Brano: [...]ssistente dell'Opera Nazionale Balilla (1929)
riferico in un vero e proprio “ducette” della scuola, al quale veniva delegato istituzionalmente il giudizio quotidiano e arbitrario sull'operato dei docenti attraverso i rapporti riservati e le note di qualifica, di cui egli era chiamato a rendere conto solo ai superiori (C.M. 23 maggio 1923).
In tale contesto, il significato effettivamente assunto dalla tanto sbandierata « libertà didattica » gentiliana era nient’altro che demagogico, nel senso che l’alleggerimento dei programmi e l'autonomia di movimento all’interno della classe liberavano i docenti dal peso fastidioso di taluni adempimenti (come la compilazione dei piani di lavoro periodici e le rilevazioni sistematiche sui progressi degli alunni), ma non assicuravano certo una maggiore libertà di insegnamento. Tante vero che proprio durante il ministero Gentile (192224) si verificarono i primi casi di licenziamento e prepensionamento a carattere discriminatorio: nel 1925 vennero poi allontanati dall’insegnamento, a vario titolo, più di 50[...]
[...]iù anacronistica. Dovevano essere scuole di contenimento delle masse femminili anche provenienti dalla borghesia, che in ragione del sesso « non hanno e non avranno mai quella animosa originalità del pensiero né quella ferrea vigoria spirituale che sono le forze superiori, intellettuali e morali, della umanità ».
Da qui una politica di “ritocchi” e modifiche parziali che, con il pretesto o la motivazione ufficiale di “perfezionare” la riforma gentiliana, fra il 1925 e il 1932 in realtà ne modificarono abbastanza profondamente l'assetto interno, soprattutto in relazione al peso specifico delle
singole branche dell’istruzione. Su questo terreno si combinarono spinte della borghesia (che, pur apprezzando la chiusura del sistema alle classi meno abbienti, premeva in direzione di una maggiore elasticità e “umanità” di trattamento per gli allievi dei Licei) e « la resistenza silenziosa eppure visibilissima [...] dei genitori di quei ragazzi che la riforma aveva cercato di incanalare a forza nelle scuole di scarico ». Ciò provocò un duplice e pa[...]
[...]a chiusura del sistema alle classi meno abbienti, premeva in direzione di una maggiore elasticità e “umanità” di trattamento per gli allievi dei Licei) e « la resistenza silenziosa eppure visibilissima [...] dei genitori di quei ragazzi che la riforma aveva cercato di incanalare a forza nelle scuole di scarico ». Ciò provocò un duplice e paradossale effetto: da una parte tese a trasformare il Liceo classico, « pupilla degli occhi » della riforma gentiliana, attraverso la concessione di facilitazioni e sessioni riservate di esami, in scuola “omnibus” (nel senso che accoglieva un po’ di tutto e apriva tutte le strade), per di più proliferata soprattutto in periferia, sulla base di sollecitazioni campanilistiche che nulla avevano a che fare con le reali esigenze dello sviluppo del paese; daN’altra, venne a riproporsi con più forza il problema deH’istruzione tecnica e professionale. Di una linea di cauta ma significativa rivalutazione dell'importanza di questo tipo di istruzione si fece carico soprattutto il ministro del l'istruzione Giuseppe Bellu[...]