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Il segmento testuale giana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 84Entità Multimediali , di cui in selezione 16 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 217

Brano: [...]tterono per gli interessi il ani. Il sacrificio di sangue tedesco ffi Africa, in Tunisia, in Sicilia e nell'Italia meridionale fu enorme. Le unità Italiane, assai superiori per effettivi, non combatterono — a parte qualche eccezione — con eguale accanimento, ed in parte mantennero un contegno stranamente riservato [...].

Le cose mutarono quando l'Italia, dopo aver abbandonato l’Asse, proclamò con pieno appoggio degli Alleati, la " guerra partigiana Quest'azione, per il modo con cui

venne Iniziata e condotta, era contrarla al diritto Internazionale. [...].

Dopo l'abbandono di Roma (giugno 1944) si ebbe un inasprimento del l'attività partlgiana, in misura per me affatto inattesa. L'afflusso di nuovi elementi alle bande, che agivano specialmente fra il fronte e gli Appennini, andò Intensificandosi in modo visibile, tanto da potersi calcolare che la loro forza fosse salita in breve tempo da alcune migliaia di individui a circa centomila uomini. A partire da quell’epoca, la guerra partigiana diventò per il Comando tedesco un pericolo reale, la cui eliminazione era un obiettivo di importanza capitale.

[...] Non si potè mai stabilire con precisione quale fosse il numero dei soldati tedeschi rimasti vittime delle bande fra il giugno e l’agosto 1944, perché la denominazione " dispersi ” comprende i mancanti per le cause più diverse. Secondo i dati comunicati dal mio Comando, in quel periodo di tempo ebbjmo circa 5.000 morti e da 25 a 30.000 feriti.

[...] In seguito aM’allargarsi dell'organizzazione partigiana, le zone minacciate od occupate dalle bande andavano continuamente ac[...]

[...]un obiettivo di importanza capitale.

[...] Non si potè mai stabilire con precisione quale fosse il numero dei soldati tedeschi rimasti vittime delle bande fra il giugno e l’agosto 1944, perché la denominazione " dispersi ” comprende i mancanti per le cause più diverse. Secondo i dati comunicati dal mio Comando, in quel periodo di tempo ebbjmo circa 5.000 morti e da 25 a 30.000 feriti.

[...] In seguito aM’allargarsi dell'organizzazione partigiana, le zone minacciate od occupate dalle bande andavano continuamente accrescendosi di numero. Le azioni del partigiani diventavano però un serio pericolo solo nei punti ove si svolgevano in coincidenza immediata con le operazioni belliche [...]. L'accanimento con cui fu condotta la lotta partigiana contro le forze tedesche denota la capacità da parte della popolazione Italiana di esprimere uno spirito guerriero ».

L’eroe del neonazisti

Tornato libero in patria e accolto come un eroe e un trionfatore dai neonazisti bavaresi, pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che — anzi — gli Italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante I 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli ... un monumento. A tale affermazione, quasi incredibile, rispose [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 59

Brano: [...] nel 1914, m. a Dachau (Germania) nell’aprile 1945; studente. Tenente di complemento dell'Artiglieria alpina, giunse a Boves (v.) intorno ai primi di ottobre del 1943 e diventò subito uno dei quadri più attivi della banda bovesana riorganizzata da Ignazio Vian dopo la rappresaglia ivi compiuta il 19 settembre dal maggiore delle SS Joachim Peiper.

Sostenitore, con Nardo Dunchi (v.)j ed Ezio Aceto, di una concezione “colpista” della guerra partigiana, nell’autunno 1943 Ravinale e il gruppo bovesano furono autori di una serie spettacolare di azioni di sabotaggio e incursioni tra le file fasciste che caratterizzarono quella fase “preparatoria” della Resistenza cuneese. La figura imponente, il carattere espansivo e “guascone”, W linguaggio farcito di espressioni fiorite resero assai popolare tra il partigianato cuneese, in quei mesi, il “tenente Franco”.

