruccio Parri e Sandro Pertini rappresentavano i giellisti.
II gruppo si pose il problema di col
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 659
Brano: [...]’aspetto più grave fu costituito dal fatto che i Comandi garibaldini non furono tempestivamente avvertiti di queste assenze e procedettero sicuri che ogni formazione avrebbe assolto ai compiti che le erano stati affidati.
Il Battaglione « Caralii » mosse all’attacco all’alba del 25 luglio. Con due autocarri carichi di generi alimentari i garibaldini giunsero all’ora convenuta davanti al posto di blocco, ritenendolo già occupato dai partigiani giellisti. Vi trovarono invece i fascisti che intimarono l’alt. Ai garibaldini non rimase che accelerare l'andatura, forzare il blocco e passare ugualmente, mentre la loro scorta sparava sui fascisti. Al sopraggiùngere degli autocarri, le pattuglie garibaldine che intanto si erano appostate all’ingresso della valle fecero saltare il ponte di Tour d’Hérera (operazione diretta dal comandante Corbelletti), mentre i reparti al comando di Caneparo e Rossetti investirono il presidio di Lillianes. Chiamati urgentemente dai fascisti, rinforzi partirono da Ivrea, ma nei pressi del ponte abbattuto
Attacchi pa[...] [...]da Ivrea, ma nei pressi del ponte abbattuto
Attacchi partigiani e contrattacchi del nemico nella battaglia di Gressoney (25.7.1944)
dai partigiani furono costretti a fermarsi; quando tentarono di guadare il torrente, i garibaldini li attaccarono, catturarono 7 fascisti e misero in fuga gli altri, conquistando un mitragliatore e alcuni fucili. Senonché il lato destro del Lys, dove secondo gli accordi si sarebbero dovuti trovare i partigiani giellisti, era rimasto del tutto scoperto. Da quella parte, costeggiando il torrente, cominciarono ad avvicinarsi reparti tedeschi e fascisti, chiudendo così fra due fuochi le forze del « Caralii ». Nell’infuriare della battaglia la situazione si fece drammatica in quanto, se i tedeschi fossero riusciti a passare, i garibaldini sarebbero stati presi alle spalle. Ma fortunatamente le pattuglie del «Caralli », nonostante la disparità delle forze, riuscirono a tenere impegnato il nemico per alcune ore.
I fascisti assediati a Lillianes, nel sentire che stavano per ricevere aiuto, si rianimarono. Esaurit[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 638
Brano: [...]ci, la IV Divisione G.L. riuscì a portare le due compagnie tedesche in una specie di cui di sacco, presso la località denominata Grange Sevine (a quota 1.750), e a circondarle completamente da posizioni sovrastanti. Disorientate dalla nebbia che intanto era scesa sulla zona e convinte di trovarsi di fronte a forze partigiane molto superiori, dopo sette ore di combattimento le due compagnie tedesche si arresero.
Restarono in mano ai partigiani giellisti 166 prigionieri, 150 moschetti, 40 armi automatiche, 2 mitragliatrici e un grosso quantitativo di munizioni. È significativo del cavalleresco comportamento degli italiani il fatto che numerosi tedeschi, tra quelli catturati, non vollero più ritornare ai loro reparti e rimasero a combattere a fianco dei partigiani giellisti.
G.Ag.
Gran Sasso d’Italia
Il più alto massiccio dell’Appennino, culminante nel Corno Grande (m 2.914); comprende un’ampia conca (1.800 m s.l.m.) detta Campo Imperatore, lunga circa 27 km e larga 8. Nella località, nota stazione di sport invernali e raggiungibile solo in funicolare da Assergi (L’Aquila), sorge un rifugioalbergo dove, dal 28.8.1943 al 12 settembre, fu trattenuto prigioniero Benito Mussolini (v.).
L’evasione di Mussolini
Dopo il 25 luglio, per ordine del maresciallo Badoglio (v.), il generale di brigata Saverio Polito (capo
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successivi |
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine giellisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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