Designato a comandare una costituenda banda in valle Stura, il 6 dicembre 1943 Ravinale raggiunse Vinadio con una trentina di partigiani bovesani, prendendo possesso della casermaforte che chiudeva il paese e innalzandovi la bandiera italiana. La “città libera” di Vinadio durò però soltanto tre giorni: il 9 dicembre essa fu attaccata da forze tedesche rinforzate da reparti fascisti e artiglieria che causarono gravi perdite tra i difensori. I superstiti della formazione riuscirono a sganciarsi, raggiungendo con Ravinale il vallone deH’Arma, sull[...]

[...]vano nella zona reparti della Wehrmacht, varie formazioni di SS germaniche, reparti della Decima Mas, nonché del Battaglione bersaglieri “Mussolini” e alpini della “Tagliamento”, mentre la Resistenza italiana era in contatto con le formazioni partigiane jugoslave. Verso la fine di marzo del 1944 un gruppo di 23 ex militari italiani (in parte provenienti dal 23° Reggimento di fanteria della Divisione “Isonzo” e già inseriti in una formazione partigiana istriana) senza armi ma accompagnato da corrieri jugoslavi, si spostò per unirsi alla Brigata Garibaldi “Trieste” in via di costituzione.

Nella notte dal 30 al 31 marzo il gruppo raggiunse Gargaro e l'indomani proseguì per Ravne, facendo sosta in un’osteria per rifocillarsi. Qui il gruppo venne sorpreso da oltre 50 nazifascisti che, favoriti dalla nebbia, poterono circondare l'edificio. Alcune fucilate furono sparate da un corriere per allontanare gli assalitori, mentre i militari disarmati si davano alla fuga, ma soltanto 3 di essi riuscirono a porsi in salvo. Gli altri 20 furono catturat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 198

Brano: [...]nizzazione femminile era Irma Franceschino; fra le altre valorose combattenti sono da ricordare: Virginia Tonelli (v.), uccisa nella Risiera di S. Sabba; Iole De Cillia [Paola), caduta in combattimento; Rosina Cantoni [Giulia) deportata in campo di sterminio; e ancora le sorelle Amelia e Rita De Giorgio, Fidalma Garosi [Gianna), Lidia Roiatti [Silvia), Ada Piccoli e numerosissime altre.

Di Udine fu anche un’altra luminosa figura di donna partigiana: l’osovana Cecilia Deganutti (v.) : catturata dai tedeschi nel gennaio 1945, venne uccisa a S. Sabba nei primi giorni di aprile, dopo atroci torture. Alle donne spettavano molti compiti: trasportare le armi da un luogo all’altro della città, tenere i collegamenti fra i gruppi operanti, curare i partigiani feriti, assistere le famiglie dei combattenti. Esse ebbero inoltre un ruolo fondamentale nella diffusione della stampa e del materiale di propaganda prodotti nelle tipografie clandestine. In città ne funzionava più duna: in via Manin, nella tipografia Ciussi, venivano stampati i decreti e le[...]

[...]inoltre un ruolo fondamentale nella diffusione della stampa e del materiale di propaganda prodotti nelle tipografie clandestine. In città ne funzionava più duna: in via Manin, nella tipografia Ciussi, venivano stampati i decreti e le ordinanze del C.L.N.. Un’altra tipografia era in via Magrini, una terza nel Tempio Ossario. Responsabile delle tipografie clandestine della zona di Udine era Gian Angelo Colonnello (Eligio). La rete informativa partigiana era assai efficiente e, oltre che nei Comandi tedeschi e fascisti, aveva addentellati nelle redazioni dei giornali collaborazionisti “La Voce di Furi ani a” e “Il Popolo del Friuli”.

Il duro inverno 194445

Il periodo più duro per la Resisten

Capi partigiani e militanti dei Gruppi di Difesa della Donna davanti alla sede del Comando della Zona libera del Friuli. Da sinistra: Mario Lizzerò,

Gianna, Eugenio Candori (Sergio), le due “gemelle” Amelia e Rita De Giorgio, Franca, Paola (estate 1944)

za fu l’inverno 194445. I partigiani ir. montagna vissero tragici momenti per la grande [...]

[...]
Capi partigiani e militanti dei Gruppi di Difesa della Donna davanti alla sede del Comando della Zona libera del Friuli. Da sinistra: Mario Lizzerò,

Gianna, Eugenio Candori (Sergio), le due “gemelle” Amelia e Rita De Giorgio, Franca, Paola (estate 1944)

za fu l’inverno 194445. I partigiani ir. montagna vissero tragici momenti per la grande offensiva nemica che aveva eliminato la Zona libera del Friuli (v.) orientale e la “repubblica partigiana” della Carnia (v.). Ma neanche in città la vita era facile: i viveri scarseggiavano, l’inverno era particolarmente rigido e, per di più, il 2829 dicembre si ebbero le prime massicce incursioni aeree degli Alleati che seminarono la distruzione e causarono numerose vittime tra la popolazione civile. Si intensificarono gli arresti e le retate, tanto che nelle sole carceri di Udine, della normale capienza di 300 persone, furono rinchiusi, fra detenuti comuni e prigionieri politici, più di 800 persone, mentre riprendevano con crescente intensità le deportazioni nei lager nazisti. Tra i deportati i[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 101

Brano: di blocco, durò cinque giorni. A Firenze ci avevano detto che lassù c’erano duecento soldati sbandati, ma armati; il nostro compito era di riorganizzare questi sbandati, svolgere opera di chiarimento e orientamento politico e di costituire una formazione parti giana. Arrivati in Monte Giovi ci si fermò sull’aia di una casa di contadini e si chiese di un certo Aurelio Piani e di un certo “ Ballotta ”, uno che accompagnava i cacciatori di città e che il Gandi, uno dei miei compagni, conosceva per essere stato due o tre volte a caccia con lui. Questi contadini a veder arrivare un gruppo di persone di città, un paio delle quali, fra cui io, avevano un maglione nero, che chiedevano del Piani, ci presero per fascisti e ci si misero tutti intorno fino a circondarci completamente. Dopo un po’ arrivò uno che poi si rivelò per il Piani, un muratore della zona che[...]

[...]ecc. Fu un vero e proprio interrogatorio al termine del quale, chiariti tutti i dubbi e visto che eravamo affamati, il Piani disse a quella gente di portarci da mangiare. Mentre ci sfamavano il Piani ci spiegò che tutta quella diffidenza era dovuta al fatto che nella zona erano nascosti circa duecento prigionieri alleati scappati da un campo di concentramento che c’era in Monte Giovi, ospitati dai contadini. Cominciò così la nostra attività partigiana che fin dall’inizio mirò a stabilire le migliori relazioni possibili con la popolazione di Monte Giovi tanto è vero che ben presto riuscimmo a stringere attivi rapporti anche col parroco di Acone, che era una degnissima persona.

Questa nostra attività che creò le condizioni essenziali per il successivo sviluppo della Brigata “ Lanciotto ” dette presto i primi risultati: già nel novembre del ’43 i contadini, senza che nessuno gli dicesse niente, quando facevano l’olio ne davano una parte al padrone, una parte la tenevano per sé ed una parte la davano ai partigiani. Altrettanto avvenne al mo[...]

[...]loro bieca e sadica truppa ad una maggiore razione di sale?

In quell’epoca, i vari raggruppamenti di partigiani che dal Montegiovi si erano trasferiti sul Pratomagno, si danno una forma organizzativa più utile ed a carattere militare e costituiscono la “ 22a Brigata garibaldina Lanciotto ”, ed uno dei primi provvedimenti decisi fu quel

lo di avvertire le popolazione circonvicine, degli intenti, degli scopi, della necessità della lotta partigiana, e delle ruberie, delle vessazioni, e delle atrocità delle truppe tedeschenaziste e dei fascisti loro alleati, e furono quindi scritti a mano dei manifestini rivolti principalmente ai contadini invitandoli a portare a noi, sul Pratomagno, le loro bestie vaccine per sottrarle alle razzie delle truppe tedesche, come già esse avevano fatto durante la loro ritirata dalla Sicilia verso il nord. I nostri manifestini li avevamo attaccati anche sopra i iloro manifesti dove promet

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 22

Brano: [...]n non trascurabile contributo (si veda la Voce Ventotene, Albanesi a). All'inizio del 1942 sorgono in Albania numerose unità partigiane che, su larga scala e in modo organizzato, attaccano depositi, magazzini, convogli e linee di comunicazione delle truppe dì occupazione. Con una di queste azioni, il 24.7.1942 vengono interrotte simultaneamente in tutta l’Albania le linee telefoniche e telegrafiche. Il 5.5.1942, alla testa di una formazione partigiana, cade Que al Stata, membro del C.C. del Partito comunista al

banese e Segretario generale della gioventù comunista. Il 16.9.1942 si tiene a Pleza una conferenza nazionale, alla quale partecipano, assieme ai comunisti rappresentanti di varie altre organizzazioni politiche, giovanili e femminili. Tra le decisioni prese, vi è quella di intensificare la lotta partigiana e di creare il Fronte di liberazione nazionale. Il movimento di liberazione assume così sempre maggiore ampiezza, isolando un movimento di destra, il Balli Kombetar che, sorto all’inizio come movimento di liberazione autonomo rispetto al Fronte di liberazione nazionale, rivelerà ben presto la sua natura antinazionale e il suo orientamento antipopolare, entrando in aperta collusione con gli occupanti fascisti. La lotta del piccolo popolo albanese per la propria indipendenza richiama l’attenzione dei paesi democratici e, nel dicembre 1942, i governi dell’Unione Sovietica, della Gran Bretagna e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 291

Brano: [...]uocco, Ettore

Medaglia d’oro al valor militare. N. a Napoli nel 1920, m. a Cairo Montenotte (Savona) il 16.4.1944; ufficiale.

Iscritto al primo anno di Ingegneria al Politecnico di Torino, figlio di un ufficiale mutilato e decorato, intraprese egli stesso la carriera militare. L’8.9.1943, in attesa della nomina a sottotenente, si trovava a Ceres (Valle di Lanzo), presso la famiglia sfollata. Decise subito di organizzare una formazione partigiana con i militari sbandati presenti nella zona, formando un grup

po autonomo. Prese parte a vari colpi di mano, rimanendo anche ferito in combattimento.

Nel dicembre 1943 si portò a Torino, dove entrò a far parte dell’organizzazione clandestina (attendista) capeggiata dal generale Raffaello Operti (v.), ma ben presto la lasciò e si aggregò alle formazioni del I Gruppo Brigate Autonome comandate da Enrico Martini Mauri in vai Casotto. Qui divenne comandante di un reparto chiamato “Squadra di ferro”.

Nel corso di un rastrellamento compiuto dai tedeschi nel marzo 1944, dopo tre giorni di c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 271

Brano: [...]ferrato. Tre volte ferito in combattimento, reso invalido e colpito anche dalla perdita del padre Oreste e del fratello Bruno, continuò la lotta fino alla Liberazione.

Per la sua partecipazione alla Resistenza è stato decorato di medaglia d’argento al valor militare.

Rossi, Fratelli

Gastone (detto Leone), n. a Marzabotto (Bologna) il 25.4.1928, ivi m. il 3.9.1944.

Appena sedicenne, seguì il fratello maggiore Giovanni nella lotta partigiana, dando esempio di capacità e di coraggio nei combattimenti. Alla sua morte, il nome di Leone venne assunto dalla Brigata “Stella Rossa” e, alla sua memoria, sarà conferita la Medaglia d’oro al valor militare.

Giovanni (detto Gianni), n. a Marzabotto l'11.2.1923 e operaio a Bologna, dopo I'8.9.1943 fu, con Mario Musolesi (v.)f l'organizzatore dei primi nuclei partigiani che nella zona di Vado (Monzuno) e sulle pendici del monte Sole avrebbero dato vita alla Brigata “Stella Rossa” (v.), della quale divenne vicecomandante.

Dopo la morte del fratello minore Gastone, rimase ferito in combatt[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 120

Brano: [...]anni XXIII (v. Vaticano), la “rivoluzione culturale” di Mao Tsetung (v.), e dal muoversi di sempre più larghe masse su quello ch’era il terreno più esemplare di verifica nell’azione di quelle speranze: la lotta di liberazione del Vietnam.

Non può meravigliare che il costituirsi spontaneo, contro le mene profasciste del presidente del Consiglio Tambroni (v.) nel 1960, d’una coalizione tra i vecchi antifascisti del ventennio e della guerra partigiana e i nuovi antifascisti giovanioperai, e via via il pullulare di proposte che si collocavano alla sinistra del P.C.I. per esplodere nel 196768 col movimento studentesco e nel 1969 con l’“autunno caldo” nelle fabbriche, rendessero incandescente perché paradigmatico, perché pietra di paragone dei conflitti generali, il contrasto tra antifascismo e fascismo in tutte le sedi: da quelle della politica contingente a quelle dei programmi generali di conservazione o di mutamento dell’economia e della società, agli orientamenti ideologici come premesse necessarie delle specificazioni culturali. Speranz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 320

Brano: [...]olo », Annali del Centro Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte; Relazione sanitaria della Divisione Modena Armando, di Enzo Stanziani, Istituto Storico della Resistenza di Modena; Un Uomo e tre numeri, di Enea Fergnani, MilanoRoma, 1955; Argomentilnformazionenotizie sui problemi del giorno Ufficio Stampa del CLNAI, Milano, 31.1.1946 n. 24; Distaccamento Torcetto, di Enrico De Vincenzi, Milano, 1975; Storia di una formazione partigiana, di Mario Giovana, Torino 1964; / vivi e i morti, di M. Micheli, Milano 1967.

O.S.S.

Office of Strategie Services. Servizio segreto di informazioni degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.

Organizzato nell'agosto de! 1942, l’O.S.S. si occupò immediatamente del difficile compito di assecondare e promuovere l’espansione del movimento della Resistenza italiana, sia in Italia che all’estero.

Uno dei più importanti centri di attività antifasciste all’estero era la città di New York. Qui, alcuni dei più noti antifascisti si erano impegnati in una guerra verbale contro la pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 145

Brano: [...]chi civili contro le forze di occupazione; gli scontri durarono fino all'alba, quando in appoggio della locale guarnigione tedesca sopraggiunsero i carri armati. Con il successivo arrivo delle avanguardie alleate, i tedeschi decisero di abbandonare l’abitato.

Nonantola

Piccolo comune agricolo della cintura di Modena (v.), a nordest del capoluogo di provincia, durante la Guerra di liberazione Nonantola fu centro della III Zona militare partigiana che comprendeva anche i comuni di Ravarino, Bomporto e Bastiglia.

Gli anni del fascismo

La sconfitta del 1922 non lasciò senza punti di riferimento il locale movimento operaio e democratico.

I socialisti più noti (Secondo Zoboli e Primo Piccinini, che era stato sindaco durante la Prima guerra mondiale), il gruppo comunista formatosi nel 1924 e sviluppatosi all’inizio degli anni Trenta inserendosi e guidando una serie di lotte operaie e bracciantili (Ildebrando Nasi, Filiberto Gas par ini che sarà il primo sindaco all’indomani della Liberazione, Franco Francia, Egidio Giovannoni, Gemi[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine giana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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